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Autore: Shari Deschain    19/03/2011    4 recensioni
C’era una volta lei, lui, ed il fratello di lui. La storia più vecchia del mondo. E nonostante le accuse di Stefan, Damon non avrebbe mai voluto riviverla di nuovo. Anzi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Pairing: Damon/Elena/Stefan
Rating: PG
Warning: Angst a palate, accenni di threesome, qualche parolaccia sparsa
Wordcount: 2511 (FDP)
N/A: Scritta per il mio bellissimo team orgiastico angelico del COW-T @  maridichallenge   e più precisamente per la missione #1, prompt “tre personaggi”.
− Titolo made in The Killers <3 Tra l'altro è una canzone così perfetta per questi tre che boh.




A Dustland Fairytale



«A Dustland Fairytale beginning
Just another white trash county kiss
In '61, long brown hair and foolish eyes...»



C’era una volta lei, lui, ed il fratello di lui. La storia più vecchia del mondo. E nonostante le accuse di Stefan, Damon non avrebbe mai voluto riviverla di nuovo. Anzi.
Per un po’ la sensazione di déjà vu è così forte da causargli crampi allo stomaco. Certo, ci sono delle differenze: ai tempi di Katherine, suo fratello ancora non lo odiava a prescindere, c’era meno tristezza e più fiducia nel suo sguardo, e Katherine stessa, la trama della loro storia, era totalmente differente e dirigeva quel gioco in un modo che Elena non potrebbe mai nemmeno pensare di imitare.
Eppure la sensazione di essere tornato indietro a centocinquanta anni prima gli striscia viscidamente addosso, stuzzicando una cosa che credeva di aver perso da tempo: la coscienza.
Perché Damon vuole davvero fare la cosa giusta ─ o almeno ci prova, che è già un bello sforzo, non credete ─, ma in fondo sa di non esserne capace, e sa che è solo questione di tempo prima che tutto crolli come un castello di carte. Di nuovo.
Ma poi c’è il colpo di scena, quello che evita a tutti loro di cadere nel baratro di una tragedia già avvenuta. Quello che mette in chiaro, definitivamente, che Elena non è Katherine.

Li fa sedere sul divano, fianco a fianco, mentre lei si accomoda sulla poltrona di fronte a loro.
«Non sceglierò», dice, dopo aver preso un profondo respiro. «Né ora, né mai. Non importa quante volte me lo chiederete. Non sceglierò uno di voi. E se questo non vi sta bene, potete andarvene»
Seria, determinata, sincera.
Più che la sua non presa di posizione ─ un po' vigliacca, secondo lui ─, ciò che colpisce Damon è l’implicazione che sta dietro alle sue parole.
Se vuoi stare con me, devi condividermi con Stefan. Se Stefan vuole stare con me, deve condividermi con te. Se non siete disposti a questo, io non sarò di nessuno di voi.
In realtà anche questa volta c’è una scelta da fare. Solo che tocca a lui e a suo fratello farla.

Lui è quello che cede per primo, sorprendendo più sé stesso che gli altri due, anche se né Elena, né ─ soprattutto ─ Stefan, ammetterebbero mai di aver previsto con largo anticipo quel suo cedimento.
In realtà è meno difficile di quanto lo stesso Damon avrebbe mai creduto: in fondo si tratta di stare al fianco delle sole due persone che ama, o di perderle entrambe.
Poche cose al mondo sono importanti per lui: l'alcool, il sesso, suo fratello ed Elena. Non necessariamente in quest'ordine, e non necessariamente presi in modo individuale.
«Per me va bene», è quindi la sua risposta, ed Elena gli sorride, riconoscente.
Dopo un attimo di silenzio, Stefan invece si alza e se ne va, sbattendosi la porta di casa alle spalle. L'unica cosa a cui Damon riesce a pensare è che si prospetta davvero una brutta nottata per gli animali del bosco.
Intanto il sorriso di Elena rimane intatto, ma i suoi occhi si riempiono di lacrime.
«Tornerà», le dice Damon, senza però azzardare alcun gesto consolatorio. «È il fratello minore, non è abituato a condividere le sue cose. Gli serve solo un po' di tempo, e poi smetterà di fare i capricci», aggiunge, a mo' di spiegazione.
Elena non crede alle sue parole, e lui neanche.

