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Autore: Rick    20/01/2004    2 recensioni
Aprire gli occhi,svegliarsi,e trovarsi in un nuovo mondo...o e' lo stesso di prima,ma qualcosa e' andato per il verso sbagliato?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Documento senza titolo -Uh...-
La gentile luce del mattino avvolse in pochi attimi la camera dove la ragazza stava riposando, destandola dal suo sonno. Il suo sguardo era ancora affaticato, non abituato a quel bagliore, ma il suo udito distinse chiaramente una voce.
-Hey, buongiorno!-
-Cosa...-
Scattò a sedere, e si guardo' intorno. Ci mise qualche attimo ad accorgersi di non essere sola in quella stanza:un giovane dagli occhi grigi e dai capelli scuri a caschetto, vestito con una semplice maglietta bianca indossata sopra una maglia nera a maniche lunghe, la guardava con interesse, seduto su una sedia a fianco del letto.
-Chi sei?- chiese istintivamente ed in modo sgarbato, quasi senza rendersene conto. Il ragazzo sembrò tirarsi indietro a quella domanda così improvvisa, ma dopo aver preso fiato le rispose con un sorriso, porgendole la mano per stringergliela:
-Mi chiamo Cien. E tu, chi sei?-
-Io...-
Si apprestò lei a rispondere, ma un secondo dopo fu presa dal panico. Le parole le morirono in gola, mentre si rendeva conto della verità, ed un attimo dopo si gettò sul letto, esterrefatta, il suo volto ridotto ad una smorfia di terrore.
-Io...non so chi sono, Cien....-

-=ANOTHER WORLD?=-

La reazione del ragazzo fu più che aspettata: dopo averle rivolto uno sguardo stupito, pronunciò la più ovvia delle domande:
-Cosa?-
-Non...non riesco a ricordare...- rispose lei, tornando a guardarlo e mostrando un’espressione altrettanto sorpresa -ricordo...ricordo solo tanto freddo...e...e il volto di un uomo. . . -
-Un uomo?-
-Mi. . . mi guarda. . . . mi guarda, con due occhi atroci. . . e. . . mi ride in faccia. . . . -
Mentre pronunciava queste parole una innaturale sensazione di dolore e solitudine avvolse il suo corpo, al punto che fu costretta a stringersi tra le proprie braccia in cerca di calore. Cien, non sapendo che dire, si sporse a prendere qualcosa dal comodino al suo fianco e glielo porse.
-Quando ti ho trovata, avevi questo con te. -
Lei volse la testa verso di lui lentamente, e l’oggetto che egli stava tenendo tra le mani improvvisamente cancellò in lei quelle sensazioni negative, sostituendole con un senso di familiarità molto forte. Mettendosi di nuovo a sedere con calma, lo prese per guardarlo meglio. Un guanto bianco con decorazioni dorate, sul dorso del quale spiccava una gemma ovale di colore rosso. Lo fissava con interesse, nella vana speranza di recuperare una parte del suo passato, ma. . . . niente. Sapeva che quell'oggetto era suo, ma non si ricordava né come nè quando ne era venuta in possesso.
-E’ mio…ma non mi torna in mente niente. . . neanche il mio nome, niente di niente. -
I due rimasero in silenzio per qualche istante, prima che lui prendesse parola.
-Beh, stare qui a rimuginarci su non ti servirà a niente. In questi casi, la cura migliore è il tempo – si tratta solo di aspett…. -
Ma le sue parole furono interrotte da una specie di ruggito, proveniente dallo stomaco della giovane, che lo sbigottì non poco. Evidentemente era il suo stomaco in cerca di attenzione.
-Vedo che hai fame. . . aspettami, ti porto qualcosa da mangiare. -
Disse, prima di lasciarla sola e libera di pensare.
