Anime & Manga > D.Gray Man
Ricorda la storia  |       
Autore: Yu_Kanda    23/03/2011    3 recensioni
Lavi ha un dono: ciò che sogna si avvera. Solo che i sogni che fa sono molto particolari. Con il suo tutore, viaggia inseguendo la verità dietro quei sogni; finché non ne fa uno diverso dal solito che lo coinvolge personalmente, facendogli mentire al tutore ed infrangere tutte le regole che questi gli aveva imposto.
"Nessun sogno è mai solamente un sogno. Non i tuoi." gli aveva detto l'uomo tendendogli la mano. "Seguimi, ti insegnerò a dominarli."
[AU, YAOI, LaviYuu. Lievissimo accenno di Poker-pair]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest "Tropes & Clichés" indetto da Sysia-chan sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° e Vincitrice del premio "Stile" al Contest "Era un Sogno" indetto da Fabi_Fabi sul Forum di EFP]
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!








Frammenti di Visioni



 Capitolo 1 : Un nuovo nome



C'era stato un tempo in cui ciò che vedeva in sogno lo atterriva talmente tanto da indurlo a fuggire il sonno per non dovervi assistere. Tanto tempo fa.

Prima che il vecchio lo trovasse, prima che gli fosse insegnato a sfruttare il suo dono invece di temerlo. Prima che, inseguendo la storia come voleva quel vecchio, ora diventato l'unica famiglia che aveva, perdesse il proprio cuore.

Quando nella sua ingenuità aveva raccontato alla madre dei sogni che faceva, non immaginava sarebbero stati la causa della morte di tutti i suoi cari. Se non fosse arrivato il vecchio a impedirlo, anche lui sarebbe morto con loro. Deak lo sapeva. Per quello aveva seguito l'anziano uomo senza protestare. Gli aveva salvato la vita, ora lui gli apparteneva.

Ma, cosa ancora più importante, che scelta poteva mai avere un bambino di sei anni? Morire o andare con colui che l'aveva salvato. E lui era andato.

"Nessun sogno è mai solamente un sogno. Non i tuoi." gli aveva detto l'uomo tendendogli la mano. "Seguimi, ti insegnerò a dominarli."

Come sapesse quelle cose di lui non l'aveva mai scoperto, ma sospettava che i suoi genitori volessero affidarlo al vecchio perché lo istruisse, che l'avessero condotto lì loro. Bookman, come si faceva chiamare l'uomo, non glielo aveva mai detto e lui non aveva mai chiesto; sembrava quasi esserci un tacito accordo fra loro, nessuna domanda sul passato. Il passato è passato.

Il vecchio gli aveva dato un nuovo nome, e un altro ancora a ogni città che cambiavano, per ogni storia che registravano. All'inizio gli era parso assurdo, poi però aveva compreso la ragione di quella necessità e vi si era abituato. Il suo ultimo nome, Deak, l'avrebbe conservato sino al sogno successivo.

Cosa gli avrebbe mostrato questa volta? La morte di un uomo o di migliaia? Per qualcuno che aveva fatto della sua ragione di vita il trascrivere la storia nascosta dietro gli eventi che muovevano il mondo, avere come apprendista uno con le sue capacità era un vantaggio enorme.

Lui sognava la morte della gente. Vedeva nei particolari il luogo e il modo in cui sarebbe avvenuto; e tutte le persone coinvolte.

Poi Bookman studiava i dettagli, tracciava il posto. Quindi loro si spostavano per registrare gli eventi e comprendere cosa realmente ci fosse dietro a ciascuna morte. Si mescolavano alla gente presente nel sogno, ma senza interferire con gli avvenimenti: indagavano e mettevano a nudo la verità.

Ogni coinvolgimento era proibito, rivelare alla vittima il pericolo che correva fuori questione. Se poi questa riusciva da sola a tirarsene fuori grazie alle ricerche che svolgevano, buon per lei. Altrimenti, il suo destino si compiva.

Aveva raggiunto l'età di diciotto anni e cambiato ben quarantotto nomi fino ad allora; quest'ultimo, Deak, stava durando più del previsto, più di tutti gli altri. Dopotutto le guerre erano una delle cose più lunghe da sedare, non ci si doveva meravigliare che ancora non avessero finito di documentare tutte le morti previste.

