Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: miss yu    16/03/2011    5 recensioni
In una città come tante altre... In una casa qualunque...
Dentro una giovane coppia e un gruppo di ragazzi: Jamie che ha perso le parole in un incidente, Alison che ha costruito un' altra se stessa per sopravvivere, Kyle che vive la sua omosessualità tra sfrontatezza e sensi di colpa, Mira che usa il sesso per sentirsi importante, Connor anoressico e autolesionista, Yuki che tenta di volare con ali tatuate.
Tutti alla ricerca di un significato diverso da dare alla propria vita: vite vuote o troppo piene, spezzate e da ricucire, intollerabili o solo confuse, vite da sprecare, da buttare o da spremere fino all'osso, vite rabbiose o solo spaventate...
Quasi impossibile trovarci un senso e a volte troppo faticoso; più facile lasciarsi vivere o meglio sopravvivere, ognuno come riesce, ognuno come può, vittime soprattutto di se stessi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


C’ERA UNA VOLTA LA MORTE..


C’era una volta la morte che cercava nello sguardo di chi incontrava colui che la stava aspettando e quando lo trovò non dovette neppure convincerlo a seguirla, perché lui era già pronto…



Jamie si guarda le scarpe sprofondate nell’erba bagnata poi lentamente sposta lo sguardo attorno, osserva i visi di Matt e Hillary poco distanti da lui, incrocia un sorriso spento di Yuki.
Ascolta i piccoli rumori che fanno da sottofondo alla voce del pastore che sta leggendo un salmo: le gocce della pioggia sull’ombrello, i rami scrollati dal vento, i respiri di chi gli sta attorno.
Cerca di cogliere le emozioni che fluttuano attorno a lui: tristezza, dolore, vuoto, mancanza, senso di abbandono e tanto altro ancora.
Ricorda un altro funerale, un ricordo sfocato tanto che c’è da chiedersi se si tratta di un ricordo vero o di una fantasia o forse di un sogno.
Lui piccolo insieme a mamma e papà.
Chi era morto allora?
Gli sembra che qualcosa di più chiaro si faccia strada faticosamente nella sua memoria, la fotografia di un signore anziano posata su una bara.
E c’è fugacissimo un flash-back di lui e di questo vecchio dagli occhi così uguali ai suoi, mentre in giardino giocano a palla.
Nonno!
Si trova questa parola in testa inavvertitamente, quasi per caso.
Il funerale del nonno.
Lui piccolo e mamma e papà!
Mamma e Papà.
Mamma
E
Papà.
Chiude gli occhi rapidamente, stringe le mandibole in una stretta ferrea.
Stop, fermo!
Sta valicando il territorio proibito, sta entrando nel luogo di massima sicurezza, è vietato, non può, altrimenti chissà cosa potrà mai accadere!
Però gli succede sempre più spesso.
Un ricordo, un nome, un viso, lampi, parole, piccoli sprazzi di una vita a tutti i costi dimenticata per poter continuare a vivere.
Jamie tratta tutto ciò con estrema cautela, lo maneggia con le pinze, si arma di ogni misura precauzionale, come se manipolasse materiale radioattivo.
Lo fa perché è assolutamente necessario proteggersi da questa incursione altamente pericolosa.
Però questa è l’unica cosa che può fare, perché trattenere i ricordi, eliminarli, confinarli nel luogo segreto non gli riesce più così bene.
E ‘ come quando è uscito dal coma e si è ritrovato ad affrontare sofferenza e dolore.
Luci troppo forti, rumori molesti, un surplus di emozioni da stordirlo.
Allora, quando gli occhi si sono aperti e il cervello ha cominciato di nuovo a funzionare, anche volendolo non avrebbe più potuto ritornare allo stato di incoscienza in cui era rimasto immerso per tanto tempo.
Ed ora è lo stesso.
Ha tentato e per un lungo periodo ci è anche riuscito, di tenere la vita fuori di sé, ma da quando è arrivato a Parker’s House qualcosa nel suo muro ha cominciato a franare, a sgretolarsi.
Le emozioni lo hanno accarezzato sempre di più fino ad avvolgerlo completamente, le vite degli altri sono diventate qualcosa di significativo e poco per volta la sua stessa vita ha cominciato a fluire di nuovo.
Per ultime sono venute le parole che stanno acquisendo di nuovo un significato, che riesce a decifrare senza sforzo.
Il problema è che la vita ha portato con se anche il passato e Jamie questo non è ancora pronto ad accettarlo ne ad affrontarlo.
Forse se qualcuno gli starà accanto potrà cominciare a sfidare anche quei visi, quei nomi, quel dolore, quelle immagini; potrà aprire una breccia nella fortezza degli orrori e provare a fronteggiarli poco per volta, attraverso una sorta di sensibilizzazione graduale.
