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Autore: Fiamma Drakon    12/03/2011    5 recensioni
«Break sei il cavaliere cui sono stata affidata per essere protetta! Non puoi passare il tuo tempo insieme ad altri: non è questo che dice il nostro contratto!» esclamò.
Oz rimase a fissarla, attonito: nel proferire quell'affermazione le sue guance s'erano colorate d'un vivo rossore, come se fosse imbarazzata o stesse provando una forte emozione.
La cosa non sorprese più di tanto il Bezarius - al contrario del suo servitore, la cui espressione lievemente perplessa parlava per proprio conto -: il biondo, infatti, era a conoscenza del fatto che la giovane Sharon era praticamente cresciuta insieme a Break.

[Break/Sharon]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Amor profano Un passo a sinistra, un passo a destra.
Parata... e affondo.
Era un gioco cui Xerxes si era da lungo tempo abituato e col quale, doveva ammetterlo, aveva imparato anche a divertirsi.
Parò con eleganza ed innegabile talento l'attacco del suo giovane avversario, quindi si decise a sferrare l'affondo decisivo, nel quale - dovette riconoscerlo - mise un po' troppa energia, catapultando il suo sfidante ad un paio di metri di distanza, finché non atterrò dolorosamente sulla schiena.
«Break! Non fargli del male!»
«Ne, ne, Gil ♥! Come sei noioso...! Non è mica fatto di vetro!» esclamò l'albino, stringendosi frivolmente nelle spalle, sospirando pieno di rassegnazione.
«Come fai a vincere anche se non ci vedi?!» sbottò il suo avversario, ignorando totalmente il commento del servitore, mettendosi seduto e massaggiandosi con vigore la testa, rivolgendo tutta la sua attenzione e indignazione verso Xerxes.
Quest'ultimo gli sorrise candidamente: «Sono un cavaliere dopotutto, signor Bezarius ♥».
L'interessato non poté fare a meno di ridere, mentre si rialzava.
«Signorino, state bene?» domandò Gilbert, precipitandosi al fianco del suo padrone, che scrollò le spalle e gli rivolse un mezzo sorriso sghembo.
«Sì, sì... tranquillo Gil» lo rassicurò.
«Sei migliorato notevolmente dall'ultima volta...» si complimentò Break, sorridendo al suo rivale in modo vagamente lezioso.
Era solito rivolgersi a tutti, sopra e sotto di lui, con la stessa familiare informalità, infischiandosene delle buone maniere.
«... anche se non tanto da riuscire ad eguagliarmi ~ ♥» aggiunse in tono compiaciuto.
Diventava stranamente antipatico quando utilizzava quel tono, almeno per Oz: sembrava sempre che il suo intento ultimo fosse quello di prendere per i fondelli il suo interlocutore - e magari era pure così, soprattutto in tale frangente.
«Prima o poi ci riuscirò senz'altro, Break» promise il giovane, sorridendo a propria volta all'indirizzo dell'albino in quella maniera che quest'ultimo aveva sempre definito "odiosa ed infantile". Sembrava quasi volerne stuzzicare una qualche reazione accompagnata dalle sue consuete frecciatine dolceamare.
«BREAK!».
Un richiamo femminile attraversò riecheggiando tutto il cortile, giungendo chiaramente all'udito dei tre, seguito da un rumore di passi rapidi e pesanti sul prato.
Break fece appena in tempo a voltarsi che una ventagliata si abbatté implacabile su di lui, girandogli di lato la testa, scaraventandolo al suolo.
Un colpo rapidissimo che lasciò basiti Oz e Gilbert, ma che lasciò completamente indifferente la vittima, la quale si limitò semplicemente a girar la testa e reggersi in posizione seduta con un braccio.
«Ojou-sama, perché tanto arrabbiata...?» domandò a metà tra la genuina curiosità ed un sospiro esasperato.
La ragazza che l’aveva colpito si ergeva in piedi sopra di lui, l’espressione feroce di chi è indignato ed infuriato nello stesso tempo per qualcosa che gli sta particolarmente a cuore.
Oz era del parere che la fanciulla, la giovane erede della famiglia Rainsworth, Sharon, fosse estremamente bella: il vestito che aveva indosso era di un elegante viola che somigliava a quello del primo crepuscolo. Il corpetto era decorato con volant dello stesso colore che giravano tutt’attorno all’ampia e poco profonda scollatura e alle maniche, le quali arrivavano a coprirle metà delle mani. La lunga gonna le scivolava sui fianchi fino ad arrivare ad oscurarle alla vista i piedi, allargandosi progressivamente.
L’espressione che portava dipinta in viso era deliziosa anche se manifestava una palese ira.
