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Autore: crimsontriforce    09/03/2011    0 recensioni
Saavedro ha già vissuto al di là di troppe fini. La vendetta è l'ultima e lo attende oltre la pagina: l'ultima fine e potrà concedersi il riposo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Saavedro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '3. Storia antica ma non troppo'
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“Punto di non ritorno” @ COW-T. Mmmmmmmmmmh, punti di non ritorno. Quanti punti di non ritorno che abbiamo! Solo per Yeesha non mi bastano le dita di una mano a contarli. Ma ce n'è uno solo che sto evitando di scrivere da anni, per fifa e per sovrabbondanza di ottime fanfic altrui sul personaggio... così prendo spunto dal prompt, chiudo gli occhi e mi butto! Geronimooo!










Vuoto alle spalle





Il pugnale e il Libro vegliavano sui suoi sogni. I suoi sogni guardavano al Libro e al pugnale.

I sogni erano emersi dalla nebbia assieme alle memorie, fin dal giorno dell'uomo triste sulla spiaggia, ma era stato il Libro a scatenarli, come se i suoi guizzi vorticanti uscissero la notte da sotto la copertina e gli afferrassero la testa e la scuotessero ed entrassero nelle orecchie, negli occhi, nella bocca. La nausea non lo lasciava fino al mattino.
Il Libro era la potenzialità di agire; la selce, l'azione. I sogni vorticanti gli mostravano il sangue dei suoi aguzzini colare con ogni ferita sul loro mondo, corromperlo e seccarlo fino al nucleo come loro avevano fatto con la sua Narayan: i colpi vibrati dalla sua mano affondavano nei loro vizi fino a scalfire l'insostenibile indifferenza che li riempiva. Fetida.
Anche nelle visioni più vivide, però, Saavedro osservava la sua vendetta come attraverso uno schermo sottile: un foglio in controluce. Aveva già commesso una volta l'errore di seguire ciecamente quei Libri vorticanti e si era trovato alle spalle il vuoto di un mondo irraggiungibile. Se l'immagine si avvicinava fino quasi ad avvolgerlo, lo coglieva un terrore profondo di non poter tornare indietro, non poter mettere un piede in salvo su terreno familiare (e di non poter tornare indietro dopo aver squarciato carne umana, ma era l'unico modo per farli capire, per svegliarli, per dar pace ai suoi morti e il resto era nebbia, nebbia nebbia. Era un insegnante. Avrebbero imparato).

Una voce lontana lo chiamò nel sogno, indistinta come tutte le sue memorie. Saavedro si voltò per cercarla e vide il buio: l'unica immagine, davanti a lui, era la pagina sottile del Libro con la sua promessa vorticante di verdi e di azzurri. Non aveva una terra sicura su cui appoggiare un piede, poteva solo correre in avanti, più veloce del vuoto che lo inseguiva.
Si voltò di scatto nell'equilibrio precario dell'amaca e fermò lo slancio gettando i piedi a terra. Spalancò gli occhi. Le mani cercarono appigli e trovarono gli unici punti saldi di quei giorni: l'una si aggrappò all'elsa del pugnale, l'altra alla copertina del Libro, che sbatté aperto sul pavimento. Vi si avventò con un grido.

Credette di essere morto.
Non era il formicolio che si era diffuso dalla mano, la nausea che ancora si portava dai sogni, il cadere nella pagina: ricordava tutto quello, erano sensazioni che aleggiavano salde oltre la nebbia. Era la pace. L'assenza di vento. I colori freschi, soffusi e ordinati che lo aggredivano. Il vetro giallo e turchese filtrava i raggi del sole di quell'Era sconosciuta, mentre piante rigogliose e coltivate con cura nascondevano campanellini che trillavano a ogni alito di brezza. L'aria era fresca e secca, senza traccia di salmastro.
Si strinse al pugnale, mentre il vuoto di J'nanin si faceva palpabile sulla sua schiena: anche quel mondo era perso per sempre, com'era stata la sua casa e la speranza per la sua casa. Poteva solo andare avanti, in una linea retta e disperata che si sarebbe conclusa sul cadavere di Atrus. Vendetta, e poi vuoto, era tutto quello che poteva fare per la sua gente.

Non aveva più pagine da sfogliare a ritroso. Intrecciò col pensiero se stesso, il pugnale, le vittime, l'atto dell'uccisione in una tetrade che era anche un cerchio chiuso, certo e impenetrabile, libero dalla nebbia residua della sua mente. Fece il primo passo sul pavimento fresco. La caccia era iniziata.

























Scusami, Exile, ti avevo mal giudicato. Resti sempre più bello di Revelation, e più valido ma meno ciugo di End of Ages (“perché Watson”, che è motivazione e discorso completo '_' ), ma sei molto più bello di quanto ti ricordassi. Colpa mia che non sapevo dei libri e ho preso per invenzioni tue una nuova figlia e la rinascita di una civiltà che davo per estinta... invece sei proprio un missing moment piccino piccino fatto bene bene. Caro Exile <3 Note:

@ pugnale invece del suo beneamato martello (che è più caratteristico di Mjölnir per Thor, mi rendo conto): in Exile gli incontri sono abbastanza inaspettati e usa quello che ha in mano. Dato che qui sta pianificando un omicidio, però, mi sembra il caso di dargli un'arma più adatta O_o Sicuramente aveva una lama di qualche tipo per sopravvivere!
@ omicidio: guida ufficiale dixit. La prima volta che linka a Tomahna, il suo intento è sterminarli tutti. C...aso vuole che quel giorno Atrus e Catherine stessero facendo la spesa o che so io, di fatto non erano in casa. Ed è leggendo i diari di Atrus che gli viene in mente il piano in cui poi finirà lo Straniero. E frugando fra le sue cose trova anche un Libro per J'nanin e torna indietro. Ma nelle sue intenzioni originarie c'era una vendetta di sangue e poi basta.
   
 
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