Titolo:
My past, present and future
Fandom:
The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s):
vampire!Elena-centric; prevalentemente Kelena, ma praticamente
Damon/Elena/Stefan/Katherine (sì, è una foursome
quasi
totale)
Genere:
Dark, Introspettivo, Angst
Avvertimenti:
what if?, oneshot, scritta in fretta perchè
OMG è la follia ma devo assolutamente far vincere il mio
team!
Challenge/Prompt:
scritta per il team
fucking!Angels
del COW-T
@maridichallenge,
missione#2 della IV settimana
Credits:
titolo rubato a Tom Riddle/Voldemort (sì, proprio lui
– quindi a
santa zia Rowling) + pezzi di “Numb” dei Linkin
Park buttati qua
e là tra i paragrafi. Giusto perchè quella
canzone, associata al
poligono, mi ossessiona, praticamente.
Note
iniziali:
ambientata in un futuro molto improbabile e imprecisato,
post-battaglia con Klaus eccetera. Pieno zeppo di espedienti magici
assurdi e robe inventate perchè, nonostante gli spoilers,
non sono
riuscita a trovare nulla di utile e comunque LO HIATUS È IL
MALE.
Quindi, in sostanza, dubito fortemente
che anche solo la metà di ciò che ho scritto si
avvererà, anzi
SPERO
CHE NON SUCCEDA
MAI
(E QUI FACCIO CORNA ASSURDE TOCCANDO FERRO). Avrei voluto aspettare e
elaborare meglio il tutto, ma il mio team ne aveva bisogno e io ero
in ritardo e di frettafrettafretta
per uscire D: Ora l'ho ripulita un po' e sistemata a livello di
betaggio, ma la sostanza ve la beccate così, sorry!
A
volte si lacera il polso coi denti solo per guardarsi sanguinare.
Il
taglio aperto, pulsante, vivo, e le gocce rosse che scivolano lente
lungo l'avambraccio.
Elena le osserva con occhi spenti e lontani,
per poi riscuotersi qualche secondo dopo.
La ferita si rimargina
talmente in fretta e così perfettamente da non lasciare
altra
traccia che sangue secco a prova che davvero sia esistita.
È
frustrante.
Allora il gesto di avvicinare le labbra alla pelle e
sfiorare il segno con la punta della lingua le viene automatico.
Un
profumo lieve la avvolge per un attimo, riportandola indietro al
momento della sua trasformazione.
(“Farà
male?”)
Il
tocco di una carezza, una risata familiare e poi il buio.
Elena
chiude gli occhi e si passa una mano sul viso, esausta.
Il
desiderio di cancellare l'appartenenza a quel sangue è
appena più
forte di quello devastante di berne ogni giorno, ma a ferirla
è
altro.
Un vuoto all'altezza del petto, come se – banalmente
–
una parte di sé le fosse stata strappata via.
Un'assenza che le
toglie il respiro, se solo si ferma un attimo ad ascoltarne il
suono.
Il battito di un cuore morto.
O che, più semplicemente,
non esiste.
Com'è cominciato tutto questo?
Come ha potuto
arrivare fin lì?
E la risposta è sempre e solo lo stesso
nome.
Katherine Pierce.
Lei, che è il suo passato, presente e
futuro.
"I'm
tired of being what you want me to be
Feeling so faithless, lost
under the surface
I don't know what you're expecting of me
Put
under the pressure of walking in your shoes”
Per
tanto tempo, Katherine non era stata più che una fotografia.
Un
volto antico, una favola dalle tinte cupe, a volte malinconiche,
altre ancora seducenti e irresistibili.
Un nome ricorrente,
sulle labbra di Stefan e Damon, su quelle di altri vampiri.
Qualcosa
di incancellabile.
Non era mai stato facile per
Elena
convivere con quella consapevolezza.
E lei, come un'ombra
che la seguiva ad ogni passo, infine l'aveva
raggiunta.
Doppelganger.
"Tu devi essere
Elena”
Se glielo avessero raccontato
soltanto qualche mese
prima, Elena probabilmente sarebbe impazzita - Katherine era identica
a lei, l'aveva toccata.
Ma accettando il segreto di Stefan,
accogliendolo in sé, pareva che lo shock e lo stupore per le
cose
sovrannaturali non potessero fare altro che durare il tempo di un
sussulto, prima di perdersi nel mare di meraviglia e magia che era
diventata Mystic Falls.
