Fight for an happy ending.
Perchè le favole esistono anche nella realtà.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
"Mi hanno detto che
amarti è sbagliato. Che sarà tutto un errore e che io resterò
delusa.
Per un attimo mi avevano convinta, poi il silenzio interiore mi ha
aiutata a capire.
Il vuoto che quelle parole mi hanno provocato non è nemmeno
paragonabile a quello che proverei senza te.
E se starti accanto si rivelerà uno sbaglio, allora sbaglierò con
piacere.
Se amarti è un peccato, penso che sarà l'unico di cui non mi
pentirò.
Perchè le parole degli altri non possono fermarmi".
"Ma le mie si, le mie parole l'avevano fermata" pensai
riluttante.
Era
più di un'ora che mi rigiravo quel foglietto in mano. Era una semplice
pagina di diario, dove lei aveva annotato dei pensieri; era datata a
due anni fa.
Tutto era strano, troppo strano. Ero convinto di non aver sbagliato, di
averla dimenticata, di poter
andare avanti.
E invece eccomi qui, bloccato nel nulla, dietro ad una linea che non
posso superare.
Se la stupidità avesse un nome, credo che sarebbe il mio:
Nicholas.
Già perchè io avevo lasciato andare l'unica cosa bella che la vita mi
avesse dato.
Lei per me era come il primo raggio di sole che la mattina penetra
dalle finestre.
Come un fiore delicato che si ha paura solo a
guardarlo.
Lei era come la vita per me. Lei era la vita per me.
Eppure come eravamo arrivati a tutto questo? Come?
Lei
bastava a me e io bastavo a lei. Eravamo come due metà di una mela,
come due parti dello stesso cuore: non potevamo vivere l'uno senza
l'atra.
Per un errore avevo perso tutto.
Con un errore ho smesso di sognare, di ridere, di essere felice e di
conseguenza di vivere.
Ora come ora preferirei morire, perchè morire è nulla, il non vivere è
orribile.
O meglio il non vivere senza la mia lei, senza
Caitlyn.
Tre mesi prima.
Una
ragazza abbastanza alta, con dei lunghi capelli castani e un paio di
occhi azzurri entrò in un negozio mano nella mano con un
ragazzo.
Tutti si voltarono a guardarli, come se fossero
degli alieni e no due semplici ventenni che stavano facendo una
passeggiata.
Nick e Caitlyn però non badavano a quelle
occhiate, a loro bastava sapere di avere l'altro sempre al proprio
fianco, poi il mondo intero spariva.
Si misero a curiosare
tra i vari abiti. Volevano passare un pomeriggio normale, così erano
andati al centro commerciale, un frullato e tanto sano
shopping.
I paparazzi non mancavano, come se ci fosse
qualcosa di anormale uscire con la propria fidanzata o fidanzato. Ma
loro due non badavano nemmeno a quello.
Quando sei innamorato gli occhi si chiudono automaticamente ad ogni
stimolo esterno, vedi solo la persona amata.
E loro erano così, due semplici ragazzi che avrebbero dato tutto l'uno
per l'altra. Nulla li avrebbe mai fermati.
Tranne qualcuno.
Continuarono a girare ancora per un po', ma non trovando nulla che li
soddisfacesse uscirono da quel posto.
"Ti va se andiamo a mangiare fuori, invece di tornare a
casa?"
"Uhm, si" rispose la ragazza con il suo solito sorriso
dolce.
"Pizza?"
"Pizza sia!" i due si guardarono per un attimo negli occhi, ma
quell'attimo era come un millennio.
Perchè
questi due ragazzi non avrebbero mai pensato di potersi incontrare,
specialmente lei non pensava di poter incontrare lui.
Insomma
lei era solo Caitlyn Dhreer una normale studentessa della California,
che non era certo il tipo di ragazza che potesse mettersi con una
rockstar.
Ma Nick era diverso. A lui di certo non
importava se la sua fidanzata fosse una famosa attrice, cantante o
chissà che cosa. Lui voleva solo stare bene. E con Caitlyn lui stava
bene.
Si erano incontrati così per caso, su una spiaggia
californiana e la scintilla era scoppiata immediatamente. Uno sguardo e
i loro destini si erano intrecciati indissolubilmente.
Tanto
che Nick aveva convinto tutti a trasferirsi in California con la scusa
del lavoro, anche se lei era la vera ragione.
A
quel tempo di anni loro ne avevano diciassette e anche se tutti li
consideravano troppo piccoli, loro due sapevano di amarsi e non ci
badavano.
Caitlyn a poco a poco aveva iniziato ad
abituarsi al fatto di essere su tutti i gioranli di gossip esistenti,
di non avere più una privacy o di non poter più uscire in tuta a
momenti nemmeno per correre.
Ma per Nick avrebbe fatto di tutto, avrebbe sopportato
tutto.
Nick
dal canto suo non si preoccupava affatto di cosa scrivevano, era
abituato alle parole di fuoco che i paparazzi tiravano
fuori.
Leggevano e ridevano di ciò che vedevano, quei giornalisti non si
rendevano conto.
Ma
quella volta lei non aveva riso. No quella volta non aveva voglia di
ridere. Solo di urlare, di piangere e di fuggire via.
Ma
come negli incubi i suoi piedi erano incollati al suolo, la voce non
usciva e le lacrime gli bagnarono gli occhi senza però percorrere il
profilo del suo volto contratto in una smorfia di
dolore.
