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Autore: Melanto    21/01/2006    5 recensioni
[Versione Aggiornata del: 24/10/2009] - Si scherzava tra i più giovani, si rideva. Giocavano, ignari di ciò che stava succedendo o, forse, ne avevano percepito i frammenti nell'aria trascurandone la pericolosità.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel no Tears'
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[NOTA DEL 24/10/2009: dopo anni, questa storia è stata finalmente ricorretta. T_T perché non mi avete mai detto quanti errori terrificanti c'erano?! ARGH! Virgole ad cazzum, verbi saltellanti, mostri alati, nastini e cotillon! Roba da far accapponare la pelle! Per fortuna, però, in totale autonomia (XD Melantò 1 - Culopeso 0) mi son decisa a rileggerla e a rimediare - si spera - a tutti gli orrori che erano presenti nel testo. Ringrazio tutti coloro che, fino ad ora, l'hanno letta e recensita o messa tra i favoriti. Grazie di cuore. :)]


Il Prontuario dei Personaggi principali:

- MICHAEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Beni Elohim, Figli degli Dei, chiamati anche Arcangeli. Principe dello Splendore e guida di tutte le Schiere Celesti.

- GABRIEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Kerubim o Cherubici, chiamati anche Angeli. Non sono gli stessi retti da Raziel. È il Principe del Mutamento e dell’Alterazione.

- RAZIEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Auphanim, le Ruote delle Forze Vorticanti, chiamati anche Kerubim. Più noti come Cherubini. È il Principe della Conoscenza.

- METATRON: il Nome del suo Ordine di Angeli è Chaioth ha-Qadesh, le Sante Creature Viventi, chiamate anche Seraphim. Più noti come Serafini. E’ il Principe dei Volti colui che conosce i Pensieri di Dio.

- RAPHAEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Melechim o Malakim, Re o Re Angelici, chiamati anche Virtù. E’ il Principe della Guarigione o Rimedio di Dio.

- CAMAEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Seraphim, i Fiammeggianti, chiamati anche Potestà. Non sono gli stessi retti da Metatron. È il Principe della Forza e del Coraggio.

- HESEDIEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Chashmalim, i Fulgenti, chiamati anche Dominazioni. È IL Principe della Misericordia e della Benevolenza.

- ANAEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Elohim, Dei, chiamati anche Principati. È il Principe dell’Amore e dell’Armonia.

- SANDALPHON: il Nome del suo Ordine di Angeli è Ashim, Fiamme di Fuoco, chiamati anche Anime Benedette. è il Principe della Preghiera reggente della Sfera Terrestre. Le sue schiere prendono il nome di Elementali divisi in: Salamandre, Ondine, Silfidi e Gnomi.

- BINAEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Aralim, i Forti e Possenti, chiamati anche Troni. Principe della Lotta Spirituale.

- URIEL: “la Luce e il Fuoco di Dio” Uno dei 7 angeli, chiamati anche i “Sette Occhi del Signore”, i “Sette Troni”, le “Sette Luci Ardenti”, i “7 Reggitori del Mondo”.

- SEMEYAZA: l’angelo capo dei duecento angeli (figli del cielo o “angeli vigilanti”) che scesero in Ardis, sulla vetta del Monte Armon o Hermon, per congiungersi alle figlie degli uomini. Le sue schiere prendono il nome di Egrigori.

- SATANAEL: Nome citato nel vangelo apocrifo di Bartolomeo col significato di “messaggero di Dio” prima della caduta, poi chiamato Satana (più noto come Lucifero).

- AZRAEL o meglio Azra'il: Nell’islamismo, l'Angelo della Morte.


 

ANGEL NO TEARS
- METAMORPHOSIS -

"Would you hold my hand if I saw you in heaven?
Would you help me stand if I saw you in heaven?
I'll find my way through night and day,
'Cause I know I just can't stay here in heaven.


