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Autore: Giulia_Bliss    17/03/2011    7 recensioni
Non avevo mai letto una ff drammatica sui Muse. O meglio, sì. Ma nessuna rendeva l'idea di vera drammaticità. Non con l'interpretazione che do' io a questo termine, almeno. Amore, morte.
Fanfiction adatta a tutte le persone che, come me, sono sempre felici e sorridenti, sia dentro che fuori, ma che a volte sentono il bisogno di sfogarsi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come già detto nell'anticipazione, si tratta di una storia drammatica...ci sarà un altro capitolo solo. Spero si di vostro gradimento e vi serva a sfogarvi come è servita a me. Scriverla è stato davvero un gran modo di sfogarmi, ormai sono tre mesi che è lì, in quella cartella stipata all'inverosimile di storie. Però ultimamente ho sentito il bisogno di leggerla e sfogarmi e ho pensato che magari poteva essere d'aiuto anche voi. Vi sarei infinitamente grata se mi faceste sapere cosa ne pensate, non mi smontate totalmente non recensendo per niente! XD sono molto critica con me stessa, ma credo che quesa storia sia davvero riuscita. Non fatemi ricredere D: Buona lettura!


-
Era uno stronzo. E io lo amavo. Rimaneva pur sempre uno stronzo. Sono sempre stata paziente, ho sempre accettato che le fan impazzissero per lui, che lo abbracciassero chiedendogli foto e autografi. Un po’ ero gelosa, però una volta avrei reagito anch’io così. Stavolta era troppo. La colpa non era sua, almeno non tutta, me ne rendevo conto. Ero arrivata al luogo del concerto al quale non avevo potuto assistere. Entrai nella stanza che precedeva il camerino e mi ritrovai una caterba di fan addosso a tutti e tre. Abbastanza normale. Cercai con lo sguardo Dominic e successe la cosa che mi avrebbe cambiato la vita. Una fan che voleva a tutti i costi una foto da ricordare con lui, lo baciò. In quel momento morii. Lui si staccò in fretta rimproverandola, però era troppo. Io non ce la facevo più a vederlo tra le braccia di tutte. E comunque, per il poco che era stato in contatto con quella stronza, mi sembrava aver gradito. Mi notò e si avvicinò per scusarsi. Sentii gli occhi e il setto nasale pizzicare, come quando si sta per cominciare a piangere. Disperata, scappai. Corsi nel parcheggio e presi la macchina, me ne sarei tornata in Italia, a casa. Avevo bisogno di stare un po’ da sola. Telefonai a Matt, che probabilmente non era più in compagnia di Dominic. Lui era l’unico che mi capiva veramente, in queste situazioni; conosceva Dom meglio di tutti. Cercò di consolarmi e mi disse che avrebbe detto lui a Dominic che ero a casa. Gli dissi di avvisarlo che non ero arrabbiata con lui, perché alla fine non lo ero. Era un problema mio e solo mio- presi una pausa

 

-Ero in macchina, in autostrada. Immaginavo che mi avrebbe seguita, ma non subito. Il telefono squillò
-Luna, c’è un problema- al telefono era Angela, la ragazza di Matt, nonché mia migliore amica, insieme a Mirta e Tom. Anche Chris era un mio ottimo amico, però non c’era un grande rapporto, visto che era quasi sempre con la famiglia. Angela aveva la voce sconvolta. Mi disse di fermarmi nell’autogrill più vicino: ce n’era giusto uno a poche centinaia di metri. Li aspettai. Arrivarono dopo mezz’ora scarsa. Matt scese dalla macchina e corse ad abbracciarmi, con le lacrime agli occhi. Matt non piangeva mai, non capivo cosa poteva essere successo. Angela mi guardò con terrore. Non capivo un cazzo
-Allora cos’è successo, mi sto spaventando!- li incitai –E poi dove sono Mirta e Tom?- Matt, che mi teneva ancora stretta, si staccò da me e mi guardò intensamente
-Siediti. È successa una cosa terribile. Io so come la prenderai e so anche che te ne farai una colpa, ma sappi che non è così. Si tratta di Dom- mi si bloccò il respiro. Non respiravo più. Lo sapevo, avevo un presagio
-Un incidente- riuscii a dire
-Sì- disse Angela sconvolta, almeno quanto Matt –Luna…Dominic…-
-No…no….non può essere- dissi andando in iperventilazione
-La colpa è mia, sono un idiota. Gli ho riferito il messaggio e lui è voluto correre a dirti che ti amava, non voleva che soffrissi. Io non gliel’ho impedito. Scusa. Lui….ti ha seguita, correndo come un matto….la macchina è sbandata…ha perso il controllo…non ce l’ha fatta. Appena ce l’hanno detto ti abbiamo chiamata…- mi spiegò Matt
