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Autore: Mel Winchester    16/03/2011    3 recensioni
Eh si, mia cara Anastasia, alle volte la nostra mente ci confonde.
O forse ci fa ricordare?...
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1.


Guardai le lancette, del mio orologio da polso, che segnavano le 17 passate.
Ero in piedi alla fermata del tram da non so quanto tempo, stanca e piuttosto infastidita da quello sguardo che sentivo su di me.

Ma che avrà mai da guardare? – mi chiesi cercando di non far vedere il mio disappunto mentre osservavo di sottecchi il ragazzo appoggiato al lampione ormai illuminato.

Bene! si sta facendo anche buio, io sono in ritardo e in più c’è questa specie di psicopatico che mi osserva da più di un’ora! – ero proprio esasperata, ma tutte a me capitavano!?

Mi ritrovai a battere nervosamente un piede per terra quando il mio sinistro compagno mi rivolse la parola… – se continui a picchiettare in quel modo finirai per fare un buco sul marciapiede – disse ironico con un mezzo sorriso.
Osservandolo meglio notai che era piuttosto affascinante, alto, con un ciuffo castano scuro che gli scivolava da sotto il cappuccio della felpa, sfiorandogli la fronte, occhi verdi, profondi ma con qualcosa di cupo, come una velata tristezza, un’ombra di dolore.

Ancora ammutolita da quelle sue parole mi ritrovai a fissare il suo sguardo che adesso non sembrava più amichevole ma piuttosto inquietante.

Osservai lui, osservai il mio piede, che con un gesto automatico smise di battere, e poi sentii la mia voce bisbigliare delle scuse.
Lui si costrinse a sorridere e tirò un po’ più giù il cappuccio cercando di ripararsi da quella timida pioggerella che stava cominciando a bagnare l’asfalto.

Rimasi così, a fissare il vuoto, cercando di non fare troppo caso alla sua presenza, di cui però non sentivo più lo sguardo addosso.

Dopo poco, un leggero trillo annunciò l’arrivo del tram.



Saint Mary – comunicò la voce elettronica della vettura.
Mi apprestai a scendere, mi sentivo sollevata, stavo per raggiungere il mio appartamento.

Appena fuori dal tram, una ventata di aria gelida mi investì, facendomi rabbrividire e stringere nel mio piumino bianco.
Mi avvolsi intorno la spessa sciarpa e mi incamminai verso casa.
Ma un rumore mi fece trasalire.
C’era qualcuno alle mie spalle?
No, ero solo io quella sera a essere particolarmente ansiosa...

Così, imponendo me stessa di non guardare indietro, continuai a camminare…
Ma stavolta con un passo leggermente più frettoloso.

E poi di nuovo quel rumore.
Sembravano passi…

Mi voltai lentamente appena in tempo per intravedere un’ombra nascondersi in una stradina secondaria posta a lato del marciapiede.

Così, inconsciamente, mi girai e cominciai a correre...
Correre come mai avevo fatto in vita mia.

Pochi minuti dopo ero davanti al portone di casa.
Con mani tremanti infilai la chiave nella serratura, e entrai nel mio appartamento.


Sono una stupida – dissi appoggiando la fronte contro il freddo legno della porta.

Quella sera mi infilai sotto le coperte con uno strano presentimento.


  
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