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Autore: Cruel Angel    16/03/2011    1 recensioni
“Minerva!” esclamò preoccupato vedendo la donna barcollante
“Che cosa ti prende?”
“Sto per sentirmi male” sussurrò la collega premendosi una mano sulle labbra. L’uomo la prese per le spalle e l’accompagnò in bagno.
Quando la donna uscì stava barcollando visibilmente e aveva un colore cinereo.
Le si avvicinò velocemente e la sostenne. La fece sedere di nuovo sul divano e le diede una tazza fumante.
“Devi berlo.” le disse l’uomo visibilmente preoccupato.
Lei annuì e avvicinò la tazza alle labbra.
“Sa’ di mirtillo…” affermò la donna.
“Lo so’” rispose l’uomo compiaciuto. “Ho modificato personalmente la pozione per darle un gusto migliore…Ti piace?”.
La donna lo guardò un attimo. “A me non piace il mirtillo…”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horace Lumacorno, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAP 5

 

La stanza che avvolgeva la professoressa era piacevole e arredata con gusto, come se volesse mettere a proprio agio coloro che entravano. Aveva un grande camino che inondava la stanza col calore delle sue fiamme, tavolini sparsi che reggevano pesanti volumi riguardanti le pozioni e strani oggetti; il resto delle pareti erano coperte da librerie, colme anch’esse di libri. Sorrise. Le piacevano i libri, erano un ottimo modo per concedersi pause dopo il lavoro, magari con una tazza di the al bergamotto e i suoi amati zenzerotti. Sospirò. Non le dispiaceva affatto vedersi in quella stanza a discorrere piacevolmente con il professor Lumacorno sugli argomenti più disparati e dotti, accompagnati da un bicchiere di Whisky incendiario per lui e una di lavanda per lei fino a che l’orologio non scoccava l’ora ormai tarda. Con gesto stanco si tolse gli occhiali e si sfregò gli occhi. Non erano tempi per le piacevoli chiacchierate tra colleghi. Sentì un rumore provenire da dietro le sue spalle e si girò di scatto, interrotta dai suoi pensieri. Davanti a lei c’era un Horace Lumacorno sorridente, che reggeva un bicchiere da cui uscivano strani sbuffi di vapore.

“Come ti senti? Meglio? Lo spero bene…! Dopo la nottata che hai passato! Eh eh eh…” esclamò l’uomo con un sorriso sornione. La donna spalancò gli occhi.

Oh, mio Dio…No, non può essere, è una coincidenza. Deve esserlo.

Aprì la bocca un paio di volte, inutilmente. Le parole le si fermavano in gola. Alla fine scelse per un piccolo sorriso di circostanza. Nella stanza calò un silenzio imbarazzante, che Lumacorno seppe interrompere subito.

“Vuoi sederti? Conviene, forse, sarai ancora stanca per…” . Minerva non riuscì più a reggere la situazione. Si portò un mano davanti agli occhi e crollò su una delle comode poltrone sparse per la stanza.

“Lumacorno…” sussurrò con voce roca “Devo sapere cosa è successo la notte scorsa. Subito”

Il professore non sapeva cosa fare, ne cosa dire.

“Minerva, io non capisco…” balbettò l’uomo, gesticolando nervosamente con le mani.

“Horace, ho dei vuoti di memoria… non ricordo nulla di ciò che è successo ieri sera, ti prego dimmelo” disse la donna. Nello sguardo della professoressa non c’era nessuna implorazione, solo una richiesta di chiarimento. Il professore di pozioni, dopo un momento di tentennamento, si sedette sulla poltrona davanti alla donna. Appoggiò la tazza sul tavolino, si appoggiò allo schienale e fece uno dei suoi tipici sorrisi.

“Quindi non ricordi niente?” le chiese, mentre un luccichio attraversava i suoi occhi. La donna scosse la testa, mentre un forte senso di angoscia le opprimeva il petto.

“Interessante” commentò il professore. La collega alzò lo sguardo su di lui.

“No, non lo è per niente, Lumacorno.” ribatté secca “Non ricordo niente di ciò che è successo la notte scorsa, tu mi parli di cose che non conosco e non riesco a mettere in ordine i pochi ricordi che possiedo. Come puoi ritenere questo interessante? Dovrebbe essere preoccupante”. Lumacorno la guardò leggermente imbarazzato, ma si riprese subito.

“Sì, hai ragione. Questa situazione deve essere risolta molto presto ed ha la massima priorità” disse con tono perentorio, come se la decisione fosse dipesa da lui.

“Prima di tutto, però, bisogna far tornare i ricordi. Di solito per, diciamo, sbloccare i ricordi è necessaria una parola chiave che la tua mente colleghi al ricordo. Ma vediamo fino a dove ricordi e cosa ricordi” continuò il docente. La collega cambiò atteggiamento e annuì soddisfatta e decisa. Il collega si piegò in avanti e fissò il suo sguardo nei suoi occhi, in attesa.