Dov'era?Aveva la certezza di non essere mai stata in quel posto, neanche in quel passato che non riusciva a ricordare. Ma quella luce, quell'aria e quell’atmosfera le riportavano alla mente sensazioni che aveva già vissuto. Sensazioni familiari, ma, purtroppo, nessun ricordo. Lasciò andare un lungo sospiro, rimuginando sulla sua situazione. Magari quel ragazzo dagli occhi azzurri aveva ragione: con il tempo tutto si sarebbe sistemato. Cercò di alzarsi, ma non appena fu in piedi una sensazione di debolezza colpì le sue gambe, come se si fosse alzata dopo aver dormito poco…o troppo. Non fu ciò a sorprenderla quanto l’improvvisa realizzazione di essere piuttosto bassa.Usando la parete come appoggio, si avvicinò alla finestra, e diede uno sguardo fuori: davanti a lei si estendeva una piccola radura, circondata da una distesa di boschi. A qualche chilometro di distanza scorse una città, ma le sagome dei palazzi erano troppo confuse tra di loro, dandole l’impressione di trovarsi davanti un solo, immenso tetto. La sua attenzione si rivolse poi ad uno specchio sulla parete, appena a fianco della finestra, dal quale fu attratta con una curiosità da bambina. Era ovvio, non riuscendo a ricordare niente del suo passato, non riusciva neanche a rimembrare il suo volto. Dopo un lungo istante nel quale parve chiedersi se lo voleva fare davvero, si pose davanti al proprio riflesso. Ciò che vide fu una disordinata teen-ager dai lunghi capelli rossi che incorniciavano un volto vispo e due occhi color rubino, vestita con un completo di giacca e gonna di color rosso e nero, con un vistoso fiocco bianco sul petto.Per qualche strano motivo,i suoi vestiti avevano un aspetto consumato,ed erano strappati in piu' parti.
-Cos’è questa roba?-disse alla sé stessa che si trovava dall'altro lato dello specchio. Immediatamente si slego' il fiocco dal petto e lo usò per legarsi i capelli in una lunga coda di cavallo, per poi osservare:
-Cosi' va meglio.. . eppure c'e' ancora qualcosa che non mi convince...-
-Forse una treccia ti starebbe meglio. -
L’osservazione di Cien la colse di sorpresa. Si volto' verso di lui solo per vederlo appoggiare sul comodino un piccolo vassoio con sopra della frutta.
-Scusami se ti ho spaventata, non volevo. -rispose lui, accorgendosi subito della sua espressione sbigottita.
-No...non fa niente. -
fece due passi verso il letto, ma perse quasi subito l'equilibrio, finendo per terra. Cien si chino' pronto a raccoglierla, ma non prima di averla rimproverata:
-Perché diavolo ti sei alzata? E’ ovvio che non sei in condizioni di camminare. -Le diede una mano a rialzarsi, ma la ragazza replicò subito:
-No, sto già meglio, davvero....-
.-Eh?-
Fece per dire qualcosa, ma fu lei stessa ad interrompersi ancor prima di parlare:
-Oh...lasciamo perdere. Ho fame… -
Si sedette sul letto, e fissò il piatto con interesse:quella frutta la lasciava un po' sconcertata. Prodotti della terra dai colori più disparati capeggiavano su quel piatto, nessuno dei quali le inspirava particolarmente fiducia… a parte una specie di sfera color rosso seminascosta da frutti a lei sconosciuti. La prese in mano, toccandola con interesse, poi senza esitare ne staccò un morso. Il sapore non era male, almeno era qualcosa di conosciuto. Addentò senza ritegno e disse, a bocca piena:
-Sai, mi sono appena ricordata una cosa. -
-Cosa?-
Inghiottì il boccone e affermò, allontanando il frutto mezzo morsicato dal volto e porgendolo a braccio teso a Cien, come per mostrarglielo:
-Questa...e' una mela!- per poi prodursi in una sonora risata.
