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Autore: Good Old Charlie Brown    26/03/2011    8 recensioni
Non c'è dolore più grande che rischiare di perdere una persona che si ama.
"Già. “Mendekouse”-Seccatura quante volte l’aveva chiamata con quello stupido nomignolo. Lo divertiva immensamente farla arrabbiare, ne valeva la pena anche se rischiava di passare diversi giorni all’ospedale della foglia.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le Nuvole'
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Non morire mendkouse

Non morire, Mendekouse….


 PROLOGO.

«NON MORIRE, “MENDEKOUSE”»
    
    Il Ninja nemico cadde al suolo morto e macchiò la terra del suo sangue, il volto ancora atteggiato a stupore per il fatto di essere stato beffato e ucciso così rapidamente da quel “pivellino”.  

   Ma Shikamaru già non gli prestava più attenzione: si stava già lentamente voltando verso ciò che lo aveva condotto lì. E si voltava lentamente perché temeva quello che stava per vedere. Infine dopo quella che gli sembrò un’eternità il suo sguardo si poso sul corpo esamine della Kunoichi: a quella vista si sentì improvvisamente vuoto, vuoto e disperato.

    Sentiva la stessa disperazione di quando vide Asuma, il suo maestro, cadere davanti ai suoi occhi ucciso da quella tecnica codarda, da quella maledizione. La stessa disperazione che provò quando lo vide morire mentre gli diceva che sarebbe potuto diventare Hokage, e che rimpiangeva di non essere mai riuscito a batterlo a shogi. La stessa disperazione che aveva letto negli occhi di Kurenai quando le aveva riferito ciò che era successo.
    Ma se quella volta prendersi la propria vendetta contro quel bastardo di Hidan lo aveva soddisfatto, aveva calmato se non cancellato quella sensazione orribile, ora invece si sentiva più che mai un fallito: non era arrivato in tempo e l’aveva lasciata sola circondata da molti nemici, e così lei aveva dovuto soccombere benché fosse una Ninja straordinaria.
    A cosa serviva essere considerato il Ninja più intelligente del villaggio, a cosa era servito tutto il suo ingegnoso piano, a cosa era servito portare a termine con successo quella missione, se questo era il prezzo che doveva pagare? Shikamaru si avvicinò a quel corpo e si chinò verso di esso mentre gli occhi gli si imperlavano di lacrime.
    Improvvisamente si rese conto di quanto tenesse a quella ragazza così problematica. Fissò i suoi capelli biondi slegati e sparsi per terra tutt’intorno al capo, fissò il suo corpo atletico che sarebbe potuto sembrare semplicemente immerso in un sonno profondo se non fosse stato per le ferite e per il sangue che sporcava i suoi vestiti,  fissò gli occhi che erano chiusi e desiderò intensamente poterli rivedere.
«Mendekouse» mormorò «ti prego! Non puoi essere morta.»