«Break sei il cavaliere cui sono stata affidata per essere protetta! Non puoi passare il tuo tempo insieme ad altri: non è questo che dice il nostro contratto!» esclamò.
Oz rimase a fissarla, attonito: nel proferire quell'affermazione le sue guance s'erano colorate d'un vivo rossore, come se fosse imbarazzata o stesse provando una forte emozione.
La cosa non sorprese più di tanto il Bezarius - al contrario del suo servitore, la cui espressione lievemente perplessa parlava per proprio conto -: il biondo, infatti, era a conoscenza del fatto che la giovane Sharon era praticamente cresciuta insieme a Break.
Quest'ultimo - gli aveva raccontato suo zio - era un sedicenne quando fu presentato ad una Sharon di appena sette anni.
Xerxes era figlio di una famiglia di cavalieri che da generazioni prestava servizio e protezione ai discendenti delle famiglie nobili di più alto lignaggio - come, appunto, la famiglia Rainsworth. Lo zio di Oz aveva preferito affiancargli un servitore di tutt'altro stampo - ossia Gilbert, che era stato ritrovato nel giardino della loro tenuta privo di sensi in una gelida notte d'inverno - ma l’incolumità della sua sorellina Ada era stata posta nelle mani di uno dei fratelli di Break.
Quest’ultimo sorrise di sghembo alla sua padroncina in un modo - e dovette ammetterlo perfino il Bezarius, benché fosse anche lui maschio - dannatamente sexy e provocatorio. Sembrava portasse scritto in fronte una dicitura che suonava più o meno come: "sono un gran figo e sono qui per te". Aveva una posa ed un'espressione da poter far tranquillamente smaniare di desiderio persino la più pretenziosa delle donne.
Sharon continuava a guardarlo con occhi colmi di severità, mentre le sue guance s'imporporavano ancor di più, probabilmente a causa dell'atteggiamento del cavaliere.
«Mi spiace che vi siate rammaricata per la mia assenza dal vostro fianco, ma presumo che anche stando nel cortile interno in compagnia del signor Bezarius io stia adempiendo ai miei doveri nei vostri confronti, ojou-sama...» si giustificò Xerxes.
S'interruppe un momento, come se volesse creare un effetto di suspense nel suo discorso.
Quando si trattava della sua signorina - osservò tra sé Gilbert - non c'era mai una volta che, anche inavvertitamente, utilizzasse una sintassi che potesse far sembrare le sue affermazioni informali - contrariamente a quando si rivolgeva a chiunque altro.Doveva portare proprio un gran rispetto alla signorina Sharon, forse tanto forte ed incondizionato come quello che lui medesimo nutriva nei confronti del suo signorino.
Le labbra dell'albino si stirarono ulteriormente, mentre riprendeva: «... dopotutto, la vostra stanza si affaccia su questo cortile, per cui potreste facilmente chiamarmi in caso di pericolo» concluse, con una logica ferrea ed inattaccabile.
I due spettatori ebbero soltanto modo di vedere una sorta di flash bianco che s'abbatteva una seconda volta sul viso di Break, poi gli occhi della ragazza che iniziavano a riempirsi di lacrime.
«Signorino, penso sia il caso di togliere il disturbo...» sussurrò Gilbert all'orecchio di Oz, il quale semplicemente annuì in risposta.
«Sharon, grazie per l'ospitalità. A presto» salutò il biondo, senza tuttavia ricevere alcuna replica.
Decise allora d'andarsene comunque, per lasciare la giusta intimità ai due, quindi sgattaiolò via assieme a Gilbert.
Appena furono soli, Xerxes rise a mezza voce.
«Vi siete veramente offesa ojou-sama, ne?» domandò «Addirittura fare una scenata simile innanzi ai vostri ospiti...».
«Smettila Break. Ti prego» lo supplicò la fanciulla in tono deciso.
Sembrava che stesse soffrendo e sembrava anche che Xerxes ne sapesse il perché.
Seguirono minuti di quiete ed immobilità totale da ambedue le parti, come se il tempo si fosse fermato per un interminabile istante.
Infine, l'albino si mosse: si rimise in piedi, risistemandosi sul viso il ciuffo di capelli che nascondeva alla vista la sua palpebra vuota, quindi mosse qualche passo verso la nobile.
«Torniamo dentro, ojou-sama?» chiese alla ragazza, la quale, per tutta risposta, gli si gettò letteralmente contro il petto, stringendo tra le dita il morbido tessuto della sua camicia, stropicciandola.
«Break... perché...?» esordì, ma fu interrotta da un soave, dolce sussurro di lui, che le mormorò all'orecchio: «Non qui, ojou-sama. Potrebbe sentirla qualcuno».
«Non m'importa» sussurrò lei.