Il mio respiro si calmò fino a cessare, e io svenni. Mi svegliai urlando, dopo pochi minuti. Matt era sconvolto, era disperato, terrorizzato. Dom era il suo migliore amico. Angela stava male quanto lui. Io li guardai speranzosa. Pregavo che mi dicessero che era uno scherzo cattivo, non mi sarei nemmeno arrabbiata…oppure che era un sogno. Le loro facce mi diedero la risposta. Senza dire nulla corsi alla mia macchina e la misi in moto. Tornai indietro lungo la strada, contro mano. Non mi interessava. Se fossi morta sarebbe stato meglio. Guardandomi indietro è meglio così, altrimenti sarei rimasta sulla coscienza a qualcuno. Non c’era praticamente nessuno in strada, i pochi mi tiravano dietro chissà quali maledizioni. Io ero già dannata. Vidi delle luci. Un’ambulanza, una macchina distrutta e un’altra macchina. Scesi e corsi verso le auto. Vidi Mirta e Tom disperati. Mirta piangeva sulla sua spalla e lui cercava di convincersi che stava sognando, tra le urla. Appena mi videro abbassarono lo sguardo girandosi verso una barella. Non avrei mai dovuto farlo. Non dovevo correre da lui. Mi gettai sulla barella. Io non potevo crederci. Non era vero. Era uno scherzo, organizzato molto bene. Matt era stato bravo a organizzare tutta quella roba. Sì, era uno scherzo…anche perché senza Dom la mia vita non aveva senso. Lo vidi. Non c’era più. Lui non c’era. C’era il suo corpo, bellissimo anche da morto. Riuscii a pensarlo: era morto. No, eravamo morti. Io ero morta con lui, quella sera. Lo abbracciai, lo chiamai, gli baciai la fronte. Niente, lui se n’era andato. Per sempre. Per colpa mia, solo mia. Non riuscii nemmeno a incolpare quella puttana che l’aveva baciato, perché sapevo che per Dominic non significava niente. Era solo colpa mia. Sapete cosa vuol dire perdere la tua ragione di vita dopo aver litigato….per colpa tua?! No, nessuno lo sa. Piansi per un mese. Un mese, finche non mi si seccarono le ghiandole lacrimali. Ci fu anche il funerale. Non ebbi il coraggio di parlare, non volevo neppure andare, veramente. Come poteva esistere un Dio così crudele da strapparmelo? O forse me lo meritavo. Mentre ero in chiesa mi vennero in mente le parole di una lo canzone “e se moriamo, noi moriamo insieme”. Mi girai verso Tom, che mi teneva la mano. Aspettai la fine del funerale e me ne andai. Matt mi seguì. Come diavolo aveva capito?! Era vero, era l’unico che poteva capirmi davvero in quella situazione: problemi di cuore (quanti ne aveva avuti, povero) più Dominic, il suo migliore amico.
-Non fare stronzate-
-Perché? “E se moriamo, moriamo insieme”- lo citai –Sei tu a dirlo, non io-
-Luna, no. Non è quello che vorrebbe-
-Ah no? Scommetto che mi vorrebbe avere con sé e che vorrebbe la mia felicità prima di tutto. Io così sarei felice, solo stando con lui.-
-No. Sai cosa vuol dire ucciderti. È una cazzata- mi abbracciò forte
Piansi contro la sua spalla per ore, seduti su una panchina lontana dal mondo. Fu l’ultima volta che piansi. Da lì in poi cessai di vivere. Mi rendevo conto di cosa voleva dire uccidermi. L’orgoglio era l’unica cosa che mi era rimasta. Voleva dire scappare da tutto, non avere la forza di affrontare le cose: è da vili! Mi faceva schifo. Prima di rendermene conto feci molti tentativi indiretti. Mi resi conto dopo che erano tentativi di suicidio, io neppure me ne accorgevo. Una volta passai la notte in macchina nei pressi delle discoteche da cui escono le persone sbronze. Forse speravo che qualcuno mi mettesse sotto. Mi ero anche fatta una passeggiata sul ciglio della strada, ma niente. Meglio così. Non volevo rimanere sulla coscienza di nessuno, volevo solo sparire da mondo. Mi odiavo, ero diventata una di quelle persone che non affrontano la vita, che si piangono addosso. Mi avevano sempre dato fastidio. Figuratevi come mi sentivo. La notte, all’inizio, non dormivo. Non ho dormito per un mese dopo la sua partenza. Mi piaceva pensare che fosse partito, per una spedizione su un altro pianeta. Lui non tornerà mai da me, però è vivo e sta bene, continuavo a pensare. In quel maledetto mese passai notti insonni a piangere, come di giorno. Accendevo la televisione e vedevo solo lui. Tributi a lui, misteri sulla sua morte. Ogni volta si staccava un pezzo di quello che era rimasto di me. Dopo di che tutto migliorò alla vista degli altri, che per me era la cosa importante. Io avevo ricominciato a dormire, anche se sognavo sempre e solo lui. Non il….Dominic, faticavo anche a pronunciare il suo nome, che conoscevo, che amavo…quello vivo. Io sognavo quello che avevo visto esanime su una barella, pieno di sangue. Quel ragazzo che aveva stampata in faccia la consapevolezza che avrebbe passato una vita felice con la ragazza che amava e che lo amava. La ragazza che sarebbe dovuta essere seduta accanto a lui, quel giorno. Inoltre arrivò una notizia. Mi chiamarono a casa, per dirmelo. Matt voleva fargli causa. Si trattava dei detective che avevano controllato che si trattasse di un semplice incidente. Era tutto come credevamo, tutto okay, per quanto poteva esserlo. Mi dissero una cosa che mi allontanò dal mondo, per sempre.