    Già. “Mendekouse”-Seccatura quante volte l’aveva chiamata con quello stupido nomignolo. Lo divertiva immensamente farla arrabbiare, ne valeva la pena anche se rischiava di passare diversi giorni all’ospedale della foglia. Di solito, per fortuna, finivano per sorriderne entrambi.
    Improvvisamente, come senza motivo, gli tornò in mente una conversazione fatta con suo padre molti anni prima: gli aveva chiesto perché avesse sposato sua madre anche se era una donna così dispotica e violenta lui gli aveva risposto in un modo che allora aveva giudicato assurdo
«Anche lei a volte sorride in modo gentile. Deve essere per quello».
    Allora quella risposta gli era sembrata molto stupida, tipica di suo padre, ora gli pareva quasi di capire: anche quel dannato sorriso ironico che tante volte lo aveva irritato, ora avrebbe desiderato vederlo più di ogni altra cosa. Erano passati solo pochi secondi, ma a Shikamaru erano parse ore, si chinò sul corpo, senza speranza, quasi svogliatamente, come se stesse per compiere un’azione totalmente inutile. Le prese il polso e appoggiò dolcemente il capo sul suo petto. Respirava! E il cuore batteva!
«Dei della Foglia! Grazie!»
    Ma era debole. Così debole che quasi sembrava un’illusione dettata dal suo desiderio. La kunoichi aveva ferite in diversi punti vitali e Shikamaru non era un Ninja medico e non poteva curarle o avrebbe peggiorato le cose; le conoscenze di farmacologia che aveva appreso dai manuali del suo clan erano poco utili in quel momento. Gli altri Ninja della missione, stavano già tornando alla base. Non c’era che una cosa da fare. Era rischioso, certo! Poteva morire durante il tragitto. Ma non poteva certo aspettare che venissero i rinforzi inviando un Kaghe Bushin. L’avrebbe portata lui stesso a Konoha, che non era in fondo molto distante.
    Le fasciò meglio che poté le ferite più gravi, quel poco che aveva voluto imparare sull’arte medica gli tornò utile, e la prese delicatamente tra le braccia. Si levò in piedi e volgendosi intorno vide i cadaveri dei Ninja che lei prima di cadere aveva sconfitto. Partì correndo più veloce che poteva.
    Mentre era a metà strada improvvisamente si fermò, aveva sentito quel corpo, inerte e svenuto, divenire come più leggero. La kunoichi si riprese per qualche istante. Shikamaru fece appena in tempo a fissarla negli occhi per una frazione di secondo. Poi subito si richiusero. Le sue parole risuonarono nell’orecchio del ninja per tutto il tragitto fino all’ospedale.
«Shikamaru, aiutami!»
«Resisti Mendekouse!» disse «resisti! Senza di te…chi prenderò in giro?»
Finalmente giunse in vista del villaggio, sospirò di sollievo. Mancava poco alla meta. Giunse davanti alle guardie del villaggio: due Chunin, Izumo e Iwashi. I due fecero per fermarlo.
«Shikamaru!» dissero «Dove vai?»
Shikamaru si fermò solo per un attimo, esasperato da quell’inattesa fermata.
«Non è evidente, cazzo?! All’ospedale! È ferita in modo grave, ma sono certo che i Ninja medici possono ancora salvarla. Vi prego !» aggiunse disperato
«Scusa. Lo sai è nostro dovere interrogare chiunque entra nel villaggio e…
«Non importa, non importa!» rispose lui bruscamente «Piuttosto, inviate qualcuno a recuperare dieci cadaveri a settecento metri in quella direzione. Si tratta di Ninja nemici» aggiunse