Eric Clapton - Tears in Heaven

- PROLOGO - Tears in heaven

Luce.
Della purezza più cristallina, si faceva spazio all’interno dell’enorme stanza quasi con prepotenza. In quel luogo, che non avrebbe mai conosciuto le mere falsità delle tenebre, sembrava fosse consapevole del suo eterno splendore.
E si lasciava ammirare.
Ricopriva ogni cosa, ogni oggetto, ogni pianta; ogni singola immagine era chiara.
- Guardatemi! - sembrava gridare - Guardate Colei creata dal Padre di ogni vita cancellare ogni menzogna nascosta dall’oscurità. Osservate il Vero che risplende. -
Poi quel sospiro, che zittiva l’arroganza. Il sospiro di chi sapeva che ormai il loro Mondo era sulla soglia del primo tramonto.
Le lunghe sete della tunica seguirono il suo movimento con uno scivoloso fruscio, mentre si dirigeva alla terrazza. Non c’era più bellezza nel loro Eterno Giardino, nei cespugli dai fiori rigogliosi, nelle fontane dall’acqua cristallina. Solo una patina, che si ostinava a difendere le apparenze.
“Padre…” la voce profonda della Ragione si rivolse all’unica Essenza che potesse ascoltarlo “…continui anche tu a non vedere la realtà delle cose?”. Non si aspettava una risposta, ma sentiva lo stesso il bisogno di porre quella domanda.
Brezza leggera, di perenne estate, gli scompose i lunghi capelli color del bronzo più vivo. Oscillavano lenti, disegnando onde infinite attorno alla sua figura.
Ascoltò per qualche minuto le risa gioiose provenire dabbasso. Si scherzava tra i più giovani, si rideva. Giocavano ignari di ciò che si stava per consumare attorno a loro o, forse, ne avevano percepito i frammenti nell’aria trascurandone la pericolosità. Per lui, che li osservava dall’alto, erano solo dei ragazzi. Sorrise. Lui non era mai stato giovane e non sarebbe mai stato vecchio. Era nato, creato, con la consapevolezza della razionalità già intrisa nella mente e in quell’anima che vedeva attraverso la verità delle cose, come fossero fatte di vetro trasparente.
L’ennesimo sospiro venne liberato. Lentamente alzò gli occhi a ciò che c’era sopra di lui. La Luce, che proveniva da ogni parte dell’Infinito, sembrava guardarlo con un certo rimprovero per i suoi pensieri.
“Padre…” disse ancora incurante di tutto, mentre dagli occhi verdi scendeva lentamente una lacrima, carica della sua malinconia “…è forse mia la colpa di tutto questo?”

Si muoveva velocemente lungo l’altissimo colonnato che l’avrebbe condotto agli alloggi del Divino. La Luce illuminava a tratti la sua figura, che manteneva un passo molto sostenuto, simile ad una lenta corsa. Non poteva credere, non voleva credere. Ma perché? Aveva tutto qui, era uno dei più potenti e dei più forti. Uno dei più ammirati… dei più belli…
Aveva la fiducia più cieca del Padre... e allora perché?
La sua mente continuava a macinare domande senza risposta, mentre la lunga tunica arancio brillava come caldo tramonto ai raggi luminosi dell’Eterno Giorno. Gli stessi ne illuminavano i capelli corvini, rendendoli lucidissimi, e gli occhi celesti vivaci di ciò che la sua essenza rappresentava: Forza e Coraggio. In quel momento gli sembravano come dissolti, mentre si dirigeva dall’unico che poteva dargli un abbozzo di spiegazione. La confusione era tale che non si rendeva nemmeno conto che qualcosa, in tutto ciò che lo circondava, stesse cambiando lentamente, inesorabilmente, come conseguenza di quella scelta aspra a cui non aveva assistito, ma che lo aveva schiaffeggiato con forza appena era giunta alle sue orecchie.
“Non ci credo…” continuò a mormorare quando, senza nemmeno bussare, spalancò l’enorme portone delle stanze del suo Compagno Paradisiaco. “Raziel!” la voce gli uscì più allarmata di quello che avrebbe voluto, ma non ci badò più di tanto. Si guardò intorno. L’Arcangelo, da lui cercato, era fermo alla balconata. I capelli ondeggianti e meravigliosamente lucenti sembravano quasi creare un’aura leggera intorno alla sua figura. Le sete della tunica, dall’intenso blu pari alla notte custodita da Laylahel1, danzavano accarezzando il suo corpo perfetto. Lo vedeva così immerso nei suoi pensieri da non curarsi delle sete che si sollevavano, esponendo le gambe, dalla pelle nivea, agli occhi degli altri inferiori a lui di rango, potenza e bellezza. Le sei ali, dalla maestosa apertura, erano compostamente ripiegate sulla schiena lasciata scoperta, ma celata dalle piume. Differentemente, le sue quattro erano spiegate come a voler sottolineare l’agitazione che lo pervadeva.
Non poteva vederne il viso, ma lo poteva immaginare serio ed imperturbabile come sempre.

