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Autore: Beatrix_    13/03/2011    1 recensioni
[ABBA]
Gli ABBA non esistono più. Il pensiero, che l'aveva sfiorata qualche giorno prima, le era rimasto in mente e si era fatto pressante: era diventato urgente comunicarlo a qualcuno, ricevere quella dolorosa conferma.
Capodanno 1983: sulle note di Happy new year e in compagnia di ricordi molto particolari, Agnetha acquisterà una nuova consapevolezza.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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...Tre! ...Due! ...Uno! ...Buon Anno!!! Diversi fuochi d’artificio si udirono scoppiare in lontananza, misti a grida di gioia, petardi e auguri: la Svezia festeggiava l’inizio del 1983.
Qualche istante dopo, Agnetha poté udire le prime note di una ben conosciuta canzone e, alzando il viso verso il televisore, vide quattro candele sfocate che, piano piano, divenivano nitide: il principio di quel video che la TV svedese continuava a mandare in onda ad ogni inizio anno.
“Guardate! In TV ci sono mamma e papà!!” Sanna, la padrona della casa dov’erano andati a festeggiare il capodanno, aveva letteralmente afferrato Linda e Christian per le spalle, portandoli davanti al televisore, quando era ovvio che loro avrebbero di gran lunga preferito rimanere a giocare con gli altri bambini, per nulla interessati né alla mezzanotte né tantomeno agli ABBA che in TV avevano iniziato a cantare “Happy new year”.
Agnetha si avvicinò ai suoi figli, liberandoli dalla presa dell’invadente padrona di casa e gettò un’occhiata distratta al televisore guardandosi, di un paio d’anni più giovane, cantare con ispirazione. “... here we are, me and you…
 
…feeling lost and feeling blue.” “Allora, è tutto chiaro? Attorno al pianoforte, fingete che sia la notte di capodanno, mi raccomando! Agnetha, tu mettiti qui, vicino a Benny, così, ecco e... Frida dov’è???” il responsabile della trasmissione, un ragazzo all’apparenza giovane, continuava a dettar legge sistemandoli come meglio credeva intorno al pianoforte bianco e spostandoli ogni trenta secondi, mai soddisfatto delle posizioni.
“Mmm... credo che sia ad allacciarsi il vestito, se vuole vado a vedere!”propose cortesemente Agnetha, cercando di placarlo.
“No, lasci perdere, spero per lei che si sbrighi! Mi raccomando: so-ri-de-te! Intesi? Felici!”
Voltandosi, Agnetha poté vedere Bjorn sorridere veramente: non si sa bene se per accontentare l’organizzatore o per non ridere di lui.
“VOI con quelle candele!! Cosa state facendo, non vedete che manca ancora uno dei componenti?? Se le accendete ora si consumeranno tutte!” il ragazzo, del quale non ricordavano neppure il nome, sembrava proprio incontentabile “Signor Andersson, provi il pianoforte, veda se funzionano tutti i tasti, non possiamo certo permetterci di rifare le riprese perché...” anche Agnetha mascherò il riso sotto un sorriso radioso: e lei che pensava che gli strumenti li avessero già provati prima dell’inizio della trasmissione!
Benny, pure lui esasperato, fece segno al ragazzo di avvicinarsi, sussurrandogli poi qualcosa all’orecchio “VA BENE!” esclamò quello, ad altissima voce, facendo sobbalzare Bjorn e Agnetha “cinque minuti di pausa! Non di più, intesi?” chiese in tono minaccioso rivolgendosi a Benny, che aveva ottenuto il permesso di andare a vedere cosa stesse combinando Frida e perché tardava tanto ad arrivare.
Immediatamente, il piccolo studio televisivo si spopolò: tutto lo staff si dileguò magicamente e le luci vennero spenti: Agnetha e Bjorn rimasero soli nella sala semibuia.
Dopo qualche istante la donna, con molta cautela, scivolò dal suo posto per andarsi a sedere a quello di Benny, sullo sgabello davanti al pianoforte.
“Stressato” mormorò a mezza voce.
“Cosa?” chiese Bjorn, anche lui molto divertito da tutta la situazione.