Katherine avrebbe dovuto essere
così - sovrapporsi ai problemi e alle promesse di morte che
minacciavano Elena ogni giorno.
Ordinaria
amministrazione.
Ma il destino, o chi per lui,
aveva deciso
diversamente, spingendole l'una verso l'altra in modo totalmente
imprevisto.
"Sarei felice di vederti morta, ma se vogliamo cercare di arrivare a Klaus, ci servi viva. Quindi non sono una minaccia per te, Elena. Se qualcuno di voi ha intenzione di credere a qualcosa, credete a questo”
Le
alleanze portano ad un contatto – più profondo di
ciò che ci si
impone di fare - , e il contatto sfocia a propria volta in vicinanza
e, inevitabilmente, in fiducia.
Dovevano
fidarsi di Katherine.
Per quanto i fratelli Salvatore
le
avessero creduto - seppur con le loro buone riserve, Damon in
particolare - , Elena era comunque la più scettica.
Katherine
le aveva salvato la vita, sì, e ammetterlo era difficile
almeno
quanto tollerare la sua presenza al fianco di Stefan, ma era sicura
che alla fine dei giochi lei li avrebbe traditi.
La ragazza
aveva avuto abbastanza brutte esperienze per sapere che dietro a un
solo piano, la vampira ne celava almeno altri cinque, e che non
avrebbe esitato a rovesciare il tutto a proprio favore, una volta
arrivati allo scontro con Klaus.
In quella situazione,
c'era molto del primo periodo con Damon – dover collaborare
per
forza di cose con un vampiro spietato - , eppure Elena, verso
Katherine, non aveva le stesse certezze né l'empatia che
aveva
provato con Damon.
Lui, nelle proprie azioni
contorte,
seguiva le regole – quelle semplici e spietate dell'amore,
anche se
spesso ne veniva sopraffatto e ferito fino a sanguinare e
perdersi.
Katherine no, era di tutt'altro
stampo.
Non
vacillava, non perdeva mai la freddezza, e sapeva vincere
perchè per
lei non esisteva altra regola che non fosse continuare a
vivere.
Contro tutti, contro tutto.
"Meglio
morti voi che io”
Di
notte, Elena si sveglia spesso con quelle parole a farle eco nella
mente.
Rivede il brillio spietato negli occhi di Katherine, vede
le sue labbra piegate in una smorfia.
E la sente ridere, la risata
di chi sa quale sia il proprio destino e si fa beffe di chi invece lo
ignora.
In quei momenti, Elena si stringe a Stefan, al proprio
fianco, cercando il suo abbraccio.
Ovviamente, lui la sente
agitarsi nel sonno, e sussultare perfino.
Ma non le chiede mai il
motivo, non serve. Lo sa.
Per loro due, come per Damon, la
situazione è la stessa.
Solo che Elena finge ancora che non sia
successo veramente, che non sia così
importante, come se
davvero bastasse semplicemente rimettersi a dormire per mentire a se
stessa, per fermare la marea che riporta indietro Katherine, ancora e
ancora, ogni volta.
(Caught
in the undertow, just caught in the undertow)
Every step that I
take is another mistake to you
I
primi raggi di sole filtravano attraverso le finestre, nel salotto di
casa Salvatore, in una mattina come tante.
Stefan a caccia
e Damon impegnato con il Consiglio delle Famiglie Fondatrici, avevano
lasciato Elena sola con Katherine.
Neanche poche settimane
prima nessuno di loro avrebbe nemmeno osato sfiorarne l'idea
–
poteva essere pericoloso e Elena odiava la sola vista della sua
doppelganger - , ma il tempo che trascorrevano insieme a studiare una
strategia per sconfiggere Klaus e a salvarsi la pelle a vicenda aveva
cambiato molte cose.
Se coesistere prima sembrava
solo mera
utopia, ora era diventato piuttosto naturale.
Certo, ogni
giorno c'erano battibecchi, litigi, insulti e nervi tesi, ma nel
prepararsi a quella battaglia mortale Elena, Stefan e Damon avevano
imparato ad adattarsi alla presenza di Katherine.
A dire il
vero, ognuno di loro, Katherine compresa, aveva preso il proprio
ruolo e spazio in una sorta di bizzarra famiglia che conviveva
più o
meno forzatamente, nello sregolato equilibrio che era diventato la
loro vita insieme.
Stefan era l'anello che
congiungeva gli
uni agli altri, il baricentro che impediva alla bilancia di puntare
troppo da un lato.
