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Autore: Sagara    12/03/2011    19 recensioni
Daniel è un ragazzo preciso e metodico, che ama l'ordine e le regole. E' abituato a pretendere la perfezione, da se stesso e dalle persone che sceglie di frequentare.
Valery Tutcher, invece, è il suo esatto opposto. Lei è piccola, nera e potenzialmente pericolosa. Sembra essere stata creata apposta per portare il caos ed il disordine. E' la variabile impazzita; l'outsider destinato a far crollare tutte le certezze di Daniel.
Era tutto ciò che lui non era. Ed era anche tutto ciò che lui temeva. Caos. Passione. Perdizione.
- REVISIONATO FINO CAPITOLO 3 -
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
- Questa storia fa parte della serie 'Im-Perfetti' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Im-Perfetto

PROLOGO

*

"Lo schiavo ha un solo padrone;
l'ambizioso ne ha tanti quante sono le persone utili alla sua fortuna.
"
Jean De La Bruyère.

*

Quando quella mattina si era svegliato nel suo enorme letto a due piazze, Daniel non immaginava che da quel giorno in poi la sua vita sarebbe forzatamente cambiata, né che, per la prima volta in assoluto, la realtà avrebbe superato di gran lunga gli incubi che lo turbavano le notti in cui faticava a prendere sonno.
Non era un tipo comune, Daniel Crowne. Era figlio di un importante industriale e di una famosa regista. Era ricco, innanzitutto, ed era anche il tipo di persona a cui era stato insegnato a tenere tutto sotto controllo, a non mostrarsi in nessun caso debole o al di sotto delle aspettative. Era un ragazzo dall'apparenza perfetta, che amava curare se stesso con la stessa perizia con cui sceglieva le donne da avere accanto. Era dotato di un'intelligenza brillante ed organizzata, tanto da essere divenuto il pupillo di molti professori del Master in Comunicazione che stava per terminare.
Era alla fine dei corsi, ormai. Gli mancava un ultimo esame e la tesi, poi avrebbe potuto cominciare a guardare alla propria vita come ad una scaletta verso la realizzazione personale a cui tutti aspiravano -che tutti, ovvero, avevano voluto per lui. Era un cammino già scritto quello che lo attendeva, un qualcosa che aveva imparato a desiderare tenacemente, passo dopo passo e giorno dopo giorno.
Prima era stato il momento della laurea, poi del Master con tanto di stage presso una delle aziende di suo padre ed infine era arrivata la convocazione ad un colloquio da parte del responsabile del suo corso. Era stato il professor Rubens in persona a chiamarlo e lui aveva subito accettato, pensando che volesse definire le prime linee generali della tesi finale, o, magari, proporgli qualche progetto importante.
Daniel, in realtà, non immaginava che quella mattina la sua vita avrebbe preso una prega decisamente diversa -e ben più fastidiosa- rispetto a quella che aveva programmato, né che il suo personale incubo ad occhi aperti si sarebbe incarnato nella realtà ed avrebbe assunto un nome ben definito: Valery Tutcher.
 
Valery Tutcher era una delle universitarie più invisibili di tutto il Paese, e non perché fosse priva di materialità o perché fosse il tipo di ragazza che non amava farsi notare. Il suo problema era esattamente l'opposto: lei spiccava tra la folla. Era un po' come il carbone in mezzo alle caramelle più morbide e gustose. Lei era la nota stonata, di cui tutti fingevano di non accorgersi.
Però, Valery non era soltanto un ruvido pezzo di carbone. Lei era anche molto altro, primo tra tutto il nome dell'insormontabile barriera che nel giro di qualche istante -il tempo esatto che il professor Rubens aveva impiegato per dire ciò che aveva cambiato tutto- avrebbe travolto l'esistenza felicemente perfetta di Daniel.
 