-Quel povero ragazzo stava mandando un sms a una ragazza, presumiamo si tratti delle sua fidanzata. Le stava scrivendo “Ti amo tesoro. Scusa, vengo da te a farmi perdonare”. Gli abbiamo trovato nelle tasche un ciondolo….crediamo lo volesse dare alla ragazza. Lei la conosce? Può esserci utile?-
Rimasi in silenzio. Era tutta colpa mia, era morto per non farmi star male cinque minuti. Quando i ragazzi lo vennero a sapere si arrabbiarono molto. Non capii il perché. Se l’avessero detto a loro mi avrebbero mentito? Non lo sapevo, probabilmente sì. In realtà non mi interessava e basta. Mi diedero la catenina, l’ho sempre portata al collo da allora. Sul ciondolo, a forma di cuore, c’erano incisi i nostri nomi.
Le cose sembrarono migliorare. Non sentivo più il dolore, sentivo solo il vuoto. Però sentivo, ed era una cosa che mi avvicinava all’essere viva. Non pensavo mai a lui, mi veniva in mente l’ultimo lui che avevo visto, però era sempre con me, dentro di me. Ogni mio pensiero gli era rivolto, pur non essendolo. Avevo trovato un modo per non sfogarmi distruggendo tutto ciò che avevo in mano senza neppure accorgermene, per evitare le crisi isteriche. Mi sono comprata una sacco da box, però l’ho rovinato tutto. È servito a salvaguardare piatti e bicchieri, ma soprattutto le mie mani, che ormai erano un insieme di tagli e taglietti. Non vedevo più nessuno, uscivo lo stretto indispensabile. Una volta mi piaceva parlare, stare con le persone; adesso ne sopportavo a stento la voce. A volte Angela e Mirta mi telefonavano, cercavano di convincermi a uscire, ad andare con loro. Non ce la facevo e poi mi dava fastidio che si separassero dai loro amori. Mi dava ai nervi, mi faceva impazzire. Hendrix era rimasto con me. Poverino, cos’ha dovuto subire: perdere Dominic e poi anche me. C’ero, lo portavo fuori, ci giocavo….però ero spenta. E lui se ne rendeva conto. Per questo quando Mirta e Angela uscivano ogni tanto portavano anche lui. Gli faceva bene stare con persone veramente vive. Un giorno ero sola in casa, nemmeno Hendrix c’era, era uscito con le ragazze. Suonarono il campanello, non volevo vedere nessuno. Risuonarono, stavolta più volte. Il ritmo ricordava quello di Hysteria. E chi poteva essere?!
-Ciao- lo salutai spenta -Come mai da queste parti?- era Matt
-Era Hysteria…-
-Lo so-
-Ho scelto Hysteria perché sei isterica- disse sedendosi sul divano –e questa cosa mi rende isterico. Non va bene. Per questo adesso ti aiuto a fare le valige-
-Valigie?- chiesi
-Valigie. Hendrix viene con noi. È già pronto tutto per lui, stiamo aspettando te. Partiamo stasera-
-No- mi limitai a rispondere
-Sì-
-No, per dove? Chi? Con chi? Ma soprattutto…perché? Se è ancora per il fatto che mi devo distrarre ne ho piene le palle, sto bene così-
-Non sparare stronzate, ti conosco benissimo, anche se ultimamente ci bidoni sempre-
-Così mi fai sentire in colpa-
-Devi. Vieni qui- mi sedetti accanto a lui che mi abbracciò –Da quant’è che non tocchi una persona? Non è normale- mi diede un bacio sulla fronte –Finirai per diventare una pazza, tipo la gattara dei Simpson. Ci scriverei una canzone… pazza, pazza Luna- sospirò
Sorrisi –Allora la speranza non è perduta del tutto! Forse riesco a salvarti. Comunque andiamo a fare un giro….in tour bus- mi si strinse lo stomaco. Sentivo il bisogno di….di vomitare. Vomitare tutto, tutti i ricordi che mi erano affiorati sentendo quella maledetta parola. Mi alzai e mi ributtai sul divano, con la testa fra le mani, cercando di scappare dal dolore per tornare al vuoto –Luna, farà male, lo so. Ma se soffri adesso non soffrirai più. Se stai qui chiusa come pensi di uscirne?- cercò di aiutarmi, guardandomi dritta negli occhi. Distolsi lo sguardo, ma mi prese il mento ristabilendo il contatto tra i nostri occhi
-No- dissi riabbassandoli –scusa, non ce la faccio. Sai, quando guardava il mare il grigio sembrava tingersi di blu- abbassò subito lo sguardo
-È già qualcosa che tu metta a fuoco i suoi occhi- mi si dipinse sul volto il panico, l’immagine era tornata, come ogni notte, ogni giorno, ogni secondo che passava, però mai così nitida. Affondai le unghie nel palmo della mano, tagliandomi
-Scusa- disse abbracciandomi –Anch’io sto male, per lui ma soprattutto per te. Anzi, per lui che è costretto a vederti così. Ti rendi conto che saresti più attiva se fossi morta? Decomponendoti…- rise malinconicamente. Voleva farmi tornare il buon umore, non volevo deluderlo ma era inutile
Cercai comunque di assecondarlo –Sì, e finirei a concimare un campo di banane…e poi tu mi mangeresti! Cannibale!-
-Mmm… in effetti…blah, chissà quante persone mi sono mangiato!- il clima si era alleggerito, meno male.
