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Autore: Angeline Farewell    22/03/2011    1 recensioni
Tokyo, 1995. Quattro ragazzi sulla vetta del mondo cercano di rimanere in equilibrio per non cadere.
[...]Si dice che le bugie hanno le gambe corte.
Non è sempre vero.[...]
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: hyde, Ken, Sakura, Tetsuya, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lies and truth

Si dice che le bugie hanno le gambe corte.

Non è sempre vero.

Da quanto si conoscevano, loro quattro? Cinque anni? Sembravano piuttosto il doppio, il triplo, una vita.

Esagerato? Forse.

Ma quando si condivide un sogno grande come l'arcobaleno, quando, quell'arcobaleno, lo si attraversa tenendosi saldamente per mano, viene anche spontaneo considerarsi, se non come una vera e propria famiglia, qualcosa di simile, qualcosa di speciale.

Loro sono speciali, giusto? Giusto.

Lo pensano tutti, lo pensa il milione e passa di persone che ha comprato il loro ultimo album e che ancora affolla il loro Carnevale. Il gioioso trenino che dovrebbe portarli in una nuova era, quella vera.

Eppure c'è una mano le cui dita sono sempre meno forti attorno a quelle dei suoi compagni. Una mano perennemente fredda e sudata, a volte tremante.

Fa freddo in fondo e, si sa, i ciliegi non fioriscono in inverno, anche se a Sakura l'inverno piace. Forse chissà, perchè lo trova accogliente e, nonostante l'apparente controsenso, caldo ed avvolgente. D'inverno tutto è più intimo e sereno.

Ma intanto sfiorisce, tanto che le linee armoniche, che la scena e la vanità gl'impongono di tatuarsi sul viso, sono diventate di volta in volta più sottili, più discrete, fin quasi a fermarsi al solo disegno del fiore che gli dà il nome.

Un fiore che appassisce inesorabilmente pur se piantato nel giardino più ricco e luminoso e colorato che si possa immaginare.

Dalla platea si scatena sempre un delirio ogni volta che entra in scena, specialmente se lo fa subito dopo haido. Insieme funzionano bene e si vede, lo sanno, riescono a lanciarsi in fanservice indimenticabili per il pubblico anche a distanza, senza nemmeno sfiorarsi. Probabilmente perché sono davvero amici come vogliono far credere e si vogliono bene. Sembra, comunque, che nessuno si accorga di quanto sia dimagrito negli ultimi mesi, di come la pelle dei suoi inseparabili calzoni neri si pieghi ormai liberamente ad ogni movimento o soffio di vento, come se dentro non ci fosse nulla.

Il pubblico urla, lo adora e continua a gridargli 'kakkoi' come se nulla fosse. Invece è poco più della metà del batterista geniale che aveva fatto innamorare tetsu più di cinque anni prima, facendosi notare persino se suonava dietro Morrie: e tetsu non vedeva nessun altro quando c'era Morrie sul palco a cantare.

Però Sakura l'aveva notato eccome e l'aveva voluto per il suo gruppo dal nome impronunciabile persino per i suoi componenti, ma che si sarebbe stagliato nel cielo come un arcobaleno vero. L'Arc~en~Ciel.

Ed eccoli lì infatti: haido modula la voce come al solito, sale scale su scale di note con facilità quasi disturbante, per poi discenderle con altrettanta grazia, mentre il pubblico lo incita e lo rincorre e si emoziona. Ken fa vibrare con maestria la sua chitarra e le ragazzine che muoiono dietro i suoi 178 cm, nonostante quel rossetto che non gli piace e non gli si addice, e lo chiamano gridando sempre più forte. Se fossero in Europa o in America, volerebbero reggiseni, per la gioia del chitarrista e del batterista e gran scorno del leader. Che pizzica il suo basso sorridendo e saltando incontenibile, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre i fans gli bestemmiano contro quando tentano di riprodurre le sue linee ritmiche in jam sessions casalinghe, tanto sono elaborate e complicate. E Sakura? Sakura c'è e suona come al solito, Sakura è il ritmo, Sakura picchia sui piatti, fa tuonare i cimbali. Sakura è in fondo al palco, ma è difficile passi insosservato, non solo perchè, chi dovrebbe coprirlo, gli arriva a mala pena al mento.

Quando le luci si spengono, però, è un'altra cosa. tetsu è sempre nervoso, parla sempre meno, lavora sempre di più. haido deperisce a vista d'occhio e fuma ancora di più, anche se sa che i suoi polmoni sono di carta velina e l'inverno è ancora troppo lungo perchè non si prenda un'influenza o un raffreddore. Ken non sorride più. Ken ride, scherza, prende in giro tutti ed è sempre pronto a divertirsi e divertire. Ma non sorride più, al più stira le labbra in ghigni indecifrabili, che il rossetto rende solo più brutti e stonati, durante i photoshoots. I fotografi gli hanno chiesto di non sorridere più nemmeno per i set. E Sakura passa quasi più tempo in bagno che in studio, tanto che qualcuno tra i roadies si chiede scherzosamente se non sia un po' presto per avere problemi alla prostata.