«Ho un grosso progetto tra le mani, signor Crowne.»
La notizia del professor Rubens era stata quanto di meglio Daniel potesse sperare. Concludere il Master con la collaborazione ad un progetto che avrebbe potuto trasformare in tesi era un vero e proprio colpo di fortuna.
«Di cosa si tratta?»
«Prima di spiegarle i dettagli mi preme sottolineare una questione: io sarò il supervisore dell'intero progetto, mentre la gestione prettamente tecnica sarà affidata a lei e ad un suo collega di corso.»
Daniel annuì fiducioso, senza interromperlo.
«Ovviamente confido nella sua completa collaborazione, in particolar modo perché il collega che ho scelto di affiancarle non è... come dire? Una persona comune. Per entrambi sarà certamente stimolante lavorare insieme e raggiungere un obiettivo di completo accordo. Oltre che un'esperienza di lavoro, sarà un'esperienza di vita che fortificherà entrambi a livello personale.»
Daniel si irrigidì, intuendo sin dal principio l’evidente contraddizione che si celava dietro alle parole scelte dal professore.
Fortificherà.
Rubens non aveva parlato di crescita professionale, o almeno non soltanto, il che presupponeva il fatto che tra lui ed il suo compagno di progetto si sarebbe dovuto instaurare un rapporto ben più radicato di quello limitato alla mera collaborazione lavorativa; un rapporto che avrebbe coinvolto anche qualcosa in più, come ad esempio alcuni elementi di natura strettamente personale - rispetto, amicizia, fiducia. Daniel congelò la propria espressione, sforzandosi di non dare a vedere quanto gli pesasse il pensiero di essere obbligato a condividere svariate ore delle proprie giornate con un compagno che non aveva scelto lui stesso. Oltretutto il professore non gli aveva ancora detto di chi si trattasse e le parole che aveva usato per descriverlo non erano state certamente incoraggianti...
Il collega che ho scelto di affiancarle non è una persona comune.
Sì. Qualcosa non andava, decisamente. Daniel prese fiato e poi, contraendo appena la mascella, si decise ad esporre i propri dubbi.
«E chi dei due sarà responsabile del progetto?»
Una cruda occhiata del professor Rubens gli tolse ogni altro desiderio di replica. Il tono dell'uomo da cui dipendeva il suo futuro si fece deciso, quasi ruvido. Scandì ogni parola che seguì come se avesse una valenza del tutto fondamentale ai fini del discorso, togliendo a Daniel la possibilità di aggiungere o domandare qualsiasi altra cosa.
«Entrambi sarete egualmente responsabili della buona riuscita del progetto ed entrambi vi dividere equamente oneri e onori. Sarò chiaro con lei, signor Crowne: le sto dando una possibilità da non rifiutare e non amo essere deluso. Ha compreso?»
«Certamente, professore.»
«Molto bene. Detto questo, le consiglio di non sottovalutare le mie scelte e di cominciare sin da ora ad occuparsi del suo nuovo incarico. Ho dato tutto il materiale e le spiegazioni del caso alla persona che l'affiancherà. In questo momento la sta attendendo fuori dall'università. Sono certo che saprà riconoscerla, il suo nome è Valery Tutcher.»
Valery Tutcher, un nome, una promessa. Daniel non l'aveva mai sentita nominare, ma nulla l'avrebbe fermato dal trovarla ed obbligarla a collaborare con lui, con i suoi tempi e le sue regole. Si alzò in piedi, congedandosi, mentre il professore gli sorrideva enigmatico e gli dava appuntamento per la successiva settimana, data in cui lui e la sua compagna avrebbero dovuto portargli i primi ragguagli.
 
Valery Tutcher non era la classica studentessa che si divideva tra feste, amici e biblioteche, forse per questo lei e Daniel non si erano mai incontrati. Però, in un modo o nell'altro, tutti la conoscevano, per cui trovarla fu relativamente semplice. Quello che Daniel non si aspettava, era che lei fosse davvero come alcuni gliel'avevano descritta: piccola, nera e potenzialmente pericolosa.
Era mattino e nel cortile dell'Università c'era un gran movimento; di voci, di studenti, di volantini di feste e di gruppi di studio alternativi. Valery era seduta ai piedi della fontana che si trovava all'ingresso. Si stava allacciando le scarpe, mentre poco distante da lei un gruppo di ragazze la indicava e rideva sprezzante. Daniel prese un bel respiro, esaminandola dalla testa ai piedi.
Era di corporatura minuta e dire che era "nera" era quanto di più indicato potesse esserci per lei. Aveva i capelli scuri che le coprivano il viso chinato verso il terreno, i suoi vestiti erano completamente neri, dal maglione largo alla gonna, dalla borsa tracolla ai leggins ed agli anfibi. Un nodo invisibile serrò la gola di Daniel, nel momento in cui si accorse che l'unico elemento che non fosse nero era il braccialetto d'argento che aveva il polso, a cui erano appesi tanti piccoli oggetti di uso più o meno comune. Era strana, diversa, per certi versi addirittura inquietante.
E lui doveva collaborare con lei.
Quietando il desiderio di svegliarsi dall'incubo in cui era forzatamente precipitato, Daniel si impose il totale controllo di sé. Poi, quando si sentì pronto, cominciò ad avvicinarsi a lei. Fece un passo. Lei si alzò in piedi, con il capo sempre rivolto a terra. Ne fece un altro. Valery sollevò la testa, guardando il gruppo di ragazze alla sua destra. Daniel si fermò, spalancando gli occhi.
Valery aveva la pelle del viso chiarissima, gli occhi pesantemente truccati di nero ed un vistoso livido viola sullo zigomo sinistro.
Piccola, nera e potenzialmente pericolosa.
Daniel aveva conosciuto diverse donne nella sua vita. Si era scoperto disinteressato alla maggior parte di loro, chi perché non gli era sembrata abbastanza brillante, chi perché era troppo pressante e chi perché non l'aveva attratto fisicamente come avrebbe desiderato. Aveva sempre creduto che ogni donna avesse qualcosa di speciale, ma quella...
Piccola, nera e potenzialmente pericolosa.
...quella aveva appena fatto a botte con chissà chi. Quella non aveva seguito un solo corso durante gli ultimi tre anni (e lui che era sempre arrivato per primo ed andato via per ultimo lo sapeva perfettamente). Non aveva mai partecipato ad una festa, non si vestiva da donna e non si comportava da uomo. Quella non era normale. Non era come lui, né come le compagnie che era solito frequentare.
Ma non era tutto lì, perché Valery Tutcher non era soltanto strana o diversa. Lei era anche molto altro, perché disgraziatamente, era anche la ragazza che in quel preciso istante stava stringendo tra le mani il suo sempre più lontano e sempre meno grandioso futuro.

*

"Lo schiavo ha un solo padrone;
l'ambizioso ne ha tanti quante sono le persone utili alla sua fortuna.
"
Jean De La Bruyère.

*


NOTE:
Per la realizzazione del banner di questa storia ringrazio caldamente misstokyo.





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