TITOLO: Perchè il buio è così freddo?
PERSONAGGIO (O PERSONAGGI) SCELTO: Ariana Silente
TIPOLOGIA: One - Shot
GENERE: Drammatico, triste, introspettivo
RATING: Giallo
AVVERTIMENTI: Nessuno
INTRODUZIONE: Il momento vissuto da Ariana prima della sua morte. Una visione mia personale dei sui pensieri, sensazioni e paure. =)
NDA: Devo dire che mi è piaciuta molto scriverla, ma mi è anche stata parecchio difficile, soprattutto l'inizio e la fine! Spero che vada bene ^^
Risultato da parte di MedusaNoir:
Grammatica: 9.5/10
Originalità: 8.5/10
Forma e stile: 10/10
Gradimento personale: 10/10
Totale: 38/40
Mi è dispiaciuto un sacco che tu sia finita “quaggiù”: come puoi vedere dal gradimento personale e dal premio speciale, mi è piaciuta molto la tua storia!
L’idea di parlare della morte di Ariana non è molto originale, ma lo è stato il modo in cui hai svolto la trama, con la ragazzina che urla di non essere un mostro.
Sì, è stato molto commovente, mi ha fatto venire i brividi!
L’unico errore di grammatica è stato “mi tiro sù, in piedi”: “su” non va accentato e ho trovato superfluo specificare “in piedi”; credo ci sarebbe stato meglio un “mi alzai”.
Perché il buio è così freddo?
Ora comanda la
mia anima. Sto sicuramente sognando, come accade quasi ogni notte.
Mi addormento e
per brevi istanti l’inferno svanisce. La vita si presenta a me in modo
uniforme, senza ammaccature, ferite e sangue.
Rimango lucida e
posso fantasticare senza avere paura del buio. Senza avere freddo, perché un
sole tiepido e il sorriso dei miei cari mi scalda il cuore.
Mi trovo seduta
sull’erba, tengo i lunghi capelli biondi legati di lato e gli occhi azzurri
puntati verso la mia casa.
Davanti
all’ingresso ci sono loro.
Posso vedere
papà. Alto, bello, il cui sguardo caldo e gentile mi riempie il cuore. E la
mamma, accoccolata tra le sue braccia, mi fa segno di venire da loro.
Io faccio di no
con la testa. Sto bene lì al sole, ad ammirarli da lontano.
Poi ci sono i
miei cari fratelli. Anche loro felici e sorridenti.
Albus e
Aberforth, così simili e allo stesso tempo differenti. Sono lì, accanto a mamma
e papà, e mi sorridono.
Io sorrido a
loro. Ma questo è un sorriso dai contorni sbiaditi. Simile a una smorfia.
Diventa freddo…
Una lama sottile
mi trafigge il cuore: il ricordo dei loro sguardi, quando sono accanto a me nel
mondo reale.
Inizio a
tremare, diventa sempre più buio…
Lì non sorridono
quando ci sono io.
Quando ci sono
io, piangono…
Mi sveglio, in
preda ai brividi, circondata dall’oscurità che opprime la mia camera.
“ Perché il buio
è così freddo? ” mi domando e nel
frattempo scivolo a terra, trascinando le lenzuola. “ Ha intenzione di
uccidermi? ”.
Ora sto sdraiata
sul pavimento e il freddo mi penetra le ossa.
“ Perché il buio
è così freddo? ”.
Mi tiro sù, in
piedi, barcollando. Mi sento ridicola.
Nel mondo reale
non sono bella, non sono amata. Sono un mostro…
Cammino,
trascinando i piedi nudi. Ho paura e mi stringo le braccia intorno al petto.
Sento una strana sensazione che m’impedisce di respirare. Mi sembra di morire.
« Papà… papà,
aiutami! Sto morendo… » sussurro, mentre tengo gli occhi sbarrati nel buio e
continuo a tremare.
Tendo la mano
destra davanti a me, sperando che qualcuno spunti dal buio e l’afferri.
All’improvviso
le dita tastano qualcosa di duro e liscio. La porta, chiusa.
Voci…
Comincio a
sentire delle voci…
“ Chi sei? ” .
Sento la rabbia…
“ Mi osservano?
Sono venuti per uccidermi, perché sono un mostro? ”.
Sento la morte.
Velocemente,
come una macchia nera che si espande, i miei timori si trasformano in terrore e
poi in collera. Nessuno mi vuole bene. Nessuno mi vuole aiutare.
“ No… io non
voglio morire… no, no, no, no, no, no… ”.
Inizio a
graffiare la porta con le unghie, percorrendo vecchi solchi già presenti nel
legno umido.
Non voglio
sentire, non voglio. Continuò a graffiare, fino a quando il dolore non m’invade
l’intero corpo, facendomi pulsare i timpani.
« Basta! Andate
via… smettete di parlare così! ».
Sono in lacrime,
mentre le dita mi sanguinano e il dolore mi trapassa il corpo.
Scivolo a terra…
“ Papà non c’è…
mi ha abbandonata perché sono un mostro… ”.