Guardando con un'ombra di rassegnazione le luci dei bombardamenti nel cielo notturno, il giovane si raddrizzò, facendo perno sulla ringhiera del piccolo balcone cui era affacciato. Controllò per l'ultima volta gli accessi all'edificio, nel quale le autorità locali avevano radunato i giornalisti fra cui si erano infiltrati, e rientrò all'interno. Qualche ora di sonno gli avrebbe fatto solo bene.

 

 

Un passo dopo l'altro sprofondato nella sabbia, Deak arrancava verso il limitare della zona franca per osservare le linee nemiche. Il sole proiettava svogliato l'ombra di lui sulle dune, la sua luce troppo debole perché il contorno dell'altro sé stesso fosse chiaramente distinguibile fra le increspature prodotte dall'incedere degli stivali che indossava.

Che strano, avrebbe dovuto essere più caldo, invece il cielo sembrava quasi nuvolo, e ciò pareva filtrare i raggi solari. Aspettandosi una visuale piena sulla città bombardata, Deak si sporse in avanti, schermandosi lo sguardo per meglio distinguere ciò che gli si parava davanti. Era talmente concentrato che sentir parlare all'improvviso accanto a sé lo fece trasalire.

- È così strano averti in completo silenzio. - esordì una voce maschile dal suo lato cieco, e lui si voltò verso di essa, meravigliato. Non permetteva nel modo più assoluto che qualcuno restasse dove gli era impossibile vederlo, come mai colui che lo accompagnava gli camminava accanto proprio da quella parte? - Qualcosa non va? - aggiunse il giovane in questione, fermandosi a guardarlo, ora una nota preoccupata nella voce, sebbene si sforzasse di mantenerne il tono neutro. - Lavi?

Con che nome lo aveva chiamato? Fissò il compagno di viaggio come inebetito, perdendosi nei suoi occhi scuri, rapito dalla bellezza del volto di lui. Conosceva quel giovane? O questi lo confondeva con qualcun altro? No, no, di certo erano in confidenza, si era rivolto a lui in maniera troppo familiare... Ma, allora, il nome? Deak osservò attentamente il ragazzo misterioso: lineamenti orientali, capelli nerissimi di lunghezza eccezionale (soprattutto per un uomo) raccolti in una coda alta, corporatura simile alla sua ma fisico più snello. Non ricordava di averlo mai veduto prima di allora.

Così come gli era ignoto il luogo in cui si trovavano adesso. La sabbia era svanita, la luce del sole s'era fatta ancora più velata, imponenti edifici di cemento si stagliavano tutt'intorno a loro. Una mano fu agitata davanti al suo viso; Deak trasalì nel vedere la propria andare a incontrarla e intrecciare le dita con quelle di lei nell'afferrarla. Il giovane orientale parve sollevato dal gesto, tuttavia sbuffò appena.

- Se non ti conoscessi bene, direi che hai dei dubbi su di noi. - affermò a bassa voce, distogliendo lo sguardo, apparentemente imbarazzato dalla sua reazione. Con somma sorpresa, Deak si ritrovò ad abbracciarlo con trasporto, ottenendo però che questi si irrigidisse al contatto fra i loro corpi, liberandosi con decisione qualche istante dopo. - Non qui, possono vederci. - borbottò, riprendendo a camminare.

Dov'erano diretti? Perché aveva la netta sensazione che fosse molto importante saperlo?

Un'enorme costruzione recintata da alte mura di cemento comparve d'improvviso davanti ai loro occhi. Com'era possibile che non l'avesse notata mentre si avvicinavano? Pareva essere quella la loro meta; senza esitazione varcarono l'alto cancello di ferro che ne costituiva l'accesso, stranamente aperto, addentrandosi nel cortile deserto.

- Yuu? - Deak si udì pronunciare quel nome e il giovane orientale accanto a lui si voltò, in attesa di sentire la domanda che sarebbe arrivata. Invece ci fu un fragore terrificante e la visione si offuscò di colpo, senza preavviso.