«Cielo... com'è problematica, ojou-sama...!» sospirò ad alta voce il suo servitore, sollevandola da terra, prendendola improvvisamente in grembo.
«Break...!» fece lei, indignata per l'inattesa audacia «Cosa stai...?».
«Se ojou-sama vuole seguirmi...» rispose lui, zittendola, avviandosi verso l'ingresso che conduceva alla casa.
Sharon si strinse al suo petto d'istinto non appena l'albino mosse i primi passi. Si fece portare senza opporre ulteriore resistenze, anche perché un tale contatto con il suo servitore e protettore era quanto di più ardentemente desiderasse al mondo; eppure si sentiva a disagio tra le sue braccia.
Al contrario, Break pareva assolutamente a proprio agio: si muoveva con una naturalezza impressionante ed un'espressione serena ed anche un po' allegra in volto.
Se si stava divertendo in quel momento, riusciva a nasconderlo discretamente bene.
In pochi minuti fecero ritorno alla camera della ragazza, attraversando vari corridoi ed incrociando vari domestici - ai quali abilmente il cavaliere fece intendere che stava riportando in camera la signorina in grembo poiché non si sentiva molto bene.
Quando arrivarono, Xerxes depositò la ragazza sul letto ed andò a chiudere la porta.
Nel voltarsi nuovamente a lei, notò che quest'ultima si era alzata in piedi e lo fissava con un'espressione indecifrabile.
«Ojou-sama...?» chiese lui.
«Non è giusto...» mormorò quest'ultima all'improvviso.
«Ne abbiamo già parlato...»
«E allora...? È ingiusto ugualmente!».
Sharon alzò gli occhi a fissarlo, un fuoco di determinazione che le ardeva nelle iridi.
«Perché non posso stare con te?» domandò con una lieve sfumatura carica di dolore nella voce.
Era palese il suo profondo legame ed affetto nei confronti di Xerxes ed il suo desiderio di stare al suo fianco anche in vesti ben diverse da quelle di protetta.
Break le si accostò lentamente, guardandola con una strana espressione, come se volesse scusarsi.
«Non potete, ojou-sama. Io sono soltanto un vostro servitore. Sarebbe disdicevole per lei intrattenere una relazione personale con me ♥» esclamò, senza rinunciare né al suo solito tono cantilenante né ad una venatura leziosa nella sua voce.
Pareva tenere in gran considerazione il mantenimento dell'integrità dell'onore della sua padrona - oltre ad una gran considerazione della sua posizione sociale, che sembrava superare qualsiasi altra cosa per ordine d’importanza.
«Non puoi dire così! Tu non sei un comune servo e lo sai benissimo!» sbottò la fanciulla, arrabbiata.
Nella sua testa, Sharon rivedeva scorrere brandelli della sua infanzia ed adolescenza assieme a lui.
Non c'erano altro che ricordi felici in sua compagnia: anche se era un servo che le era stato affiancato per proteggerla dalle insidie e i pericoli che potevano sorgere tra i membri della nobiltà, Xerxes per lei era sempre stato un amico ed anche qualcosa di più. Con lui aveva giocato, scherzato e si era confidata sempre con l'assoluta certezza che sarebbe stata ascoltata, capita e che i suoi pensieri non sarebbero stati divulgati a terzi indesiderati.
Con il passare del tempo aveva iniziato a provare qualcosa di più forte nei suoi confronti, che l'albino si era sempre premurato di respingere apportando in suo favore la disparità fra le loro condizioni sociali, ma adesso la sua pazienza per quella scusa che aveva sentito almeno un centinaio di volte era giunta al limite.
«Io...» esordì Sharon, arrossendo ancor di più, ostinandosi a fissare il pavimento «... io voglio stare con te, Break... e non m'importa se sei un cavaliere o un nobile...! Io voglio semplicemente te».
Xerxes continuò a squadrare la sua ojou-sama, che ai suoi occhi pareva essersi trasformata all'improvviso in una donna.
«E non v'importa proprio niente delle chiacchiere che si spargerebbero nell'alta società...?» domandò in tono quasi casuale.
Xerxes sapeva bene come andavano le cose tra i nobili, visto che in famiglia gli avevano sempre parlato di ciò in previsione della sua mansione: era inevitabile che se si fosse scoperta una relazione come la loro tutti i nobili avrebbero iniziato a spettegolare e mettere in giro ogni tipo di chiacchiere, dalle più malefiche alle meno gravi e la famiglia Rainsworth sarebbe stata perseguitata per anni dalle maldicenze e dalla vergogna.
Soprattutto le nobildonne, in certi casi riuscivano ad essere veramente spietate.
«Soltanto relativamente» ammise lei «Ma sai bene quanto me che i malevoli pettegolezzi dell’alta società sono messi in giro solo perché ci sono schemi mentali prefissati».