Preparammo le valigie…la valigia. Non me ne fregava più molto di quello che indossavo, nemmeno guardai quello che ci misi dentro. Matt disse che saremmo stati via una settimana. Sette giorni…due paia di jeans, una tuta, quattro magliette, un paio di scarpe e l’intimo. Gli altri furono felici di vedere che Matt era riuscito a portarmi, non dico con un sorriso, ma almeno senza la morte stampata in faccia. Non fu male, l’unico problema era la notte. Strillavo, loro non lo sapevano, non avevo voluto dirglielo. La prima volta Tom corse a vedere cosa mi fosse successo allarmato. Quando vide che era un sogno e che sudavo freddo mi svegliò spaventato. Disse che sembrava che mi stessero torturando, aveva paura che fosse entrato qualche mal intenzionato. Accorsero anche gli altri, Matt capì subito e disse agli altri di uscire. Uscì anche lui, guardandomi con un misto di preoccupazione, disapprovazione e comprensione. In realtà c’era un altro problema, ben più serio. Quando proprio non riuscivo a togliermelo dalla testa fumavo o bevevo. Più che altro fumavo, bere quasi mai. Non avevo mai toccato una sigaretta in vita mia, adesso ne dipendevo. Non da loro, dipendevo dal dimenticare. Usavo i mezzi dei pazzi. Fumavo sigarette, niente di strano, raramente bevevo, ma mai molto e…un mese prima, per la prima e ultima volta, mi ero incisa un braccio. Ero in un attimo di crisi assoluta, avevo visto un programma dedicato a lui e ho sfiorato la follia. Adesso le ferite non erano guarite, sembrava mi fossi tagliata le vene, in realtà non sarei mai arrivata a tanto. E per di più c’era di peggio. Una sera, molto tardi, vidi due ragazzi che si scambiavano qualcosa. Non avevo niente da perdere, mi avvicinai e mi resi conto di aver ragione. Era uno spaccio, coca. La vecchia io li avrebbe fatti ragionare o non si sarebbe impicciata. Quella sera mi avvicinai e ne presi un po’. La contemplai per diversi giorni, per poi rendermi conto che non era necessaria, era da folli. E io non lo ero, non volevo esserlo. L’avevo messa nella tasca di una felpa che usavo pochissimo e adesso quella felpa era con me. E ce l’avevo addosso. Mi chiesi mille volte com’era possibile, come potevo essermela portata? Uscii dal tour bus, passando davanti ai ragazzi che si erano seduti al tavolino.
-Prendo un po’ d’aria, l’incubo mi ha un po’ scossa- mentii
Appena fuori mi accesi una sigaretta e mi sedetti per terra. Eravamo in mezzo a un prato, chissà come ci eravamo finiti, la strada era abbastanza distante. Guardavo la luna, bellissima, non come la Luna che ero. Però anche lei era sola, su nello spazio, come me. Lei mi invidiava, le sarebbe piaciuto stare con la gente. Io sarei stata felice di star lassù avvolta nel buio. Tirai fuori dalla tasca il pacchettino. Mai e poi mai l’avrei aperto. Me ne sarei sbarazzata
-Ehi- cazzo. Rimisi in fretta la mano in tasca e spensi la sigarette. Era Mirta
-E-ehi- balbettai
Mi guardò storta –Cos’era quella roba? E da quando fumi?-
-Da un po’…- risposi
-Mmm- mormorò –Cos’avevi in mano? Era il pacchetto…-
Abbassai la testa –Non l’avrei mai fatto-
Lei non mi avrebbe mai frugato nelle tasche, ma quella volta lo fece, sentiva che doveva…e probabilmente ha fatto la cosa giusta- annuii accennando a un sorriso
-Tirò fuori il pacchettino
-No- sussurrò. Poi si girò verso di me con uno sguardo carico di dolore
-Mi ci sono ritrovata in mezzo, sapevo che non l’avrei mai usata-
-Per un momento l’hai pensato…anche solo per un momento?- mi chiese con tono isterico
-Sì- confessai –L’ho contemplata qualche giorno, poi l’ho messa nella tasca di questa felpa che non uso mai e l’ho dimenticata-
-Sei un’idiota, ti stai buttando nel cesso- disse quasi in lacrime –Io sto male per te, tutti noi stiamo male per te, te ne rendi conto?! Sei….egoista!-
-No, non voglio che soffriate per me. Non sto poi così male, se so che soffrite invece sì-
-Stai male invece- disse buttando per terra il pacchettino
-Ma sei fuori?! E se qualcuno lo trova e risale alle impronte digitali o che so io?- allungai il braccio per raccoglierlo, errore. Lo afferrò e tirò su tutta la manica.