Sakura ha un problema. Un grosso problema che ha investito i suoi compagni come una doccia gelata. Il primo a rendersi conto della situazione è stato Ken: non è stato il primo a saperlo, ma il primo a capirlo, perché Ken fa lo scemo, ma non lo è nemmeno un po’. Dapprima c’era stata una sensazione strisciante e sgradevole, poi l’evidenza l’aveva schiaffeggiato con la sua brutalità, perché quando la rota si fa sentire, è difficile tenerla a bada, soprattutto se non si ha altro posto se non pochi metri d’albergo o di studio di registrazione da dividere. E Sakura, come chiunque altro nelle stesse condizioni, non è mai riuscito a far finta non gli mancasse qualcosa. Così l’ha saputo anche tetsu che si è ritrovato a fare le domande sbagliate al momento sbagliato senza nemmeno saperlo, sentendosi recapitare risposte che, data la portata, avrebbe preferito non avere. Mentre haido sembrava un cane bastonato mentre tentava di coprire Sakura, di giustificare qualcosa d’ingiustificabile.

“Non è colpa di Yacchan, ha solo fatto un errore. Non è niente di grave, possiamo risolverlo. Nessuno l’ha capito, possiamo coprire la cosa, possiamo vedercela tra noi.”

Così tetsu aveva scoperto anche che haido aveva sempre saputo tutto e finalmente capito perché, quando chiedeva di andare a chiamare Sakura,  fosse sempre il primo ad alzarsi e a correre verso il bagno o qualsiasi altro posto in cui Sakura poteva essersi infilato. E a quel punto si era arrabbiato davvero, ma non tanto con il batterista, a quello avrebbe pensato dopo, quanto proprio con il cantante.

Da quel momento in poi, comunque, ci sarebbero stati altri problemi a cui pensare. Decisamente.

Gli after-show sono i momenti peggiori, ormai. Gli Heavenly sembrano lontanissimi e dimenticati, così come tutta l’allegria e l’armonia che li hanno accompagniati: sembrava di stare in campeggio più che di lavorare, nonostante tetsu, da bravo stakanovista, non avesse proprio potuto fare a meno di lavorare fino a stroncarsi da solo. Non si può abbassare la guardia nemmeno per un minuto, perché Sakura è sempre troppo allegro o troppo smorto o troppo stanco o troppo nervoso e qualcuno dalla produzione comincia ad osservarlo in modo insistente, ed a tetsu non piace per niente. haido gli è sempre stato incollato, ma a nessuno sfugge che, da qualche mese a quella parte, sia diventato la sua ombra e che Ken intervenga sempre a sviare qualunque interlocutore si avvicini troppo al batterista.

Gli after-show sono i momenti peggiori, perché Sakura non può lasciare i party quando vorrebbe o tutti si chiederebbero dov’è finito, non può rimanere a lungo senza la sua siringa, ma nemmeno andarla a cercare, perché in entrambi i casi, sarebbe fin troppo evidente quel che va a fare in bagno. Allora beve tanto e diventa ancora più irrequieto.

Gli after-show sono i momenti peggiori, perché, ultimamente, finiscono sempre per doverlo partare via troppo presto per i gusti della casa discografica che vorrebbe sfoggiarli il più a lungo possibile, soprattutto ora che “True” li ha catapultati sull’Olimpo dei grandi della musica.

Gli after-show sono i momenti peggiori, perché Sakura, quando tetsu ha scoperto tutto, li ha guardati tutti negli occhi, ha fissato tetsu, ed ha promesso che ci avrebbe provato, che avrebbe smesso. haido ha sorriso e lo ha abbracciato come aveva fatto centinaia di altre volte, sicuro che sarebbe tornato tutto come prima, mentre Ken guardava gli occhi sfocati ed il sorriso vuoto di Sakura. E a tetsu tremavano le mani, voleva uccidere Sakura, in quel momento, quello stupido gorilla rischiava di far naufragare tutto e proprio quando ce l’evavano fatta, erano arrivati dove volevano. Poi ha visto che anche le sue mani tremavano e non ha più capito se gli dispiaceva più per il suo arcobaleno o per la scimmietta con gli occhi spalancati che si ritrovava davanti. Forse era un tutt’uno arrivati a quel punto, perché l’arcobaleno erano loro, tutti insieme.