Il suo autocontrollo, la
pacatezza, i
modi gentili ma fermi gli permettevano di sedare le liti tra suo
fratello e Katherine - quando non facevano sesso, interagivano
praticamente solo tramite frecciatine al vetriolo -, ma anche di
difendere Elena dal veleno di entrambi.
Damon amava Elena e
Katherine amava Stefan.
Dettagli come quelli non
potevano
essere semplicemente ignorati, quando portavano a ferirsi e a mettere
l'uno contro l'altro.
Quel giorno, Katherine
camminava
attorno alla sua doppelganger con quel suo passo elegante e sinuoso,
sfiorando con la punta delle dita il bordo del bicchiere colmo di
sangue che teneva tra le mani.
Elena, che stava leggendo
seduta sul divano, alzò gli occhi, scoprendo senza troppa
sorpresa
ma con un vago disagio, che lei la stava osservando
attentamente.
Katherine sorrise, piegando la
testa di lato
in quel modo tutto suo.
"Non fare quella faccia,
Elena. Non mordo mica.”
Poi corrugò le
sopracciglia,
riproducendo un'espressione praticamente identica a quella della sua
sosia.
"Ti sto solo studiando. Tutto
secondo i piani,
giusto?”
Elena serrò le
labbra, colpita ancora una volta
dalla facilità con cui Katherine sapeva imitarla.
"Giusto”
Non
avevano un vero e proprio piano, a dirla tutta.
Avevano tra
le mani solo ciò che Jonas aveva passato a Bonnie.
Il
sacrificio si sarebbe compiuto necessariamente in una notte di luna
piena, ma incanalando l'energia che riposava nel luogo del rogo delle
streghe, Bonnie avrebbe potuto interromperlo e attaccare Klaus
assieme a Damon, Stefan e Caroline. Era comunque necessario attirare
il vampiro in trappola – la cosa più importante e
non esattamente
facile.
Sarebbe stata Katherine a
farlo, fingendosi
Elena.
Una strategia che prevedesse
l'ennesima sostituzione
era l'unica certezza che al momento potevano permettersi.
Grazie
a un bracciale incantato da Bonnie, Katherine aveva addosso il
profumo umano della ragazza, così che Klaus o qualunque
altro
Originale con lo stesso potere di Elijah, non avrebbero scoperto
l'inganno prima di uno scontro diretto.
Semplice? Sì.
Fin
troppo.
Banale e prevedibile.
Più Elena ci
rimuginava
su e più si accorgeva di quante cose sarebbero potute andare
storte,
di quanto fosse alta la posta in gioco. Tutte le persone a lei
più
care avrebbero combattuto, e lei? Che ruolo avrebbe avuto, in quella
guerra?
Fino a quel momento Elena si
era limitata ad essere
solo il motivo del conflitto, come la sua omonima nell'Iliade.
Non
voleva essere solo questo, la pedina immobile e inutile...
Quando
Katherine le aveva offerto il sangue per la prima volta, Elena aveva rifiutato
senza nemmeno pensarci.
Non poteva nemmeno considerare
l'idea di morire.
A dire il vero, non aveva mai
pensato
concretamente a diventare un vampiro.
Tutto quel tempo
trascorso al fianco di Stefan era servito solo a rafforzarla in una
convinzione: sarebbe rimasta umana – debole, semplice,
mortale - ,
ma viva il più a lungo possibile. Lontana da quella che le
sembrava
una delle peggiori maledizioni.
Ora non ne era più
così
sicura.
Era per la sua
umanità, che stavano tutti
combattendo.
Se avesse scelto la strada di Katherine, allora...
Avrebbe potuto combattere ad armi pari, al loro fianco.
Non
aveva mai parlato a Stefan né a Damon di come quella
possibilità le
girasse in mente sempre più spesso. Poteva immaginare bene
le loro
reazioni. E comunque era piuttosto certa che nessuno dei due le
avrebbe donato il sangue, se non per salvarle la vita. Ma ucciderla o
lasciarla morire... Chi dei due ne avrebbe mai avuto il coraggio o le
forze?
Non avrebbero capito.
"Ci stai
pensando seriamente, ora, vero?” chiese Katherine
all'improvviso,
come leggendole nel pensiero.
Non c'era il solito tono
canzonatorio nella sua voce.
Era fredda e seria.
Elena
sussultò, ma si impedì di risponderle.
Come se poi ce
l'avesse davvero, una risposta adatta.