Mi morsi il labbro abbassando la testa. Le ferite erano quasi cicatrizzate ma nitidissime, anche nel buio. Non feci in tempo a dire nulla che Mirta mi guardò, ora schifata e mi tirò un pugno in faccia. Sentii un dolore acuto al labbro e sapore di sangue, che iniziava a colarmi lungo il mento
-Come hai potuto? Idiota! Sei una cogliona! Cosa credi penserebbe Dominic di te se fosse qui?! Cosa credi stia pensando adesso vedendoti da lassù!?- urlò –Non ti conosco più!- scoppiò a piangere
-Ehi! Che è successo?! Luna tutto bene? ….Mirta! Cosa hai fatto????- chiese Tom sconvolto venendomi ad abbracciare
-No- il mono sillaba che ormai usavo più spesso. Mi staccai da lui –No Tom, ha ragione. Scusate, non vi dovete preoccupare per me. Scusa Mirta- era per terra disperata, Matt e Angela la aiutarono ad alzarsi
-Ma cos’è successo- chiese Angela guardando il mio labbro –Ti servono dei punti…Mirta non si arrabbia MAI… cos’è successo?-
-No, non servono i punti. Scusate, non dovete badare a me. Riesco a gestire la situazione, sto meglio-
-E tu quello lo chiami meglio?!- mi urlò Mirta tra le lacrime
-Che cazzo è successo! Potete spiegarlo anche a noi?!- tuonò Matt
-Ho bisogno di stare sola, scusate. Se ne avrà voglia ve lo racconterà Mirta. Sappiate che io….io…farvi star male è l’ultima cosa che vorrei- dissi scappando nel prato, lontana da loro. Sarò anche stata egoista, ma non potevo vederli star male. Il mio cuore non poteva permetterselo, sarebbe stato troppo. Stavo male al pensiero che stessero male per me, mi lacerava. Dovevano godersi la vita e il loro amore, dovevano farlo, me lo dovevano! Era una cosa che dovevano a me, che non avevo potuto godermelo. Rimasi nel prato a guardare il cielo stellato. Chissà, magari lui mi stava davvero guardando. Mirta aveva ragione, cosa avrebbe pensato di me? Rimasi lì a lungo, fino alle prime luci dell’alba. Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla, era il mio angelo. Senza di lui me ne sarei andata veramente. Consideravo tutti miei migliori amici, lo erano. Matt però era…un fratello, più che altro. Dicono che i gemelli hanno un legame fortissimo, quasi fossero la stessa persona in due corpi diversi. Noi eravamo questo
-Hei-
-Hei…io..-
-No, tranquilla. Vieni qui- si sedette accanto a me e mi abbracciò forte –Luna non fare più stronzate, ti prego- mi…implorò. Mi implorò…piangendo.
Matt?! No…no! Lui non…aveva pianto dopo che lui era andato via….ma mai, nessun altra volta! Gli avevo fatto così male…ero un mostro, ero egoista, Mirta aveva ragione. Lo strinsi forte –Matt, no, ti prego. Io…no, no, no! Non dovete star male per me…mi sto rendendo conto di essere stata egoista, non voglio che stiate male. Se ci state male allora diventate voi gli egoisti. Assaporate ogni secondo insieme, cazzo. Non voglio che abbiate mai rimpianti, per favore- lo implorai –Non perdere tempo, vai da Angela, dille che la ami, diglielo sempre. Fallo per me. Ormai non posso farci più niente, ma non voglio che qualcuno faccia lo stesso errore e viva così- volevo piangere anch’io, mi dovevo sfogare. Non ci riuscivo, non ero più capace. Meglio, altrimenti avrei passato così tutto il tempo
Mi strinse più forte –Lui ti amava. Ti ama anche adesso, io lo so. E ti amerà sempre, qualsiasi siano le tue scelte. Però non vorrebbe mai vederti soffrire, lui non vuole. Si sta tormentando, morirebbe pur di non vederti soffrire, l’ha già fatto e lo rifarebbe all’infinito. Adesso sta male, terribilmente. Non fartene una colpa, è così. Ricomincia a vivere, parlo con la sua voce. Luna, fallo. E sappi che così sarà anche lui in pace-
-Hai ragione, devo provarci per lui. Ma…cosa ne sai? Non esiste un cazzo di niente. Lui è dentro di me perché io lo voglio sentire. In realtà non esiste un cazzo, un cazzo. È una perdita di tempo, la morte deve arrivare per tutti, io non ho paura di lei. Io ho il terrore del distacco. Non può esistere nessuno se adesso mi hanno tolto l’ossigeno. Me l’hanno tolto lasciandomi in un posto dove è vitale averlo, lo sai questo?-
-Sì. Ma da quando non c’è più sono convinto che sia con noi. Perché Dominic- il mio cuore sussultò –lui è sempre con te, lo sento anch’io. Ma a volte è dentro di me, mi dice che può contare su di me, mi implora di proteggerti. Lui era il mio migliore amico, ed è qui anche adesso. Vuole che io ti aiuti e che tu ricominci a vivere, e lo voglio anch’io-
-Matt- non piansi ma versai qualche lacrima contro il suo petto. Non credevo fosse più possibile –Matt, mi manca. Tantissimo. Solo con te riesco a parlarne e parlarne mi fa bene. Scusa se ti tormento, ma non vivo più. Non mi sento viva, non mi sento proprio. Non sento me né nient’ altro. Quella sera, quella maledetta sera, sono morta anch’io. Ed ora sono dannata- dissi con amarezza -Per colpa mia tutti soffrono, ho cercato di farmi ammazzare e se ci fossi riuscita avrei rovinato un sacco di persone. Non capisci? Se anche esistesse qualcosa io e lui non staremo mai insieme, mai. Lui era un angelo, io non lo sono. Sono un mostro, io l’ho ucciso. Per un attimo di gelosia, l’ho ucciso. Sono anche masochista, mi sono privata della mia vita…e non solo, no. Sono egoista, faccio schifo. E invece di fare come la vecchia io, invece di alzarmi e combattere, sto qui a piangermi addosso. Per questo mi odio. Si può non andare d’accordo con qualcuno, anche se ti è vicino. Ma non è possibile non andar d’accordo con se stessi. Mi odio-