“è chiaramente stressato!” sussurrò lei un po’ più forte “deve tiranneggiare orribilmente tutti quei poveretti che lavorano con lui!”scherzò.
“Già, è indubbio che abbia terrorizzato l’intero studio televisivo!” le fece eco Bjorn.
Agnetha posò le dita sul pianoforte, senza osare schiacciarne i tasti per paura di attirare l’attenzione di qualcuno ed essere rimproverata dal ragazzo stressato. Osservò per qualche minuto, sovrappensiero, l’alternarsi dei tasti bianchi e neri. “E così... ci siamo,anche il 1980 è già quasi finito” esclamò poi con un sorriso forzato, alzando il viso verso Bjorn che, al contrario di lei, non aveva avuto nemmeno il coraggio di muoversi e manteneva fermamente la sua posizione a fianco del piano.
“Già...” rispose lui, tamburellando nervosamente con le dita sulla cassa di risonanza. Non sembrava aver molta voglia di parlare, pensò Agnetha, scartando l’idea di chiedergli un bilancio complessivo dell’anno che stava lentamente finendo e meditando invece di rimanere in silenzio per il resto della ‘pausa’.
“A gennaio mi sposo” le rivelò Bjorn, a bruciapelo.
Imbarazzo.
Agnetha, che aveva stupidamente alzato la testa dal piano, fu sicura che sul proprio viso fossero passate diverse emozioni ma, da ultimo, un pesante imbarazzo era sceso fra loro. Nonostante i buoni rapporti in cui erano rimasti, dal giorno in cui si erano separati alcuni argomenti erano diventati tabù, e questo era sicuramente uno di quelli. Certo, erano ormai quasi quattro mesi che lei e Bjorn avevano ottenuto il divorzio e la notizia del matrimonio con Lena era attesa. Ma che bisogno c’era di darle l’annuncio di persona, in quel momento per giunta? Era proprio necessario gettarla in un simile imbarazzo?
 “Ah! Bene...”esclamò asciutta, sperando che la pausa finisse velocemente.
“Tu sei la prima a saperlo. Non l’ho ancora chiesto nemmeno a Lena”
Palpabile imbarazzo.
Cosa gli era venuto in mente? La donna fu sicura di esser diventata rossa, anche se, razionalmente, non avrebbe saputo spiegarne il motivo. “E... sei sicuro che accetterà?” chiese, cercando di mantenere un tono scherzoso.
Bjorn non rispose ma sorrise, anche lui imbarazzato: Agnetha ebbe il sospetto che, sotto quel sorriso, celasse un’altra confessione, che non osava esprimere. Forse c’era ancora qualcos’altro che aveva bisogno di dirle, ma lei certo non lo avrebbe incoraggiato a continuare!
La donna deglutì un paio di volte, tornando a guardare i tasti del pianoforte, mentre una sgradevolissima sensazione si impadroniva di lei. “Io...” sussurrò, cercando di ricacciare indietro le lacrime che, inspiegabilmente, le erano salite agli occhi “...io ti faccio i miei più sinceri auguri!” mormorò tentando di dare alla voce un tono allegro e caloroso e sperando che Bjorn l’avesse udita e non dovesse esser costretta a ripetere.
Lui però rimase in silenzio, tanto che Agnetha dubitò di esser stata ascoltata. Quando fu sufficientemente sicura di aver placato qualsiasi manifestazione esteriore di ciò che le si agitava dentro, alzò il viso ed incontrò gli occhi di Bjorn che la guardavano con un misto di felicità e nostalgia.
“Grazie” le rispose, più imbarazzato che mai “grazie di tutto” aggiunse, con voce rotta dall’emozione.
“Non è possibile! Sono sicura che abbiano sbagliato la taglia! Hanno insinuato che sono ingrassata, ma vi rendete conto??” Frida entrò nello studio con passo marziale, fasciata nel vestito bianco che le stava, innegabilmente, stretto.