Fissando un punto
indefinito di fronte a sé, scosse la testa e
ignorò la vampira,
nella speranza che prima o poi si stancasse e lasciasse cadere il
discorso.
Incredibilmente, Katherine lo
fece.
Rimase
zitta per un po', centellinando, e poi, d'un tratto, se ne
uscì dal
nulla con una delle sue più classiche provocazioni.
"Sai,
quando tutto sarà finito Stefan sceglierà
me”
Nonostante
il malumore, Elena provò l'impulso di riderle in faccia -
Katherine
parlava sempre del futuro come se fosse già scritto, nitido
e
assoluto quanto il presente.
"Ma davvero?”
Katherine
annuì e si sedette al suo fianco, accavallando le gambe.
"Andremo
lontano da qui. Nessuno si metterà di nuovo tra
noi” spiegò con
semplicità, avvolgendosi una ciocca di capelli mossi attorno
all'indice.
"Fammi indovinare” la
sfidò Elena,
incrociando le braccia al petto.
"Dopo aver ucciso
Klaus, ucciderai me. Così vivrete per sempre felici e
contenti”
"Non
sarà necessario, Elena” rise Katherine, quasi
stupita da
quell'accusa.
"Sarà una sua
scelta”
"Lui
ama me” sibilò la ragazza, senza riuscire a
trattenersi.
"Lui
ama anche
me”
Fu
la risposta tranquilla.
A questo, Elena non ebbe forza
di
replicare.
Stefan aveva visto in lei
l'antica Katherine –
l'angelo che ancora non si era mostrato nelle sue fattezze di demone,
e che - Elena era gelosa di questo, più che di tutto il
resto -
s'era presa il meglio di lui.
I suoi giorni di adolescente,
il suo amore più puro, la sua prima volta, il sangue, la
morte e
l'ossessione di ricreare ciò che aveva perso tornando a
Mystic
Falls.
La possibilità che
una parte di Stefan fosse ancora
innamorata di Katherine e l'ipotesi che lui potesse compiere quella
scelta, non erano poi così impossibili.
No, erano
terribilmente reali.
Vivendo insieme a loro, Elena
aveva
visto come la vicinanza avesse mitigato l'odio che Stefan cercava di
ostentare per Katherine. Non che facessero chissà cosa, ma
nella
complicità che condividevano, Elena ritrovava scintille di
quello
stesso sentimento sconosciuto che la attraeva a propria volta verso
Damon, come una falena a una fiamma.
Forse stava
impazzendo, forse tutta quella situazione era troppo da sopportare
per una diciassettenne che ne aveva viste di ogni, ma per la prima
volta Elena si sentì più simile e vicina a
Katherine di quanto non
fosse mai stata.
Loro, con il fuoco dei Petrova
nelle
vene.
Loro, le figlie abbandonate, odiate e amate disperatamente
dalle stesse persone, per secoli interi.
E capì anche
perchè, a modo suo, Katherine avesse amato e voluto entrambi
i
fratelli Salvatore.
Come li amasse ancora.
Al
contempo e con intensità diversa, sì.
Ma costantemente e
veramente.
Qualcosa
che non poteva essere negato, per quanto ci si provasse.
Allora
forse anche per Stefan e Damon era lo stesso?
Ed era
questa, la sorte di loro quattro?
Rincorrersi e incasinarsi
la vita a vicenda, spezzarsi il cuore e ricominciare da capo?
"Hai
ancora tempo per decidere” sussurrò Katherine,
rompendo il
silenzio e riportandola alla realtà.
"La mia offerta
è sempre valida”
Le porse il bicchiere con
naturalezza,
in un gesto distratto che a Elena ricordò quando Damon le
aveva
donato una rosa, e che, come quella volta, lei accettò,
senza quasi
accorgersene.
Aprì la bocca per
dire qualcosa – non
sapeva bene nemmeno lei cosa - , ma Katherine si era già
alzata,
lasciando la stanza.
“I've
become so numb
I can't feel you there
Become so tired
so
much more aware”
Da
quando è diventata un vampiro, molte cose sono cambiate e
non si
tratta solo di indossare una collana magica, nutrirsi di sangue e
aver smesso di crescere.
Elena è cambiata nell'essenza.
Forse
è qualcosa che si è innescato non appena ha
sentito gli istinti di
quella natura sconosciuta muoverle i muscoli e incendiarle dentro la
sete, o forse è un processo cominciato da prima della
trasformazione.
Con lei.
