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Autore: slice    24/03/2011    7 recensioni
Ipotizzando che tornare al proprio villaggio - anche se si gioca a carte scoperte, a quel punto - significhi rinunciare a molte libertà, si deve anche mettere in conto eventuali modi per aggirare le costrizioni e vivere più serenamente. No? Beh, più serenamente e anche in modo meno composto, probabilmente. ù.ù
Voglio dedicare questa cavolata a wari, per tre ottimi (?) motivi: perché i suoi deliri stuzzicano la mia vena idiota e grafomane, perché vive nella contraddizione di essere intelligente e mia amica allo stesso tempo e perché mi va. XP Mi sembrano motivi più che validi, sì.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Shikamaru Nara
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Là, dove il sole fa ombra'
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Giornate lente che scivolano via
di slice



Fuoco



Certamente non può ancora alzarsi alle undici, tuttavia i giorni liberi da missioni e incarichi iniziano un po' più tardi da quando sua madre ha deciso che dormire fa bene, e lui si gode tutto con calma.
Scivola fuori dal letto, pesante ma riposato, usa il bagno quanto vuole perché suo padre è già uscito da qualche ora, ed esce in fretta perché il silenzio sarebbe totale, se non fosse per i rumori che lui stesso emette, dal momento che sua madre ha già finito i lavori di casa a quell'ora e si dedica ai panni in giardino.
Esce di casa con le mani in tasca, va a fare colazione con Itachi, gioca a shogi con lui e lo aiuta in vari compiti. Dopo mangia con Chouji e a volte anche con Ino, dorme, smangiucchia qualcosa, dorme, va a trovare Ino, dorme, torna alle nuvole con Chouji e le sue patatine, dorme... E poi dorme, anche, ché non lo fa mai. La sera cena con Itachi, gli dormicchia accanto, perché non riesce a prendere sonno quando è con lui e la tentazione di guardarlo ogni minuto è forte; comunque alla fine chiude gli occhi e si lascia torturare: Itachi gli mette una cavalletta sul naso o una lucertola sulla pancia, gli fa il solletico sull'orecchio con un filo d'erba, e lui sbuffa mentre agita una mano con poca convinzione per mandarlo via, ascoltando il suono di quel sorriso raro. Infine torna a casa con le mani ancora in tasca e i pacchetti di sigarette durano sempre di più.