Agnetha sorrise istintivamente sentendosi molto, molto sollevata che il colloquio fosse finito. Poi, prestando ascolto a ciò che diceva Frida, le venne quasi da ridere: “Frida...” iniziò, cauta “il vestito è tuo, non possono aver sbagliato la taglia... lo hai indossato anche il mese scorso, quando abbiamo registrato il video di Super Trouper, ricordi?” chiese, prima che un riso incontrollato si impadronisse di lei. Solo Bjorn si rese conto che quella che scuoteva Agnetha era una risata molto nervosa e, probabilmente, non aveva nulla a che fare col vestito di Frida. Quest’ultima invece, finse di non averla udita.
Un istante dopo tornò anche il ragazzo che dirigeva le operazioni: fu subito chiaro a tutti che la pausa non gli era stata d’aiuto, era più stressato che mai “Avevo detto solo cinque minuti...” si lamentava con un’ancor più giovane assistente “... e invece ne sono passati quasi dieci!! Siamo in ritardo! Ri-tar-do!”
Frida lo squadrava come nessuno degli altri tre aveva avuto il coraggio di fare: palesemente divertita.
Quando il ragazzo si girò verso di lei, assunse un’espressione molto simile al famoso quadro di Munch: “C-che... come... come pensa di cantare? Quel vestito le sta... orribilmente stretto!” obiettò, davvero disperato.
Anche l’espressione di Frida mutò: sul suo viso si alternarono rapidamente sorpresa, indignazione e offesa.
“Guarda, vieni di qua, mettiti così” le suggerì Agnetha, scambiando il proprio posto con il suo “così si vede meno che il vestito...” soffocò un’altra risata, evitando di prenderla in giro ulteriormente, anche se era sicura che l’amica non se la sarebbe presa a male. Frida seguì il suo suggerimento facendosi più vicina al pianista e troppo tardi Agnetha si accorse che, in quel modo, lei si trovava vicino a Bjorn. Inghiottì un paio di volte, imbarazzata e vagamente a disagio.
“Tanto è tutto inutile” sospirò il ragazzo “ci sono molte telecamere” spiegò indicandole con un vago gesto della mano “si vedrà comunque che la signora è...”
“Per l’ultima volta: non-sono-ingrassata! Chiaro?” ribatté, spazientita, Frida.
“Ma non eravamo in ritardo?” scherzò Bjorn nel vano tentativo di far, finalmente, iniziare le riprese. Agnetha sentì la sua mano, sul pianoforte, vicino alla propria, ed arrossì quando Bjorn le sorrise, detestandosi poi per i comportamenti da quindicenne che stava assumendo.
Il ragazzo infine si rassegnò: “Sì, bene! Possiamo iniziare! VOI laggiù! Le candeleeeeee! I bicchieri di champagne dove sono?? Eccoli, bene! Pronti?? Via!”
E proprio un attimo prima di iniziare a cantare, Agnetha si rese vagamente conto che era infine arrivata l’ora, davvero, di voltare pagina.
 
“Agnetha, ti vogliono al telefono” Sanna, affacciata alla porta della stanza vicina, la chiamava con espressione curiosa. Lei, tornando al presente, sobbalzò, accorgendosi che la canzone era già quasi a metà e Linda e Christian le erano, nel frattempo, scappati dalle mani per tornare a giocare.
Intorno a lei, gli altri invitati continuavano a brindare e a scambiarsi gli auguri.
“A- al... scusa, che cosa hai detto?” dovette chiedere, confusa.
“Sì, c’è uno al telefono che ti cerca” confermò l’amica.
“Va bene...” annuì lei, leggermente sorpresa, chiedendosi come avessero fatto a sentire il telefono con tutta quella confusione.
“Pronto?” chi diamine poteva cercarla, la sera di capodanno, a casa di Sanna?
“Ciao, sono Bjorn”
Sorpresa.
Imbarazzo.
Erano venti giorni che non si vedevano. Da quando avevano partecipato a quella trasmissione televisiva e anche lì, non è che si fossero parlati molto... Erano mesi che non registravano neppure una canzone, che non uscivano più insieme, non ridevano più tra loro... e pensare che, soltanto un paio d’anni prima, aveva creduto che le cose non sarebbero potute peggiorare ulteriormente!