Scattò a sedere, ansimante, guardandosi attorno in preda al terrore. Lingue di fuoco illuminavano il cielo a giorno, penetrando attraverso la piccola finestra fin dentro la sua stanza, accompagnate da altri terribili rombi.

Esplosioni, constatò Deak sollevato, erano soltanto le consuete esplosioni dovute a qualche scaramuccia fra le fazioni di quella guerra che stavano osservando. Si portò una mano al viso, trovandolo madido di sudore. Tastò la benda che gli copriva l'occhio destro, retaggio del giorno in cui la sua vita era cambiata drasticamente e lui aveva dovuto diventare qualcun altro.

Stavolta il sogno lo aveva colto di sorpresa; era la prima volta che sognava per suo conto, senza che fosse la solita cronaca narrante la morte di qualcuno, e ne era molto turbato... in special modo per il contenuto.

Sospirò. Non poteva nemmeno parlare col vecchio tutore per riceverne il consiglio. Di sicuro Bookman Senior avrebbe fatto di quello stupido sogno un terribile dramma, blaterando cose sui suoi poteri che s'indebolivano e roba del genere, pretendendo di visitarlo con la tanto vantata agopuntura di cui era maestro... Cosa cui lui non aspirava particolarmente, se non si rendeva strettamente indispensabile per la sua salute fisica.

E la presente situazione non vi rientrava affatto. Si alzò, indossò gli abiti da escursione e si avventurò di nuovo nel deserto. per raggiungere il mentore nel luogo stabilito la sera prima, nonostante non fosse ancora l'alba. Non capiva il motivo di quel continuo scambio di informazioni, redigeva i resoconti ogni dannato giorno, che fretta aveva il vecchio di udirli anche dalla sua viva voce?

Sospirò un'altra volta, relegando il sogno in un angolo remoto della mente, sforzandosi di concentrarsi sui compiti di quella giornata. Avrebbe ignorato il bizzarro evento, cercando di dimenticare le sensazioni che gli aveva trasmesso. Forse, semplicemente, il suo cervello stava imparando a tenere traccia anche della vita onirica personale che non avrebbe dovuto avere.

 

 

La strada che percorreva era dritta, gli edifici intorno a lui stranamente bassi, come se in qualche modo non fossero al passo col resto della città; almeno non nel modo in cui lui la ricordava.

Una voce lo chiamò, sorprendendolo: non era solo? Si voltò verso colui che aveva appena parlato e il suo cuore si fermò nel riconoscere il giovane del sogno. Quello che lo conosceva come Lavi, quello che lui diceva di amare, anche se nemmeno era certo che esistesse.

Lo stava sognando di nuovo e questa volta ne era cosciente, pienamente. Questo era grave, perché, tutte le volte che era cosciente di sognare, che sapeva di star parlando con qualcuno, il quale, da qualche parte, presumibilmente esisteva, ciò presupponeva che quella stessa persona o un'altra che avrebbe incontrato nel mondo onirico sarebbe morta.

E non voleva che accadesse, non voleva che lui morisse; non poteva accettare che Yuu fosse ucciso sotto i suoi occhi.

Senza contare la supposta relazione fra loro, cosa proibita per il lavoro che faceva. Eppure il sogno gli stava chiaramente dicendo che avrebbe incontrato quel giovane e se ne sarebbe innamorato. Per quanto la cosa fosse in sé ben più che assurda, visto che in nessun caso s'era sentito attratto da altri uomini prima, c'era qualcos'altro che lo turbava: mai uno dei suoi sogni aveva sbagliato a prevedere gli eventi. Mai.

Quindi era ragionevole pensare che la cosa stesse per accadere, ma in che modo? Che legame ci poteva mai essere fra lui e quello Yuu, perché si incontrassero e si frequentassero abbastanza a lungo da finire con l'innamorarsi?

- Lavi?

La voce del giovane accanto a lui chiamò un'altra volta il suo supposto nuovo nome, e Deak si riscosse da quei pensieri.

- Come mai sei così silenzioso?

Ancora quella domanda, come nel sogno precedente; gli eventi sarebbero stati gli stessi?