Quella mattina non è diversa dagli altri giorni di vuoto.
Si sveglia ad un'ora decente, usa il bagno ad oltranza fino a quando sua madre non esce in giardino e si veste con tutta la calma del mondo, ascoltando quel fastidioso silenzio. Quella casa è così silenziosa da permettergli di sentire un urlo pauroso di Naruto che abita in un'altra zona del villaggio. Si ferma, seduto nell'ingresso, aggrottando le sopracciglia, ma poi decide che è solo Naruto e continua ad infilarsi i sandali. È così silenziosa che potrebbe fare un concerto battendosi due dita sulle guance gonfie d'aria, come faceva Chouji quando avevano dieci anni. È così silenziosa che i suoi pensieri rimbombano e non c'è più silenzio. È troppo silenziosa e quindi non lo è per niente.
Sbuffa, alzandosi, ed esce, portandosi una cicca alle labbra prima di mettersi le mani in tasca.
Attraversa quasi tutto il villaggio e, quando arriva vicino a casa di Chouji, devia il suo cammino iniziando a percorrere una strada larga che, ad un primo sguardo, potrebbe sembrare una di quelle principali, ma che, a giudicare dallo stato generale, ad un'occhiata più attenta, si vede molto bene che non vi è manutenzione da tempo immemore. Sale per circa un chilometro fin sopra alla collina e poi il cancello enorme del clan del ventaglio lo saluta, con quei simboli onnipresenti.
Attraversando quel luogo fatiscente, quel pezzo di villaggio lasciato a marcire, come un'appendice in peritonite perché gli studi di Ino lo hanno traviato, prova sempre del disgusto e della sconfitta da qualche parte dentro di sé. Anche se è conscio di essere stato troppo giovane per poter fare qualsiasi cosa, lui si ricorda delle occhiaie di Sasuke quando facevano l'accademia, si ricorda della pelle delle sue mani spaccata, si ricorda di avergli consegnato dei compiti una volta che era malato e di averlo trovato a pulire i pavimenti con forza. Anche se solo dopo ha capito perché, lui si ricorda perfettamente tutto ed ora gli sembra sia stato così meschino da parte di chi lo aveva lasciato solo, prendersi anche la libertà di lasciar andare quel posto alla degradazione, al punto di indignarlo nel profondo di averne fatto inconsciamente parte.
Volta l'angolo, aggirando la grande casa, l'unica abitata, passando per la breccia nel muro di cinta entra nel giardino sul retro e si fa spazio attraverso la vegetazione incolta ancora con quei pensieri perturbanti nella testa; poi vede Itachi e si blocca.
Rimane immobile, in piedi, nello stesso momento in cui smette di pensare a tutto, in un attimo, concentrandosi invece sulla posa che tiene l'ex nukenin di rango S dinanzi a lui.
Itachi volta leggermente il viso nella sua direzione e lo saluta dandogli il buongiorno. Lui invece rimane in silenzio, alzando un sopracciglio d'istinto. Probabilmente deve avere un'espressione davvero idiota, ma quello che lo turba ulteriormente, e non gli permette di correre ai ripari, sono gli ANBU - che credono di essere sufficientemente nascosti - seduti sul grande albero, fuori dalla proprietà, che hanno l'ordine di sorvegliare entrambi gli Uchiha.
“Troppo tè,” celia Itachi, tornando a guardare quel che fa.
La sua serietà rende la battuta ancora più divertente e il cervello di Shikamaru, che ha quasi vita propria, si appunta di ridere più tardi, ma lui non accenna nemmeno a sorridere perché è ancora impegnato a focalizzare l'attenzione da altre parti.
Procedendo per gradi, come in ogni gioco, battaglia o situazione della vita in cui si è trovato, Shikamaru analizza i dati a sua disposizione per dedurne, un momento dopo, che non ci sono altre spiegazioni oltre a quella che Itachi sta pisciando su una catasta mobili mangiati dalle termiti e erba secca, nel giardino di casa sua. Con gli ANBU che guardano, continua, la sua mente acuta.
Si avvicina dopo questa brillante analisi, trovandosi ad osservare la catasta di riflesso.
“Li odiavi davvero tanto...” commenta, riferendosi ai mobili.
Itachi emette uno sbuffo divertito mentre si sistema i pantaloni blu della divisa da jounin che gli è stata data per uscire dall'ospedale, usata ormai per stare in casa, e Shikamaru si siede sull'engawa, di fronte a lui.
Itachi sospira, sembra decidere di potersi prendere una pausa e, con passo lento gli va in contro, arrivando a sederglisi accanto.
“Ho scoperto che non posso fare un katon nemmeno per accendere un falò nel mio giardino,” dice Itachi, mentre si lava le mani usando l'acqua del catino che ha accanto, “quindi mi servo del primo combustibile che ho a portata di mano,” spiega, con calma, mentre accende un fiammifero.
“Ma l'urina...” sussurra l'altro, osservando il combustibile gocciolare sul terreno arido, con aspettativa e una punta d'ammirazione.
“Beh, vediamo,” dice il padrone di casa, tirando il fiammifero sulla catasta.
Il fuoco cade sul pagliericcio e scivola all'interno; per un momento sembra che niente sia successo, poi un leggero filo di fumo si alza, tremolante, e l'erba scoppietta, nascosta dal mobilio.
“Funziona,” dice Itachi, quasi sorpreso, “Vuoi un tè?” gli chiede poi, alzandosi.
Shikamaru per reazione storce il naso, afferrando la mano che Itachi gli offre per alzarsi con un momento di ritardo, però poi solleva le spalle, seguendolo in cucina come se niente fosse.
In fondo, non si è davvero stupito, sapeva già che prima o poi a Itachi avrebbe fatto male, tutto quel tè.










È tutta colpa di wari, sappiatelo. XD
Un giorno d'estate Andrea e Giuliano incontrano Li... No, un momento! Non era così... Un giorno d'inverno wari chiacchiera con me su skype e senza prestare troppa attenzione divaga sulla flash AU della mia raccolta in cui Kiba e Naruto scrivono sulla neve in un modo bizzarro; ed è così che parla inaspettatamente di cose che mi fanno venire in mente qualcosa come questa. La prima stesura era davvero orribile, questa fa cacare, ma almeno si capisce cosa c'è scritto.
A te, Tessa, o mia musa! *___*

Itachi nelle mie ff si beve cisterne di tè, perciò era necessario che scrivessi qualcosa così, prima o poi, no? ù.ù

Ah, un'ultima cosa: mi preoccupo sempre di essere verosimile quando scrivo e altrimenti, se per necessità di copione non lo sono, cerco di spiegarmi e giustificare tutto con la storia, descrivendo e approfondendo. In questo caso devo fare un'eccezione per le dimensioni del testo che richiedono una certa immediatezza dei contenuti. Non posso fare un trattato chimico, non avrebbe senso.
Pertanto: l'urina è composta al 90% d'acqua ed è poco probabile, proprio perché così diluito, che il composto chimico possa essere infiammabile; tuttavia questa si chiama licenza, visto che Kishimoto fa creare, ai suoi personaggi, incredibili e scenografici modi per difendere e offendere con i cinque elementi (acqua, vento, fuoco, terra, fulmine).
Insomma, volete dirmi che camminano sull'acqua e la loro urina non può prendere fuoco? XD



I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



  
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