Per tutta risposta il giovane sbuffò e scosse la testa, replicando mentre rideva sommessamente:
-E io che ti sto ad ascoltare!-
Nell’istante in cui lei appoggiava il torsolo sul piatto, il giovane dai capelli scuri fece per alzarsi, ma un oggetto sul pavimento ne attirò l’attenzione. Incuriosito, lo raccolse e lo esaminò : non riusciva a capire cosa fosse, ma intuendo che fosse caduto alla sua amica dagli occhi rubino decise di mostrarglielo, mentre lei, avendo già superato il suo timore iniziale,stava dando l'assalto a un non meglio identificato frutto dallo strano colore.
-E’ tuo questo?-
-Hm?- mugugnò lei, ancora a bocca piena.
Cien teneva in mano una specie di tessera con degli strani segni sopra. La ragazza notò immediatamente un volto che somigliava al suo stampato su di essa, e gliela prese di mano, chiedendosi cosa mai fosse :vicino ad una sua immagine, trovavano luogo degli strani segni, che lei non trovò difficile interpretare. Lo guardò a lungo, ma graffi e scoloriture rendevano illeggibile gran parte del documento.
-Riesci a leggerlo?-chiese, incuriosito, Cien.
-E'....-
Aveva capito cos’era: la sua carta d’identità. Indecifrabile per la maggior parte, soltanto un campo era chiaramente leggibile.
-...è il mio nome...mi chiamo Hikaru...-
Il giovane le rivolse uno sguardo dubbioso.
-Hikaru? Che nome strano! Almeno,ti riporta qualcosa alla mente?-
La ragazza chiuse gli occhi per un attimo,nel tentativo di concentrarsi,e la risposta fu:
-Niente...e' come se fossi isolata dai miei ricordi...-
Cien alzò le spalle,sbuffò e disse:
-Accidenti. Senti, vado a telefonare al mio capo per dirgli che non posso andare al lavoro. Aspettami qui.-
Telefono e lavoro: altre due parole delle quali sapeva il significato. Immediatamente si sentì in colpa.
-Aspetta!- lo chiamò - Non c’è bisogno che lo chiami! Cioè, non voglio dare fastidio…se si tratta di lavoro posso venire con te!-
-Ma non se ne parla neanche!- rispose lui, con un tono canzonatorio -nelle tue condizioni,non ti farebbe certo bene, riesci a malapena a camminare e…-
-Sto benissimo!- se ne uscì lei, scattando in piedi e facendo una piroetta per dimostrare il suo ritrovato senso dell’equilibrio, manovra che terminò con una catastrofica caduta sul letto – te lo prometto, non ti sarò d’intralcio! Me ne starò in un angolino zitta zitta , buona buona!-
Cien lanciò un sospiro che le fece intuire una certa irremovibilità, sensazione che fu immediatamente contraddetta da lui:
-Ripensandoci- infatti disse –potresti anche venire. Magari se fai una passeggiata in città, potresti incontrare qualcuno che conosci.-
-Che stiamo aspettando allora? Forza, andiamo!-disse Hikaru, scattando di nuovo in piedi e correndo fuori dalla porta con rinnovata energia. Cien la afferrò per la coda di cavallo proprio un attimo prima che la ragazza intraprendesse un audace tuffo giù per le scale.
-Lasciami, mi fai male!-
-Andiamo con calma, ok?- iniziò lui, allentando leggermente la presa- Per prima cosa,faresti meglio a darti una sciacquata e a cambiarti, dato che puzzi e i tuoi vestiti cadono a pezzi.-
-Puzzare io? Non e' vero, sono profumata come una rosa! E poi sto benissimo cosi'!-insisteva lei, cercando di tirarsi via dalla presa. Si voltò e afferrò a sua volta i propri capelli, intraprendendo una specie di tiro alla fune, ma non appena allungò le braccia in avanti per bloccare le mani di lui la sua giacca si strappò in due sulla schiena.