- Oh, ero sovrappensiero. - replicò, sperando che l'altro questa volta gli dicesse di più. - Dove stiamo andando?

- Al luogo dell'appuntamento, lo sai. - rispose il giovane, rivolgendogli uno sguardo confuso. - Non dicevi che una volta scoperto chi c'era dietro, il futuro sarebbe cambiato?

Il futuro? Il futuro di chi? Che intendeva dire con quelle parole? Non poteva significare che lui aveva rotto i voti di Bookman rivelando a Yuu delle sue premonizioni! Avrebbe voluto chiederglielo, ma si accorse di non potere, come se l'intera scena fosse già decisa e lui non avesse il permesso d'interferire.

Varcarono il cancello di un edificio che sembrava essere una scuola (Deak ne vide lo stemma sul muro), seguendo un percorso ben preciso. Poi, d'improvviso, svoltarono per una stradina laterale, puntando verso una costruzione minore: la palestra.

Il suo sguardo fu catturato dalla scritta su uno dei muri cui passarono davanti, bizzarra per essere il segno lasciato da una banda: “Come posso diventare Re, se il Re è ancora al suo posto?”

Deak si interrogò sul significato di quelle parole, ma non ebbe il tempo di soffermarvisi molto a lungo che erano già giunti a destinazione.

Entrarono circospetti, affacciandosi in uno dei tanti campi da gioco e trovandolo occupato nonostante la scuola fosse chiusa. Deak non poté identificare nessuno dei presenti, e quando spostò di nuovo lo sguardo sul giovane al suo fianco non riconobbe più il luogo. Erano di nuovo all'aperto, in uno spiazzo sormontato da un qualcosa di cemento, forse un ponte; ed erano circondati.

Per quanto si sforzasse però, non riusciva a vedere le facce di quelle persone, la sua visuale si bloccava giunta alle loro bocche ghignanti. A uno degli assalitori ricadeva sul petto una strana collana con un pendente, una gemma nera a forma di uccello; gli altri ne avevano una simile con una scritta che non era in grado di leggere.

- Era tempo che ci incontrassimo, Bookman Junior. - disse quello con la collana diversa, come se si conoscessero da tanto e lo stesse aspettando con impazienza.

L'attimo dopo Yuu era davanti a lui, l'uomo bizzarro impugnava una pistola e Yuu stava cadendo, una scia di sangue che dal suo corpo disegnava nell'aria un annuncio di morte.

Deak si udì gridarne il nome, talmente forte da coprire la risata dell'uomo del quale non poteva vedere il viso. Fu un attimo. Si trovò il corpo senza vita di Yuu fra le braccia, e non capiva la ragione per cui l'uccisione di quello sconosciuto lo turbasse così tanto rispetto agli altri sogni di morte che era solito fare.

Sentiva una rabbia indescrivibile pervaderlo, voleva fare a pezzi il bastardo che aveva assassinato il giovane sconosciuto, ma mentre l'omicida iniziava a parlargli di nuovo qualcuno lo scosse con forza e si risvegliò. Bookman lo stava fissando perplesso, quasi preoccupato, il che significava che aveva gridato davvero o quantomeno si era agitato abbastanza da turbarne il sonno leggero. Che scusa poteva offrirgli ora? Come avrebbe risposto alle sue inevitabili domande?

- Deak, è ora di ripartire? - chiese Bookman in tono serio, indovinando il motivo del suo stato di shock senza difficoltà alcuna, data l'usuale natura dei sogni che faceva.

- Sì. - gli rispose, preparandosi al successivo interrogatorio, la cui prima richiesta fu un resoconto completo.

Raccontò il sogno appena fatto in ogni penoso dettaglio, tralasciando però di rivelare che la vittima lo conosceva e pareva essere il suo amante, ma soprattutto che era morta per salvare lui.

- Una scuola, eh? Considerato il luogo e la scritta sul muro, non abbiamo molti indizi per capire in che parte del mondo accadrà questo evento. - rifletté l'anziano studioso, socchiudendo le palpebre con aria pensosa. - Non ricordi altro?