Strabuzzò gli occhi rossi dal pianto. Era una visione orribile, seconda a quella sera. Matt era una roccia, sia fuori che dentro, anche se dentro era dolce. Non potevo vederlo così. Non me l’ero mai neppure immaginata piangere così prima di quel giorno, di quella notte, credevo fosse impossibile. Nemmeno io piangevo, insomma, non avevamo motivi per star male, grazie al cielo –Luna, non puoi odiarti. Non sei egoista, sei umana. E soffri. Sei fin troppo brava a tenerti tutto per te. Sappi che noi ti vogliamo bene, ti adoriamo. Tu sei mia sorella, di più-
-Matt, voi non dovete star male per me, te l’ho detto. Siete i miei migliori amici, dei fratelli. Io mi sono rovinata con le mie mani…e ho coinvolto la persona che amavo, per la quale avrei dato la vita, anche se alla fine lui l’ha data per me. Non voglio che facciate lo stesso errore, fatelo per me. È inutile che perdiate tempo, solo ora mi rendo conto di quanto è prezioso ogni secondo. Anche tu per me sei qualcosa in più, lo sai. Da sempre, sei l’unico con cui riesco a parlare di tutto. È come se le nostre menti comunicassero, riesci a farmi sentire viva anche se adesso sono una non-viva. Ti voglio bene, come ne voglio agli altri, che mi hanno aiutata in ogni maniera possibile e che prima di tutto ciò erano i miei compagni d’avventura-
Mi strinse forte –Anch’io, lo sai. Siamo ancora i tuoi compagni di avventura. Torniamo dentro, non hai dormito stanotte. Mirta è dispiaciuta-
-Non deve esserlo, ha fatto bene. Mi ha fatto capire che mi devo riprendere, insomma, guarda cosa l’ho indotta a fare!- dissi indicandomi il labbro, che ancora mi pulsava
Mi tocco il taglio –Cavolo…mi sa che i punti ti servono…comunque sì, l’hai fatta grossa. Se proprio lei, che non sia arrabbia mai, è arrivata a fare questo…-
-Già….comunque non ho bisogno dei punti, mi devo solo sciacquare la faccia…sembra che ho accoltellato qualcuno-
Rientrammo. Non osai incrociare gli occhi di nessuno, mi limitai a sussurrare che gli avrei spiegato tutto il mattino seguente, anche se ormai era mattina, e mi scusai per averli svegliati. Matt mi accompagnò in bagno a controllare il taglio. In effetti era grandino, ma non da punti. E poi le ferite sulla pelle mi si rimarginavano in fretta, non come quelle sul cuore.
Non dormii, prevedibile. Pensai. Come mi ero ridotta così? Accidenti, affrontavo sempre le cose, i momenti difficili, non davo a vedere quanto stavo male, chiudevo in un cassetto in fondo al cuore tutto il dolore e buttavo via la chiave. Ogni tanto era così pieno che si apriva, ma non fuori usciva mai molto di quello che c’era dentro. Man mano che le cose uscivano io superavo, in pillole. Adesso c’era troppa roba dentro, l’unico modo era eliminare l’intero cassetto, senza aprirlo. Ma come facevo? Significava dimenticare e io non volevo. Non volevo neppure ricordare…cosa diavolo volevo? Stare con lui, ecco la risposta. Il che era come dire che non volevo nulla. Decisi che avevo pensato fin troppo e che era ora di affrontare le cose, a cominciare da quello che era successo qualche ora prima.
-Hei- sussurrai sbucando nella “cucina” del tour bus
-Hei- rispose Mirta alzando la testa. Era rimasto tutto come prima, lei seduta al tavolo, con la testa tra le mani, Tom accanto a lei. Angela era sul divanetto e Matt…no, non c’era! Se lui non c’era io non potevo parlare…no, no…stavo per andare in panico quando sbucò dal suo separé –Heilà, va meglio?- chiese
-Sì- dissi sollevata dalla sua presenza. Mi sentivo estranea, come se fossi in mezzo a sconosciuti. Se lui c’era, mi ricordavo chi ero, dov’ero e con chi ero. Diamine, erano i miei migliori amici! Matt per me era… non so, era il migliore amico di Dom, come un fratello per lui, quindi in lui vedevo qualcosa di Dominic. In fondo ai suoi occhi vedevo i momenti che avevano passato insieme, vedevo il bene che gli voleva. Lui mi teneva legata alla realtà, senza non ce l’avrei fatta- feci una pausa rendendomi conto di averlo già detto mille volte, con i lucciconi agli occhi per l’ammirazione che provavo per lui
-Mi spiace per il destro- si scusò Mirta   realmente dispiaciuta
-Nah, era un bel destro!- esclamai con un sorriso
Rimasero tutti interdetti. Di nuovo silenzio
-Vedete che i denti li ha ancora?! Lo dicevo io! Forse è presto per dirlo ma….semi rieccoti?- chiese speranzosa Angela
-Credo. Se Mirta è arrivata a tanto vuol dire che ho proprio degenerato- dissi indicandomi il braccio –Comunque questo è successo in un momento…- presi un respiro profondo, cercando di non rievocarlo
-Tranquilla, non giustificare. Noi non possiamo immaginare quanto sia dura, io per prima non ce la farei. Scusa per il pugno, volevo farti capire che sbagliavi…ma non volevo arrivare a tanto. Scusa- disse quasi riscoppiando a piangere. La abbraciai, dopo non so quanto tempo
-Io ti devo delle scuse, non tu a me. Ne devo a tutti quanti. Cercherò di riprendermi, l’orgoglio mi è rimasto e so che posso farcela!-
Tom, col quale ormai parlavo a stento siccome l’avevo evidentemente messo in difficoltà col mio comportamento, si alzò e mi venne incontro guardandomi intensamente. Ricambiai lo sguardo e…stupendomi di me e della mia reazione lo abbracciai.