Quando si guarda allo specchio,
Elena sente di non esistere.
Non davvero.
È Katherine nel
riflesso, Katherine in ogni gesto.
Scivola nell'ombra dei suoi
silenzi, cammina con la sua postura, parla con l'accento aspro che le
sale alle labbra senza che abbia mai conosciuto la lingua bulgara.
È
una traccia sulla pelle quando la bocca di Stefan la bacia, quando
Damon la abbraccia e le sfiora i capelli.
Ma più di tutto,
Katherine scorre e vive nel sangue.
Immortale.
“I'm
becoming this
all I want to do
Is be more like me
and
be less like you”
"Ha
preso Stefan e Damon”
Tutto era crollato. Una
disfatta
totale...
Come avevano anche solo pensato
di poter mettere
nel sacco Klaus?
Stupidi. Folli.
E ora ne pagavano le
conseguenze.
"Li ucciderà a
mezzanotte, se la
doppelganger non si consegnerà a lui”
Elena era
terrorizzata, ma più di tutto furiosa con se stessa. E con
Katherine, che gli dava quelle notizie con una freddezza
insopportabile, con quei suoi occhi neri e taglienti come pezzi di
vetro, totalmente inespressivi.
Come poteva averlo
permesso?
Come aveva potuto lasciare che
li
prendessero?
Non importava che fosse o meno
colpa sua, che
Klaus avesse colto tutti di sorpresa, senza scampo.
Si
scagliò contro Katherine, irrazionalmente.
"È colpa
tua! È solo colpa tua!”
Lei bloccò il suo
attacco senza
sforzo, con gesti quasi annoiati e deboli, aspettando che Elena si
calmasse. Ma la ragazza continuava a dimenarsi, gridare e ora anche a
piangere.
Mai lo sconforto l'aveva presa
così tanto prima
d'ora. Se ne vergognava, ma non poteva farne a meno.
Era
troppo.
Stefan e Damon erano sempre
stati al suo
fianco.
Sempre...Sempre...
Infine, priva di
forze, restò immobile, stretta nella presa di Katherine.
"Se
ti consegnerai...” cominciò la vampira.
"Li
ucciderà comunque” terminò Elena, tra
le lacrime.
Aveva
bisogno di un vampiro, per il sacrificio, e chissà quale dei
due
avrebbe usato. Magari entrambi, giusto per stare sul sicuro.
E
se io muoio, anche se mi sacrifico, moriranno tutti.
Per
vendetta, per gioco, per il semplice fatto di avergli messo i bastoni
tra le ruote, Klaus li avrebbe sterminati, ed entrambe lo sapevano.
E
allora la scelta più semplice, quella più
orribilmente ovvia,
l'unica che Elena potesse compiere, adesso, tornò a
sfiorarle la
mente.
Katherine aveva visto giusto
– lei che era sempre
un passo avanti a tutti.
Elena avrebbe dovuto
fidarsi di lei, fin
dall'inizio, arrendendosi all'evidenza.
Senza
il doppelganger Petrova, il sacrificio non poteva compiersi, in alcun
modo.
Di certo avrebbe scatenato
ancora di più l'ira di
Klaus, forse li avrebbero sconfitti ugualmente, ma almeno Elena se ne
sarebbe andata senza rimpianti, a testa alta. Sapendo di aver dato
tutto ciò che
poteva e possedeva - anche la sua vita da
umana.
"Io... io voglio...”
balbettò Elena.
Si
asciugò gli occhi e alzò lo sguardo su Katherine,
che annuì, senza
bisogno d'altro.
Aveva capito.
Can't
you see that you're smothering me?
Holding too tightly, afraid to
lose control
'Cause everything that you thought I would be
Has
fallen apart right in front of you
Elena
di tanto in tanto riesce a non pensare a quel che è successo.
È
un vampiro, è vero, ma sorprendentemente ha ottenuto la vita
che
aveva sempre desiderato.
A Mystic Falls, con Stefan e con Damon,
con Caroline, Bonnie, Jeremy, Jenna e Alaric.
I suoi amici e la
sua famiglia. Coloro da cui è stata protetta e che
è riuscita a
proteggere.
Cos'altro potrebbe volere di più?
Eppure, come
dopo la morte dei suoi genitori, sente sempre il peso della colpa,
nascosto dietro la felicità, che minaccia di rivelarsi da un
momento
all'altro.
Sente come se non se la meritasse, una vita del genere,
perchè l'ha rubata a qualcuno che avrebbe dovuto essere
lì a
condividerla.
