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Autore: Keiko    16/03/2011    3 recensioni
“Vuoi capire cosa c’è di strano nella famiglia Black, Ninfadora? Io ti risponderei nulla. Ci sono solo tante scelte fatte e strade che hanno diviso persone legate dallo stesso sangue, questo si. Di sbagliato credo non ci sia nulla ma tu potrai trarre una conclusione differente dalla mia dopo aver visto tutto quel che voglio mostrarti.”
Ninfadora Tonks è al suo primo ad Hogwarts quando Lord Voldemort pare essere sconfitto dai coniugi Potter e il loro figlioletto essere sopravvissuto all’eccidio. Ninfadora è scettica ma per lei non è certo quello il problema: è sapere Sirius rinchiuso ad Azkaban ad indurla ad una lenta ma inevitabile metamorfosi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Narcissa Malfoy, Nimphadora Tonks
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A Sweet Revenge © 2011 (23/11/2006 - 17/01/2007)
Disclaimer. Tutti i personaggi di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling, agli editori inglesi e ai distributori internazionali che detengono i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, ma non ha alcun fine lucrativo, né tenta di stravolgere in alcun modo il profilo dei caratteri noti. Nessun copyright si ritiene leso.


Ninfadora Tonks aveva dieci anni quando Sirius, l’altra mosca bianca della famiglia Black, le aveva presentato Remus Lupin, James Potter e Peter Minus. Per lei si avvicinava il momento di entrare a far parte del Mondo Magico a tutti gli effetti con l’imminente ingresso ad Hogwarts che avrebbe coronato l’estate dei suoi undici anni e al contempo avrebbe sancito la conclusione dell’epoca dei Malandrini che lasciava il posto ad una ben più terribile piaga purulenta: l’avanzata delle schiere di Lord Voldemort.
Ninfadora, quando ancora era una bambina, aveva assistito di nascosto alle furenti discussioni che si erano tenute a tarda ora nella grande ed accogliente tenuta in cui vivevano, in quelle sporadiche sere in cui Bellatrix e Rodolphus si aprivano uno spiraglio nella vita di Andromeda cercando per un’ultima volta la sua redenzione o informazioni utili alla loro causa, alzando spesso la voce verso sua madre trasformando successivamente quelle sfuriate in anni di silenzio che avevano decretato la fine di un legame sancito esclusivamente dal sangue e non più da quell’amore fraterno che aveva inevitabilmente diviso sua madre e Bellatrix.
Andromeda non aveva ereditato la bellezza selvaggia di Bella né quella aristocratica di Narcissa, bensì quella grazia interiore che l’aveva portata ad essere una madre premurosa e al contempo la moglie di un mago nato da babbani spezzando così l’idillio della purezza del sangue nella progenie dei Black, un affronto troppo grave per Bellatrix Lanstrange, purosangue e Mangiamorte.
A ciò si aggiungeva l’infamia di Sirius che aveva vissuto i suoi sette anni ad Hogwarts nella stupida casa di Grifondoro, interrompendo così una fiorente dinastia legata alla Casa di Salazar sin dalla sua fondazione eppure per Ninfadora, che passava le sue giornate tra noiose lezioni di pianoforte e incantesimi che l’erede di una nobile famiglia avrebbe dovuto conoscere alla perfezione all’interno del maniero di una nobiltà in disgrazia che ospitava solo adulti, le visite di Sirius erano una valvola di sfogo alla sua vitale personalità.
Composta e rispettosa durante i pasti con i genitori, aveva ben presto imparato a condurre una duplice vita, accentuando quelli che sua madre chiamava bonariamente “capricci adolescenziali” e che suo padre appellava, molto più accortamente di Andromeda, come “ribellioni alla famiglia e alle tradizioni dei Black sulla scia dei racconti delle prodezze di Sirius”.
Lei che all’età di undici anni aveva scoperto di essere una metamorfomagus e si era guadagnata un posto di tutto rispetto nel dormitorio di Grifondoro per le sue indiscutibili imitazioni di Vitious e Nick-quasi-senza-testa dei quali assumeva le sembianze costringendosi in buffi siparietti comici, andava fiera del ramo cancellato della famiglia Black al quale apparteneva.