-Sei tornata? Ti prego, dimmi di sì-
-Sì…non del tutto, sono sulla strada e c’è un po’ di traffico, c’è nebbia, tutto rallenta-
-Però hai ricominciato con la tua ironia e le tue assurde metafore…mi sei mancata!-
Sciolsi l’abbraccio e mi sedetti con loro. Era maledettamente difficile cercare di essere la vecchia me stessa, però era piacevole. Glielo dovevo, come minimo. Pranzammo insieme e guardammo un po’ di televisione. Parlai con Angela del più e del meno: delle nuove trasmissioni che davano in televisione (mi ero persa tutte le news), di quelle vecchie, dei cartoni animati che vedevamo da piccole e imitavamo a scuola, del fatto che per lei avevo bisogno di un po’ di shopping,… e la giornata trascorse. Più veloce del solito, anche se non partecipai molto ai discorsi. Nessuno nominò musica, batterie varie e nessuno accennò a come ci eravamo conosciuti. Assolutamente niente, sembrava che gli ultimi sette anni della mia vita non fossero mai esistiti. Invece lo erano, eccome. Di sera uscii e tornai lontano dal tour bus, come la sera prima, a guardare le stelle. Si era ribaltato tutto: avevamo fatto pace, tra virgolette, mi ero convinta che potevo migliorare e loro erano convinti che avevo già iniziato…adesso dovevo pensare a cosa fare. In realtà avevo deciso: mi sarei dimostrata in grado di autogestirmi e avrei cambiato casa e paese, così da non fargli capire come stavo e come non stavo. Dovevano viversi la loro vita, questo è quanto.
-Ciao, ancora a guardare tua sorella?-
Matt mi fece spaventare –Vuoi farmi morire d’infarto?-
-Io no…tu avresti vol…- si fermò rendendosi conto di quello che stava per dire
-È ancora così per ora- sospirai –Scusa…mia sorella?-
-La Luna…era per cominciare il discorso…come va? Ti disturbo se ti faccio compagnia?- chiese
-No, affatto! Tu non disturbi mai, ma preferirei sinceramente se passassi meno tempo con me e più tempo con Angela-
-Pensi che Angela sia gelosa? Ma ti sei rincoglionita?! È lei la prima a dirmi di venire a parlare con te, anche se vengo di testa mia!-
-Non intendevo questo…però dovete stare insieme, quindi vattene. E dillo anche a Mirta e Tom. Anzi…-
-Io non me ne vado!-
-Vattene- ripetei
-No, cosa fai?-
-Cerco il cellulare. Mi devo scrivere di prenotare quattro biglietti, in due luoghi diversi, così vi fate una bella vacanza tranquilla tu con Angela e Tom con Mirta-
-Sicuramente ti lasciamo qui, ma che eresie dici? E poi mica ce la devi prendere tu la vacanza!-
-Invece sì, però quando torniamo-
-Sei tornata determinata e testarda…una testa di cazzo come prima! Stai tornando veramente?- chiese anche lui speranzoso
Ero un’attrice formidabile, dovevo ammetterlo. Però recitando…quasi miglioravo davvero, mi aiutava a ignorare i miei pensieri –Spero- mi limitai a rispondere
-Non è vero, reciti. E ammetto che la cosa ti riesce- disse abbassando la testa
Lo strinsi forte –No- sussurrai –Non so come diavolo riesco a dirtelo, a parlarne con te…ma devo parlartene. Scusa..scusa…- dissi appoggiando la guancia sulla sua fronte
-Scusa? Di cosa? Io voglio che tu me ne parli…-
-Sì, ma significa caricarti di questo casino…non voglio che tu ci pensi…consideralo un modo per farmi scaricare, a me basta la tua presenza. Puoi anche non ascoltarmi, anzi, in realtà sarebbe meglio-
-Sputa il rospo. ORA-
-Mirta mi ha fatto capire che non è giusto. Migliorerò di certo, un po’ sono migliorata già adesso. Recitando…sposto l’attenzione su quello che sto facendo e ignoro i pensieri…funziona. Andando avanti non sarà più una recita ma la realtà e io starò bene. Quando torneremo a casa inizierò a dare un’occhiata in giro e partirò, lontana da casa e dai ricordi-
-Perché vuoi partire?- mi chiese allarmato –Non puoi lasciarci!-
-È giusto che io me ne vada. Ci sentiremo e ci vedremo anche, ma almeno io starò meglio e voi anche…e soprattutto potrete vivere la vostra vita e il vostro amore-
-No, non esiste…-
-Okay, sei come un fratello…ma non sei mio fratello. E anche se lo fossi non ti permetterei mai di decidere per me. So che non è questo che stai facendo, però meglio chiarire subito le cose-
-Scusa…però non puoi lasciarmi-
-Lasciarti? Io non ti lascio, ci sentiremo. E poi mica ti lascio in pasto agli avvoltoi! Sei con Angela, Tom e Mirta…-
-Ma non è la stessa cosa se tu non ci sei- disse sollevandosi e guardandomi
-Infatti sono stata molto presente ultimamente!- gli ricordai
-Ma cosa centra…non puoi lasciarmi. Ti sembrerò egoista…ma io ho bisogno di te e so che tu hai bisogno di me- confessò sdraiandosi sulle mie gambe e guardando l’altra luna
