Hey,
Randy.
Ventinove
anni, eh? Ventinove anni che non ci sei più, e
a me sembrano secoli.
Sai,
non ti saprei dire come l’ho passato tutto questo
tempo, ma insomma, mi hanno chiesto di scrivere qualcosa per la
celebrazione
che si terrà domani, e ora in qualche modo devo tirare fuori
tutti i ricordi
che ho di te, di noi, della mia vita senza di te. Insomma, un qualunque
frammento, anche insignificante, pescato dal passato.
«Non
sono sicuro di volere tutto questo.»
Sono
le ultime parole che mi hai detto. Eravamo sul tour
bus, quella sera. Io, strafatto come sempre, e tu con le tue fidate
sigarette,
che fumavi nervosamente, tenendo gli occhi bassi.
«Cosa??»
non ero sicuro di aver capito bene, ma il tuo
sguardo, quella notte, diceva tutto.
«Forse…
Ozzy, io mi sono stancato di questa vita. Non
sono sicuro di voler continuare.»
Ecco,
ora dimmi: lo sapevi vero? Lo sapevi che stava per
finire male? Perché veramente, io non me lo spiego. Avevi
tutto, Randy. Avevamo
il mondo in pugno. E invece tu ci avevi visto giusto.
Sei
ore dopo, non c’eri più.
Ed
è il mio più grande rammarico, averti lasciato
lì
senza dire una parola. Potevamo continuare a parlare, potevamo bere
insieme, e
potevamo addormentarci sfiniti.
Così
tu non ti saresti svegliato nel cuore della notte.
Non saresti salito su quell’aereo, e adesso saresti ancora
qui. Non meritavi
tutto questo.
Cosa
volevi, quel giorno? Un brivido, una ragione per
vivere? Forse, volevi solo divertirti. Che sarà mai, un
breve volo? Una
disgrazia, Randy, ecco cos’è.
Per
colpa di un cocainomane, tu te ne sei andato. Non è
ingiusto questo mondo?
I'm living with
something that just isn't fair.
Ci
ho pensato a lungo e, insomma, i più buoni se ne vanno
sempre per primi. Sì, perché tu eri buono, Randy,
buono dentro. Non ho mai
conosciuto un ragazzo che avesse la tua stessa genuinità, la
tua stessa voglia
di vivere.
Di
VIVERE, ragazzo. Fino alla fine. E invece no, ci hai
lasciato a venticinque anni, e il mondo ti ha presto dimenticato. Ma io
no. Io
ci penso ogni giorno.
Sei
passato alla storia come “il musicista che morì in
un
incidente aereo”, ma non era così che doveva
andare. Dovevi essere ricordato
come il miglior chitarrista di tutti i tempi, dovevi essere un esempio
per
intere generazioni. “Un’ispirazione
per
tutti i giovani”, c’è scritto
anche sulla tua lapide. Ma troppo presto,
troppo presto il mondo ha deciso di farla finita con te.
Ma
forse, sai, forse eri tu che volevi farla finita col
mondo.
Non
hai mai amato stare sotto i riflettori. Quello famoso
ero io, il Principe delle Tenebre. Cosa ho fatto poi per meritarmi quel
soprannome, proprio non lo so.
Ma
sai che ti dico? Che se così mi chiamava la gente,
allora tu eri il mio paggio. Servivi un principe, per imparare a
diventare re.
Eri
il mio uomo fidato, giovane, con quei lineamenti da
eterno bambino, timido e schivo. Lo sguardo di riverenza quando parlavi
con me,
i piccoli occhi timidi abbassati costantemente sulle mani, e quelle
dita
affusolate che non stavano mai ferme. Era destino che ci incontrassimo,
prima o
poi. Era destino che tu mi seguissi ovunque, e insieme avremmo fatto
grandi
cose.
Diamine,
Randy, ma ci pensi a come sarebbe il mondo se tu
fossi ancora qui? Saresti il migliore, in ogni senso. Avresti una
famiglia
tutta tua, dei figli da crescere, saresti ancora qui con me a suonare,
saremmo
più felici di prima e tutti ti amerebbero più di
quanto amano me.
Avresti
scritto la storia.
Ma
so che non posso portarti indietro, e ovunque tu sia
ora, ci rimarrai per sempre. Già, chissà dove
sei… forse sei, che ne so, su una
nuvola a guardarmi mentre scrivo questa lettera. Mi piace immaginarti
con le
ali da angelo e con quel sorriso radioso che mai ti abbandonava, mentre
spensierato galleggi nel cielo blu, proprio sopra di me.
Ti
raggiungerò, amico mio.
Quando
verrà il mio momento, allora verrò
lassù, sulla
tua nuvola. Tu mi sorriderai e finalmente saremo di nuovo insieme. E
lì
dall’alto lo domineremo il mondo, come non abbiamo potuto
fare prima.
Oh
sì, lo domineremo. E tu, sì proprio tu, sarai il
protagonista.
Il
Principe delle Tenebre, lassù in alto, uno sguardo sul
mondo intero. E al suo fianco, quel piccolo grande paggio, un sorriso
luminoso,
una chitarra tra le mani, e tanta, troppa voglia di vivere.
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Ecco,
non uccidetemi. Volevo solo ricordare la morte di Randy in questo modo,
con una
semplice one-shot che, lo so, non è il massimo. Ma Randy non
merita di cadere
nel dimenticatoio, per niente, è e rimarrà sempre
un grandissimo musicista. E
la smetto di rompervi, ma volevo rendervi partecipi di quello che per
me è
Randy. Un artista e uomo fantastico, che non meritava di andarsene
così.
E il titolo è
preso dalla canzone “Blackbird” degli Alter Bridge :)