Non ora, non in questo momento ma forse un giorno potrà riuscire a sopportare, a pronunciare parole innocue per tutti fuori che per lui.
Mamma.
Papà.



Piove e Alison ringrazia Dio, se mai c’è, di aver fatto a Chris questo dono, perché lui non avrebbe sopportato di essere seppellito in una giornata di sole, perché lui amava la pioggia e il grigio e il vento e il freddo.
E oggi in piena estate, non manca proprio niente di tutto questo.
E’ bene che la pioggia bagni la sua bara e tutti coloro che sono qui accanto alla fossa nera e molle, in questo modo sembra che tutti piangano, anche se quasi nessuno lo fa per davvero.
Si guarda attorno con aria smarrita, si sorprende nel vedere così tanta gente accanto a lei.
Si meraviglia nello scorgere Connor con accanto Jamie e gli lancia uno sguardo di ringraziamento, può solo immaginarsi quanto gli sia costato essere lì.
E poi ci sono tutti gli altri, non manca nessuno. C’è persino Mira con il suo nuovo ragazzo che sembra pregare e Alison sorride e pensa che Chris avrebbe lanciato una bestemmia se avesse saputo che qualcuno avrebbe pregato per lui, ma lei invece è riconoscente a Nathan perché le preghiere sono fiammelle di luce e così Chris non si troverà al buio e non avrà paura.
La madre di Chris l’ ha trovato nel letto la mattina scorsa, sembrava addormentato e così non si è preoccupata di vedere se lo fosse veramente.
Solo verso sera quando è tornata a casa e l’ha trovato ancora nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato, le è sorto un dubbio.
Chris era freddo e aveva le labbra e le punte delle dita livide. Era bianco, era morto chissà da quante ore.
Overdose hanno diagnosticato i medici e tutti quelli che lo conoscevano hanno commentato: “ Beh c’era da aspettarselo prima o poi”
Alison era passata nel primo pomeriggio a casa sua per vedere come mai non era a scuola e non rispondeva ai messaggi, alle chiamate, ma la porta era chiusa, tutto era chiuso, anche le imposte e se era andata.
Ora pensa che non avrebbe dovuto dare per scontato che Chris forse aveva il telefono scarico, che forse dormiva e stava smaltendo un’ubriacatura, che il giorno dopo si sarebbero rivisti comunque.
Avrebbe dovuto buttare giù la porta, chiamare qualcuno, perché in fondo al cuore lo sapeva, sapeva che lui eri lì dentro.
Alison pensa che lo ha lasciato solo nonostante le sue promesse, lo ha lasciato solo e freddo per così tante ore.
“Chris come potrai perdonarmi” e sente il suo cuore diventare di pietra.
Solo alla sera quando è di nuovo passata e ha visto le luci accese ed è entrata, solo allora ha saputo, ma lei già sapeva da molto e aspettava, era solo questione di tempo.
Ora è successo ciò che le faceva paura, così paura da scherzarci sopra, da non riuscire a farci mai un discorso serio.
“Ora tu non ci sei più, mai più, per sempre e sempre e sempre e non sentirò più la tua risata e non potrò più guardarti negli occhi, neppure tra mille anni, tra mille secoli…MAI PIU.”
Quando Alison ha chiesto alla madre di Chris, se potesse prendere i suoi disegni come ricordo, la donna non sapeva neppure di cosa stesse parlando e le ha detto di cercarseli.
Ha frugato nella sua camera, tra le sue cose, tra i suoi vestiti che gli sembravano non essergli mai appartenuti, sacchi vuoti senza la sua vita ad animarli.
Li ha trovati in un cassetto e li ha portati via.
Ora Alison è accanto alla fossa, ne ha in mano alcuni, quelli che sa che piacevano di più a Chris, ha deciso di non farlo andare via senza di loro, i suoi mostri di cui cercava di liberarsi disegnandoli, il suo veleno che trasudava dall’inchiostro, un veleno infetto di cui non è mai riuscito ad affrancarsi.
E così li lascia cadere uno alla volta sopra la bara, nella fossa e la pioggia li inzuppa e li scolorisce, li impregna stingendoli ed è come se anche loro morissero una volta per tutte insieme a Chris.
Chris, senza paura di nulla, perché il nulla lo abitava quotidianamente.
Chris senza nessuna colpa, se non quella di non aver voluto impegnarsi a vivere, se questa può essere considerata una colpa.
La notte precedente lo ha sognato.
Un sogno così nitido da sembrare reale.
Lui e lei fuori dal pub in una sera fredda e serena, con un cielo blu scuro che si schiariva di stelle e una piccola falce di luna brillante come un diamante.
Le loro mani intrecciate.
Poi lei era in una stanza vuota e lui le era accanto, ma era bianco, così pallido come non lo aveva mai visto.
“Nessun vivo può essere così bianco” aveva pensato fra se.