Comunque Stefan alla fine torna davvero ─ e non che abbia molta scelta, ad essere onesti, in fondo non ha nessun altro posto dove andare.
Però torna ubriaco, incazzato, ed assolutamente determinato a non contemplare la loro esistenza all'interno del suo stesso universo, figuriamoci nella stessa casa.
Quindi li ignora per giorni, rifiutandosi persino di guardarli in faccia, e la sua rabbia è così palpabile che entrambi decidono di fargli fare come crede, lasciandogli il tempo di calmarsi ed assimilare la cosa.
Non tengono conto della sua testardaggine.
Dopo due settimane la pazienza di Damon è più che esaurita, quindi una sera lo afferra per le spalle e lo sbatte contro un muro, talmente forte da far tremare le pareti della casa.
«Smettila di comportarti come un bambino e affronta questa fottuta situazione!», gli urla dritto in faccia. «Fare finta di niente non cambierà le cose!»
Stefan lo guarda negli occhi, apre la bocca per dire qualcosa, la richiude, e poi gli rompe il naso con un pugno.
Un mese prima non ci sarebbe riuscito, un anno prima Damon, per tutta risposta, l'avrebbe ucciso, e centoquarantacinque anni fa sarebbe scattata una rissa epocale.
In quel momento Damon lo guarda, la bocca piena del suo stesso sangue, e non dice nulla, non reagisce affatto. Anzi, lo lascia andare.
E per la seconda volta Stefan se ne va sbattendo la porta dietro di sé.

«Io vi amo entrambi allo stesso modo», sussurra poco più tardi Elena, contro il suo petto. «Forse non dovrei. So che non dovrei. Ma davvero non riesco a capire perché sia tanto sbagliato»
Damon sospira e la stringe più forte. Neanche lui capisce. Anche lui li ama entrambi. Sarebbe tutto fottutamente più semplice se Stefan smettesse di fare quello moralmente giusto che non accetta compromessi, e ammettesse che per lui è lo stesso.
Perché in fondo Damon sa che per suo fratello è lo stesso. Quello che non sa è perché Stefan si ostini a far finta di non capirlo.
Le mani di Elena si serrano a pugno intorno alla sua camicia, e la ragazza inizia a singhiozzare piano, strappando al vampiro un gemito nervoso. Non gli piacciono le lacrime. Non ci sa fare con queste cose.
Tenta di consolarla accarezzandole le spalle e i capelli, ma le sue mani sono incerte e il suo tocco è non meno disperato del pianto della ragazza, e lei sembra percepirlo perché i suoi singhiozzi invece di placarsi si intensificano.
«Perché deve essere tutto sempre così difficile?», domanda Elena dopo qualche minuto, voltandosi appena per nascondere il volto contro il suo collo. Damon sente le sue lacrime sfiorargli la pelle, e quasi rabbrividisce dalla rabbia.
«Risolverò tutto, vedrai», le promette d'istinto, e un senso di sollievo lo invade quando lei annuisce, costringendosi pian piano a smettere di piangere.
«Mi dispiace», mormora sottovoce la ragazza, senza staccarsi da lui.
«Andrà tutto bene», ribatte Damon, rassicurante, nonostante dentro di sé nutra il forte sospetto che le cose andranno tutt'altro che bene.