Davanti agli
occhi mi compare il suo volto sorridente, quello visto in sogno…
Urlo. Urlo più
forte che posso. Urlo talmente tanto da ferirmi la gola.
Poi do un pugno
alla parete e un esplosione fa tremare la casa.
Io la ignoro e
continuo a pensare.
“ La mamma… la
mamma lo ha fatto andare via… si lei lo ha fatto fuggire… ”.
Ma so già che è
una bugia. Lei mi voleva bene, come il papà. Però non sapeva vedere nel buio in
cui sono rinchiusa. No, lei non capiva, per questo se né andata.
Mi ha
dimenticata nell’oscurità…
Mi afferro
alcune ciocche dei capelli biondi e comincio a giocherellarci, mentre punto lo
sguardo sulle mie esili e pallide gambe, piene di lividi violacei.
Inizio poi a
ridacchiare tra me e me, strappandomi qualche capello, che fini e spenti cadono
sulla mia veste bianca.
All’improvviso
delle urla mi fanno tremare. Le voci tornano…
Ma non sono di
papà e mamma.
“ Chi sei? ”.
Mi alzo in
piedi.
“ Perché urli?
”.
Una piccola luce
si fa largo nel buio. Cos’è? Speranza?
Afferro la
maniglia della porta e chiudo gli occhi.
“ Vengo ad
aiutarti… così dimostrerò ad Albus e Aberforth che non sono un mostro…”.
Con questo
pensiero spalanco la porta e comincio a scendere le scale, verso il piano
terra.
Mi tengo vicino
alla parete per non cadere, perché le gambe non la smettono di tremarmi e le
dita ferite di pulsare.
“ Io non sono un
mostro. Ora ve lo dimostro…” .
Spalanco la
porta del pian terreno e m’irrigidisco. Davanti a me si mostra uno scenario
terribile… che non comprendo.
« Albus… »
sussurro, mentre lo vedo scagliarsi contro un ragazzo che non conosco.
Era quest’ultimo
che urlava di dolore.
Aberforth mi
vede e si precipita verso di me.
« Ariana, perché
sei sveglia? Per favore, torna di sopra…
» mi dice, con un filo di voce.
Il suo volto
perlaceo è sporco e sudato, gli occhi sono sbarrati e il petto scosso dagli
affanni.
La vista di mio
fratello in quello stato e di Albus mentre cerca di uccidere quel ragazzo mi
spaventano a morte.
« NO! » urlo a
squarcia gola.
Albus si volta
verso di me. Anche i suoi occhi sono sbarrati. Sembra terrorizzato.
Terrorizzato da me?
« Non guardarmi
così! NON SONO UN MOSTRO! » gli urlo contro.
Albus non fa in
tempo a rispondere, perché il ragazzo sconosciuto lo scaglia contro una parete,
mandando in frantumi uno specchio.
Albus si
accascia a terra, perdendo la bacchetta.
Lo sconosciuto
si avvicina a lui, pericolosamente. Nel suo sguardo di ghiaccio leggo l’essenza
della vera mostruosità.
Faccio dei passi
avanti.
Aberforth mi
afferra un braccio ma io lo respingo, facendolo cadere, con una forza oscura.
« Sei tu il vero
mostro! » urlo contro lo sconosciuto, prima di farlo volare di qualche metro.
Non so come, ma
in quel momento la rabbia è talmente forte che mi sento in grado di far
esplodere la casa. Ma sono anche felice. Per la prima volta sono felice anche
nella realtà.
Ho salvato Albus
e ho sconfitto un mostro… allora sono umana?
So solo che
nessuno deve fare del male ai miei fratelli. Mi rimangono soltanto loro…
Nel frattempo,
in una velocità assurda, Albus si alza in piedi e recupera la bacchetta e
Aberforth si avvicina, senza osare toccarmi.
Intanto lo
sconosciuto si era già ripreso.
Albus mi da una
botta, facendomi quasi cadere ed urla « Aberforth, portala via! SUBITO! »
Ma io non
voglio, no ora che posso dimostrare che non sono un mostro.
Sfuggo dalla
presa del ragazzo e corro dietro ad Albus, intromettendomi tra lui e lo
sconosciuto.
“ Ci sono io,
Albus. Lo mando via io, questo mostro… ” è questo il pensiero che ora mi
riempie il cuore.
Ma,
all’improvviso, il buio che offusca la mia mente si dirada e una luce accecante
mi colpisce.
Sento il corpo
sfuggire al terreno e la luce dissolversi, come fanno i lampi.
Si fa di nuovo
buio, molto più buio. Non vedo più niente. A mala pena riesco a sentire le urla
disperate di Albus e Aberforth, poco prima d’iniziare a cadere nel nulla.
In quel momento
non riesco più a pensare.
Ma pian piano mi
rendo conto che, proprio mentre stavo per riscattarmi e dimostrare a chi mi
aveva sempre definito un mostro che si sbagliava, ero precipitata in un vortice
senza fine. Un posto destinato solo ai disgraziati, come me.
Alla fine solo
una ingiusta e crudele domanda echeggia in quel luogo infinito, nero come il
petrolio: “ Perché il buio è così freddo? ”.