Lo aveva toccato ed era ghiacciato e rigido.
Era morto, ma sorrideva.
“Sono morto, cosa vuoi fare?”
“Voglio venire con te”
“Per stare sempre insieme?”
“Sì”
“Non potremo stare insieme neanche da morti”
“Perché?”
“Perché a me piace esserlo, mentre a te no” e aveva continuato a sorridere teneramente.
Era cosi bello anche nella sua oscurità.
Quando Alison si è svegliata la luce del giorno entrava dalla finestra, grigia come il suo cuore.
Ora alza lo sguardo e si accorge che la funzione si è conclusa, sono rimasti solo due uomini che stanno ricoprendo la fossa.
Poco lontano intravede Matt e Hillary che la stanno aspettando discretamente, non le lasceranno fare la strada da sola.
Dietro di lei percepisce Julian.
Non le ha detto nulla, le è solo stato accanto, senza toccarla, ma lei ha sentito la sua presenza solida e protettiva e questo l’ha aiutata a trattenere i piedi sul bordo della fossa, come se lui le avesse teso una fune, una fune di salvataggio con la quale l’ha issata dal baratro lentamente ma con fermezza.
Si allontana, Julian le si mette di fianco, solo allora le prende la mano.
“Sai non è il pensiero della morte che mi fa male ma è qualcosa legato alla bellezza che ho perso per sempre, perché Chris per me era soprattutto qualcuno di bello e di buono. Gli piaceva citare una frase ’Chi non muore giovane prima o poi se ne pente’. Ho paura che forse me ne pentirò Julian.”
Julian le stringe più forte la mano.
“Nessuno al mondo se ne pentirà Alison, tu sei un dono”



Kyle è arrivato insieme agli altri ma è rimasto un po’ in disparte, in fondo Chris lo conosceva poco.
Gira lo sguardo attorno cercando qualcosa che lo distragga da quella situazione che fatica a metabolizzare.
Vede arrivare Dean che si ferma anche lui un po’ lontano dal gruppo. Cerca con gli occhi quelli del ragazzo, riesce ad incrociarli, si sorridono, ma poi Dean fa vagare lo sguardo sul gruppo dei presenti e si avvicina a Yuki.
Kyle si sente vuoto e in qualche modo invidia Chris che in fondo ha sempre saputo cosa fare della sua vita: cercare di concluderla il più in fretta possibile.
Chris che gli è sempre sembrato qualcuno che con il mondo non avesse nulla da spartire, non in lotta ma estraneo. Non c’era altro da fare se non togliere il disturbo sperando magari nella prossima volta, se la storia della reincarnazione è vera.
Ma Kyle non crede in questa dottrina, a lui hanno insegnato che dopo la morte ci sono solo due opzioni: o sei salvato o sei condannato, ma uno come Chris come fai a salvarlo, come fai a condannarlo? L’unica è dargli un’altra chance, se lui fosse Dio gliela concederebbe, magari su un altro mondo diverso da questo.
Un mondo dove tu sei sempre più forte del dolore, dove i sogni diventano possibili.
Si riscuote, cacciando in gola le lacrime, esercizio a cui si sta ormai abituando.
Chissà se i ragazzi che sono riuniti attorno alla fossa un sogno c’è l’hanno o se mai l’hanno avuto?
Quelli di Yuki e di Alison sono apparentemente facili da riconoscere, sogni artistici di musica e di pittura, quello di Connor di non dipendere più da Taylor, quello di Mira potrebbe essere quello di avere diciotto anni e di andare a vivere da sola facendo la bella vita, magari portandosi dietro il suo nuovo ragazzo.
Ma più nel profondo sa che il sogno di Yuki è quello di realizzare se stesso facendo ciò in cui crede e quello di Alison è di saper vivere una vita pienamente consapevole delle sue potenzialità, quello di Mira di potersi permettere di farsi amare e quello di Connor di riuscire a vivere senza farsi troppo male.
E’ un periodo strano per Kyle quello che sta passando ultimamente, un periodo di riflessione, di chiusura.
Ma il lato positivo del chiudersi al mondo è che ti si aprono spazi inesplorati dentro di te.
E lui si è scoperto un animo romantico che non aveva mai creduto di possedere, ci sono frasi in canzoni d’amore che gli capita di ascoltare che accendono una scintilla di desiderio e di rimpianto dentro di lui, film che lo fanno piangere di nascosto.
Fa il tifo per la storia tra Mira e Nathan e tra Alison e Julian e anche se a ben vedere lui non c’entra proprio niente, partecipa alle vicende con un fervore esagerato, come se fosse lui il protagonista.
Soffre se c’è qualche dissidio, è contento quando le cose procedono serenamente.
Si è chiesto perché sia tanto preso da queste storie che non lo riguardano, perché ne sia tanto coinvolto e si è dato una risposta.
