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Autore: Julietts    13/03/2011    2 recensioni
Allora...questa storia è completamente autobiografica...tutti gli episodi raccontati sono reali, tutti i fatti e le persone citate sono realmente esistenti...non molto nel mio stile, volevo semplicemente raccontare quello che mi passa per la testa durante un anno scolastico
Dal capitolo 3:
Verifica di tecnica. Da lì a cinque minuti.
Appresa questa triste notizia dal compagno di banco che te l’aveva detto al telefono chissà quanto tempo prima (e tu non l’avevi segnato, perché convinta di avere una buona memoria), cominci a pregare Dio, la Madonna, Gesù, lo Spirito Santo e tutti i Beati e Santi che conosci, in ordine alfabetico.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Verifica di tecnica. Da lì a cinque minuti.
Appresa questa triste notizia dal compagno di banco che te l’aveva detto al telefono chissà quanto tempo prima (e tu non l’avevi segnato, perché convinta di avere una buona memoria), cominci a pregare Dio, la Madonna, Gesù, lo Spirito Santo e tutti i Beati e Santi che conosci, in ordine alfabetico. Poi passi a recitare il Padre Nostro, l’Ave Maria, e i Salmi in ordine sparso, a partire da quelli che pregano il Signore di concedergli la Grazia della conoscenza e della sapienza.
Infine, entra la prof con i suoi capelli ricci e cespugliosi e gli occhialetti sottili, e cominci con le parolacce, partendo da vaffanculo fino ad arrivare ai porca troia, passando per i merda e i puttana.
Quando infine, ci mette un’ora e un quarto a parlare di altro, tu pensi, oh, l’ho scampata, il sole ricomincia a splendere, per poi scomparire del tutto quando dà una sbirciata all’orologio e poi ti dice: -Oh, guardate, è tardi...beh, pazienza, la farete in quaranta minuti!-
Cosa? Ma si è rincitrullita tutto di un colpo?!?
Io ho bisogno della mia oretta per fare una tavola. E quaranta minuti non sono un’ora, prof, non so se gliel’hanno insegnato nella scuola per diventare bastardi.
Comincio a sudare freddo. Prendo un foglio bianco. Lo sporco con le mie fottutissime mani che ero sicura di aver pulito bene. Prendo la squadra. E questa si sposta quasi da sola. Non me ne va bene una. Matita. La punta è inesistente. Temperino lasciato a casa. Sto per crollare sotto i colpi di un attacco nervoso fulminante. Sospiro. E faccio questa benedetta tavola.
Beh, alla fine la consegno, non completa, ed esco con i miei compagni sfortunati come e più di me dall’aula, tutti con un muso sottoterra e le bocche che mormorano bestemmie in italiano, inglese, spagnolo e qualcuno anche in turco e rumeno. 
  
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