Gli after-show sono i momenti peggiori, perché si sa che comunque non finisce tutto lì, che il giorno dopo c’è una trasmissione televisiva da registrare, o un giornalista che vuole intervistarli, o un fotografo che vuole immortalarli, e poi le prove per il concerto seguente. Il giorno dopo non si respira, proprio come il giorno prima, come quelli precedenti o quelli successivi ancora. E le notti sono lunghe quando cerchi di tener fede ad una promessa difficile da mantenere.

Quell’after-show è più duro degli altri, però, perché Sakura sta troppo male dopo l’ultima visita al bagno. Allora haido comincia a tossire ostentatamente tenendosi la gola, tetsu coglie al volo e lascia al palo un paio di manager per correre a fare il leader e la chioccia ed occuparsi del suo cantante. Niente di strano.haido fa un po’ di bizze per far scena, dice che è presto, poi si lascia portare verso l’albergo, mentre anche Ken saluta tutti strizzando l’occhio e lasciando intuire festeggiamenti privati d’altro genere. Anche se si trascina dietro Sakura che a mala pena riesce a stare in piedi e con su gli occhiali da sole.

Festa finita, comincia il vero after-show.

L’hanno fatto distendere sul letto con qualche difficoltà. Sakura suda, ma è gelato e trema, forse ha la febbre, ma nessuno degli altri tre s’illude sulla natura del suo male. Le luci della camera sono spente, a parte un piccolo applique su una parete laterale, sono tutti saturi di luci, soprattutto Sakura. tetsu ordina dello champagne al servizio in camera come se fosse la cosa più normale da fare in momenti come quelli, va ad aprire con un sorriso larghissimo ed elargisce una generosa mancia al cameriere. Chiusa la porta, però, non sorride più, mette via le bottiglie e butta via il ghiaccio del secchiello, riempiendolo poi d’acqua e portandolo vicino al letto.

Ken ha accupato un angolino ai piedi del letto, haido se ne sta seduto di fianco a Sakura, che tiene gli occhi chiusi sperando di poter dormire, pur sapendo che non ci riuscirà nemmeno pregando il suo venerato Buddha. tetsu guarda la scena senza far trasparire nessun sentimento, perché sa che, se crolla anche lui, gli altri due gli vanno dietro a ruota e sarebbe la fine, però ha voglia di piangere e di gridare. Invece sorride di nuovo, ad haido, e gli dice di bagnare la fronte di Sakura con un panno bagnato, poi prende una coperta leggera e lo copre lui stesso. Ken comincia a parlare e parlare, del concerto, del pubblico, della ragazza in prima fila con le tette enormi che ha adocchiato, peccato avesse su una maglietta con su un enorme panda, ma anche a Yacchan sarebbe piaciuta, vero Yacchan? Si, è sicuro che gli sarebbe piaciuta. haido ridacchia mentre strizza il panno e tira fuori un’oscenità in Osaka-ben che fa ridere tutti, persino Sakura, che apre gli occhi riconoscente.

Fuori nevica, gennaio sta per finire, così come il tour. tetsu si siede sul letto occupando il lato opposto a quello in cui si trova haido, e gli dice che manca poco, un altro piccolo sforzo, poi ci sarebbero state le vacanze, giorni di lavoro comunque più blandi, meno stress. Il nuovo singolo è quasi pronto nonostante debba uscire solo in marzo, febbraio sarebbe stato di tutto riposo. O quasi, ma avrebbe fatto in modo di pianificare le prove e le registrazioni in modo conveniente per tutti. L’importante è arrivare alla fine del tour però.

tetsu sorride, haido sorride, Ken non lo fa, ma non guarda altrove stavolta. Sakura li osserva con difficoltà ed abbozza un sorriso cercando di non battere i denti troppo forte.

“Puoi farcela stupido gorilla, basta volerlo.”

Sakura finge di ridere ed annuisce. Il problema è che non sa se vuole farcela veramente. Si odia per questo, sa di voler bene a quei tre ragazzi che gli stanno intorno, sa che li considera una sorta di famiglia allargata, sa che con loro si sente a casa e si sente bene, le sue non sono state parole di circostanza dette per compiacere i fans. Ma ci sono troppe luci e troppo cerone ad annebbiare quel che lo aveva attratto da subito nell’arcobaleno di tetsu. Ha paura.

Fuori continua a cadere la neve, ma non la guarda neppure haido che pure la ama tanto.