Aveva ereditato la spavalderia di Sirius e anche una buona dose della sua incoscienza. Di certo, Ninfadora era però una ragazza e di conseguenza tendente al coraggio martirizzato se non fosse stata così terribilmente distratta da dimenticare qualsiasi cosa e di conseguenza assumere quell’aria trasognata e buffa che l’avrebbe contraddistinta anche in futuro che non intimoriva ma strappava un sorriso a chi aveva di fronte.
Era una delle giornate più fredde degli ultimi anni nonostante fosse solo Samhain e a Hogwarts vi era un frenetico via vai concitato di estranei accompagnato pure da una fitta corrispondenza via gufo che riguardava le alte sfere della scuola.
Il mattino seguente la Gazzetta del Profeta recava la fotografia di Sirius in prima pagina, con allegata la dettagliata cronaca della sanguinosa strage di dodici babbani in cui aveva trovato la morte il mago Peter Minus, amico di Black. Le mani di Ninfadora avevano iniziato a tremare mentre i suoi occhi si velavano di quelle lacrime che non aveva mai versato pubblicamente osservando atterrita il foglio di pergamena solcato da caratteri gotici.
In un solo istante la festa di Samhain della sera precedente con la Sala Grande adorna di lanterne che emanavano luce calda e rassicurante, il ballo tra le braccia di Bill Weasley e sentirsi confusa con il tipico cipiglio di quando si avverte il primo batticuore e si crede che sia panico invece è amore, sembravano appartenere ad una realtà non sua, troppo distante dalla sua vera esistenza che ora le si dipanava dinnanzi in tutta la sua crudeltà.
Se c’era una cosa di cui non aveva mai dubitato era la certezza che Sirius non potesse mai aver commesso un attentato di quella portata né tanto meno fosse in grado di uccidere Peter Minus, uno dei suoi migliori amici per di più, e chi sarebbe stato in grado di un gesto simile, poi?
Si era sollevata dalla sedia che occupava al tavolo di Grifondoro con un impeto di rabbia, stringendo tra le mani la propria copia della Gazzetta del Profeta correndo a perdifiato all’esterno dell’edificio sotto gli sguardi attoniti dei presenti e quello più premuroso ed attento di Bill a cui non era sfuggito l’impercettibile tremolio del labbro inferiore stretto tra i denti per non cedere all’impulso delle lacrime, sino ad un albero che anni prima aveva accolto le confidenze di sua madre e delle sue zie e che in un futuro non troppo lontano, avrebbe accolto quelle del trio più famoso di Hogwarts.
Aveva scorto più e più volte le lettere stampate sulla pergamena e la foto di Sirius che riportava il suo numero di detenuto di Azkaban. Sirius non l’avrebbe mai fatto e non poteva averlo fatto. Era diventato un animago, era riuscito a strapparle sorrisi quando nella sua vita tutto pareva una farsa a cui dover prendere parte, gli aveva fatto capire che poteva fare ciò che desiderava e volare via dal nido d’oro che le avevano costruito attorno, come aveva fatto lui. Sirius la stimava e lei si rendeva conto che quel sentimento che la univa al cugino di sua madre era un qualcosa che somigliava molto all’adorazione adolescenziale per un mito irraggiungibile e vederlo su quelle pagine aveva incrinato ogni più elementare certezza della sua vita.
Saperlo in quel luogo di disperazione con l’assoluta convinzione che fosse innocente era quanto di più terribile potesse provare in quel momento.
“Ninfadora…Sirius è….”
“E’ innocente! E voi che siete stati i suoi insegnati dovreste conoscerlo. Non avrebbe mai fatto una cosa simile! Era un Grifondoro, adorava Potter e Lupin…non avrebbe mai ucciso!”
La ragazza stava gridando davanti ad una rammaricata McGrannit incapace di discolparsi come di discolpare, accusando i colpi che quelle parole producevano. Ninfadora non era mai stata aggressiva o esuberante come Sirius e tuttavia quell’episodio drammatico decretò la nascita della nuova Ninfadora.
Nei mesi successivi aveva palesato di essere una metamorfomagus presentandosi con un’eccentrica acconciatura composta da fiori e foglie d’edera che la faceva somigliare ad un putto greco, non fosse stato per la coda e le orecchie da felino che facevano capolino dalla divisa scolastica.
“Ninfadora Tonks, sei immediatamente convocata nel mio ufficio!”