In fondo è come se quelle storie le vivesse lui per interposta persona. Non ha mai avuto una storia d’amore e pensa che non la potrà mai vivere, una storia di quelle che sogna, con l’amore che ti fa battere il cuore e che ti emoziona e che ti fa pensare che il tuo ragazzo sia il più bello del mondo, che non ti stancherai mai di guardarlo perché ogni suo particolare è incantevole e che ti rende felice solo per il fatto che lui esiste e tra tutti ha scelto proprio te.
Per questo partecipa in prima persona alle storie degli altri, perché è l’unico modo per risarcire la sua vita vuota d’affetto.
Le sue scelte sbagliate, i suoi tentativi di adattarsi.
Hillary gli ha detto che è troppo pessimista, che è così giovane che di storie d’amore ne avrà non una ma chissà quante.
Però Kyle sa che non è vero.
Le storie d’amore sono rare e preziose ed è convinto che a lui non capiterà, perché gli passeranno sopra o accanto e lui non sarà pronto a riconoscerle, perché invece non avrà occhi se non per chi delle storie d’amore non gli importa nulla.
Ci sono persone destinate a commettere sempre lo stesso errore e lui è uno di quelli, cercherà l’amore dove non potrà trovarlo e ignorerà chi potrebbe darglielo, è il suo destino, forse la sua punizione.
Ora vorrebbe che Dean gli si accostasse, abbassasse la testa e gli sfiorasse il collo con i suoi capelli setosi, bisbigliandogli qualcosa.
Invece Dean è lontano e non ha intenzione di avvicinarsi a lui.
Cosa deve fare della sua vita che gli sembra così vuota e arida?
Tutti hanno ideali chiari o nascosti, superficiali o profondi, ma il suo? Il suo non c’è.
Tutti portano nelle loro braccia sogni in boccio o in frantumi, ma le sue braccia sono vuote.
Tutti ci stanno provando a realizzarli, persino Chris che aveva il sogno di morire ci è riuscito.
Tutti si stanno buttando, ma non lui che si è accontento di quel poco che Jared gli ha dato quasi elemosinando carezze, che ha giocato al peggio la sua partita con Dean, che si è fatto scalfire dalle chiacchere su di lui al punto di vergognarsi di se stesso.
Forse è questo il sogno che deve realizzare, uno piccolo ma meglio che niente: quello di riuscire a vivere una vita dignitosa in cui non sentirsi più sbagliato o colpevole, quello di assolversi definitivamente riuscendo ad accettarsi per com’è, sapere di esser un po’ puttana ma essere convinto che in fondo anche le puttane hanno sogni romantici dentro al cuore forse più che le ragazze per bene e hanno il diritto di vivere una vita felice.
Forse anche quello di accettare il fatto che l’amore non è solo trovare qualcuno che ti ami, ma è anche saper ricambiare.
Ecco forse è proprio questo quello che non ha capito finora e che bisogna assolutamente che incominci a comprendere, se vuole costruire qualcosa d’importante.
Ha sempre cercato qualcuno che lo desiderasse, per il quale contare davvero, ma lui oltre il sesso è in grado di dare qualcosa all’altro?
Perché l’amore non è solo una benedizione ma bisogna meritarselo, bisogna lavorare sodo per farlo crescere, perché l’amore non si autoalimenta, ma devi offrigli cura e attenzione.
Perché l’innamoramento si spegne dopo un po’ e se tu non ci tieni davvero all’altro e non ti impegni a rendere sempre un po’ più importante ciò che ti è capitato, più profondo, più indispensabile, allora otterrai sempre qualcosa di insoddisfacente, di inconsistente, di transitorio.
“Voglio un ragazzo che mi ami e voglio incominciare ad imparare ad amare” ecco finalmente ha trovato il suo sogno da poter realizzare.



Mira si sistema meccanicamente il trench color sabbia che indossa, si accarezza la manica, si stringe la cintura annodata.
Odia quel maledetto tempo che ha mandato a puttane tutti i suoi piani.
Ieri ha passato tutto il pomeriggio a selezionare i suoi capi d’abbigliamento alla ricerca di uno che si adattasse all’occasione, con una domanda preoccupante in testa :come ci si veste ad un funerale soprattutto d’estate, quando i vestiti sono tutti corti e piuttosto sgargianti?
Alla fine è riuscita a trovare un abitino giusto, a piccoli fiori dai colori tenui, su uno sfondo blu che abbinato ad un paio di ballerine scure sarebbe stato perfetto.
Poi ha pensato di raccogliere i capelli in uno chignon elegante e di infilarsi i suoi occhiali neri di Dior, come si vede al cinema, in quei funerali in cui la protagonista ha sempre un’aria afflitta ed estremamente elegante.