La voce giunse alle sue orecchie come una eco lontana. Cancellò la lacrima, volgendo leggermente il capo ad osservare la presenza che lo stava cercando.
Sorrise.
“Camael.”
“Raziel!” avanzò di qualche passo, richiudendo le porte alle sue spalle “Dimmi che non è vero!”
Sperava, pregava, che l’Arcangelo Principe delle Conoscenze confermasse le sue aspettative, ma il sospiro che gli fu di risposta fu più duro di un macigno sul cuore.
“Mi spiace, Camael…”
Dov’era la sua espressione di fiera sapienza senza la boria della saccenza? Perché nei suoi occhi verdi leggeva tristezza o addirittura rassegnazione.
Quale misera parola era quella. I deboli, i mortali avevano la rassegnazione, loro erano le espressioni della Magnificenza Divina di Dio, a cosa dovevano rassegnarsi? La loro intera esistenza era di gioia, pace, vita eterna.
“Raziel…” era quasi un sussurro, mentre le ali si ripiegavano come rami essiccati sotto il peso del tempo.
L'interpellato gli fece cenno di avvicinarsi alla terrazza, accanto a lui, e lentamente obbedì.
L’Arcangelo del coro dei Cherubini lo superava di mezza testa.
“La sua decisione rattrista anche me, giovane Camael, ma è la sua natura. È l’impeto che non può essere domato, è mutamento… e questa è la sua scelta.”
Lo interruppe bruscamente, alzando lo sguardo per fermalo in quello del suo interlocutore.
Celeste vivo nel verde più quieto.
Quale magnetismo sapeva avere quello sguardo così rassicurante, quale armonia. Poteva sentire gli Auphanim2 cantare la sua sapienza che su tutto si posa, con delicata dolcezza. Era l ’unica creatura con cui Gabriel fosse docile e fu in quello stesso sguardo, che la risposta ai suoi perché venne trovata, senza essere oltremodo posta.
Calò il capo di nuovo.
“Stavi per interrogarmi su qualcosa?”
“Gabriel è andato via…” affermò, come a convincere definitivamente sé stesso di quella scelta improvvisa “…credi che tornerà?”.
“No”.
Sussurrato. Come se non volesse farlo sentire a nessuno.
Come se non volesse ammetterlo, a voce alta, poi, volgendo il suo sguardo a ciò che dalla terrazza gli si offriva, disse “Camael, cosa vedi?”
L’Arcangelo del coro delle Potestà osservò il panorama davanti ai suoi occhi. Fontane zampillavano fresche acque dalla purezza rara, nel mondo dei mortali, ma non nel suo; le siepi erano di un verde rigoglioso e le rose diffondevano, quasi fino a loro, un meraviglioso profumo. Vide Anael, aggirarsi tra i roveti con passo leggero, inspirandone l’odore e accarezzandone i petali, sembrava molto corrucciato. Doveva aver saputo dell’abbandono del Paradiso da parte di Gabriel, ma, forse, non era solo per quello.
D’intorno, i giovani angeli, dei cori e non, ridevano gioiosi, inconsapevoli, sotto la vigile protezione della Luce divina…
La Luce…
Alzò il suo sguardo, per carpirne la potenza, e se ne accorse. Preso come era stato da quello che era accaduto, non vi aveva fatto caso.
Quale incredibile mancanza era stata la sua?
Imperdonabile.
Chiuse gli occhi.
La Luce stava perdendo di intensità. Si stava spegnendo.
“La vedi anche tu?” chiese Raziel, con la sua voce profonda e dalla delicatezza del velluto “Sarà un bellissimo tramonto…”


1LAYLAHEL: dal libro di Enoch etiopico, uno degli angeli preposti ai fenomeni naturali: il Principe della Notte.
2AUPHANIM: Le Ruote delle Forze Vorticanti, chiamati anche Kerubim, è il Coro Angelico retto da Raziel. Comunemente chiamati Cherubini.

ND AUTHOR: Come avrete notato le note numerate sono esplicate a pié pagina!


   
 
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