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Autore: Shiki Ryougi    14/03/2011    2 recensioni
[Questa storia è arrivata quinta al "Albero genealogico Contest di MedusaNoir"]
[Personaggio: Ariana Silente]
La mia interpretazione della morte di Ariana Silente.
I suoi pensieri, paure e sensazioni, raccontate da lei stessa...
Diventa freddo…
Una lama sottile mi trafigge il cuore: il ricordo dei loro sguardi, quando sono accanto a me nel mondo reale.
Inizio a tremare, diventa sempre più buio…
Lì non sorridono quando ci sono io.
Quando ci sono io, piangono…
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariana Silente
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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TITOLO: Perchè il buio è così freddo?
PERSONAGGIO (O PERSONAGGI) SCELTO: Ariana Silente
TIPOLOGIA: One - Shot
GENERE: Drammatico, triste, introspettivo
RATING: Giallo
AVVERTIMENTI: Nessuno
INTRODUZIONE: Il momento vissuto da Ariana prima della sua morte. Una visione mia personale dei sui pensieri, sensazioni e paure. =)
NDA: Devo dire che mi è piaciuta molto scriverla, ma mi è anche stata parecchio difficile, soprattutto l'inizio e la fine! Spero che vada bene ^^




Risultato da parte di MedusaNoir:
Grammatica: 9.5/10
Originalità: 8.5/10
Forma e stile: 10/10
Gradimento personale: 10/10

Totale: 38/40

Mi è dispiaciuto un sacco che tu sia finita “quaggiù”: come puoi vedere dal gradimento personale e dal premio speciale, mi è piaciuta molto la tua storia!
L’idea di parlare della morte di Ariana non è molto originale, ma lo è stato il modo in cui hai svolto la trama, con la ragazzina che urla di non essere un mostro.
Sì, è stato molto commovente, mi ha fatto venire i brividi!
L’unico errore di grammatica è stato “mi tiro sù, in piedi”: “su” non va accentato e ho trovato superfluo specificare “in piedi”; credo ci sarebbe stato meglio un “mi alzai”.


Perché il buio è così freddo?

 

 

Ora comanda la mia anima. Sto sicuramente sognando, come accade quasi ogni notte.

Mi addormento e per brevi istanti l’inferno svanisce. La vita si presenta a me in modo uniforme, senza ammaccature, ferite e sangue.

Rimango lucida e posso fantasticare senza avere paura del buio. Senza avere freddo, perché un sole tiepido e il sorriso dei miei cari mi scalda il cuore.

Mi trovo seduta sull’erba, tengo i lunghi capelli biondi legati di lato e gli occhi azzurri puntati verso la mia casa.

Davanti all’ingresso ci sono loro.

Posso vedere papà. Alto, bello, il cui sguardo caldo e gentile mi riempie il cuore. E la mamma, accoccolata tra le sue braccia, mi fa segno di venire da loro.

Io faccio di no con la testa. Sto bene lì al sole, ad ammirarli da lontano.

Poi ci sono i miei cari fratelli. Anche loro felici e sorridenti.

Albus e Aberforth, così simili e allo stesso tempo differenti. Sono lì, accanto a mamma e papà, e mi sorridono.

Io sorrido a loro. Ma questo è un sorriso dai contorni sbiaditi. Simile a una smorfia.

Diventa freddo…

Una lama sottile mi trafigge il cuore: il ricordo dei loro sguardi, quando sono accanto a me nel mondo reale.

Inizio a tremare, diventa sempre più buio…

Lì non sorridono quando ci sono io.

Quando ci sono io, piangono…

Mi sveglio, in preda ai brividi, circondata dall’oscurità che opprime la mia camera.

“ Perché il buio è così freddo? mi domando e nel frattempo scivolo a terra, trascinando le lenzuola. “ Ha intenzione di uccidermi? ”.

Ora sto sdraiata sul pavimento e il freddo mi penetra le ossa.

“ Perché il buio è così freddo? ”.

Mi tiro sù, in piedi, barcollando. Mi sento ridicola.

Nel mondo reale non sono bella, non sono amata. Sono un mostro…

Cammino, trascinando i piedi nudi. Ho paura e mi stringo le braccia intorno al petto. Sento una strana sensazione che m’impedisce di respirare. Mi sembra di morire.

« Papà… papà, aiutami! Sto morendo… » sussurro, mentre tengo gli occhi sbarrati nel buio e continuo a tremare.

Tendo la mano destra davanti a me, sperando che qualcuno spunti dal buio e l’afferri.

All’improvviso le dita tastano qualcosa di duro e liscio. La porta, chiusa.

Voci…

Comincio a sentire delle voci…

“ Chi sei? ” .

Sento la rabbia…

“ Mi osservano? Sono venuti per uccidermi, perché sono un mostro? ”.

Sento la morte.

Velocemente, come una macchia nera che si espande, i miei timori si trasformano in terrore e poi in collera. Nessuno mi vuole bene. Nessuno mi vuole aiutare.

“ No… io non voglio morire… no, no, no, no, no, no… ”.

Inizio a graffiare la porta con le unghie, percorrendo vecchi solchi già presenti nel legno umido.

Non voglio sentire, non voglio. Continuò a graffiare, fino a quando il dolore non m’invade l’intero corpo, facendomi pulsare i timpani.