- No. - Deak avrebbe davvero voluto avere altri indizi da riferire al tutore, trovare Yuu era ciò che più desiderava al mondo in quel momento; ma non aveva visto assolutamente nulla di utile, nulla.

- Pensaci bene. Un particolare qualsiasi di una casa, degli abiti indosso alla vittima. Qualunque cosa. - Bookman sospirò; di solito i sogni di Deak non erano così avari di dettagli. Il giovane scosse ancora il capo. - Allora dovremo attendere un secondo sogno che ci riveli di più. - concluse con calma, come se l'implicita sentenza di morte non lo toccasse affatto, né più né meno di quanto l'avessero turbato tutte le altre che avevano documentato fino a quel giorno.

Il sogno seguente non si fece attendere affatto; questa volta Deak rivisse solamente la sequenza della morte di Yuu, con la variante che stringendone il corpo esanime gridava la sua disperazione al cielo. Cielo che si tinse di rosso mentre lui urlava e la risata dell'assassino continuava a rimbombargli nelle orecchie, oltre che tutt'intorno a loro; e... sentiva odore di risacca.

Davvero strano, visto che pareva essere circondato solo da edifici. La scena ruotò, gli sembrò quasi di essere inghiottito nel vortice d'immagini che gli inondava la mente: le urla, il sangue, il corpo di Yuu... Vide le case avvicinarsi a lui e lesse il nome di una via: Hanbury Street, numero ventinove.

La successiva cosa che vide fu il volto di Bookman, chino su di lui mentre tentava di riscuoterlo dal sogno.

 

 

Deak cercava disperatamente di apparire meno scosso di quanto fosse in realtà, con discreto successo a suo avviso. Riferì al mentore tutti i dettagli che riusciva a rammentare e quando rivelò il nome della via, questi lo guardò con un'espressione dubbiosa che lo fece sentire come se fosse lui sotto esame e non la scena del crimine 'onirica'.

- Sei sicuro di quel nome? - chiese, digitando qualcosa sulla tastiera di un computer portatile. - Non ti suona in qualche modo familiare?

- Io... non lo so. - Deak si strinse nelle spalle, cercando di sminuire il suo coinvolgimento emotivo nell'intera storia. - È tutto ciò che ricordo.

- Guarda questa foto. - Bookman voltò lo schermo del computer verso di lui, sorprendendolo. - È questo l'angolo di casa che hai visto? - chiese; quando l'allievo annuì, anch'egli dette un cenno d'assenso, riprendendo possesso della tastiera e continuando apparentemente a fare ricerche. - Hai detto che la scuola aveva uno stemma, descrivimelo ancora.

- Sì, certo; erano due grifoni che si fronteggiavano, in mezzo a loro uno scudo crociato bianco e rosso con sotto la scritta 'Domine Nos Dirige'. - Deak fissò il mentore con aria confusa. - È qualcosa che esiste?

- Dimmelo tu. - gli occhi dell'uomo erano ridotti a due fessure, mentre lo scrutava con attenzione, in attesa della risposta che si aspettava di sentire; ma non la ricevette. - Mi deludi, Deak. Non ti ho insegnato niente? Avresti dovuto riconoscere quello stemma a prima vista, così come il nome della via. - affermò severo, una nota di biasimo nella voce roca. Il giovane gli rivolse uno sguardo colpevole. - Londra. La nostra vittima morirà a Londra.

Deak sgranò il suo unico occhio: come aveva potuto non arrivarci? Lo stemma della City! Quello era lo stemma della città di Londra! E la via... Si dette mentalmente dello stupido, era talmente focalizzato su Yuu che non aveva ricollegato gli indizi fornitigli dal sogno.

Quindi il posto che cercavano si trovava nell'Est End di Londra e, presumibilmente, anche la scuola incriminata era là da qualche parte.

- Stando alla frase che hai letto su quel muro, è molto probabile che il nome della scuola sia riconducibile a uno dei regnanti Inglesi; farò qualche ricerca. - Bookman pareva non dare peso alla crescente agitazione del pupillo; continuava con calma glaciale ad accedere alle mappe Londinesi e ai database delle scuole. - Preparati a partire nel frattempo. Mi precederai a Londra e ti iscriverai a quella scuola. Puoi spacciarti tranquillamente per uno studentello sedicenne. Il tuo nuovo nome è Lavi. Avrai i tuoi documenti domani.