E invece questa pioggia e questo freddo fuori stagione ha fatto naufragare tutti i suoi piani e all’ultimo momento si è vista costretta a nascondere il suo abito perfetto sotto quell’impermeabile anonimo e ad infilarsi un paio di scarpe chiuse che stonano con tutto l’insieme e a dire addio agli occhiali scuri!
Ora è qui sotto l’ombrello accanto a Nathan, che ha insistito per accompagnarla e da quando è iniziata la funzione mormora litanie che legge da un libro di preghiere.
A lei pare abbastanza imbarazzante ma in realtà la cosa sembra accettata da tutti come normale.
E’ probabile che si usi dire preghiere ad un funerale, anche se chi è morto non lo conoscevi neppure.
Lei fino all’ultimo è stata incerta se venirci oppure no, in fondo Chris non le è mai interessato quando era vivo, figuriamoci da morto.
Anche ora, anche dopo che Nat le ha spiegato che se non lo faceva per Chris, lo avrebbe potuto fare per Alison, per non lasciarla sola, le sembra un’ipocrisia essere lì e lei non è mai stata un’ipocrita, di questo bisogna darle atto.
Nat cerca la sua mano e gliela stringe.
Lei sorride. Chi lo avrebbe mai detto che si sarebbe ritrovata al funerale di uno sconosciuto sotto la pioggia, mano nella mano con un ragazzo che si ostina ad amarla anche dopo aver saputo tutto di lei?
Un bravo ragazzo che sta pregando peggio che il pastore che officia la cerimonia, che la ama e che non vuole fare sesso con lei.
Non riesce a trattenere un sorriso completamente fuori luogo.
Però la cosa più buffa è che in questa situazione completamente avulsa da tutto quello che lei è e che è stata, in fondo non si trova a disagio anzi ci sta bene.
Ha raccontato tutto a Nathan un giorno, con calma freddezza e senza dimenticare nessun particolare.
E’ stata una sfida, una sfida a lui, al suo motto “perdona i peccatori”, al suo amore che continuava a dichiararle.
“Ecco ora ti faccio vedere io di chi ti sei innamorato razza di coglione e poi voglio vedere dove lo metterai il tuo perdono, dove lo nasconderai il tuo amore. Riderò quando ti vedrò andartene con una scusa per non farti vedere più”
Ecco quello che aveva pensato prima di iniziare a raccontare.
E pensarlo le aveva dato gioia, quella di sapere che in fondo lei ha sempre avuto ragione, che siamo tutti uguali, sia santi che peccatori.
Ma quella gioia feroce era forse anche per nascondere una delusione che temeva potesse sommergerla e che voleva evitare a tutti i costi, perché sarebbe stata la conferma lampante del suo coinvolgimento in una storia che non aveva mai avuto senso ne futuro.
Ma alla fine Nathan non se ne era andato, anzi l’aveva abbracciata e le aveva sussurrato tra i capelli: “A me non importa cosa hai fatto, importa solo quello che stai facendo ora qui con me, quello che faremo insieme”
Belle parole non c’è che dire, si è quasi commossa.
Ma Nat non ha capito che il problema è proprio qui: per quanto riuscirà a comportasi da brava ragazza? A non ricominciare a guardare un altro uomo? A fare la porca con qualcuno di attraente, così, tanto per divertirsi un po’?
Anche questo ha detto a Nathan, non gli ha nascosto proprio niente.
Ma lui ha riso, le ha accarezzato i capelli e le ha detto un’altra frase ad effetto che chissà dove le va a scovare, forse sono scritte nella Bibbia.
”Tu pensi di essere molto peggio di quello che sei, stiamo insieme, tu mi hai detto che ci tieni a me e io ti credo perché tu sei sincera ed onesta e per ora va bene così, per ora noi siamo felici, non posso privarmi di questa felicità per paura che nel futuro potrei soffrire per causa tua, il dolore fa parte della vita, lo accetterò in nome della gioia di oggi”
Si può essere così masochisti?
Mira non lo sa, sa solo che qualsiasi altro ragazzo o sarebbe fuggito a gambe levate o se la sarebbe tenuta stretta per potersela spassare.
Ma Nathan la ama e spassarla per lui significa stare con lei, anche solo parlando e tenendosi abbracciati.
Se dovesse durare però lei lo farà peccare e sarà bello per entrambi.
Tanto c’è la confessione, tanto il Dio di Nathan perdona ogni volta, tanto è un Dio misericordioso, sono gli uomini che non lo sono.
Farà capire a Nathan che fare sesso è bello e appagante e non è un peccato e Dio non c’entra proprio niente.
Gli insegnerà tante cose e lui le imparerà volentieri, ma sarà diverso di questo è sicura.
Fare sesso con Nathan sarà diverso da qualsiasi altra volta che l’ha fatto, perché non avverrà subito, perché passerà del tempo e lei è disposta a lasciarlo passare, perché il desiderio se non è subito soddisfatto diventa ancora più ardente e assume connotazioni diverse.