« Basta! Andate via… smettete di parlare così! ».

Sono in lacrime, mentre le dita mi sanguinano e il dolore mi trapassa il corpo.

Scivolo a terra…

“ Papà non c’è… mi ha abbandonata perché sono un mostro… ”.

Davanti agli occhi mi compare il suo volto sorridente, quello visto in sogno…

Urlo. Urlo più forte che posso. Urlo talmente tanto da ferirmi la gola.

Poi do un pugno alla parete e un esplosione fa tremare la casa.

Io la ignoro e continuo a pensare.

“ La mamma… la mamma lo ha fatto andare via… si lei lo ha fatto fuggire… ”.

Ma so già che è una bugia. Lei mi voleva bene, come il papà. Però non sapeva vedere nel buio in cui sono rinchiusa. No, lei non capiva, per questo se né andata.

Mi ha dimenticata nell’oscurità…

Mi afferro alcune ciocche dei capelli biondi e comincio a giocherellarci, mentre punto lo sguardo sulle mie esili e pallide gambe, piene di lividi violacei.

Inizio poi a ridacchiare tra me e me, strappandomi qualche capello, che fini e spenti cadono sulla mia veste bianca.

All’improvviso delle urla mi fanno tremare. Le voci tornano…

Ma non sono di papà e mamma.

“ Chi sei? ”.

Mi alzo in piedi.

“ Perché urli? ”.

Una piccola luce si fa largo nel buio. Cos’è? Speranza?

Afferro la maniglia della porta e chiudo gli occhi.

“ Vengo ad aiutarti… così dimostrerò ad Albus e Aberforth che non sono un mostro…”.

Con questo pensiero spalanco la porta e comincio a scendere le scale, verso il piano terra.

Mi tengo vicino alla parete per non cadere, perché le gambe non la smettono di tremarmi e le dita ferite di pulsare.

“ Io non sono un mostro. Ora ve lo dimostro…” .

Spalanco la porta del pian terreno e m’irrigidisco. Davanti a me si mostra uno scenario terribile… che non comprendo.

« Albus… » sussurro, mentre lo vedo scagliarsi contro un ragazzo che non conosco.

Era quest’ultimo che urlava di dolore.

Aberforth mi vede e si precipita verso di me.

« Ariana, perché sei sveglia? Per favore, torna  di sopra… » mi dice, con un filo di voce.

Il suo volto perlaceo è sporco e sudato, gli occhi sono sbarrati e il petto scosso dagli affanni.

La vista di mio fratello in quello stato e di Albus mentre cerca di uccidere quel ragazzo mi spaventano a morte.

« NO! » urlo a squarcia gola.

Albus si volta verso di me. Anche i suoi occhi sono sbarrati. Sembra terrorizzato. Terrorizzato da me?

« Non guardarmi così! NON SONO UN MOSTRO! » gli urlo contro.

Albus non fa in tempo a rispondere, perché il ragazzo sconosciuto lo scaglia contro una parete, mandando in frantumi uno specchio.

Albus si accascia a terra, perdendo la bacchetta.

Lo sconosciuto si avvicina a lui, pericolosamente. Nel suo sguardo di ghiaccio leggo l’essenza della vera mostruosità.

Faccio dei passi avanti.

Aberforth mi afferra un braccio ma io lo respingo, facendolo cadere, con una forza oscura.

« Sei tu il vero mostro! » urlo contro lo sconosciuto, prima di farlo volare di qualche metro.

Non so come, ma in quel momento la rabbia è talmente forte che mi sento in grado di far esplodere la casa. Ma sono anche felice. Per la prima volta sono felice anche nella realtà.

Ho salvato Albus e ho sconfitto un mostro… allora sono umana?

So solo che nessuno deve fare del male ai miei fratelli. Mi rimangono soltanto loro…

Nel frattempo, in una velocità assurda, Albus si alza in piedi e recupera la bacchetta e Aberforth si avvicina, senza osare toccarmi.

Intanto lo sconosciuto si era già ripreso.

Albus mi da una botta, facendomi quasi cadere ed urla « Aberforth, portala via! SUBITO! »

Ma io non voglio, no ora che posso dimostrare che non sono un mostro.

Sfuggo dalla presa del ragazzo e corro dietro ad Albus, intromettendomi tra lui e lo sconosciuto.

“ Ci sono io, Albus. Lo mando via io, questo mostro… ” è questo il pensiero che ora mi riempie il cuore.

Ma, all’improvviso, il buio che offusca la mia mente si dirada e una luce accecante mi colpisce.

Sento il corpo sfuggire al terreno e la luce dissolversi, come fanno i lampi.

Si fa di nuovo buio, molto più buio. Non vedo più niente. A mala pena riesco a sentire le urla disperate di Albus e Aberforth, poco prima d’iniziare a cadere nel nulla.

In quel momento non riesco più a pensare.

Ma pian piano mi rendo conto che, proprio mentre stavo per riscattarmi e dimostrare a chi mi aveva sempre definito un mostro che si sbagliava, ero precipitata in un vortice senza fine. Un posto destinato solo ai disgraziati, come me.

Alla fine solo una ingiusta e crudele domanda echeggia in quel luogo infinito, nero come il petrolio: “ Perché il buio è così freddo? ”.




   
 
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