Anime & Manga > 07 Ghost
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Autore: Kalix_89    09/03/2011    4 recensioni
One- shot su una delle (tante) coppie che amo di 07-ghost, Haruse e Kuroyuri. Ho immaginato diverso il momento della morte di Haruse, e questo è ciò che è venuto fuori.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“ Quel dannato vescovo! Me la pagherà per quello che ha fatto… lui e e gli altri due bastardi!”
“Kuroyuri-sama, le sembra il linguaggio da usare in una chiesa?” chiese Haruse ridendo a fatica, nel tentativo di calmarlo.
Tentativo inutile: l’ira del ragazzino non sembrava placarsi, e per di più, lo sforzo che pronunciare anche solo quelle poche parole gli costò, lo fece tossire violentemente.
Il ragazzo si precipitò immediatamente su di lui: sotto le sue dita sottili sentì chiaramente ogni singolo muscolo del corpo di Haruse fremere di dolore, percorso da spasmi incessanti.
“Sto bene… sto bene, Kuroyuri-sama” cercò di rassicurarlo. Un altro tentativo inutile: sapeva bene che quei maledetti fiori stavano assorbendo il suo potere ogni secondo di più. Fino a quando non si sarebbe esaurito.
E non sarebbe morto.
“Non è vero! Non stai bene!” gridò Kuroyuri colpendo il suo petto con pugni leggeri.
Haruse sorrise. Teneva il capo abbassato, ma poteva giurare di aver visto i suoi occhi diventare lucidi.
“Sta per caso piangendo, signorino?” chiese, la sua voce era ormai solo un sussurro debole tra i respiri affannati.
“Non dire idiozie!” gridò Kuroyuri.
Voleva mostrarsi forte, risoluto, fino all’ultimo. Ma pochi istanti dopo, cessò finalmente di colpire l’uomo, e alzò la testa per guardarlo.
Haruse ebbe così la conferma che cercava: i grandi occhi di Kuroyuri erano davvero lucidi. Era la prima volta che lo vedeva piangere.
E sarebbe stata anche l’ultima.
“Haruse, ti prego”.  La voce del ragazzo lo distrasse da quel pensiero insopportabile. “ ti prego, bevi ancora un po’ del mio sangue “
Haruse scosse la testa. “non posso farlo” rispose “ne ho già bevuto abbastanza. Finirei per indebolirvi, bevendone ancora dell’altro.”
“E comunque, ormai, non servirebbe più a nulla” pensò, senza però dirlo ad alta voce.
“Te lo ordino!” gridò Kuroyuri, stringendo i pugni.
Ma più che il capriccio di un ragazzino viziato che amava comandare, questa volta il suo tono sembrò più di supplica.
Voleva fare tutto il possibile per salvarlo. Anche dargli tutto il suo sangue, anche finp all’ultima goccia, se questo avrebbe potuto mantenerlo in vita anche solo un minuto in più.
“Kuroyuri-sama, per favore” cercò di farlo ragionare il generale.
Ma Kuroyuri era testardo: se voleva qualcosa non si faceva fermare da niente. Lui lo sapeva bene.
Prima che potesse rendersene conto, il ragazzino strinse forte tra i denti il labbro inferiore. Chiuse gli occhi per il forte dolore, ma finalmente poco dopo il sapore metallico del sangue invase la sua bocca.
“Kuroyuri-sama..perchè..” protestò Haruse stancamente.
“Ti prego, fallo”. Il ragazzo si chinò su di lui e poggiò le labbra sulle sue. Le dischiuse leggermente, permettendo così ad Haruse di assaporare in suo sangue.
Mentre beveva ogni singola goccia, Kuroyuri salì a cavalcioni sopra di lui. Premette il suo corpo esile contro quello dell’uomo, come se temesse che potesse svanire da un momento all’altro e questo modo fosse l’unico per trattenerlo ancora un po’ con sé.
Intrecciò le gambe attorno ai suoi fianchi, aggrappandosi ad Haruse allo stesso modo in cui ci si aggrappa alla vita quando si sta per morire.
Haruse raccolse le ultime forze che aveva per circondare con le  braccia il ragazzo. Prese ad accarezzargli la schiena con le mani, e non fu stupito dal sentire la sua spina dorsale scossa dai tremiti sotto le dita.
Or Kuroyuri stava piangendo, senza più fingere.
Haruse sorrise. Era così buffo. Aveva dovuto aspettare di morire per vedere cedere quel ragazzino dall’aria sempre dura.
Morire…che strano, aveva sempre immaginato la morte come un momento triste, pieno di angoscia  e terrore.
Non avrebbe mai pensato che, invece, sarebbe morto sorridendo.
Lentamente, Kuroyuri sentì la mano che gli carezzava la schiena scivolargli lungo il fianco. si riversò poi sul materasso, fredda come il ghiaccio. Immobile.
Così come il resto del corpo, steso sotto di lui: il petto che prima avvertiva alzarsi ed abbassarsi al ritmo di deboli respiri, ora non si muoveva più. Il bacino che prima sentiva cercare il suo, anche quello era ormai immobile.
Haruse era morto. I fiori l’avevano prosciugato, finito. Ucciso. Neanche il suo sangue era bastato a  salvarlo.
Haruse era morto. Eppure, Kuroyuri non riusciva a  capire perché sul suo volto, ci fosse un sorriso. 
   
 
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