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Autore: herm88    21/01/2006    12 recensioni
Cosa succederebbe se tutto all'improvviso ti venisse addosso?
Se tutte le tue paure si accumulassero e ti portassero in una malcelata malinconia?
Cosa faresti?
Hermione lo ha deciso. [no happy end]
Genere: Romantico, Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Untitled

E' davvero ora di ripubblicare qualche cosa, visto che l'HTML di Word è a dir poco terribile XD

Non adoro questa Shot che ho scritto, piuttosto banalotta e del tempo in cui ero ancora Auror accanita e fan di (Anastacia anzichè del Metal XD) ma resta tra le mie prime opere, e in qualche modo vi sono affezionata. In queste mie prime storie potete trovare qualcosa della mia (ora nascosta) vena romantica. ^^

Buona lettura!



You’ll never be alone



Gli olmi, mossi dal vento che arrivava freddo come il ghiaccio dal nord, sembravano persone che si piegavano sotto la volontà di qualcosa che non conoscono.

Già, le persone di solito non conoscono ciò che li comanda, non conoscono il loro destino.

Sempre se esista. Forse sono gli uomini che decidono la loro sorte.

Sicuramente la persona a cui Hermione stava pensando in quel momento non se l’era scelto. Non era possibile. Troppi fardelli, troppe responsabilità, troppo tutto. L’anima di quella persona non aveva resistito, si era spezzata come un ramoscello si spezza nelle mani di un bambino.

Tutte le preoccupazioni, i pesi del mondo, difficilmente sarebbero bastati a eguagliare i pesi e le preoccupazioni che aveva lui, appunto perchè era il mondo stesso sulle sue spalle, babbano e non.

Hermione, immersa in questi tristi pensieri attraversò la strada asfaltata, arrivando nell’altro lato del marciapiede. Una volta arrivata, rallentò il passo, non aveva fretta, sicuramente.

Si strinse di più nel pesante cappotto che indossava. Faceva davvero freddo. Un freddo insopportabile. Sembrava che il tempo rispecchiasse al sua anima, gelata come quel vento, racchiusa in una cristallina prigione, che le impediva di liberarsi.

Passò in mezzo a una deserta piazzetta, senza neanche una persona.

La attraversò velocemente. Non le piaceva la solitudine, di quei tempi era meglio stare allerta. Per una volta il detto ‘vigilanza costante!’ era azzeccatissimo.

Arrivò in una zona più popolata, con qualche negozio, ma sempre poca gente. Le persone avevano paura, come lei, come il Ministero, come l’Ordine. Tutti avevano paura.

Uno strano tipo arrivò dalla direzione opposta alla sua, lo sguardo basso, ma quando la intravide il suo viso si illuminò. Alzò al testa e gli andò incontro.

“Lei...lei è...Hermione, Hermione Granger”

Hermione annuì. Non riusciva a parlare in quel periodo. Le sue corde vocali sembravano saper più solo pronunciare incantesimi di difesa, tanta era la disperazione.

“Io...io” continuò l’uomo, i capelli brizzolati, sulla quarantina “Volevo...ecco...dirle solo che credo in lei signorina, credo che lei lo sconfiggerà un giorno e...”

Ma Hermione si era già allontanata, in lacrime. Porca puttana, pensò, porca puttana schifosa! Lui doveva sconfiggerlo, lui! Non io! Non sono io che ho sofferto così tanto da volermi vendicare come lui...da voler uccidere il carnefice che gli aveva bruscamente strappato l’infanzia...no. Io non sono prescelta. Lui lo era. Se c’era una cosa che odiava era insultare la sua memoria, con inutili incoraggiamenti del cazzo. Lei sapeva già di non possedere la forza per sconfiggerlo.

Corse fino a svoltare l’angolo, poi rallentò con il fiatone. Si guardò un attimo intorno. Sì, mancava poco.

Si incamminò verso la fermata degli autobus babbani.

Quando ne arrivò uno salì, e si sedette immergendosi nel fiume dei suoi tristi pensieri, così tristi che molte persone avendoli, si sarebbero tolte la vita. Ma lei voleva resistere, lo aveva sempre fatto. Lei, la secchiona Grifondoro a Hogwarts, un membro del magico trio.

Tutta la sua vita era praticamente cominciata quando li aveva incontrati. Sorrise, cosa che faceva assai poco in quei tempi, non c’era motivo di stirarsi al bocca esprimendo gioia, quando c’era solo sofferenza.

