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Autore: Mayo Samurai    16/03/2011    1 recensioni
La donna lo fissò con disprezzo, fin da piccola le avevano raccontato che esistevano creature del genere, e da sempre la una famiglia li aveva disprezzati, come lei in quel momento.
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Kaito/Meiko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Una fic anche su Vocaloid! Muhahah, invaderò tutto il sito pian paino “ma se sei solo a quota tre, con le categorie! NdAltraMe ….eeeh va bhè”ndMe.
Come dicevo, una bella long fic tutta KaiMei, teoricamente ci sarà anche la LukaGaku e RinLen, ma credo solo qualche accenno.
Più di così no dico, spero solo che vi piacerà come storia e come scrivo.
 
 
Non sapeva neppure lei che ci facesse lì.
Lì in quella angusta prigione, umida e sicuramente poco igienica.
Storse il naso mentre camminava sul leggero strato di muschio che ricopriva il pavimento, sentiva che i prigionieri la chiamavano, bramando il suo bel corpo, fasciato nel semplice abito rosso scarlatto.
Dopo che… quel “coso” aveva tentato di aggredirla era diventa una specie di eroina del villaggio, molte ragazze le chiedevano come avesse fatto, e le richieste di matrimonio si fecero più frequenti.
Avanzò fino a raggiungere un paio di guardie poste davanti a una porta di legno massiccio.
I due si scambiarono un’occhiata incuriosita:” vorrei… vedere il prigioniero, posso?” chiese velocemente, facendo ridacchiare i prigionieri dietro di lei.
“lady, non dovrebbe starsene fuori a quest’ora della notte” disse una guardia, mostrando i denti scheggiati.
“infatti, una bella signora come lei dovrebbero essere sotto le coperte ora, magari con un uomo accanto…” continuò l’altro, languido, allungando una mano verso il posteriore della donna.
Che non si fece cogliere impreparata, gli schiaffeggiò la mano con decisione, ma con molta eleganza, esibendo un sorriso gelido:”non ci provare, o la prossima volta te la taglio” mormorò seria.
L’uomo si irrigidì e le risate dietro le sbarre si fecero più alte.
L’altra guardia sbatté la lancia sulle porte, furibondo:” state zitti feccia”
“allora, posso vederlo?” chiese sbuffando leggermente, non ne aveva assolutamente voglia, ma una scommessa è una scommessa e per lei, giocatrice accanita, era come un dolce richiamo.
“… d’accordo… ma non è un bello spettacolo” disse la guardia aprendo la porta con una pesante chiave di ferro scuro.
Il portone si aprì cigolando, rilevando un lungo corridoio ben illuminato da grosse torce:” le abbiamo messe perché a lui la luce non piace” disse la guardia notando lo sguardo perplesso della donna.
Avanzavano svelti, producendo tanti piccoli tok, per le scarpette di lei, e grosso e pesanti teng, per gli scarponi di lui.
Arrivarono di fronte a una cella, questa volta completamente nera, a parte un ritaglio di luce delle lanterne, che ne illuminavano l’ingresso.
“stia lontana, con creature del genere non c’è da scherzare” disse l’uomo, puntando la lancia contro le sbarre, e passandocela malamente:” hey! Feccia! Hai visite! Svegliati!” urlò rudemente, il suo grido echeggiò per tutto lo spazio, disperdendosi per il lungo corridoio.
Qualcosa nel buoi si mosse, ma rimase nell’oscurità, Meiko era certa che qualsiasi cosa ci fosse la dentro la stesse fissando intensamente.
“ci può lasciare soli?” chiese facendo un passo avanti, verso le sbarre.
“c-cosa!? Ma lei è pazza! Non c-!” ma uno sguardo furente della donna lo fecero cambiare idea, si ritirò guardando torvo la cella e il suo contenuto, ma alla fine sparì con un tonfo dietro la porta.
Meiko di rigirò verso il buio, scrutandolo attentamente, poi andò a spegnare le prima due torce, in modo da eliminare la luce che lambiva le sbarre.
La cosa nel buoi sospirò di sollievo e si avvicinò.
Meiko rimase ferma dov’era, immobile e austera, a fissare la scheletrica mano pallida che si aggrappava alle sbarre, rimase in silenzio anche quando spuntò un viso malato e cereo, la bocca si curvò in un sorriso malinconico, che sembrava un brutto squarcio nella carne.
“siete venuta…” sussurrò il vampiro, o meglio, quello che ne rimaneva.
La donna lo fissò con disprezzo, fin da piccola le avevano raccontato che esistevano creature del genere, e da sempre la una famiglia li aveva disprezzati, come lei in quel momento.
Il vampiro appoggiò una tempia scarna alle sbarre, senza smettere di sorridere:” è venuta perché si è irreparabilmente innamorata di me?” chiese.
Meiko storse il anso disgustata:” tsk, no! Sono venuta qui per una scommessa, che ho visto, per giunta” si voltò:” e ora se non ti dispiace, me ne vado”
“aspetti! Non se ne vada così bella signora!” gli urlò, una cosa così debole non sembrava nemmeno normale, protendendo le braccia scheletriche verso di lei.
Meiko si voltò:” che vuoi?” chiese fredda.
“… mi chiamo Kaito, e lei?”
“… Meiko”
“bel nome” disse sorridendo, questa volta in modo dolce.
“pmft, grazie, ma non sperare che ti tiri fuori di qui solo perché mi aduli” disse fredda, facendo un altro passo nel corridoio e allontanandosi.
“tornerai!” le urlò dietro il vampiro:” me lo prometti?”
Ricevette in risposta un grande tonfo.
 
 
 
Ecco fatto, un veloce prologo, più che altro perché non so bene come continuare, la storia c’è l’ho tutta qui *indica testa* ma metterla nero su bianco è un po’ difficile.
Grazie a tutti quelli che commenteranno e leggeranno.
:D
 
commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu!
 
 
   
 
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