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Autore: Clodie Swan    16/03/2011    7 recensioni
La vita di Collin, un quattordicenne di La Push, scorre serena finché non comincia a notare qualcosa di strano a scuola, specialmente nel gruppetto capeggiato da Sam e Jacob.Cosa sta succedendo ai suoi amici? E cosa sta avvenendo dentro di sè? La risposta cambierà la sua vita per sempre
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Leah Clearweater, Quileute, Seth Clearwater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
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*Nota dell’autrice*: questa storia è stata scritta per il contest “Quando divenni un lupo” indetto da Jakefan e Arahan86/Kagome_86 sul forum di EFP, attualmente in corso. La storia prevedeva la descrizione della trasformazione di uno dei lupi del branco. Ho scelto uno dei meno noti, Collin e di collocare la storia all'epoca di Eclipse, più precisamente nel periodo che precede l'arrivo dei neonati. La descrizione delle zampe di Collin è un riferimento al lupo Due Calzini da "Balla coi lupi."


Il lupo che è in me
 


Quando ero piccolo, mia madre mi diceva sempre di non andare nel bosco la sera, quando calava il buio sulla riserva. Era un posto pericoloso ed io le credevo. Era come se di notte le creature soprannaturali che animavano le nostre leggende acquisissero consistenza e prendessero possesso del mondo reale. Nascosto sotto le coperte, tremavo pensando agli spiriti cattivi, ai freddi ed ai licantropi che circondavano i nostri boschi e venivano a cercarmi. Ma tutto questo quando ero piccolo...
Adesso invece, all'età di quattordici anni, mi facevo delle grasse risate insieme ai miei amici pensando a quelle favole per vecchi. Il bosco non mi incuteva più alcun timore, anzi mi affascinava. Di notte dalla finestra della mia camera guardavo le cime degli abeti mossi dal vento e mi chiedevo quali segreti racchiudesse.
Forse era solo il panico per il compito in classe che mi faceva delirare.

Quel giorno mi alzai tardissimo e cominciai a frugare come un pazzo in mezzo all'armadio in cerca della mia maglietta portafortuna.
Mammaaaaa!!!! La mia maglietta arancione! Dove l'hai messaaa?!!” Sentii montare la collera. Dovevo averla a tutti i costi.
Prova a guardare nei panni da stirare.” mi gridò dal piano di sotto. “E' piena di magliette! Vorrei che ti cambiassi anche i calzini con la stessa frequenza.”
Rovesciai la cesta
di corsa e finalmente vidi un lembo arancione sotto gli altri indumenti sgualciti. Mi infilai in fretta l'agognata T-shirt ma ebbi una brutta sorpresa: non mi entrava più!
Mammaaaa! Mi si ristretta! Che cavolo ci hai fatto?”urlai furioso.
Ma niente.” protestò lei dalla cucina. “Sei tu che sei cresciuto.”
Mi guardai nello specchio incredulo. Avevo messo la maglietta per giocare a calcio due settimane prima e mi stava quasi larga. Non potevo essere cresciuto così tanto in così poco tempo! Dopo qualche altra prova, trovai una maglia che mi stava giusta giusta e infilai le scale di corsa afferrando al volo lo zaino e un toast che mia madre aveva messo su un piatto per me.

Collin! Non mangi?” mi gridò sulla soglia mentre prendevo la bici.
Non ho tempo mamma. Faccio tardi.”
Pedalai più in fretta che potei e arrivai alla Quileute Tribal School, mentre suonava la campanella.
Stavo mettendo la catena alle ruote della montain bike, quando udii il rombo di una moto che parcheggiava a poca distanza da me.
Quando alzai gli occhi, mi accorsi che Jacob Black mi stava guardando. Lo conoscevamo tutti, almeno di vista, alla riserva
perché era il nipote di Ephraim Black l'ultimo capo tribù. Nonostante tutti trattassero da sempre, con un certo riguardo, i discendenti di Ephraim, Jacob era un tipo alla mano, sempre allegro e dai modi simpatici. Nell'ultimo anno però si era comportato in modo strano. Aveva cominciato a fare gruppo con Sam Uley e quegli altri tipi strani e muscolosi che portavano i capelli corti. Anche Jacob Black se li era tagliati ed aveva cominciato a saltare un sacco di lezioni a scuola. L'espressione solare del suo viso era completamente cambiata.
Non sapevo cosa avesse da fissarmi quel giorno, ma non mi piaceva per niente.
Mi avviai verso l'ingresso notando gli altri studenti che si stringevano nelle giacche tremando. Ma faceva così freddo? Io avevo solo una maglietta e stavo morendo di caldo. Forse la pedalata in bici mi aveva fatto sudare. Immaginai quello che mi avrebbe detto mia madre. “Copriti o ti ammalerai con questo freddo.” Una bella influenza non mi sarebbe affatto dispiaciuta. Avrei saltato tutta la settimana delle interrogazioni. Presi posto nel mio banco e salutai il mio amico Brady. Eravamo anche parenti alla lontana, tra l'altro.