Un toc toc insistente sveglia tetsu di primo mattino. E’ steso di fianco a Sakura, mentre haido occupa la parte opposta del letto. Guardandosi intorno, scorge la figura rannicchiata di Ken sul divanetto. Povero Ken, quel divano è troppo piccolo persino per haido. Si alza dal letto con una brutta sensazione e va verso la porta cercando di non fare alcun rumore. Prima di aprire, controlla lo spioncino ed impallidisce. Non si aspettava una visita della produzione alle… 6 e 45 del mattino. Non tutto lo staff, d’accordo, ma anche in tre non c’è da prenderli sottogamba. Respira in profondità un paio di volte poi osserva lo stato pietoso in cui sono tutti e quattro. Sakura ha ancora una cera orribile e di certo non è ancora in grado di parlare o camminare decorosamente. Se ne sarebbero accorti. Pensa velocemente a che scusa inventare dato che hanno lasciato la festa, la sera prima, per un cantante raffreddato ed un chitarrista allupato, per farsi poi trovare tutti in una stanza con lo stesso chitarrista rattrappito su un divano ed il cantante senza nemmeno la voce un po’ roca. E un batterista da buttare, ovviamente. Poi scorge le due bottiglie di champagne. Perfetto. Le apre velocemente bestemmiando a bassissima voce contro il sughero, il vetro e pure i francesi, dà una sorsata rischiando di strozzarsi e versandosene un po’ addosso, annaffia un po’ anche Ken già che c’è, che magari vogliono entrare a controllare, poi butta il liquido restante nel gabinetto. Sveglia freneticamente haido e gli intima di andare in bagno e di non uscirne finchè non lo chiama. Rimette le bottiglie vuote in bella vista, si scompiglia un altro po’ i capelli e va finalmente ad aprire con il cuore in gola ed uno sbadiglio di circostanza.

Il terzetto non risponde al suo educato buongiorno, ovviamente. Il più anziano dei tre gli chiede se sa che ore sono, sono le sette del mattino, gli chiede perché non è nella sua stanza, dove sono gli altri visto che le loro stanze non sono nemmeno state toccate. Sa che non deve farsi prendere dal panico, chiede scusa e sbadiglia di nuovo. Gli altri? Sono con lui, ovviamente, Sakura e Ken dormono ancora, haido è in bagno, probabilmente a vomitare, la sera prima, quando Ken era rientrato, avevano chiamato il servizio in camera per festeggiare ancora un po’ tra loro il successo del concerto, c’era stato il pienone, avevano un po’ esagerato ed avevano finito per ubriacarsi ed addormentarsi tutti in camera di Sakura. Niente di strano.

Uno dei tre tossicchia e si aggiusta la cravatta, non sembra molto convinto, continua a lanciare sguardi all’interno ed a tetsu. Ma tetsu non è il leader per niente. Continua a fingersi assonnato e stanco, ma ligio al dovere.

“Per le 10 saremo tutti sobri e pronti per l’intervista radiofonica, non preoccupatevi, sappiamo quando è il momento di lavorare.”

Se ne vanno con un’ultima occhiata obliqua mentre tetsu abbozza un inchino rispettoso.

Perfetto, è andata. Ma per quanto? Torna stancamente verso il letto e si lascia cadere pesantemente.

“Mi dispiace…” è un rantolio sommesso e attuttito ulteriormente dalle lenzuola, ma tetsu lo sente e si gira nella sua direzione. Sakura lo guarda con gli occhi socchiusi e senza sguardo.

“Se ne sono andati, per questa volta, non preoccuparti”

haido, intanto, ha disubbidito al gran capo ed è uscito dal bagno quando ha sentito la porta della camera chiudersi, e va a sedersi accanto a tetsu.

“Mi dispiace…”

“Lascia perdere, Sakura, non è più il momento per le scuse, abbiamo deciso di ballare e continueremo a farlo. Tetchan, potevi pure evitare di schizzarmi quel dannato champagne negli occhi, tanto più che nemmeno mi piace. Non c’era la birra?”

“No, scemo, non c’era la birra, ma la prossima volta t’infilo l’intera bottiglia in gola, così eviti di parlare.”

Ken si finge oltraggiato mentre gli altri ridacchiano, più per posa che per reale convinzione, per la scenetta.

“Davvero, Tetchan, mi dispiace. È tutta colpa mia…”

“Si, è colpa tua e avrei dovuto sbatterti fuori appena ho saputo di questa storia, te e quest’altro idiota che ti ha pure coperto. Ma ormai è andata così e non serve recriminare. Penserò a fartela pagare quando starai bene e sarai tornato il gorilla che eri una volta, ma ora dobbiamo pensare solo a tirarci fuori da questa situazione, quindi lascia perdere le scuse e cerca di alzarti e farti una doccia. D’accordo? Faccio portare dei caffè doppi per tutti.”

Sakura gli sorride tristemente.

“Va bene Tetchan, mi terrò pronto per la lavata di capo, allora.”

Il sorriso gli si smorza sulle labbra, però, quando nota lo sguardo intenso di Ken che lo fissa indecifrabile.

Dicono che le bugie hanno le gambe corte.

Non è sempre vero.

A volte le bugie hanno un bel sorriso e le gambe pure troppo lunghe, per essere quelle di un giapponese.

E i bugiardi sono tali anche quando lo diventano loro malgrado, senza volerlo nemmeno un po’.
   
 
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