Perché veramente fare sesso con Nathan sarà come dice lui un donare se stessa a lui e viceversa.
Questo è quello che lui le sta insegnando e lei sta cominciando a comprenderlo a fondo.



Yuki si muove sui piedi, gira leggermente la testa e vede avvicinarsi Dean.
Non sa perché sia venuto anche lui, forse conosceva Chris, forse lo aveva incontrato qualche volta al pub.
Dean gli si affianca e lui lo guarda di sfuggita, abbozzando un mezzo sorriso.
Dio fa che finisca in fretta tutto questo, fa che si possa lasciare questo cimitero inondato di pioggia e tornare a casa.
Stringe le labbra tra i denti, “casa” è una parola che non sa bene in che modo si sia formata nella sua testa, ma da quando Matt lo ha riportato a Tadcaster quel giorno, Parker’s House è diventata nella sua mente “casa”.
Ed è strano perché lui di case non ne ha mai avute e ha sempre pensato che fosse l’ultimo dei suoi desideri.
Così come non aveva mai avuto amici prima di arrivare lì e anche questo sembrava qualcosa di superfluo, che non meritava nessuno sbattimento.
E invece ora davanti alla fossa che sembra terribile sotto la pioggia, sente che casa e amici sono le parole che gli premono di più, che solo a pensarle riescono a dargli un minimo di stabilità.
Quando è tornato a Parker’s House ha avuto paura di doversi in qualche modo giustificare, di spiegare la sua presenza per non farla sembrare una sconfitta.
Ma non è stato necessario, gli altri lo hanno accolto come se non fosse successo nulla, come se si fosse chiusa una parentesi e la vita potesse riprendere da dove era stata lasciata.
Si guarda attorno, osserva Alison accanto alla fossa, immobile, sicuramente è quella che sta soffrendo di più, più della madre di Chris, ma non sta piangendo e ha lo sguardo duro di quando sta combattendo le sue battaglie personali.
C’è Kyle che ha lanciato un’ occhiata e un sorriso lieve a Dean quando è arrivato ed ora ha gli occhi bassi e Connor che si stringe le braccia attorno al corpo e sta tremando, anche se è estate.
Ma oggi l’estate ha deciso di fare sciopero e al suo posto ha mandato una tipica giornata autunnale, con tanto di pioggia, cielo grigio, nubi che si stratificano una sopra l’altra senza lasciare uno spazio di azzurro.
Una giornata giusta per un funerale, che dover seppellire qualcuno nella terra in una giornata di sole, forse farebbe ancora più male.
Pensa a Chris, al suo desiderio evidente di finire presto la sua avventura terrena, come se fosse un viaggio troppo duro per lui, con troppe asperità e disagi per sopportarlo per lungo tempo.
Anche lui è stato vicino a quel baratro, al richiamo seducente di bruciare in una fiamma gloriosa.
Non sa neppure come sia potuto sfuggire all’invito, a Nina.
Sa di essere pieno di sogni, di desiderio, di non potersi accontentare di una vita banale, sa che sarà sempre alla ricerca di qualcosa di alto e di bello e proprio questa sua propensione lo metterà sempre a rischio, lo renderà debole e fragile ed esposto.
Essere preso da incantamenti e volare al disopra dell’atmosfera fino alle stelle, con il rischio di cadere e rompersi tutte le ossa: questo è il suo destino.
Ma c’è un’altra cosa che sta cominciando a capire ed è che è importante chiedere aiuto, che lo si può fare e che lui è fortunato perché ha persone intorno che hanno risposto senza nessuna esitazione o recriminazione alla sua richiesta.
Yuki sa che potrà di nuovo cadere e farsi male, ma anche che c’è qualcuno su cui potrà sempre contare, che ci sarà sempre una mano che lo aiuterà ad alzarsi, che lo curerà e lo consegnerà di nuovo al mondo.
E mentre la gente comincia a sciamare e solo Alison rimane in piedi accanto alla fossa che gli operai stanno riempiendo, con in mano un fascio di fogli disegnati il cui inchiostro si sta sciogliendo sotto la pioggia, Yuki capisce che la sua vera paura non è quella della morte, che in realtà si muore ogni giorno un po’, ma quella di non raggiungere i suoi obiettivi, i suoi sogni.
Mentre si allontana sentendo il passo di Dean al suo fianco, è pienamente consapevole che la vita ti cambia ogni giorno, che il destino è sempre determinato dalle proprie scelte, che è solo necessario camminare nella direzione preferita e allungare la mano verso ciò che ci si merita, solo in questo modo i sogni possono diventare realtà e che la cosa migliore per superare i momenti brutti è avere e trovare veri amici.
Il cimitero è alle spalle, ma il senso di quello che è successo non si è ancora smaltito dentro di lui. Dean gli mette una mano sul braccio.
