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Autore: Subutai Khan    20/01/2004    8 recensioni
Sporco e spazio ristretto condurranno alla resa dei conti? Riusciranno Asuka e Shinji a chiarirsi, a parlarsi, a dialogare? O i soccorritori troveranno i loro scheletri ancora intenti a sbranarsi vicendevolmente?
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Claustrofobia, Manuali per Incompetenti e Altre Amenità' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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“Io devo ancora riuscire a capire che ci facciamo qui e come ci siamo arrivati”.
“Non credo ci sia molto da capire, caro il mio baka. Qui siamo e qui rimaniamo. Non c’è via d’uscita, lo so io e lo sai tu. Le abbiamo provate tutte: prendere a calci il muro, forzare la porta, tentare la carta passaggio segreto. Ma niente. Siamo bloccati. La nostra unica speranza è aspettare che qualcuno ci venga a prendere”.
“Sì, d’accordo, ma perché noi? Chi ci ha portati qui? E perché?”.
“E piantala di fare domande. Sono già abbastanza nervosa di mio. E’ mezz’ora che non smetto di marciare avanti ed indietro tanto ho i nervi a fior di pelle. Non peggiorare la mia situazione”.
“Ma cerca di capirmi...”.
“Ti capisco benissimo, scemo. O ti devo ricordare che non sei l’unico chiuso qui dentro? Tra l’altro 'sto postaccio puzza da far paura, ci sono dei topi morti negli angoli e io ho un mal di testa da primato. So come ti senti, credimi”.
“Se mi evitassi i particolari truci mi saresti d’aiuto”.
“Oh, avanti, non dirmi che non te ne sei accorto. Scommetto un dito che qui dentro non ci mette piede nessuno, noi esclusi, da un decennio almeno. C’è tanta di quella polvere che se uno di noi due ne fosse allergico sarebbe già cadavere”.
“Evviva l’ottimismo”.
“Cosa devo fare, mettermi a fare i salti di gioia perché sono imprigionata qui? Con te? Bella prospettiva”.
“Sei sempre di una gentilezza squisita”.
“Non ho di certo preso da qualcuno di mia conoscenza”.
“Alludevi per caso, ma proprio per caso, a me?”.
“Oh, vedo che ti è cresciuta un po’ di spina dorsale. Ma vedi di usarla meglio”.
“Uff. Dobbiamo proprio litigare? In una situazione del genere?”.
“...”.
“Niente da dire?”.
“...”.
“Mi inquieta questo tuo silenzio”.
“...”.
“Va bene, non vuoi parlarmi. Come preferisci”.
“Odio doverlo dire, ma hai ragione. Non siamo nelle condizioni per permetterci il lusso del battibecco”.
“Incredibile, la straordinaria Second Children dà ragione a qualcuno che non sia se stessa”.
“Oltre alla spina dorsale ti è venuto anche il senso del sarcasmo”.
“... dobbiamo ricominciare a punzecchiarci?”.
“... ok, tregua accettata. Per ora”.
“Dai, non essere così acida. Invece di badare alla mia inettitudine pensa ad un modo per accorciare il più possibile la nostra permanenza in questo tugurio di stanza”.
“Hai il cervello momentaneamente in vacanza, per caso? Ho detto e ripetuto che non possiamo assolutamente far nulla. Le pareti sono lisce, la porta è sigillata dall’esterno, la finestra è troppo in alto per entrambi e neppure facendo scalino potremmo mai raggiungerla. Siamo b-l-o-c-c-a-t-i, inciditelo a fuoco lento in quella testaccia”.
“E fortuna che doveva esserci una tregua”.
“Se me le tiri fuori non è di certo colpa mia”.
“Ok, ok. Piuttosto, non hai ancora risposto ad una domanda che ti avevo fatto prima”.
“Sarebbe? Non ricordo”.
“Hai del cibo con te? Io comincio ad avere fame”.
“Uhm. Quando sono rinvenuta ho trovato vicino a me un paio di pacchetti di biscotti che ho provveduto a nascondere per sicurezza. Quando ti vedrò stremato per terra, implorante anche per una briciola di pane secco, allora ti ciberò. E prima che inizi a lamentarti: la mia non è crudeltà, è lungimiranza. Non possiamo sprecare quelle miserevoli scorte in poco tempo. Dato che, e non sai quanto mi preoccupi dirlo, potremmo rimanere qui anche per parecchio tempo, più razioniamo e meglio è. Naturalmente anche io tenterò di resistere il più possibile”.
“Capisco. Approvo la scelta”.
“... oddio, sei sicuro di sentirti bene? Aspetta che ti sento la febbre”.
“No, non... ehi, giù le mani dalla mia fronte. Non sono malato. Che ti prende?”.
“Non posso credere alle mie orecchie. Shinji Ikari non si è messo a frignare di fronte al pericolo. E non è nemmeno sul suo adorato giocattolone viola”.
“L’hai detto tu che mi è venuto un po’ di coraggio stando qui dentro, no?”.
“Sì, l’ho detto. Allora spero che la nostra permanenza sia più lunga che mai”.
“Odio le persone con il gusto dell’horror”.
   
 
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