Ehi, Brad. Che hai portato per pranzo?" Gli chiesi allegramente. Brady non mi rispose. Si volto e mi fissò con gli occhi terrorizzati. Sembrava pallido sotto il colorito rossastro.
Che ti succede, amico?"domandai allarmato.
Non ho dormito bene." balbettò. “Non dormo da un po', veramente...”
Panico da compito? Dai ti faccio copiare il mio se ci riesco."gli dissi per incoraggiarlo.
Brady rimase in silenzio con le labbra che gli tremavano. Gli toccai la fronte e mi accorsi che scottava da morire. Nel momento in cui il professore entrò in aula, Brady si alzò di scatto e schizzò fuori dalla porta. Gli corsi subito dietro ma Brady era già scomparso.
Da una finestra del corridoio lo vidi davanti al piazzale circondato da Jacob Black, Sam Uley ed
dai loro amici. Gli tenevano un braccio sulle spalle e cercavano di rassicurarlo. Jacob alzò lo sguardo e mi fissò. Il suo sguardo sembrava un invito. Mi staccai dalla finestra e vidi il gruppetto che si allontanava portandosi via Brady. Quella storia mi piaceva sempre meno.

Non ero solito confidarmi con i miei genitori, ma quando ci sedemmo a tavola e videro la mia faccia sconvolta cominciarono a tartassarmi di domande. Così, in poche parole, riferii dello strano comportamento di Brady e della scenetta che avevo visto.
Tesoro, sono sicura che a Brady non successo niente di grave. Sam Uley e Jacob Black sono dei bravissimi ragazzi, probabilmente gli stavano dando qualche consiglio.” Le rassicurazioni di mia madre non mi erano di grande aiuto. Non avevo mai visto Brady in quello stato e non mi fidavo di quei tipi.
Lo scorso anno furono Sam ed i suoi amici che riuscirono a trovare la figlia dello sceriffo Swan, ricordate?” intervenne mio padre versandosi un bicchiere d'acqua. “Si era persa nel bosco se non sbaglio. Il padre era disperato.”
Ne avevo sentito parlare. Non eravamo molto partecipi della vita a Forks ma lo sceriffo Swan era un carissimo amico delle famiglie Black e Clearwater ed era piuttosto benvoluto nella riserva.

Si ma quel gruppetto ha qualcosa di strano."ribattei "Hanno cominciato tutti a dare di matto. Sono spariti da scuola per un po e si sono attaccati come la colla a Sam Uley che ha vent'anni. Che cosa ci fa lui insieme ad un gruppo di adolescenti? Quelli della sua età di solito ci considerano dei mocciosi.”
Mio padre alzò le spalle senza scomporsi. “Tutti gli adolescenti attraversano una fase problematica. Per molti non
é facile vivere in un ambiente chiuso come la riserva. Se quei giovani hanno trovato una loro stabilità frequentando Sam Uley, che può essere un buon modello per loro, mi sembra un'ottima cosa.”
Gli anziani parlano con molta ammirazione del suo gruppo. Non credo ci sia motivo di preoccuparsi.” aggiunse mia madre.
A sentire loro io non cera nulla da temere. Eppure io sapevo...