“Che stai pensando?” gli chiede.
“Sto pensando che sono qui, inciampando nei miei stessi piedi ma cercando comunque di fare la mia strada. Parto dal fondo ma non è come essere bloccato, è più come se su di me l’intero cielo sia libero, aspettando di essere conquistato”
Dean sorride, scuotendo la testa.
“Domani riprendiamo le prove”.



Connor ha freddo, l’umidità gli entra dentro le ossa.
Si accorge di stare tremando.
Perché questa giornata proprio oggi? E pensare che fino ad ieri splendeva il sole e la temperatura era così piacevole.
Scuote la testa pensieroso. C’è chi nasce sfigato e Chris è uno di questi.
Neppure il giorno del suo funerale il destino ha avuto un po’ di clemenza, Dio ha avuto un po’ di pietà.
Un bel sole e l’aria tiepida e la terra asciutta sarebbero stati una scenografia migliore per andarsene, per salutare la vita.
Non conosceva Chris ma ci è venuto ugualmente al funerale e non solo perché tutti i ragazzi di Parker’s House ci sono venuti. Non gli è mai importato di fare quello che gli altri fanno, di essere assimilabile, non ha mai avuto paura di andare contro corrente.
No! E’ stato qualcos’altro che lo ha fatto decidere ad uscire nonostante il brutto tempo e le sue condizioni di salute ancora precarie, per recarsi al funerale di un perfetto sconosciuto.
E’ stato vedere il viso di Alison glaciale e i suoi occhi duri e capire che lei stava soffrendo proprio come soffre lui, nella stessa maniera, facendo finta di niente, perché questo è il suo stile: fare finta di niente, sempre e comunque, come se non fosse toccato da nulla e nulla possa toccarlo.
E’ stata un’intuizione improvvisa che lo ha scosso fin nel profondo: trovare qualcosa in comune di così intimo con qualcuno che non fosse Taylor.
Si guarda attorno per cercare di non pensare al freddo e al tremito.
Yuki se ne sta perso come sempre nei suoi pensieri, con un sorriso leggero sulle labbra che gli sembra francamente fuori luogo vista la situazione. Ma da Yuki ci si può aspettare di tutto, anche che se ne scappi, stia via un mese e poi torni all’ovile e riprenda la sua vita come se niente fosse.
Anche se forse qualcosa è cambiato a pensarci bene, visto che a cena non fa più tardi e dopo non sgattaiola più a chiudersi nella sua camera a strimpellare.
Lo ha colto a volte in atteggiamenti teneri con Jamie, chinato su di lui e intento ad insegnargli i primi accordi sulla chitarra e in lunghi e misteriosi colloqui con Kyle.
E non può dimenticare lo sguardo di meraviglia con cui ha accolto lui quando è tornato a Parker’s House in convalescenza.
A Connor era subito sorto l’ impulso di lanciargli qualche battuta velenosa, ma le parole gli sono morte in gola quando Yuki lo ha abbracciato e lo ha tenuto stretto e non gli ha mai fatto domande.
Matt e Hillary sono uno accanto all’altro, si guardano attorno, fissano la loro attenzione soprattutto su Alison che è lì proprio sul ciglio della fossa, quasi come se volesse farsi scivolare dentro anche lei e lascia cadere sulla bara fogli di carta, forse disegni.
La mano che gli sfiora il braccio, gli occhi che lo carezzano sono invece quelli di Jamie, lo sa senza dover guardare.
Jamie che si sta aprendo alla vita e che secondo lui non dovrebbe essere lì, ad assistere ad un nuovo spettacolo della morte, che già per lui ce n’è stata una troppo importante di scena come quella di oggi.
Ma è stato lui a voler venire, ha fatto una scelta, la prima dopo chissà quanto tempo e per tutti è stato indubbio assecondarla.
Perché farsi del male? Connor si chiede, ma poi si rende conto di essere la persona meno adatta sulla faccia della terra a porsi questa domanda, perché lui ha passato anni e anni a farsi male in così tanti modi da non riuscire più neppure a ricordarli.
E ha passato tanti anni a fare del male agli altri: masochista certo, ma anche sadico in fondo. La pioggia che si sente scorrere addosso nonostante l’ombrello, gli ricorda il sangue di quel giorno colargli caldo e prezioso sulle braccia, impregnargli i vestiti e scivolare sul pavimento, formando una chiazza che si allargava sempre di più.
Prima di svenire ha avuto il privilegio di vedere la faccia di Taylor che entrando lo ha scoperto: la sua espressione schifata e rancorosa, tradita.
Pensava di morire quel giorno e se fosse successo ora sarebbe sotto terra come Chris.
Chissà se il destino ha giocato con le loro vite: una in cambio di un’ altra.