Avrebbe voluto tanto capirci qualcosa in più, ma il suo cervello non
elaborava nulla tranne: "Lei, lui e un bacio".
Era impietrita e quando incontrò lo sguardo di lui, il suo cuore si
spezzò definitivamente.
Le lacrime iniziarono ad uscire senza controllo, provò a girarsi per
andarsene ma Nick la bloccò.
"Caitlyn
ti prego ascoltami, non è come pensi" solita frase dal più
squalliso dei
film, ma quello non era un film e loro non avevano davanti un copione
dove alla fine c'era scritto: "E infine i protagonisti si baciano e
fanno pace". No, non era un film con un bel finale; era la triste
realta e quasi sicuramente non avrebbe avuto un finale
felice.
"Hai
ragione Nick non è come penso. Non ho appena visto il mio ragazzo
baciare un' altra, perciò perchè faccio tutto questo casino?
Perhè?" aveva la voce rotta, ma uscì comunque un tono
sprezzante
ed ironico.
"Caitlyn ti prego. E' stata lei a baciarmi, io a malapena la conosco.
Mi ha colto di sorpresa e..."
"Pensavo fossi diverso, pensavo di aver trovato il ragazzo giusto per
la prima volta. Ma no, tu sei come tutti gli altri; ti sei divertito
con me e adesso vai con quella lì. Nick fai pure ciò che vuoi, ma non
prendermi in giro".
"Cait non ti sto prendendo in giro, ti prego ascoltami. Aspetta!" ma
lei non aspettò, si liberò dalla presa dolce e forte del ragazza e
corse via. Dove lei non lo sapeva, ma una cosa era certa: scappava dal
dolore.
Caitlyn per giorni cercò di convincersi che non pensare a lui aiutasse,
che far finta che lui non fosse mai esistito fosse una mossa giusta. Ma
non servì a nulla. Il ricordo del viso del suo ragazzo tornava sempre
insistentemente nella sua mente; i momenti che avevano passato insieme
adesso erano ricoperti da una spessa lastra di ghiaccio, dove lei però
cadeva continuamente.
Spense il telefono ed uscì dal mondo; non esisteva per
nessuno.
Nick passò i suoi giorni a tirare pugni a tutto ciò che incontrava,
procurandosi non pochi graffi. Ma non gli importava.
Sapete cos'è l'autolesionismo?
Quando una persona si fa del male da solo, magari per
distrarre la propria mente dal dolore più forte. E lui aveva iniziato
proprio quello. Lanciando pugni ad oggetti si faceva male, ma non
abbastanza da eguagliare la sofferenza del cuore. Perhè se le mani
erano piene di graffi, il cuore era lacerato senza alcuna possibilità
di cicatrizzare le ferite.
Nick era perso e lo sapeva bene.
Provava a chiamarla, ma nulla. Il telefono era spento e quando si
recava a casa sua lei non apriva mai.
Ma cosa avevano fatto questi due ragazzi? Perchè proprio a
loro?
Il destino a volte è ingiusto e quando non trova qualcuno su cui
accanirsi, passa il suo tempo a divertirsi facendo soffrire le persone
che non lo meritano.
Forse sarà sadico, ma è il suo mestiere: da le gioie più grandi e poi
toglie tutto.
Mi trovavo nella sua stanza, con il suo diario tra le
mani. Non sapevo perchè non lo avesse portato via con se. Forse sapeva
che una volta appresa la notizia della sua partenza io sarei tornato
qui. Il perchè non lo so nemmeno io, ma sono qui e lei mi conosceva
bene.
Quasi sicuramente farà parte dell'autolesionismo che ho maturato in
questi ultimi quattro mesi.
La stanza è vuota. Tutte le foto che prima erano appese al muro adesso
non ci sono più; il letto ha solo solo un leggero lenzuolo sopra; il
suo armadio ormai è spoglio, ma rimane ancora il suo odore. Tutto in
quella stanza mi parla di lei, forse ecco perchè sono qui. Volevo
ricordarla e quale posto migliore del suo rifugio?
Lei veniva qui tutte le volte che era triste, spaventata o voleva stare
sola. Lei odiava rimanere a casa più di due ore, ma in certi momenti
aveva il bisogno di chiudere quella porta a chiave e nascondersi da
tutti.
Io ero l'unico che aveva libero accesso in quei momenti. Odiavo vederla
giù di morale, preferivo star male io che vedere le lacrime sul suo bel
volto. E adesso pensarmi come la causa del suo dolore, mi fa venire una
voglia di prendermi a schiaffi e di mollare tutto, di dire al mondo
intero che Nick Jonas è morto e non ni sarà più per
nessuno.
Ma ormai cosa importa? Lei è in un altro Stato, lontano da me e non
vuole più vedermi.
Cosa dovrei fare? Andarla a cercare? Per vedermi una porta sbattere in
faccia? No,grazie.
Ma così non avrei provato il tutto per tutto per lei, poi magari me ne
sarei pentito.
Le favole hanno il lieto fine, ma la mia non è una
favola.
E se provassi comunque a darle un lieto fine?
Allora
partiamo dal presupposto che questa storia è bella a chi piace, perchè
io la trovo un po' malinconica (e lo scritta io!)
Questo è il primo capitolo, il finale (perchè non vi lascio così) ci
sarà nel prossimo capitolo (l'ultimo).
E' un' idea che non so come mi sia venuta, ma se vi piace dovete solo
dirmelo e mi rendereste molto felice.