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Autore: Vesa290    18/03/2011    3 recensioni
Un Uccellino è stato tradito dalle persone di cui si fidava...
L'Ordine è corrotto, i Templari sempre più potenti...
Tre Aquile del passato scenderanno dal cielo per aiutare l'Uccellino a librarsi in volo con loro...
Ma non sarà facile... Dovrà soffrire e combattere per poter divenire un giorno un'aquila lui stesso...!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Desmond aprì lentamente gli occhi.
Si sentiva la mente avvolta dalla nebbia. Non riusciva a mettere a fuoco ciò che lo circondava, chi lo circondava, avvertiva un vago vociare attorno a sè, ma nulla di più. Chiuse gli occhi, sperando che riaprendoli sarebbe riuscito a capire qualcosa, a cogliere qualche dettaglio di ciò che stava accadendo, ma non appena le palpebre si toccarono piombò nuovamente nel buio più assoluto.

Voci di suoni, voci di parole, cripte mistiche e camere segrete...Oggetti sacri, potenti... Destini e vie da aprire... I cinque sensi... La conoscenza... Divinità e sapienza...

Desmond non capiva cosa stava vedendo, cosa il suo sogno gli mostrava. Era davvero solo un sogno? O era qualcosa di più? Si lamentò in preda al tormento, cercò di svegliarsi, ma non ci riuscì. Il sogno si fece più nitido, più lineare... Forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto indistinto...

Si trovava in una grande camera poligonale, al centro un enorme piedistallo collegato al resto della stanza da una pedana... Lui era lì, con gli altri suoi compagni... Assassini... Questo erano... E forse non per molto.
Una voce continuava a risuonargli nella testa, una voce inudibile agli altri... Che fosse impazzito come il soggetto 16?
Poi qualcosa iniziò a risuonare nella sua testa, una melodia suadente come il canto di una sirena... La Mela lo stava chiamando... La toccò... Sapeva bene che non avrebbe dovuto, che sarebbe stato meglio lasciar fare agli altri; in fondo, lui er il nuovo arrivato, quello che meno contava nel gruppo... O almeno questo era ciò che pensava adesso.
Il suo corpo si paralizzò, smise di ubbidire ai suoi comandi e iniziò a muoversi secondo la volontà di qualcun'altro... Di chi?
Di lei...!
Giunone lo stava manovrando come un burattino! Lo costrinse a estrarre la lama celata, a farla sgusciare fuori dal suo fodero con un sibilo simile a quello di serpente pronto ad attaccare la sua preda. Se fino a quel momento l'aveva vista solo come un'arma di difesa, in quel frangente si rese conto quanto letale e omicida potesse essere!
Più cercava di opporsi ai movimenti del suo corpo, più la testa gli doleva e i muscoli bruciavano... Presto avrebbe esaurito tutto le energie, presto sarebbe crollato a terra incapace di far del male a qualcuno...
Pregò... Scongiurò di lasciarlo andare... di non fargliela uccidere... Lei era troppo preziosa per lui... Lo aveva salvato, supportato, aiutato in così tanti modi da renderla cara al suo cuore... Non poteva lasciare che accadesse...!
La guardò negli occhi... Lei immobile. Semplice umana soggiogata sia nel corpo che nella mente dal potere della Mela. E lui lì, cosciente, ma incapace di fermare se stesso.
Poi la Mela pulsò di nuovo nel suo palmo, inondando la stanza con un lampo di luce dorata... L'ultimo...
Poi il braccio scattò e la lama trapassò inesorabile lo stomaco di lei...Il suo sangue, macchiò la maglia, i suoi occhi blu lo fissarono, ancora intrappolato nell'immobilità del tempo, troppo tardi si sarebbero resi conto di quel tradimento...troppo presto la morte l'avrebbe accolta tra le sue braccia...
Gli bruciavano gli occhi...avrebbe voluto piangere di dolore... Cercò di chiamarla, sperando che non fosse davvero al fine, che quel sangue fosse solo un'illusione della Mela... Aprì la bocca, ma dalla sua gola uscì solo un sussurrò indistinto... Strinse gli occhi, raccolse le energie e li riaprì, spalancandoli, urlando a pieni polmoni