“A dir la verità, ricordo a spezzoni. Rammento benissimo la Sala Grande con tutti gli studenti, ricordo che un paio si sono lanciati del cibo…dei ragazzi di prima.” Fece una smorfia di disgusto, ma la cancellò subito.

“Prendo il bicchiere col vino” disse, emulando l’azione della sera prima “e bevo. Poi diventa tutto buio”

“E’ qui che hai ingerito il veleno” la informò, interrompendola. La donna sbiancò di colpo e il viso si distorse in un’espressione di angoscia e spavento.

“Mi hanno avvelenata? Hanno…hanno provato ad avvelenarmi?” chiese. Serrò le labbra di scatto, in un moto di rabbia.”Perché lo hanno fatto?” le sopracciglia le si inarcarono in un espressione di concentrazione.

“Non è il caso di pensarci” le disse il collega, rendendosi conto che la sua frase aveva disturbato la professoressa. Le prese le mani fra le sue per darle conforto. La donna fece un piccolo balzo sulla sedia e guardò intensamente le mani, poi inarcò le sopracciglia mentre un angolo della bocca si piegava in un piccolo sorriso di soddisfazione.

“Minerva, cosa…?”
“Ricordo, ricordo la stretta di mano. Ieri sera…” chiuse forte gli occhi per ricordare meglio. “Quando ero a letto, dopo che…che…” lasciò in sospeso la frase. Non ricordava. Il sorriso le si spense, delusa.

“Mi ricordo solo che mi ero riflessa due volte nello specchio del bagno della tua stanza, prima della stretta”

“Questo è una cosa positiva, Minerva. Stiamo ricostruendo tutto.” Le disse il collega con voce gentile “Cosa ricordi della stretta di mano?”. La donna arrossì lievemente, ma cercò di non darlo a vedere, cercando di togliere le mani da quelle del professore. Pareva, al contrario di lei, che il collega di pozioni non fosse per niente imbarazzato, anzi, la situazione che si era creata doveva proprio piacergli perché continuò a tenerle le mani guardandola negli occhi con il suo solito sorriso.

“Mi ricordo che tu…tu mi eri di fianco, qui sulla destra.” raccontò appoggiando una mano sul cuscino del divano di fianco a sé, essendo riuscita a liberare una mano “e ricordo di essermi svegliata parecchie volte durante la notte…” Il collega sorrise, al ricordo di della notte precedente.

“Sì, questo me lo ricordo anche io!” rise l’uomo, facendo sorridere la donna. Le piaceva l’atteggiamento che aveva, cercava di farla sorridere anche in momenti come questi “E poi basta, se non ciò che è successo questa mattina.”

“Bene” esclamò il collega “Abbiamo ricostruito buona parte di ciò che non ricordavi, no?”

La donna annuì contenta, mentre allungava un braccio per prendere la tazza che il professore aveva appoggiato sul tavolo. Lo sguardo di Lumacorno scivolò sul gesto della donna, mentre parlava dei progressi fatti. Si fermò un attimo e la donna lo guardò sorpresa. Ritornò subito al discorso, ma i suoi pensieri rimasero su di esso.

Vuoi davvero farla soffrire ancora? Non ha già sopportato abbastanza, con tutte le morti che le gravano sulla coscienza?Che razza di persona sei?

La collega aveva preso la tazza e la stava avvicinando alle labbra.

Fermala, fermala ora che sei in tempo…Non farla soffrire.

La donna aveva appoggiato la tazza alle labbra e stava inclinandola. Lo stava guardando con sguardo felice, perché aveva trovato qualcuno che la stava aiutando. E lui la stava tradendo.

Non pensavo arrivassi a tanto, Lumacorno. Sei un mostro.

“Minerva, aspetta!” esclamò il professore prendendole la mano che reggeva la tazza. Parte del contenuto si rovesciò sul vestito della donna. Quest’ultima lo guardò sorpresa e leggermente irritata “Perdonami, ma ho sbagliato a darti l’infuso” si scusò l’uomo, con un gran sorriso. La donna lo guardò un ancora un momento, poi gli tese la tazza.

“Grazie” gli disse. L’uomo si alzò e si diresse verso lo studio.

Hai fatto la cosa giusta.

 

Finitooooooooooooooooooooooooooo 5 capitolo. Mi dispiace mi dispiace per il secondo ritardo, speravo di finirlo durante le vacanze di carnevale, ma mi hanno riempito di compiti! XD Comunque spero vi piaccia, ma comunque lasciatemi un piccolo commento =) grazie a tutti quelli k hanno anche solo letto la fic…Un grande grazie a chi ha recensito:

CHARME: Eccomi qui, spero non averti fatto aspettare troppo. Mi fa piacere che ti abbia preso il capitolo e spero che anche questo sia di tuo gradimento. ;)

SEVY: Grazie grazie!! Non faccio che rileggere la tua recensione (inutile ripetere che le trovo straordinarie) e non posso non sorridere…Grazie mille per il tuo sostegno!

   
 
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