Rimasi un attimo imbambolata -…Matt…- lo chiamai –Matt guardami- si girò –Negli occhi, non dietro di me-
-Sì?- chiese facendo finta di niente
-Non fare il finto tonto…hai bisogno di me? Io ho sputato il rospo, ti ho detto tutto, mi conosci meglio di quanto mi conosca io…PARLA!-
-Io…Luna, per me è stato difficile quanto per te. Perdere il mio migliore amico, la persona che conoscevo da sempre, alla quale volevo più bene che a me stesso. Non ricordo nessun momento del mio passato in cui lui non c’era. Dopo di lui perdere anche la ragazza che lo amava, e che di conseguenza amavo anch’io. Tu eri come una sorella, lui era come un fratello…siete di più, anzi. Tu però non te ne sei andata del tutto, peggio. Sei qui e ogni secondo che passa ti vedo spegnerti e morire nel peggiore dei modi, senza potertene andare per davvero. E sapere che lui vorrebbe la tua felicità, sapere che vorrebbe che io ti facessi capire, che ti facessi ragionare…mi tormenta. Lo sto deludendo, non riesco a fartene uscire. Ormai dipendo dallo scopo di farti star meglio. Se tu te ne vai, come faccio?-
Mi gettai tra le sue braccia, poi gli tirai un pugno sulla spalla alzandomi e mi allontanai
-Dove vai?- mi chiese stralunato
-Qui- dissi sedendomi a pochi metri da lui
-Perché ti sei allontanata?-
-Perché sei un idiota- risposi  tirando fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca
Si alzò –Non rompere le palle, ho voglia di fumarmene una…-
-No, tranquilla- disse prendendomela dalla mano e facendo un tiro
-Tieni- disse ridandomela
-Non va bene, Matt. Non capisci? Se sto male io è un conto…se stai male tu è tutta un’altra cosa. Ho cambiato piani. Ti dimostrerò di essere guarita davvero, quando lo sarò, così avremo entrambi il cuore in pace. Tu e Chris avete ancora talento, vi troverò un nuovo batterista…-
-Ma che cazzo dici? I Muse non esistono senza Dom!- si accigliò
-Ecco, ho una richiesta a tal proposito…cambiate. Vita nuova, stile vecchio…ma non sarete più i Muse. Sarete una nuova band, Dom ne sarebbe felice-
-Neanche per sogno, nemmeno Chris sarebbe d’accordo…vai avanti con quello che hai deciso, possibilmente cercando di omettere le stronzate-
Sbuffai -Poi, come ti avevo detto, me ne andrò. Tu avrai portato a termine la tua missione, io starò bene e sarò felice...e ricomincerò ad ascoltare la tua musica, sai quanto la amo-
-Perché vuoi proprio andartene?-
-Qui troppe cose me lo ricordano…e poi c’è un altro motivo, ma di questo parleremo un’altra volta-
-Siamo qui adesso, dimmi-
-Angela-
-Angela?- chiese confuso
-Non capisci? Matt, dai troppo per scontate le cose. Lei mi vuole molto bene, ci conosciamo da sempre, siamo migliori amiche da sempre. Però ti ama e io la sto privando del suo amore. Passi troppo tempo con me. So che la ami, anche lei lo sa. Probabilmente lei neppure ci pensa, ma io, che sono una mente contorta, ci penso eccome! E se fossi al suo posto sarei un pizzico gelosa, avrei perfino paura di non godermi la mia vita, inizierei a pensare che lei cerchi di migliorare la sua succhiando via la mia. Però non ne farei mai parola, per non deludere il mio amore e perché penserei che la mia migliore amica ne ha bisogno e che sarei egoista a privarla di ciò. Inizierei a maturare, aggiungendo cose su cose a quel pizzico di gelosia, che diventerebbe gelosia vera e propria….e sai dove porta? Alla distruzione, all’auto distruzione-
Stavolta non mi contraddisse –Io…sono certo che lei neppure ci pensa, però…non stiamo molto insieme in questo periodo…- disse con la fronte corrucciata
-Senti- sussurrai –Qui c’è un bel prato. Perché non la porti a fare una passeggiata?- gli feci l’occhiolino
-Ti voglio bene, grazie- disse baciandomi la fronte e tornando al tour bus
Funzionava. In quel momento stavo bene anche se Matt non era presente. Mi accesi un’altra sigaretta. Potevo smettere di isolarmi dal mondo e isolare solo quella parte del mio cervello e tutto il cuore in cui c’era lui e solo lui. Dovevo ricominciare, mi sarebbe piaciuto aiutare le persone, fare in modo da evitare che si riducessero come me. Mi rendevo conto che c’erano disgrazie peggiori- guardai quella donna che tanto stimavo, così forte in un momento così terribile. Il tempo stringeva, mi morsi il labbro girandomi verso la porta. Era la cosa giusta, lo sapevo. Solo, perché Matt e gli altri non arrivavano?  

   
 
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