-LUCY!!!-
Desmond scattò in avanti in preda al panico, ma qualcosa al braccio sinistro lo bloccò a metà dell'azione, procurandogli una fitta di dolore al polso e facendolo ripiombare sul letto.
Letto?
Il ragazzo cercò di mettere a fuoco il posto in cui si trovava: una stanza anonima, grigia e bianca, con un forte odore di disinfettante.
Si trovava su di un grande letto matrimoniale, steso su di un fianco, la testa poggiata sul braccio che gli aveva impedito di alzarsi. Guardò confuso verso il polso, notando che era stato adornato da una anello metallico, collegato tramite una breve catenella ad un altro chiuso attorno ad una sbarra del poggiatesta: Manette. Era stato legato al letto con delle manette che, a suo dire, era dolorose e troppo corte!
Era sudato e assetato, ma non aveva fame...Non certo dopo aver fatto un sogno del genere...
Si stese supino e posò il braccio libero sugli occhi, per impedire alle luci a neon della stanza, di infastidirlo...
Non era stato un sogno...In fondo, come poteva la sua mente anche solo pensare di sognare qualcosa quando il ricordò di ciò che aveva fatto era ancora così vivido?
Un sospiro tremolante uscì dalle sue labbra, stava forse per mettersi a piangere?
Era un assassino...E non uno dell'Ordine...No, perchè lui aveva ucciso un compagno, o comunque aveva lasciato che Giunone la uccidesse per mezzo del suo corpo.
Poteva dunque, lui che ra colpevole, piangere come una povera vittima?
No.
Contrasse le mascelle e cercò di trattenersi di pensare ad altro: dove si trovava? Perchè quel posto gli era tanto familiare?
Con dei precisi e attenti movimenti riuscì a mettersi seduto a bordo letto; sicuramente durante il sonno aveva strattonato parecchio il braccio, per questo ora gli doleva così tanto.
Osservò la stanza, ma c'era ben poco, un armadio bianco davanti al letto e una scrivania in vetro di fianco, e due porte: una portava al bagno, l'altra...
-Alla sala dell'Animus...!- si disse quasi senza fiato.
Era tornato all'Abstergo! Ma come? Quando? Perchè?
Mille domande gli affollarono la mente, scosse la testa cercando di ricordare, di cogliere anche solo un dettaglio che potesse aiutarlo: aveva sentito due persone parlare dell'animus, che bisognava rimetterlo dentro quella macchina infernale. Ma alla fine non era successo, no? O forse non ricordava?
Il panico e un moto di rabbia e frustrazione lo fecero scattare in piedi, ma fu una pessima idea!
-Ah!- Un lamentò proruppe dalla sua bocca, non appena l'anello delle menette fece sentire nuovamente la sua pressione sul polso di Desmond, che si dovette piegare in avanti per non tirare ulteriormente.
Per un secondo pensò che si stava sbagliando, che forse stava sognando...Nonostante il dolore non lo avesse risvegliato da quell'incubo! Guardò la parete dietro il letto, non v'era altro modo per trovare conferme alle sue perplessità: attivò l'occhio dell'aquila e scrutò i simboli rossi dipinti a sangue sul grigio muro.
-No...- Era davvero all'Abstergo, nella stessa camera in cui tanto malvolentieri aveva soggiornato solo tre settimane fa.
Senza rendersene conto, il respiro iniziò ad accellerare e a strattonare come un matto ignorando i segnali nervosi che gli intimavano di smettere di autolesionarsi. Solo quando si accorse che la pelle sotto le manette iniziava a lacerarsi e a sanguinare, si fermò, piombando in ginocchio accanto al letto ancora più sudato di prima.
Fece dei respiri profondi, prima di tornare a sedersi sul letto. Avrebbe volentieri usato la manica della felpa per togliersi un po' di sudore dalla fronte, ma dovette presto constatare che gli era stata tolta così come la lama celata.
Non appena si accasciò sul fianco, con le gambe ancora a penzoloni fuori del letto, sentì la porta scorrevole aprirsi.
-Vedo che è tornato tra noi Signor Miles...!-
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille: Vidic.
Questa volta Desmond non gliela avrebbe fatta passare liscia. Questa volta non sarebbe stato al suo gioco. Scattò seduto, attento a non autoledersi il polso per l'ennesima volta, e si voltò verso l'uomo in camice bianco pronto ad affrontarlo a male parole. Ma ciò che vide lo lasciò allibito e pietrificato.
Apparte lo sconosciuto biondo accanto al vecchio templare, Desmond riconobbe le altre due persone nella stanza: una ragazza mora e slanciata e un ragazzo dai capelli castano-rossicci con occhiali. Shaun e Rebecca.
Desmond si ritrovò spiazzato da quest'ulteriore grattacapo, come se la situazione non gli fosse già sfuggita abbastanza dalle mani! Perchè erano lì? Perchè loro erano liberi e sereni, e lui legato in quel posto di merda a porsi mille domande senza risposta, a soffrire per quelle cazzo di manette e a cercare di mantenere il contatto col mondo mentre un sempre maggiore mal di testa gli dilaniava il cervello...?

°°° NOTA D'Autore: Gli eventi da me narrati riprendono dalla fine di di Assassin0s Creed Brotherhood...!

  
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