Lo aspetta sul divano davanti al camino, con un bicchiere di scotch in una mano e uno di sangue posato sul tavolino al suo fianco.
Vuole chiudere la questione una volta per tutte, a costo di ucciderlo e mettere quindi fine a tutte le loro sofferenze. E sì, è assolutamente serio. Non ha preparato un paletto semplicemente perché quel salone è pieno di sedie e tavoli e scaffali, tutti di legno: all'occorrenza non ci vuole davvero niente a trovare un pezzo di arredamento con cui ammazzare suo fratello.
Stefan ritorna poche ore più tardi, meno ubriaco e meno incazzato del previsto, ma Damon non ci bada particolarmente. In meno di un battito di ciglia gli è addosso, lo afferra per le spalle e lo inchioda contro la porta di casa, che scricchiola violentemente in protesta.
«Non posso», dice Stefan, prima ancora che lui riesca ad aprire la bocca. Damon alza un sopracciglio, decisamente confuso.
Sta per chiedere che cosa di preciso, e in nome del dannatissimo cielo, non può, ma improvvisamente si accorge di quanto sia lucido lo sguardo di suo fratello, e no, per favore, non due volte nella stessa sera. È forse una congiura? Lui ed Elena si sono messi d'accordo?
«Non posso», ripete Stefan, e Damon non ha più bisogno di chiedere che cosa non può, perché Stefan sta piangendo davanti a lui, e questo vuol dire il peggio. Semplicemente.
E se i suoi occhi non fossero così dannatamente tristi e bagnati, Damon lo prenderebbe di sicuro a pugni. Ma obiettivamente non puoi prendere a pugni qualcuno che ti guarda in quel modo, specie poi se quel qualcuno è tuo fratello. È una di quelle leggi naturali a cui nemmeno Damon Salvatore può sottrarsi.
«Sì che puoi», replica invece il maggiore, stringendo la presa sulle sue spalle e avvicinandosi ancora di più, tanto che i loro respiri veloci e affannati si mischiano l'uno con l'altro.
«Ti prego», aggiunge in un soffio, così piano che nemmeno Stefan è certo di aver sentito bene.
Ora, non è che lo stia veramente pregando, che sia chiaro. Perché Damon Salvatore non prega nessuno. Gli sta solo chiedendo di fare un favore a loro, e soprattutto a sé stesso. Perché davvero, lui non ci metterebbe nulla a prendere Elena e andarsene via da qualche parte con lei, in Europa, magari, o ai Caraibi a ballare la salsa, per quanto gliene importi.
Potrebbe prendersela e portarla via da Stefan per sempre, ed entrambi sanno che lei opporrebbe di sicuro una strenua resistenza, ma che alla fine glielo lascerebbe fare. Perché è stanca, perché vuole qualcosa di più nella sua vita di un dramma costante.
Quindi, ecco, alla fine sta facendo un favore a suo fratello, nel chiedergli di piantarla con la sua visione egoistica delle cose, e farsi una ragione di quello che Damon gli sta ripetendo da circa un secolo e mezzo: loro sono vampiri. Non avranno mai una vita o una relazione normale.
La normalità è un lusso che non possono più permettersi.
Purtroppo questa è una cosa che Stefan semplicemente non riesce ad accettare. Stefan ha bisogno di regole, ha bisogno di dividere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, con una linea netta e senza sbavature. È una delle cose che più odia di lui.
Suo fratello continua a guardarlo con quegli occhi mesti e spaventati.
«Io... io non- », balbetta, ma poi si interrompe, senza sapere cosa dire, senza voler davvero rispondere.
Damon sospira e si piega ancora in avanti, fino ad appoggiare la fronte contro quella dell'altro.
Può sentire l'odore del whisky da quattro soldi che Stefan deve aver bevuto in chissà quale bettola di bar lì nei paraggi, e può sentire anche il sapore salato delle lacrime e la loro carezza umida sulla pelle. Può sentire la sua paura, la sua confusione, la sua voglia di scappare via di nuovo. Stringe ancora la presa intorno alle sue spalle fino ad affondare completamente le dita nella pelle, fino a fargli male. Questa volta non gli permetterà di andarsene.
Questa volta, che gli piaccia o meno, dovrà rimanere ed affrontarli.

All'improvviso una piccola mano si insinua tra i loro volti, gentile, ma decisa; si posa con delicatezza sulla guancia di Stefan, spazzando via le lacrime con la punta delle dita.
Damon non si volta a guardarla, ma Stefan sposta automaticamente lo sguardo da lui ad Elena, e nel momento in cui i loro occhi si incontrano, il maggiore vede qualcosa cambiare sul volto del fratello.
Senza sapere perché, rispondendo più all'istinto che alla ragione, Damon lascia la presa sulle spalle dell'altro e indietreggia lentamente di qualche passo, consentendo ad Elena di frapporsi tra lui e Stefan.
«Sì che puoi», sussurra la ragazza, ripetendo esattamente le parole di Damon. «Ti prego», aggiunge dopo un istante, proprio come il maggiore dei fratelli Salvatore.
Dopodiché tutto diventa inaspettatamente più semplice.