“Ah, ciao!” un attimo di silenzio “ehm... immagino che tu voglia fare gli auguri a Linda e Christian, te li vado a chiamare!” propose, poco convinta.
“No!” la fermò lui “cioè, sì ma... volevo fare gli auguri a te...”
Palpabile imbarazzo.
“Ah! Grazie...” a quel punto Agnetha prese a torcere nervosamente il filo del telefono, cercando, scioccamente, qualcosa di intelligente da dire “hai visto? Anche quest’anno hanno mandato in onda quello stupido video!” disse, sorprendendosi subito dopo per le sue stesse parole.
“Sì, è vero...” le rispose Bjorn e lei poté immaginare il suo mezzo sorriso, all’altro capo del telefono. E l’atmosfera di festa, e Lena con Emma che, al sicuro nella loro casa, festeggiavano il nuovo anno, un anno pieno di promesse, speranze e desideri.  E la TV accesa, che mandava in ogni casa la sua voce, e quella canzone...
Seems to me now, that the dreams we had before, are all dead, nothing more, than confetti on the floor...
E d’improvviso l’assalì il pensiero che erano esattamente quattro anni che Bjorn aveva conosciuto Lena, quattro anni che loro due avevano deciso che tra di loro non funzionava più e... quante cose erano cambiate in quei quattro anni! Quattro anni prima, nonostante il divorzio, avevano ancora voglia di scherzare insieme, di frequentarsi, seppure solo come amici, di cantare insieme... ora invece era tutto cambiato. I loro stessi obiettivi e desideri erano cambiati, ed ognuno pensava per se stesso.
Ora gli ABBA non esistono più.
 “Allora è...” inghiottì, cercando di scacciare il fastidioso groppo che le serrava la gola “allora è finita... intendo, con gli ABBA, siamo proprio alla fine, giusto?”
Gli ABBA non esistono più.
Il pensiero, che l’aveva sfiorata qualche giorno prima, le era rimasto in mente e si era fatto pressante: era diventato urgente comunicarlo a qualcuno, ricevere quella dolorosa conferma.
“Già...” rispose Bjorn ma poi, stranamente, si fece più loquace “ma in fondo Frida ha già il suo nuovo album da solista e tu hai il film e fra pochi giorni inizierai a registrare un album e...”
“... e tu e Benny avete quel musical... come hai detto che lo chiamerete?” chiese fingendo un interesse che non provava.
“Chess. E... sì, è un sogno che abbiamo da tanto e tu dovresti saperlo bene” concluse Bjorn, cercando di raccogliere un po’ di comprensione.
La stanza dov’era il telefono era buia ed i rumori della festa arrivavano attutiti. Per parlare agevolmente, Agnetha doveva stare rivolta verso il muro e sentì d’un tratto che tutta quell’oscurità la avvolgeva, la inghiottiva quasi: nessuno sarebbe venuto a scuoterla da quella conversazione che, semplicemente, non avrebbe dovuto avere luogo.
A sentire quell’ultima affermazione di Bjorn lei sorrise amaramente: certo che lo sapeva, ma sapeva anche che lui aveva bisogno di un sogno, qualunque esso fosse. Non si era mai sentito arrivato, non era mai stato soddisfatto di niente di ciò che aveva realizzato nella sua vita: aveva voluto una famiglia e l’aveva distrutta drogandosi di lavoro. Aveva gettato tutto se stesso negli ABBA ed infine, quando erano arrivati fama e successo, quando avrebbe potuto sentirsi arrivato, ecco che il sogno di scrivere un musical era tornato in cima ai suoi pensieri.
Non ti basta mai, vero? Finché hai un desiderio hai una ragione per vivere! Mi chiedo solo cosa ne sarà di te dopo che avrai realizzato un musical: quale altro desiderio ti attanaglierà mente e cuore? Per te la soddisfazione è la morte.
“Ah già! Il tuo grande desiderio!” fu consapevole di aver pronunciato quelle parole con tono un po’ troppo sprezzante, ma non aveva potuto impedirselo, pensò mordendosi un labbro. “Non ti basta mai, vero?” chiese ancora, velando la domanda di amarezza.