Finii di mangiare in fretta. Non andavo matto per la cucina di mia madre, ma quella sera spazzolai tutto con una fame rabbiosa e me ne andai a letto. Avevo bisogno di stare da solo con i miei pensieri. Non potei prendere sonno pensando allo strano sguardo che mi aveva lanciato Jacob Black. Come se volesse invitarmi ad unirmi a loro...
Mi rigirai nel letto agitato. Non era solo il pensiero per Brady ad innervosirmi. Sentivo qualcosa agitarsi nella parte più profonda di me e lottare per uscire fuori. Odiavo sentirmi così.
Il suono di un ululato mi fece aprire gli occhi colpo. Lo avevo sentito davvero oppure me lo ero sognato? Mi guardai intorno nella stanza e vidi i miei due fratellini che dormivano tranquilli nel loro letto a castello. Fuori dalla finestra mi sembrò di vedere qualcosa muoversi in mezzo alla vegetazione e provai l'impulso di precipitarmi fuori.
Senza sapere perché mi trovai a scendere le scale con passi felpati e uscii all'aria aperta nel freddo della notte. Ma l'umidità non mi dava alcun fastidio, la mia pelle bolliva.
Che cosa mi stava succedendo? C'era qualcosa in agguato che mi stava aspettando e sentivo che la cosa proveniva da me. Era una consapevolezza insopportabile che mi fece tremare violentemente. Continuai ad avanzare a fatica finché non mi trovai circondato soltanto da alberi e cespugli. Sentii una serie di fruscii agitarsi intorno a me. “Chi c'è? Venite fuori!” gridai in preda alla rabbia. Quello scatto d'ira fu la scintilla che mi fece esplodere. Uno spasmo violento mi costrinse a piegarmi sulle mie ginocchia, con le mani premute contro il terreno soffice. Il mio corpo sussultava come se volesse spaccarsi, come se la mia pelle non fosse più in grado di contenermi. “
Aiutatemi!” Fu tutto quello che riuscii a pensare dal momento che la mia bocca diventò incapace di articolare una sola parola. La mia bocca! Si stava allargando in maniera smisurata e i denti stavano per fuoriuscire dalle mie gengive. Uno strano prurito si diffuse sulla mia epidermide come se fosse trafitta da mille spilli e una scossa impetuosa fece inarcare la mia schiena con prepotenza quasi fino a spezzarla. In quel momento udii lo strappo netto della stoffa del pigiama che finiva in mille pezzi. Il mio corpo continuava a dilatarsi ed io ero incapace di trattenerlo. La paura mi stava facendo impazzire. Forse ero davvero pazzo o era solo un incubo.

Non avere paura. Non stai sognando. E non sei nemmeno pazzo.”

Una voce maschile dal tono rassicurante entrò nella mia mente dal nulla. E chi era?
Ci siamo passati anche noi. Rilassati e vedrai che andrà tutto bene.” Un'altra voce dal suono più familiare si aggiunse all'altra. Mi sembrava una voce che avevo udito a scuola. Ma come facevano ad entrare nella mia testa? Ero forse posseduto? Sapere di non essere solo era già qualcosa, ma non mi faceva sentire più tranquillo.
Chi siete!? Cosa mi sta succedendo?” pensai disperato.

Lo scoprirai tra poco.” Mi rispose la voce che aveva parlato per prima. Cosa avrei scoperto?
 

Collin, amico, credimi va tutto bene. E successo anche a me. C'é una spiegazione a tutto questo.”

Brady!” pensai riconoscendolo. Ma cosa ci faceva lì, nel bosco nel cuore della notte? O meglio, cosa ci faceva anche lui dentro la mia testa? Era successo anche a lui, che cosa? Un ultimo tremito, il più violento di tutti, mi scagliai in avanti tenendomi al tempo stesso inchiodato a terra e poi tutto finì. Mi sollevai lentamente, ancora sconvolto e mi guardai istintivamente le mani. Trattenni un grido sconvolto. Non erano mani! Erano zampe!
La seconda voce che mi aveva parlato, tornò di nuovo nella mia testa. Finalmente la riconobbi. Era quella di Jacob Black.

Si amico, sei un lupo.”

Avanzai lentamente in mezzo agli alberi cercando di abituarmi alla mole immensa del mio nuovo corpo. Ero attratto verso una direzione precisa guidato dai pensieri nella mia testa. “Siamo qui amico.” mi dissero diverse voci.
Ancora pochi passi ed una manciata di odori selvaggi giunse alle mie narici.
Girai dietro un masso e li vidi. Nove lupi giganteschi, dal pelo di diversi colori, disposti a semicerchio che mi guardavano intensamente.

Benvenuto tra noi, Collin!” disse la voce autoritaria che avevo sentito per prima. La associai ad un lupo nero che stava al centro del semicerchio con quattro lupi a ogni fianco. La paura lasciò il posto ad uno strano senso di rispetto e di curiosità per quelle creature.

Un altro ragazzino.” pensò stizzito un lupo grigio dalla voce femminile.

Bene Brady, non saremo più gli unici piccoletti.” ridacchiò la voce di un ragazzo della mia età. Possibile che fosse Seth Clearwater?

Possibilissimo e questa é mia sorella Leah, meglio nota come Miss Simpatia."

Un ringhio uscì dalle fauci della lupa accanto a lui. “Spiritoso!”

Non é una figata questa cosa della telepatia?"continuò Seth ignorando la reazione della sorella."Possiamo sentire i nostri pensieri per chilometri e chilometri...”

Cosa???