Stefan ed Elena rimangono a fissarsi in silenzio per quello che potrebbe essere un minuto così come un paio d'ore, cercando di trovare negli occhi dell'una o dell'altro uno spunto per una conversazione che entrambi sanno inevitabile, ma che in fondo nessuno dei due sa bene come affrontare.
Gli occhi di Elena sono lo specchio di quelli di Stefan, e riflettono non solo le sue stesse lacrime, ma anche i suoi stessi sentimenti. Fin dall'inizio si è creata tra loro una complicità così naturale e perfetta che entrambi, oltre a rimanerne tremendamente affascinati ed innamorati, hanno imparato a temere.
Perché sentirsi così esposti, così vergognosamente nudi agli occhi l'una dell'altro, è una debolezza tremenda, per quanto dolce. Ed è difficile rimanere fianco a fianco, con la consapevolezza di non poter avere segreti, di non poter nascondere i propri pensieri, le proprie insicurezze, la propria meschinità. O l'amore per qualcun altro.
«Potrei negare tutto», dice Elena senza parlare, semplicemente stringendo un poco gli occhi pieni di lacrime, che rotolano silenziosamente giù dalle sue ciglia. «Potrei fare finta che Damon sia soltanto un amico, che non ci siano sentimenti diversi tra noi. Ma a che servirebbe? Tutti e tre sapremmo che è una bugia»
«Lo so», risponde semplicemente lo sguardo triste di Stefan. «Davvero. Lo so»
All'improvviso, con un gesto che sa più di disperazione che di tenerezza, il vampiro passa le braccia intorno alla vita di Elena e la stringe forte, tirandosela addosso.
Ha bisogno di lei. Dio solo sa quanto lui abbia assolutamente bisogno di lei. Ma è spaventato.
Quello che lei gli sta chiedendo ─ quello che loro gli stanno chiedendo ─ va oltre la sua comprensione, oltre il suo modo di vedere le cose. L'ignoto non gli è mai piaciuto, non ha mai saputo fare a meno del conforto della normalità, della banalità, perfino. Eppure...
«Ti amo», mormora con voce rotta, perché non riesce a pensare a nient'altro da dire.
«Anche io», replica gentilmente Elena, accarezzandogli di nuovo il volto. «Ma non sceglierò, Stefan. Non posso. Sei tu a doverlo fare», aggiunge.
Il corpo di lei è caldo e familiare sotto le dita, e nel suo sguardo riesce a scorgere una bella promessa, che però ha il grande torto di essere di difficile realizzazione.
Stefan chiude gli occhi.
Immagina quel corpo stretto da altre braccia, quella bocca baciata da altre labbra, quella promessa giurata a qualcun altro. La immagina al fianco di Damon, e stringe automaticamente i pugni.
Eppure lui ama suo fratello, davvero. Lo ama, e darebbe qualsiasi cosa per lui. O quasi.
Sa che Elena ha riportato l'umanità in Damon, e sa che starle accanto è la cosa migliore per lui. Sa che l'amerà con tutto sé stesso, e che la proteggerà più e meglio di lui, perché Damon è bravo a proteggere le persone quando si prende la briga di farlo.
Sa che tra loro due funzionerebbe, e sarebbe bello. Lo sa da un sacco di tempo.
Ma in quel quadro di un futuro ormai non troppo lontano, Stefan non riesce davvero a vedere il proprio posto.
Riapre gli occhi e se li ritrova davanti, reali e presenti.
E, nonostante tutto, l'idea di perderli entrambi è spaventosa più di qualsiasi altra, e razionalmente affrontare l'ignoto da solo è comunque peggio che affrontarlo al loro fianco.
Allora sposta lo sguardo dall'una all'altro, e annuisce lentamente.
«Va bene», dice soltanto, con un filo di voce. «Va bene», ripete più forte, cercando di metterci abbastanza convinzione perché gli altri due non si accorgano che non va bene per niente.
E in realtà Elena e Damon sanno che per lui non va bene − non ancora, almeno −, ma decidono che non importa, che c'è tempo.
In fondo nessuno di loro tre crede neanche al vissero per sempre felici e contenti (se non forse per la prima parte della frase), ma andranno avanti lo stesso, perché sanno − sperano − che, comunque vada a finire, ne sarà valsa la pena.

   
 
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