-Ehi! Perché all’improvviso fa così freddo?-
-...-

Si trattenne nella doccia per neanche cinque minuti, uscì dal bagno con un minuscolo asciugamano addosso e filò dritta nella sua stanza. Sul letto, insieme a ciò che restava dei suoi vecchi vestiti, si trovavano un paio di blue jeans tagliati al ginocchio, un top di colore rosso e delle scarpe da ginnastica più o meno della sua taglia. Mentre indossava i vestiti, si infilò, senza rendersene conto, il guanto gemmato che Cien le aveva dato in una tasca dei jeans.
-Mi stanno un po' stretti....- commentò, mentre scendeva le scale a fatica. -ma dove li hai presi?-
-Roba che mia sorella mi ha lasciato prima di andarsene.- rispose Cien in modo così immediato da far sorgere qualche sospetto. -pensavo che tu avessi la sua stessa taglia....-le disse, osservandola:-a questo punto posso darti qualcosa di mio.-
-No,non fa niente,davvero!-rispose lei, sorridendogli, prima di precipitarsi di fuori- dai, adesso andiamo! Ho voglia di sgranchirmi un po'!-
-E dire che un quarto d’ora fa stavi morendo di stanchezza… certo che recuperi in fretta.-
Uscì di casa di corsa, immergendosi nella luce del sole e rimandone un po' accecata, ma passato lo shock iniziale cominciò ad abituarsi e iniziò a camminare per il piazzale di fronte alla casa. Inspirò e si riempì i polmoni:c'era qualcosa di poco familiare in quell'aria, ma la pace del luogo non glielo fece notare. In quel momento sentì la porta chiudersi, e Cien la avvicinò rivolgendosi semplicemente a lei con un cenno del capo. Recepì il messaggio, cominciando a seguirlo.

-Manca molto alla città?-
-No...saranno 10 minuti, a piedi, poi ci toccherà prendere l’autobus. Di solito ci vado per conto mio con altri mezzi, ma oggi e' una così bella giornata che non mi andava di insozzare l'aria con i gas di scarico della mia moto.-
Una moto? Oh, si. Quella cosa con due ruote.
-Hai una moto?-
-Si,e' sul retro...sfido che non l'hai vista.-
I due continuarono a chiacchierare del più e del meno per tutto il tragitto, giungendo infine alle porte della città. Ciò che Hikaru vide le sembrò incredibile quanto privo di senso: edifici,alti decine di metri, strade, incroci, automobili, rumore...tutto a due passi dalla foresta! Il confine tra città e bosco era netto e deciso: con un semplice passo le era sembrato di entrare in un altro mondo.
-Ma...ma...- cercava di ricomporre le parole, mentre i suoi occhi erano spalancati dallo stupore.- Ma com'e' possibile?!Fino a due minuti fa eravamo nel pieno della foresta!-
-Ingegnoso,come piano regolatore,no? Le case sono sistemate,da sole o a mo' di villaggi fuori dalla
città, ma bastano pochi minuti di cammino per raggiungere il centro.-
E lei ormai non lo ascoltava più, in quanto la vista l'aveva sconvolta. Non riusciva a capire perchè si sentisse così strana,ma sapeva che ciò che stava provando era completamente diverso dalle sensazioni che quel luogo le aveva trasmesso fino a qualche minuto prima.
-Hikaru?-
-...Si?-rispose lei,cercando di riprendersi dalla vista, ma mostrando ancora un visibile stupore.
-Ma ti senti bene?-
-S..si...e' che non sono abituata a vedere questa roba!O,almeno,non credo di esserlo...-
Si voltò, affrontando con lo sguardo quei colossi di cemento che svettavano alti sopra la sua testa,e chiese:
-Che...che città e' questa?-
-Si chiama Acura,e' la nostra capitale.- rispose Cien,affiancandosi a lei in quello sguardo.

  
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