La loro prima avventura a trovare la Pietra Filosofale, la Camera dei segreti, la Giratempo, il Torneo Tremaghi, l’Ordine, e infine il volo del Principe e come conseguenza, la morte di uno dei maghi più potenti che siano mai esistiti. La morte di Silente era impressa nei loro cuori come un marchio che li accompagnava ovunque e emanava tristezza. Sì, lei aveva voluto molto bene al vecchio preside, che era più di un semplice direttore di Scuola per tutti loro. Ma soprattutto per lui. Sì, Silente era stato come un nonno per lui, per il ragazzo che era sopravvissuto.

Ebbene sì, lo aveva amato. Si ricordava ancora il loro primo bacio...



Accidenti, accidenti, accidenti!

Hermione camminava spedita verso l’aula di Trasfigurazione.

Guardò l’orologio e si mise a correre. Era in tremendo ritardo: la Mcgranitt non l’avrebbe perdonata...

I suoi passi rimbombavano nel corridoio, veloci.

All’improvviso altri si unirono.

Sentì qualcuno che la chiamava: “Hermione! Aspetta!”

Si voltò.

“Harry?! Anche tu in ritardo?” chiese fermandosi, col fiatone.

“No...senti...puoi venire un attimo con me?”

“Harry! Abbiamo Trasfigurazione! La McGranitt ci punirà, e poi non dire che era colpa mia, perchè non ti coprirò, hai capit-“

Ma Harry le mise un dito sulle labbra, fermando il fiume di parole.

Hermione rimase interdetta da quel gesto semplice eppure così...intimo.

“Non è importante...vieni con me...”

Hermione si rassegnò e seguì l’amico.

Harry camminava velocemente, a un certo punto la prese per un braccio e la guidò in uno sgabuzzino alla loro destra.

“Harry...ma che cosa...è un SGABUZZINO!”

Harry non rispose, ma entrò anche lui e si chiuse la porticina alle spalle.

Hermione era irritata. Molto irritata. Gli diede le spalle nel poco spazio che c’era, imbronciata. “Senti un po’, non so cosa tu abbia in mente, ma ti assicuro che dovrai trovarmi una ragione validissima per avermi rinchiuso in una sgabuzzino bigiando una lezione!”

Ma Harry non rispondeva.

Ora era davvero arrabbiata.

Mentre si girava a guardarlo in faccia e esprimere il suo disappunto, disse adirata: “Allora, non rispon-“

Ma Harry, con grande, anzi, grandissimo stupore della ragazza, le era andato incontro, appoggiando così le labbra sulle sue.

Un bacio dolcissimo. Hermione era paralizzata, ma si rilassò sentendo la sua mano accarezzarle la schiena e poi spingerla leggermente contro la parete di legno dello sgabuzzino, premendo il suo corpo contro il suo.

Lentamente lei rispose e le loro lingue si incontrarono per uno scambio di carezze. Era stupendo, pensava Hermione, che ora aveva le mani tra i capelli corvini di Harry.

Se non avessero avuto il bisogno di respirare, avrebbero continuato per l’eternità.



Era stato dolcissimo...ancora adesso ricordava il sapore di albicocca delle sue labbra, che aveva probabilmente mangiato a pranzo.

Ma la tristezza la invase di nuovo, di botto.

Le lacrime le scendevano copiose sul viso...perchè lui...perchè non io...perchè...aveva sofferto già molto...avrei voluto prendere io tutti i suoi fardelli, se lui me lo avesse permesso...ma non lo ha fatto e adesso...

L’autobus era arrivato.

Hermione scese velocemente, asciugandosi le lacrime.

Restò un attimo ferma, pensando alla strada che doveva percorrere.

Arrivò in un quartiere più popolato. Stranamente c’era qualche bambino che giocava, non se ne vedevano molti per strada così. Troppo pericoloso.

Ecco. Era arrivata.

Entrò dal cancello sgangherato, nero, con la scritta “Cemetery”, in stile gotico.

Percorse un vialetto di ghiaia e ci mise un po’ a trovarla.

Ma eccola finalmente.

Una tomba, bianca, senza alcuna decorazione o foto o altro, giaceva ai suoi piedi.

C’era solo una scritta:

A un eroe.

Quelle parole, le più vere e significative che avesse letto su una tomba, la ridestarono dalle sue esitazioni.

Mise la mano in tasca, non esitante, non ripensandoci.

Estrasse la bacchetta. Se la puntò alla tempia.

Non pronunciò addii, e nemmeno parole d’amore. Erano sprecate. Lui sapeva il perchè di quel suo gesto, a suo parere non disperato, ma necessario per riattivarle il cuore, che dopo la sua morte si era fermato, inesorabilmente.

Pensò solo una cosa prima di uccidersi: “Tu non rimarrai mai solo”.


***


Sì, è molto banale anche la fine, ma spero vi sia comunque sembrata una piacevole lettura. ^^


Herm

  
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