Silenzio, non parlate tutti insieme! Così lo confondete.” disse la voce di Jacob Black.

Lo identificai come un un lupo dal pelo rossiccio accanto a quello nero.

Collin, io sono Sam Uley il capobranco.” Sam Uley? Ecco perché girava sempre insieme a quel gruppo di adolescenti.

Esatto.” aggiunse lui. “Posso rispondere a tutte le tue domande. Immagino tu abbia sentito parlare della leggenda di Taha Aki e dei freddi?”

La conoscevo naturalmente, come tutti i quileutes ma, mentre Sam raccontava, cominciavo a capire che non erano affatto leggende.

E così noi siamo qui per combattere contro i vampiri?” chiesi turbato. Mentre ascoltavo attentamente le spiegazioni di Sam vedevo riflesse nelle menti dei lupi il loro attacco contro un vampiro dai lunghi capelli neri e poi l'inseguimento di una vampira dai capelli rossi che si concludeva con la fuga di quest'ultima.

E' il nostro destino, Collin non possiamo sfuggirgli.” continuò Jacob. “E abbiamo bisogno anche del tuo aiuto. Ora fai parte del branco.”

Parte del branco.Osservai gli occhi degli altri lupi che mi circondavano e vidi dei ragazzi come me, ragazzi normalissimi, strappati alla vita di tutti i giorni per portare avanti la missione iniziata dai nostri antenati tanto tempo prima. Guardai anche me stesso vedendomi riflesso nelle loro menti. Ero un lupo dal pelo marrone chiaro con l'eccezione delle zampe posteriori che erano bianche alle estremità. Mia madre aveva ragione: non mi cambiavo mai i calzini!
Pensai ai miei genitori ed ai miei fratellini che dormivano, ignari di tutto, in un mondo che, ai loro occhi, era ancora un posto sicuro.

Loro non devono saperlo.” mi spiegò Jacob. “Sono pochi i nostri familiari che sanno di noi. E' importante tenere il segreto. Anche per poterli proteggere meglio.”

Annuii con tristezza intuendo che tra me e i miei cari le cose non sarebbero state più le stesse.

Vieni ora, cerca di rilassarti e potrai tornare umano.” mi disse Sam.

Mi sentii sciogliere e feci un respiro profondo. Piano piano sentii il mio corpo rimpicciolirsi e le mie zampe anteriori alzarsi da terra. Non era spaventoso come quando mi ero trasformato, perché sapevo cosa aspettarmi, ma rimasi comunque rannicchiato a terra per qualche minuto. Quando finalmente sollevai il volto vidi otto giovani a torso nudo con i pantaloncini jeans. Io ero completamente nudo. I pantaloni del mio pigiama dovevano essere da qualche parte, ridotti a brandelli. Per fortuna la ragazza si era allontanata.
Tieni amico, ne abbiamo portato un paio in più.”mi disse Brady porgendomi un pantalone jeans. Me lo infilai di corsa e non appena mi alzai in piedi scoppiai a piangere tra le sue braccia. Anche gli altri si avvicinarono e a turno mi abbracciarono o mi mi diedero una pacca sulla spalla.
Ti riaccompagniamo a casa disse Sam.

Casa. Non mi era mai sembrata così bella. Mentre salivo le scale, quella notte ogni rumore, suono, odore mi appariva vivido ed amplificato. Lo scricchiolio dei miei passi sul parquet. Il gocciolio del lavandino in cucina. Il ronzio degli elettrodomestici. Il leggero russare di mio padre. Il profumo dei capelli di mia madre. Non avevo bisogno di controllare che dormissero perché potevo sentire il battito regolare dei loro cuori ma mi affacciai lo stesso sulla soglia per guardarli.Sembrano così fragili adesso.” pensai mentre mi chinavo a baciare la fronte di mia madre. Tornai in camera e rimboccai le coperte ai miei fratellini invidiando il loro sonno beato. Erano diventati tutti più preziosi che mai.

Tornai sotto le coperte con un sospiro. Ero troppo esausto per dormire. L'indomani a scuola i ragazzi avevano promesso di starmi accanto e la notte nel bosco mi avrebbero insegnato le regole del branco. Un'ansia mista all'eccitazione regnò nei miei pensieri per diverse ore. Mi chiesi come sarebbe stato convivere con quella nuova parte di me, lasciarla uscire allo scoperto e conoscerla... Mentre i primi raggi del sole cominciavano ad affacciarsi su La Push, finalmente chiusi gli occhi. Sapevo che da qualche parte dentro di me, il lupo sbirciava paziente, in attesa di ritornare.

 

  
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