Deak non poté evitare di rivolgere uno sguardo inorridito al suo vecchio, il quale ricambiò con aria scettica, non comprendendo la ragione di tanto stupore.

- I-Io... da solo? - riuscì infine a chiedere Deak.

- Devo finire di sbrigare delle cose qui. Ti raggiungerò dopo aver sistemato tutto. - gli comunicò Bookman con noncuranza, mandando in stampa qualcosa. - Black Order Royal Academy. Questa scuola incontra tutti i requisiti. Anzitutto, è una scuola per studenti internazionali. Hai detto che il giovane ucciso è orientale, ne sei certo? - domandò di nuovo e al cenno affermativo di Deak, ora Lavi, continuò: - Lo stemma della scuola coincide con quello della città di Londra, sembra essere autorizzata direttamente dai regnanti. Inoltre è nell'Est End. Qui trovi tutti i dettagli, studiali. Io ho altre importanti ricerche da fare ora.

Stabilito ciò, l'uomo porse al pupillo i fogli che aveva stampato un attimo prima e uscì dalla stanza.

Deak era sconvolto. Il vecchio gli aveva appena dato il nome con cui Yuu si era rivolto a lui nel sogno. Gli ingranaggi del destino avevano già iniziato a muoversi e, se era così, quando avesse trovato Yuu ne avrebbe di lì a poco causato la morte.

Era una situazione assurda, eppure non aveva idea di come impedire che quel giovane morisse. Senza contare che cercare di salvarlo andava contro le regole stabilite da Bookman.

Oh, al Diavolo! Non poteva consentire che Yuu fosse ucciso a causa sua! Avrebbe fatto di tutto per impedirlo, a dispetto della non interferenza. Con determinazione, iniziò a studiare la nuova parte che avrebbe recitato e la destinazione che l'attendeva.

 

 

Entrare all'Accademia in questione non avrebbe potuto essere più facile per qualcuno con le sue conoscenze. Lavi riuscì a farsi ammettere a tempo di record, nonostante l'anno scolastico fosse ormai a metà. Ora non gli restava che mescolarsi agli studenti, fraternizzare con quelli del dormitorio, scoprire se qualcuno che corrispondeva alla descrizione di Yuu frequentava davvero un qualsiasi anno di quella scuola.

- Ehi! Allen! Guarda laggiù! - esclamò una ragazza molto graziosa dai lineamenti orientali, e si avvicinò al compagno di corso che le sedeva accanto, attirando la sua attenzione sulla porta della mensa. - Quello deve essere lo studente prodigio. - sussurrò all'orecchio di lui, indicando di nascosto un giovanotto piuttosto alto e con dei vistosi capelli rossi. - Guarda, ha una benda sull'occhio destro, poverino. Chissà che gli è successo! Andiamo, sono sicura che è tutto solo, ha bisogno di amici! - prese il compagno di scuola per una mano, forzandolo ad alzarsi, e prima che quest'ultimo potesse dire qualunque cosa per obiettare, stava già trascinandolo verso il nuovo arrivato.

Allen, un ragazzetto albino all'incirca della stessa età della fanciulla, fece buon viso a cattiva sorte e si lasciò condurre senza protestare fino all'ingresso.

- Ciao! - esclamò lei sorridendo, appena fu davanti al giovane. - Tu devi essere lo studente di cui parlano tutti, ammesso con voti eccezionali. Pare che starai spesso in classe con noi, quindi abbiamo pensato di fare amicizia; che ne dici di pranzare insieme? - propose raggiante; il suo interlocutore apparve confuso e imbarazzato da un approccio tanto diretto e la ragazza aggiunse all'istante: - Ah, che sciocca! Il mio nome è Lenalee; e lui è Allen.

Deak scrutò i nuovi arrivati con interesse, annusando immediatamente l'opportunità di avere informazioni senza troppo sforzo. Doveva calarsi subito nella parte; era giunto il momento di abbandonare il suo vecchio nome.