Minerva McGrannit aveva iniziato a inseguire la ragazzina lungo i corridoi della scuola che rapidamente si confondeva tra la folla assumendo l’aspetto di qualsiasi studente potesse passarle per la testa e aveva persino assunto le sembianze di Pix fomentando alcune risse tra Grifondoro e Serpeverde.
Lei, Ninfadora Tonks, sarebbe diventata l’erede di Sirius Black ripercorrendo le epiche gesta che furono motivo di vanto dei Malandrini inconsapevolmente imitata negli anni a venire da Harry Potter.
“Ninfadora non ci siamo…lo sai vero che non possiamo fare nulla per Sirius? Anche cercando di farlo, anche cercando di…”
“Non chiamatemi Ninfadora! Tonks! Io sono Tonks soltanto!”
Era sbottata all’improvviso davanti a Silente con una cerchia di ritratti di presidi a borbottare sommessamente quando la ragazza indicò uno di loro facendogli una boccaccia.
“E zitto tu! Se fossi realmente un antenato dei Black difenderesti Sirius, sangue del tuo sangue!”
“Quella mosca bianca difesa da me? Che ragazzina impertinente, Albus. Dovresti avere più polso con gli studenti. Ai miei tempi…”
“Mi hai già raccontato cosa accadeva ai tuoi tempi, Phineas. Tonks, Azkaban è guardata a vista dai Dissennatori. Quello che possiamo fare è avere fiducia in lui come stai facendo tu.”
“Perché è stato incolpato lui, professor Silente?”
L’uomo la fissò senza risponderle, i profondi occhi azzurri a studiare il suo viso irato.
“Sai cosa sono gli Auror, Ninfadora? Tonks, perdonami…”
Si era sporto in avanti senza staccare lo sguardo da quello della ragazza aspettando una risposta.
“Ne ho sentito parlare vagamente…cacciano i maghi oscuri no?”
“Cercano i Mangiamorte, per l’esattezza. I seguaci di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.”
Erano i tempi in cui Silente aveva contrastato Voldemort ma anche tempi bui in cui invocare il suo nome per esteso poteva insinuare una morsa di puro terrore in chi lo udiva, come se solo sentire le secche tonalità delle lettere che lo componevano potesse materializzarlo ove era stato richiamato. La guerra contro Voldemort era ancora viva e violenta nel ricordo degli abitanti del Mondo Magico e tuttavia la nascita del Prescelto aveva dato nuova speranza ad una popolazione tormentata da una dittatura fantasma basata sui dettami della paura e della morte. Silente aveva così preferito parlare di Tom Riddle menzionandolo con quell’appellativo tanto stupido da sembrare una filastrocca babbana contro un inesistente uomo nero.
“E cosa c’entrano?”
“I più grandi amici di Sirius erano Auror…James per esempio. Persino Lily, per quanto questo possa sembrare assurdo. Ma lei aveva un cuore di fiera e mai si sarebbe sottratta da una lotta che era nata quasi inconsapevolmente tra i banchi di scuola.”
Tonks aveva visto Lupin e Potter solo in un paio di occasioni nella sua vita qualche anno prima ed aveva udito parlare ovunque di Lily Evans e James Potter, la coppia di Auror trucidata da Voldemort solo qualche mese prima e che aveva dato vita al Prescelto, “colui che avrebbe potuto salvare il Mondo Magico”, recitava La Gazzetta del Profeta in quei giorni di lutto e speranza. Per Ninfadora erano solo tante belle parole. Che un moccioso si fosse salvato dal Signore Oscuro era cosa poco probabile e poteva essere una di quelle leggende o storie che i giornali inventano per vendere più copie della propria testata.
“Cosa vuole raccontarmi, professore?”
“Vedi, hanno combattuto immolando la loro vita. Anche Sirius era come loro…d’altro canto conosci meglio di me le gesta dei Malandrini, o sbaglio? Ad ogni modo, dicevo. Quando tua madre era una studentessa qui ad Hogwarts erano gli anni in cui i Mangiamorte stavano costruendo le proprie schiere, più forti e indomiti che mai. Molti dei Serpeverde di allora, come Bellatrix e Rodolphus, abbracciarono la causa del Signore Oscuro diventando quelle che definirei le punte di diamante dei Mangiamorte. Bellatrix in particolare ha sempre manifestato un grandissimo odio ed una devozione senza pari per la causa di Tu-Sai-Chi e tuttavia non ho mai compreso il perché sia avvenuto ciò. Non Narcissa e nemmeno Andromeda…solo lei è diventata ciò che è.”