«Però ci si aspetta che anche lei segua questi “schemi prefissati”, ojou-sama ♥» controbatté amabilmente Xerxes.
L’albino stava cercando di farla ragionare e, soprattutto, farle perdere una volta per tutte quella ingiusta ma ai suoi occhi palese attrazione che provava nei suoi confronti.
Tuttavia, se da una parte il compito del cavaliere era quello di far “trionfare” la ragione sui sentimenti, dall’altra avrebbe voluto il contrario, perché alla fine, per quanto avesse cercato di opporsi e di evitare, aveva finito con l’innamorarsi a propria volta della sua padrona.
In quel momento, mentre erano lì, da soli in quella stanza senza nessun potenziale spettatore, la parte più recondita di lui avrebbe desiderato starle vicino, magari abbracciarla o addirittura baciarla, ma il suo senso dell’onore, quello che gli avevano inculcato a suon di punizioni - corporali e non - fin dalla tenera età, gli impediva categoricamente di dar sfogo alle proprie emozioni.
Il suo compito, per quanto in realtà lo ritenesse ingrato, era solamente quello di farla ragionare ed evitare scandali.
«Quegli schemi sono perfettamente inutili. Servono soltanto a dare alle donne qualcosa di cui parlare nelle feste» mormorò Sharon, quindi si avvicinò a grandi passi a lui, fermandoglisi dirimpetto e fissandolo intensamente nell’occhio scoperto.
Quell’azione durò per un lasso di tempo indefinito che a Xerxes in verità parve infinito e al quale dovette porre fine prima che le sue emozioni gli affiorassero in viso.
«Ho qualcosa sul volto, ojou-sama?» chiese lui in tono ilare, indietreggiando d’un paio di passi.
La ragazza percorse la distanza che li separava tenendo gli occhi fissi nei suoi, senza neppure sbattere le palpebre. Nemmeno lei avrebbe saputo dire con certezza che cosa stava cercando nella sua espressione, eppure sentiva che in essa avrebbe trovato delle tracce di qualcosa che poteva rassomigliare all’amore.
Non sapeva perché, ma era così.
In quel loro infantile indietreggiare e raggiungere, ad un certo punto Sharon incespicò nell’orlo del vestito e cadde in avanti.
I riflessi di Xerxes furono eccezionalmente rapidi: con un unico fluido movimento si piegò in avanti e protese le braccia, cogliendo la fanciulla e stringendosela istintivamente al petto per sostenerla.
Il tutto fu quasi istantaneo, tant’è che l’albino si stupì non poco di vedersi comparire i meravigliosi occhi rosa della giovane Rainsworth a pochissimi centimetri dal viso.
Si squadrarono ad occhi sgranati per alcuni momenti, ambedue sorpresi della ristretta vicinanza.
«Faccia più attenzione quando cammina. Potrebbe essere pericoloso» riuscì a dire il cavaliere infine.
«Non finché ci sei tu nei paraggi...» sussurrò con un fil di voce Sharon, esitando un momento prima di alzarsi in punta di piedi per superare la distanza che la separava dalla testa di lui.
Quest’ultimo l’aiutò d’istinto nel compito, chinandosi su di lei.
Prima di quanto ciascuno dei due potesse immaginare le loro labbra entrarono in timido contatto, per poi iniziare lentamente a ricercarsi con più enfasi, da un lato una lady che cercava l’accettazione dei suoi sentimenti, dall’altra un cavaliere che tentava di affogare le proprie vere emozioni in un abisso nero in fondo all’anima, senza riuscirci.
Per Break quel bacio fu il culmine di una lotta interiore che aveva strenuamente combattuto per anni e che aveva visto sfidarsi la razionalità discendente dal suo senso dell’onore ed i suoi sentimenti in quanto essere umano - i quali sembrava avessero finalmente trionfato in maniera definitiva.
Quando si separarono, Sharon si lasciò sfuggire un debole: «Ti amo e anche se sei un cavaliere... non importa».
L’affermazione, pregna di romanticismo e melodramma, fu accolta da un silenzio carico di suspense.
«... dovrei dire “anch’io”, ojou-sama?» la prese in giro lui, spezzando l’incanto.
«Break...!» lo richiamò, indignata, mentre l’albino le sorrideva candido.
«Il nostro è soltanto amor profano, ojou-sama ~ ♥»
«Hai parlato al plurale, quindi mi ami anche tu!» l’accusò Sharon, provocando un attacco di risa in Xerxes.
«Potrebbe essere, ojou-sama ♪».
«Sei così infantile quando fai così!» ribatté la Rainsworth, battendo offesa un piede a terra. Faceva sempre così quando si sentiva derisa.
«Suppongo sia anche per questo che mi amate, ne...?».
   
 
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