- Lavi. - si presentò con un sorriso cordiale, porgendo la mano a entrambi. - Piacere di conoscervi.

- Allora, cosa ti piace mangiare? Qui il cuoco è in grado di preparare di tutto, è il vanto di questa scuola! - l'informò immediatamente Lenalee; indicò un uomo dalla carnagione scura e le fattezze esotiche, probabilmente era indiano a giudicare dal chakra che portava dipinto sulla fronte.

"Molto interessante," si disse Lavi. "Pare che riuscirò a integrarmi in fretta."

I due ragazzi sembravano simpatici, lo avrebbero aiutato ad ambientarsi prima di quel che pensava e questa era un'ottima cosa. Magari grazie a questa conoscenza fortuita avrebbe saputo tutto ciò di cui aveva bisogno sugli studenti della scuola senza doversi inventare un modo per 'interrogarli' a loro insaputa.

Stavano gustando il menù del giorno, fra una chiacchiera e l'altra, quando l'attenzione di Lenalee si spostò improvvisamente altrove. La ragazza alzò un braccio per farsi vedere da qualcuno appena entrato, chiamandolo a gran voce.

- Ehi, Kanda! Kanda! Vieni a conoscere il nostro nuovo compagno di corso! - invitò speranzosa quella persona; ma questa, chiunque fosse, non rispose, facendo imbronciare Lenalee.

Per cui, Lavi si voltò a vedere chi potesse essere che si permetteva d'ignorare una ragazza tanto carina, e rimase a bocca aperta: Yuu. Il ragazzo sulla porta era proprio Yuu! E appariva chiaramente molto contrariato dalla confusione, per non parlare di tutte le studentesse che lo chiamavano invitandolo a sedere al loro tavolo.

Invece lui ignorò tutti, prese il suo pranzo dalla finestrina del cuoco e andò a sedersi da solo nell'angolo più lontano della sala.

- Devi scusarlo, Kanda è fatto così; non gli piace la gente e odia i discorsi che lui reputa inutili. - spiegò Allen in tono rassegnato. - E detesta me. Di solito con Lenalee parla, visto che sono cresciuti insieme, ma oggi deve essere proprio di cattivo umore.

- Non difenderlo, Kanda è stato scortese! - Lenalee incrociò le braccia al petto, sospirando.

- Anche lui è nello stesso corso con noi? - chiese Lavi, cercando di non apparire sotto shock.

- Sì, segue la maggior parte dei nostri stessi corsi. - confermò Lenalee, con una punta di tristezza nella voce. - Non ama molto socializzare, però; se ne sta sempre solo, rifiuta di farsi degli amici. Da quando ci siamo trasferiti qui a Londra poi, è addirittura peggio. Qualche volta riesco a farlo uscire con me e Allen, eppure lui resta comunque in disparte.

Lavi continuò ad ascoltare il racconto dei suoi due nuovi 'amici' ostentando grande interesse, senza togliere gli occhi di dosso a Yuu nemmeno per un istante. Quindi, prima vivevano in Francia, lei e Yuu.

Interessante. Così come il fatto che Yuu avesse un tutore, il quale non era mai in casa. Sembrava davvero condurre una vita molto solitaria; da quel giorno però le cose sarebbero cambiate, si disse Lavi. Ora c'era lui a movimentargli la vita. Forse fin troppo, se gli eventi che aveva sognato erano destinati ad accadere realmente; e non aveva dubbi in proposito, purtroppo.

Doveva assolutamente capire cosa avrebbe portato alla morte di Yuu e impedire che si verificasse. Fare in modo che non andasse a quell'appuntamento, a costo di dirgli tutta la verità sul proprio conto.

 

 

La lezione successiva fu anche la sua presentazione ufficiale quale nuovo studente della scuola a frequentarne i corsi. Il professore di Scienze, Tyki Mikk, lo introdusse con una soddisfazione quasi morbosa ai compagni di classe.