“Bellatrix ha sempre accusato mia madre di essere una patetica codarda e che da una Black che dopotutto aveva sposato un mezzosangue, non poteva aspettarsi nulla di più. Ha fatto solo sporadiche visite notturne a casa nostra ma le sue grida mi svegliavano ugualmente. Mamma una sera l’ha cacciata di casa in malo modo intimandole di attuare la sua propaganda altrove e non a casa nostra, non sotto i suoi occhi e quelli di mio padre. Ed i miei. Perché è diventata così? Ha sempre manifestato astio e dispetto nei confronti miei e di mio padre e trattava con sufficienza mia madre. Credo che a mamma sia costato molto tutto ciò. Lei ha sempre adorato le sue sorelle e mi ha raccontato spesso di quanto erano unite in gioventù, prima che Bellatrix si votasse alla causa dei Mangiamorte e zia Narcissa sposasse Malfoy.”
Silente si era sollevato in piedi voltandole le spalle ed aveva estratto dal mobile posto dietro la scrivania un calderone fumante. Ninfadora si chiese se non fosse pericoloso tenere un simile oggetto racchiuso in un semplice armadio e al contempo era incuriosita dai vapori densi ed incolori che si alzavano da esso, simili a nebbie temporali che tutto avvolgono e tutto nascondono.
“Questo è il mio Pensatoio, Tonks. Sono raccolti qui i miei ricordi e anche i ricordi di qualcun altro. Alcuni mi sono costati molta fatica altri sono semplici ricordi di poco conto. Ma sai, con l’avanzare degli anni temo sempre di dimenticare qualcosa di importante e così metto tutto qui dentro. E’ un oggetto molto utile e forse sarà utile anche quello che vedremo insieme.”
“Io…cosa…”
“Vuoi capire cosa c’è di strano nella famiglia Black, Ninfadora? Io ti risponderei nulla. Ci sono solo tante scelte fatte e strade che hanno diviso persone legate dallo stesso sangue, questo si. Di sbagliato credo non ci sia nulla ma tu potrai trarre una conclusione differente dalla mia dopo aver visto tutto quel che voglio mostrarti.”
Aveva poi estratto dal mobile un’ampolla contenente un liquido grigiastro, denso e al contempo evanescente come se all’interno vi fossero contenuti strappi di nubi, e con fare solenne aveva stappato la bottiglia inserendo all’interno del Pensatoio quei ricordi custoditi in un’ampolla uguale ad altre centinaia, tutte meticolosamente custodite all’interno di quel bizzarro archivio.
“Ora possiamo andare, sei pronta?”
Le aveva intimato di scrutare all’interno del calderone con un gesto della mano e la ragazza si sporse sino a cadervi all’interno. Una discesa che le metteva freddo come se stesse attraversando nubi cariche di pioggia, gli occhi che le lacrimavano per la velocità e lo stomaco che le sobbalzava nel petto reclamando la sua attenzione e pietà.
“Eccoci qui Ninfadora. Loro non possono vederci ma noi possiamo tranquillamente osservare questo ricordo da spettatori. Le vedi laggiù? Sono tua madre, Narcissa e Bellatrix. Avviciniamoci.”
Silente si avviò a passo spedito verso un imponente albero che costeggiava da un lato il lago di Hogwarts e dall’altro delimitava la Foresta Proibita. Sotto di esso, del tutto simili alle donne dei ritratti di Monet, sedevano le tre sorelle Black che rispecchiavano la bellezza purosangue che lei, Ninfadora Tonks fieramente appartenente al ramo cancellato della famiglia Black, non aveva affatto ereditato.


Note dell'autrice. Questa storia fu scritta nel 2006 e, come tale, ovviamente tiene in considerazione ciò che si sapeva all'epoca della pubblicazione del 4° romanzo della serie.
Partendo dal 1981, la fanfiction ripercorre a ritroso la storia delle sorelle Black, cercando di darne un ritratto psicologico evolutivo toccando salienti episodi della loro adolescenza. Come per "La notte degli inganni" ho liberamente giocato con la cronologia rowlinghiana, prendendomi diverse libertà interpretative dei "tempi morti" della serie.

   
 
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