A quel punto sente Katherine ridere e smentire quel
pensiero.
“Non illuderti,
bambina. Non passerei mai un
secondo di più con voi bambocci, se non fosse che mi
servite”
Bugie.
Katherine
non se ne sarebbe andata per il semplice motivo che Mystic Falls era
la sua casa, e tutti loro, ognuno di loro tre, erano ciò che
l'avrebbe tenuta legata lì per sempre, volente o nolente.
E
agli occhi della ragazza, sarebbe stato giusto.
Come
Stefan e Damon, lei aveva contribuito a plasmare Elena, a definirla,
a comprenderla.
A salvarmi.
(Caught
in the undertow, just caught in the undertow)
Every step that I
take is another mistake to you
(Caught in the undertow, just
caught in the undertow)
And every second I waste is more than I
can take
Fa
che accada in fretta, pregava
Elena tra sé, pur sapendo quanto
fosse ingenuo quel pensiero, e tra le braccia di Katherine,
tremava.
"Farà
male?” chiese in un sussurro
spezzato, e Katherine per tutta risposta le porse il proprio polso
sanguinante, forzandole la bocca.
Elena non si oppose,
cercando di vincere il disgusto e abituarsi al sapore ferroso che
aveva già assaporato in passato con Damon e poi con Stefan.
Pensò
a loro, intensamente, con tutte le proprie forze, ma la paura che le
si avvolgeva attorno era quasi intollerabile.
"Bevi”
ordinò Katherine, poggiandole il mento sulla spalla.
Continuando
a nutrirla, le stava sfiorando piano i capelli con l'altra mano,
quasi dolcemente – ed era così strano, trovare
qualcosa di dolce,
in Katherine, che Elena provò d'un tratto un sollievo
incomprensibile.
Sperò che fosse
dolce anche la morte, che
avvenisse senza dolore.
“Pensa solo al
sangue. Al
mio sangue che diventa tuo.”
La voce di Katherine era
bassa, ipnotica.
Elena sentì il suo
sospiro lieve sulla
guancia, e poi un'ultima carezza, prima di provare uno strano freddo
al contatto delle dita Katherine, che dai capelli si erano spostate
sul collo.
Un'esitazione disperata le
salì alle labbra –
un ultimo disperato tentativo di fermarsi, forse - , un attimo prima
di rendersi davvero conto che sì,
sarebbe successo e non si tornava indietro.
"Kath-...!”
E
il nulla.
A
volte si lacera il polso coi denti solo per guardarsi sanguinare.
Il
taglio aperto, pulsante, vivo, e le gocce rosse che scivolano lente
lungo l'avambraccio.
Elena osserva tutto con occhi attenti, vivi,
che bruciano di intensità, e
ricorda la battaglia.
Alla
fine, con l'aiuto Tyler, giunto all'ultimo minuto col suo branco di
licantropi – alleati inattesi –, gli incantesimi di
Bonnie e dei
suoi antenati, il coraggio di Caroline e dei fratelli Salvatore,
Klaus era stato sconfitto.
Mystic
Falls era salva, le sue persone importanti erano salve e tutti
stavano bene.
Tutti...
Tutti
tranne Katherine.
Era morta per difendere Stefan o
Damon?
Nessuno
avrebbe mai saputo
dirlo, ma il suo
sacrificio
era valso tutto.
Per
una
volta, il “meglio voi che io” era diventato
“meglio io che
voi”, capovolgendo le sorti dello scontro.
Un gesto di
puro altruismo, per una volta, che le era stato fatale.
E quasi
come una magia, come un'altra maledizione, nel momento esatto in cui
lasciava il mondo, Katherine si riversava in Elena come sangue denso
e scuro.
Goccia dopo goccia.
Niente era stato più lo
stesso.
(“Farà
male?”)
Chissà se smetterà mai.
Ha
provato a chiederlo a Damon, lui che ha perso Katherine più
volte di
quante riesca a ricordare.
"Certe cose non passano. Puoi solo
imparare a conviverci”
Elena chiude gli occhi e si passa una
mano sul viso, esausta.
Sa qual è il proprio destino, e prima o
poi riuscirà anche ad accettarlo.
Non sapere più dove inizi
Katherine e dove finisca se stessa.
Amare Damon e Stefan più di
quanto nessuna delle due abbia mai fatto.
Vivere anche per lei e
con lei.
Katherine Pierce.
Il suo passato, presente e futuro.