Come se si aspettasse qualcosa dalla sua presenza nella scuola e non vedesse l'ora che quel qualcosa producesse frutti. Era una sensazione così sgradevole che Lavi rabbrividì, quando l'uomo gli dette una pacca sulla spalla per esprimergli incoraggiamento negli studi, assegnandogli subito dopo il posto a sedere: accanto a Yuu.

- Vediamo un po' dove posso sistemarti, in modo che tu riesca a familiarizzare in fretta con i compagni di classe. - disse il professor Mikk, ostentando un'espressione pensosa. - Guarda, c'è un posto accanto a Kanda Yuu. - continuò fingendo di notare solo allora la sedia vuota.

Il sorriso con cui gli indicò il banco fece capire a Lavi che l'uomo macchinava qualcosa ai danni di Yuu, anche se al momento non ne comprendeva la ragione. Tuttavia, commise un gravissimo errore nel presentarsi finalmente a lui; errore che diede a Tyki Mikk conferma positiva sulla correttezza dell'intuizione avuta.

- Lavi Bookman. - disse, porgendo la mano e venendo prontamente ignorato. - Piacere di conoscerti, Yuu.

Lavi non si rese nemmeno conto di come fosse finito in terra rovesciando ben due banchi, con Kanda seduto sopra che tentava di colpirlo ripetutamente mentre lui si faceva scudo con le braccia.

- Non osare farlo mai più! - gli intimò in tono più che minaccioso l'assalitore, cercando di liberarsi dalla presa che frattanto Lavi si era sbrigato a ottenere sui suoi pugni.

Capì a cosa Yuu si riferisse solo dopo che il professor Mikk l'ebbe sollevato di peso per la collottola, separandoli.

- Odia che lo si chiami per nome, ti conviene tenerlo a mente, Lavi. - svelò l'uomo, lanciando un'occhiata sorniona alla vittima ancora in terra e poi rimproverando il suo aguzzino. - Kanda, prima di passare alle mani avresti dovuto avvertirlo. Visto che è nuovo, non poteva saperlo. Ora chiedi scusa.

- Tch. - fu l'unico suono che uscì dalle labbra del giovane orientale, il quale si sedette di nuovo senza una parola, come se nulla fosse accaduto.

- Sei davvero cocciuto; ma imparerai. - promise il professor Mikk sfoggiando un altro sorriso, questa volta compiaciuto, e accingendosi a iniziare la lezione. - Un'altra bravata di questa caratura e verrai sospeso.

Lavi si rialzò alquanto dolorante, sedendosi con diffidenza accanto al suo neo compagno di banco, il quale si sforzava d'ignorarlo meglio che poteva, a dispetto delle mille scuse che lui gli aveva appena rivolto. Così decise che l'avrebbe chiamato per nome comunque, a costo di farsi ammazzare.

Stabilì tuttavia che il loro docente era davvero molto dispettoso quando, al termine della sua spiegazione, l'uomo assegnò i compiti per la settimana, scegliendo lui per una ricerca in coppia proprio con Yuu.

Il giovane andò su tutte le furie, protestando che poteva cavarsela benissimo da solo, ma Mikk non intese ragioni.

Una volta fuori dall'aula, Lavi decise di fare un tentativo per riappacificarsi con la persona che in teoria doveva proteggere e che pareva invece non voler proprio collaborare. Erano decisamente partiti col piede sbagliato, se non recuperava la simpatia di Yuu aveva davvero poche speranze di salvarlo.

- Yuu, non c'è niente di male a lavorare insieme, sono sicuro che diventeremo ottimi amici. - disse sorridendo, nella speranza che l'altro cedesse un po' di terreno. Invece si ritrovò appiccicato al muro in malo modo.

- Sta' lontano da me! - tuonò Kanda, senza fargli male ma chiarendo perfettamente il suo punto di vista sulla faccenda. - E non chiamarmi per nome, o te ne farò pentire!

Lavi lo fissò mentre si allontanava, diretto alla loro prossima classe. Avrebbe dovuto seguirlo con circospezione, se voleva scoprire cosa stava per condurlo verso la morte.

Soprattutto se dietro c'era una banda di teppisti potenzialmente legata al crimine organizzato come sembrava dal sogno.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Yu_Kanda