“Sì, hai ragione...” le rispose Bjorn, diventando all’improvviso serio: “l’ho scritto anche nella canzone” sussurrò con l’ombra di un sorriso nella voce.
“Quale..” stava per domandare Agnetha, ma poi la sentì, attraverso la TV accesa in entrambe le case: May we all, have our hopes our will to try, if we don’t we might as well lay down and die...
“you and I…” cantò piano, completando il verso, e tutta l’assurdità della situazione le si rivelò spontaneamente: lei che, al telefono con Bjorn Ulvaeus, la notte di capodanno, discuteva di progetti futuri e di tutti i loro sbagli passati, del perché non aveva funzionato, in tutti i sensi.
L’attimo di silenzio fu fatale. “Bjorn! Cosa fai al telefono, vieni a festeggiare!” Agnetha udì distintamente la voce di Lena, alterata.
“Bene allora è meglio che...che vada a chiamare Linda e Christian, così puoi salutarli!” concluse lei, ricordandosi sul momento di avere due figli in comune con quell’uomo.
“Sì, certo...” Bjorn sembrava restio ad interrompere quel dialogo: “Agnetha?” la chiamò, prima che lei potesse abbandonare la cornetta “buon anno nuovo! Spero che... spero che per te possa essere un anno ricco di desideri, e di speranze”. L’augurio più sincero che le avesse mai rivolto, in tanti anni che si erano conosciuti, frequentati, amati e lasciati.
“Grazie. Anche... anche a te, fai i miei auguri a Lena e ad Emma” una frase fredda, di circostanza; pronunciata tutta d’un fiato per non dare il tempo all’emozione di prendere il sopravvento. “Vado... vado a chiamare Linda e Christian, ancora buon anno” aggiunse poi e detto ciò si allontanò in fretta da quel telefono, imponendosi di dimenticare all’istante la breve conversazione.
Tornò nell’altra stanza, eludendo la curiosità di Sanna che le domandava insistentemente chi era così interessato a parlare al telefono con lei la notte di capodanno, e raggiunse i due bambini. Si chinò alla loro altezza, per farsi sentire: “C’è papà che vi vuole salutare e fare gli auguri di buon anno. È al telefono, di là, nell’altra stanza” disse.
Nel rialzarsi, il suo sguardo incontrò nuovamente quel maledetto televisore, nel quale quattro figure brindavano, apparentemente felici, al 1981. Stringendo inconsciamente i suoi figli in un abbraccio ebbe un pensiero per Benny e Frida, a festeggiare il capodanno chissà dove, con chissà chi. Ebbe un pensiero per gli ABBA che lentamente, e senza che nessuno se ne fosse accorto, avevano cessato di esistere, mettendo loro, ignari spettatori piuttosto che protagonisti, di fronte al fatto compiuto. Ebbe un pensiero per loro quattro adesso, proprio in quel momento in cui le strade si dividevano e mentalmente augurò a tutti, se stessa compresa, un grande, radioso 1983. Augurò loro di continuare ad avere desideri, sogni e speranze. Perché, in fondo, Bjorn aveva ragione: finché avessero avuto un desiderio e la voglia di provare sarebbero stati vivi; la soddisfazione, al contrario, era la morte e, dopotutto, nessuno di loro l’aveva mai cercata, né tantomeno trovata.

 


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Dopo mesi di silenzio, per vicissitudini personali non molto importanti, mi è tornata la voglia di essere su EFP (nonostante la maniera abbastanza vergognosa con cui avevo abbandonato tutto e tutti a settembre...). Questa l'ho scritta tempo fa per un contest al quale ero arrivata ultima o quasi!xD
è un po' fuori tempo (visto che parla di Capodanno!xD) ma non volevo aspettare l'anno prossimo per postarla :D
Lo so, lo so, gli ABBA in Italia non se li fila nessuno o quasi e sono abbastanza vecchiotto come gruppo, ma io li adoro :D

Questo è il video in cui si parla nella storia!

Se per caso siete arrivati a leggere fino a qui lasciatemi per favore una recensione, l'apprezzerei moltissimo :)
  
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