Chris è sicuramente stato più determinato, ha perseguito il suo obiettivo senza cedimenti, in modo sicuramente più drastico, non ha continuato a scherzare con la morte come ha fatto lui, che in fondo di morire non ha mai avuto voglia, quanto piuttosto di sentirsi forte e contemporaneamente di punirsi.
Dopo che è stato dimesso dall’ospedale, Matt e Hillary gli hanno offerto di ritornare a Parker’s House, almeno per ristabilirsi e riorganizzare la propria vita, senza Tay, senza più nessuno.
La cosa per la quale è più grato ad entrambi è stato che nessuno dei due ha mai pronunciato “ Te l’avevo detto, ti avevo avvertito di come era fatto Tay”
Invece la cosa che gli brucia ancora adesso è che sembra che tutti se ne fossero accorti meno che lui, di come Taylor è fatto.
E’ successo una sera il fatto che in qualche modo gli ha mostrato una possibile svolta, una deviazione realizzabile.
Stava scrutando con circospezione le cicatrici sulle braccia e gli era nata una voglia violenta di farsi male.
Nostalgia di una vita maneggevole, nella quale poter controllare il dolore, desiderio di sapere che nessuno poteva ferirlo più di quanto non potesse ferire se stesso, orgoglio di essere forte.
Basta soffrire per Taylor, per la delusione, per la propria ingenuità, la propria debolezza, solo il sangue è reale, è umano, ti fa sentire bene e al tempo stesso ti fa sentire il dolore che ti meriti, concretamente, senza quello strappo continuo nel respiro, nello stomaco, nel cuore.
Si sarebbe tagliato e avrebbe voluto che Tay fosse lì a guardarlo per urlargli in faccia: “Sono io a farmi del male, non tu!”
Seduto sul letto con la luce fioca della lampada ad accarezzarlo, aveva cercato la zona giusta tastando con una mano la sua pelle screpolata e ruvida e tenendo nell’altra una lametta nuova di zecca, lucida e consolante.
Una mano sulla spalla lo aveva bloccato, voltandosi aveva intravisto Jamie che si era alzato dal suo letto e gli si era avvicinato.
“Vattene, torna a dormire, lasciami fare e tutto andrà a posto”
Ma Jamie non si era mosso e lo guardava con un' aria seria e serena insieme, con gli occhi blu fissi nei suoi.
Aveva cercato di staccarlo, ma il ragazzino sembrava di pietra e non smetteva di fissarlo.
“Lasciami fare, sai che non c’è più speranza, tutto è già scritto, la mia vita, la tua, quella di tutti, non puoi cambiare le cose, non puoi fare nulla, lasciami fare, vedrai che poi starò bene”
“No”
Lo aveva fissato e Jamie lo aveva ripetuto il suo “ No” flebile ma deciso, senza incertezza alcuna, senza mai staccare gli occhi dai suoi, la mano dalla sua spalla.
Forse era stato questo a fargli dubitare che le cose non si possono cambiare, il fatto che Jamie le aveva cambiate e lo aveva fatto per lui.
Connor si accorge che il funerale si è concluso, che tutti stanno lentamente lasciando la fossa, solo Alison è ancora lì, sotto la pioggia.
“Andiamo” dice prendendo per mano Jamie.
Domani rivedrà i suoi genitori, ha chiesto lui di poterli incontrare, ha scoperto che loro ci sono sempre stati anche se da lontano.
E’ stato lui ad allontanarli e poi ad accusarli di averlo lasciato solo, di non avere lasciato loro nessuna scelta se non quella di sentirsi dei genitori falliti.
Quello che ha capito solo ora è che suo padre e sua madre hanno acconsentito a lasciarlo solo, convinti che questa potesse essere l’unica cosa che potevano fare per il suo bene.
Non hanno mai avuto paura di lui e della sua malattia, solo di non poterlo salvare.
Forse il loro errore è stato quello di averlo sempre protetto, sempre considerato debole e bisognoso di aiuto, di essersi occupati sempre del suo corpo, ignorando o trascurando l’esistenza di una interiorità meritevole di attenzione; è questo che ora deve insegnare ma anche permettere loro.
L’anoressia, l’auotlesionismo sono tutti tentativi per allontanare gli altri, mantenerli a debita distanza, una barriera di protezione dalla paura degli altri.
Ma Connor sa, lasciando alle spalle il cimitero mano nella mano a Jamie, che la paura si può superare se si accetta che dipendere da qualcuno non è un peccato o una fragilità ma un atto di coraggio, tutto sta nello saper scegliere a chi affidare se stessi.



Ed eccoci alla fine, con questo capitolo si conclude "Victims of ourselves", spero vi sia piaciuta. Un grazie a Inesistente e a Candy_ per aver seguito questa storia dall'inzio alla fine lasciando sempre un loro pensiero, lo apprezzo molto.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: miss yu