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Autore: D a p h n e    22/03/2011    2 recensioni
Prendete un Prometeo che ama gli umani come fossero figli suoi. Prendete uno Zeus indiavolato perché qualcosa non è andata come voleva. Prendete anche un uomo un po' troppo vigliacco. Infine, aggiungeteci me che cercavo di invetare qualcosa sull'origine dei vampiri.
Amalgamate il tutto grazie ad una strana profezia.
Cosa pensate ne verrà fuori? Un piccolo delirio, ovviamente. :)
Spero vi piaccia!! :)
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Il mercante che spalleggerà l’amatore cambierà la vita”.
Nessuno aveva mai fatto caso a questa profezia di Tiresia, perché?



Capitolo primo.

Erano anni che Zeus lo aveva condannato. Centinaia erano gli interminabili decenni di sofferenze cui aveva vissuto e gliene rimanevano molti altri ancora da scontare. Zeus lo aveva legato fra le montagne Caucasiche con un’aquila a mangiargli il fegato e le sue pene, non avrebbero avuto mai fine.
Tutto il tempo passato fra i monti l’aveva vissuto da solo. Nemmeno Epimeteo non andava più a trovarlo. Stava per dimenticare l’unicità dei volti, quando all’improvviso aveva visto quella figura: un umano! Cosa ci faceva un uomo lì? Di notte poi?
                                          
***
Eumeo era un semplice commerciante e cosa lo avesse spinto fra i monti, sinceramente nessuno sa dirlo. Si dice fosse partito alla ricerca di un fantastico tesoro e  che fossero anni che, perso fra quei monti, non rivedeva la sua patria. Non so se questa sia l’esatta versione, ma posso di certo dir, che in un modo o nell’altro, comunque, lui si ritrovava su quei monti da più e più tempo, in cerca di un modo per tornare a casa. Aveva invocato i Fati e le Parche in suo aiuto così tante volte che, nemmeno le contava più, purtroppo però, nessuno era mai giunto da lui, niente era mai arrivato a esonerarlo da quella solitudine, tanto che cominciava a dubitare della loro esistenza.
Ma le Parche esistevano, e queste gli avrebbero anche risposto, se quel che chiedeva fosse stata la domanda giusta. Il Fato infatti, lo aveva portato su quei monti per un motivo ben preciso, assegnandoli un destino molto importante. Le Parche  avevano filato quegli eventi solo per un corruccio e nemmeno loro, avevano mai immaginavano che quella piccola idea che avevano avuto, avrebbe generato tanta confusione. Ma si sa, ogni piccola azione, ha delle grandi conseguenze.
Dopo alcune settimane di vagabondaggio, Eumeo aveva trovato ciò che le Parche avevano filato per lui: Prometeo. Il mercante ci mise un po’ a capire chi fosse ma poi, rammentando le storie che sua madre gli raccontava sulla bontà e sulla grandezza dell’uomo, gli promise qualunque cosa come ringraziamento. Al suo ritorno in patria avrebbe preso oro, argento, belle donne se gliel’avesse chiesto e le avrebbe portate con se da Prometeo. Questi però, gli fece una richiesta che mai si sarebbe aspettato: la sua compagnia e il suo aiuto. Gli aveva chiesto di affiancarlo durante le sue sofferenze, per alleviarle. Gli aveva chiesto di metter mano all’armi e di aiutarlo ad uccidere la bestia.
Eumeo ebbe paura. Affiancare Prometeo? Presto sarebbe giunta l’alba e con lei, l’aquila a mangiargli il fegato. E se non ci fossero riusciti? Prometeo era immortale, ma lui? Sarebbe morto, ovviamente. Avrebbe dovuto rifiutare e lo sapeva, ma aveva dato la propria parola e non rispettarla, avrebbe indicato il disonore. L’onore, l’unica cosa che suo padre gli aveva insegnato a difendere più d’ogni altra cosa.
Onore, onore, onore...Con un sorriso forzato, accettò.
Avevano passato alcuni minuti a parlare del piano per uccidere il volatile e poi ore a parlare delle imprese di Prometeo. Gli aveva spiegato ogni cosa su di sé e suo fratello Epimeteo, del dolore che aveva provato quando aveva scoperto che sua cognata Pandora aveva aperto il vaso.
Infine, Eumeo chiese al Titano dei flagelli che ogni giorno subiva da quando aveva rubato il fuoco. Sapeva che sarebbero state scene cruente, ma mai aveva mai immaginato si potesse provare tanto dolore tutto insieme.
All’alba, giunse l’aquila. Era di proporzioni inimmaginabili, nettamente maggiori a qualunque volatile mai visto, il becco adunco era duro come l’acciaio e volava verso di lui. A quel punto dimenticò l’onore, lasciò alle spalle le promesse e l’amicizia che quella notte, l’aveva legato a prometeo. Dimenticò il coraggio e pensò alla sua patria, a quanto volesse tornarci, a sua figlia che docile lo attendeva da anni. E poi decise. In confronto alla vita, l’onore era nulla. Era un gesto di vigliaccheria, ma non se ne rendeva conto. Cominciò a correre.
Si avventurò su per i boschi ed i monti per ore, finché venuto il pomeriggio,  l’adrenalina l’aveva abbandonato. Aveva seminato l’animale che l’aveva rincorso per ore e… non riusciva a pensarci: aveva abbandonato Prometeo. Gli aveva promesso fedeltà, gli aveva detto che l’avrebbe spalleggiato e invece, era fuggito via come il peggiore dei vigliacchi.
I sensi di colpa lo accecavano. Non riusciva a riflettere, sapeva solo che avrebbe dovuto aiutare Prometeo e non l’aveva fatto. Passò tutto il pomeriggio a pensarci poi, si risolse. Al mattino avrebbe ripreso il suo cammino e ritrovato Prometeo, avrebbe ucciso l’aquila e avrebbe implorato perdono.
La notte non riuscì a chiudere occhio, ma alle prime luci cominciò a cercare il gigante. Troppo tardi capì che tornare indietro da Prometeo, non era così facile come fuggire via, e si ritrovò nel bel mezzo di una foresta a combattere contro strani animali che lo minacciavano.

 
Dato che il prologo era decisamente minuscolo, ho postato subito il primo capitolo!
Spero che nessun'insegnante o appassionato, sia pronto a lapidarmi!! :)
 

   
 
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