    Riprese la sua corsa angosciosa e forse senza speranza, cercando di muoversi in modo da non peggiorare condizioni della ferita. Finalmente giunse in vista dell’ospedale. Entrò di corsa ignorando i Ninja posti all’entrata.
     «C’è bisogno di un medico» urlò. «presto, sta per morire».
«Shikamaru! Ti sembra il caso di urlare in questo modo! Sei in un ospedale non nella piazza centrale di Konoha! Che diamine ti prende…».
    Shikamaru si girò verso colei che aveva parlato, una Ninja poco un poco più bassa di lui, con il completo d’ordinanza per tutti i medici dell’ospedale di Konoha, i lunghi capelli rosa raccolti in una coda elegante dietro la testa perché non la intralciassero nelle cure. Si trattava di Sakura Haruno, il migliore Ninja medico del paese, la migliore allieva della defunta Quinta Hokage, Tsunade delle Lumache.
    Non appena si accorse del fardello che Shikamaru portava con sé, Sakura interruppe la sua requisitoria [che altrimenti sarebbe durata un’altra mezz’ora]. Mormorando un affrettato «Scusa, Shika, non me n’ero accorta», Sakura diede una rapida al corpo che nel frattempo Shikamaru aveva delicatamente posato su una barella. «Spiega»
    «L’ho portata qui dalla foresta» spiegò calmò come sempre, ma tradendo un poco di agitazione «è stata ridotta così affrontando da sola una decina di Ninja della Roccia, li ha sconfitti quasi tutti ma, poi ha dovuto soccombere. Io sono arrivato troppo tardi. Ho capito subito quanto fosse grave e ho deciso di portarla qui da solo. Non c’era altra soluzione. Si salverà vero?».
    «È  davvero molto grave» sentenziò Sakura mentre gli esaminava le ferite «e di certo quest’ultimo trasporto non ha giovato alle sue condizioni» continuò «ma immagino che tu abbia fatto comunque la cosa giusta, non c’erano altre possibilità» aggiunse, vedendo l’espressione sul volto di Shikamaru. Si rivolse alle infermiere presenti: «preparate la sala 5 per le operazioni e attendete il mio arrivo».
    Si sedette accanto a Shikamaru che nel frattempo era crollato su una sedia della sala all’ingresso, sfinito dalla missione, dalla fatica di aver portato fino a lì quel corpo, dalla preoccupazione per la sorte della Kunoichi. «Ce la farà» disse Sakura toccandogli la spalla «è una Ninja forte e le nostre cure saranno efficaci. Hai anche fatto una buona fasciatura, bravo». Shikamaru si limitò ad annuire con aria stanca. Poi trovò la forza di dire
    «Non sopporto di perdere qualcuno in una missione. Vorrei restare ad aspettare fuori dalla sala. Andrò dopo a fare rapporto dall’Hokage, sono certo che non farà obiezioni, vista la situazione».
    «Certo che puoi restare! Seguimi! E se quell’eterno ritardatario di Kakashi-sensei si permette di muoverti una critica per il tuo ritardo, giuro che gli spacco il muso» mormorò Sakura. Shikamaru sorrise. «Andiamo» disse Sakura.
    Camminando si diressero insieme verso la sala operatoria numero 5. Shikamaru si fermò nell’anticamera sedendosi su una delle scomode sedie appoggiate alla parete, era la stessa sala in cui, anni prima, aveva atteso che Tsunade-Sama salvasse Choji Akimichi.  Sakura si diresse verso la sala, prima di entrare si girò un’ultima volta verso Shikamaru. «Andrà tutto bene. Ti avvertirò non appena l’operazione sarà finita». Il giovane Jonin annuì. «Grazie Sakura». Lei si limitò a sorridere e ad entrare.

    Dopo qualche minuto, all’improvviso entrò Choji Akimichi. A malapena trattenuto dai Ninja medici che protestavano dicendo. «Akimichi-san! Insomma! C’è un’operazione in corso!».
    Improvvisamente Choji si bloccò, incontrando lo sguardo di Shikamaru. «Amico mio! Sei vivo, stai bene!» gridò prima di avventarsi contro di lui stritolandolo in un abbraccio spaccaossa.
    «Choji» balbettò Shikamaru non appena quella stretta si sciolse «ma che diamine ci fai qui?»
    «Ero preoccupato per te! Cavoli non sei tornato dalla missione con gli altri, nessuno mi sapeva dire dove fossi, poi vengo a sapere che sei in ospedale».
    «Sei un vero amico Choji! Ma non devi preoccuparti per me in questo modo, sono discretamente bravo ad evitare le difficoltà!».
    «Scusa Shika. Mi sono solo fatto prendere la mano quando mi hanno detto che eri in sala operatoria».
    «Hahaha un increscioso malinteso!».
    «Ma allora perché sei qui, Shika? Chi c’è in sala operatoria?»
    Invece di rispondere Shikamaru, sprofondò la testa fra le mani. Rivedere Choji gli aveva permesso di staccare un poco dal corso dei suoi pensieri e gli aveva dato una ventata di allegria. Ora quella domanda lo riportava al presente, alle sue responsabilità. Anche a quelle passate. «Sai Choji, qualche anno fa tu eri in quella stessa sala e io ero qui fuori ad aspettarti» disse.
    «Si devo ancora ringraziare le conoscenze farmacologiche del tuo clan! Me la sono vista davvero brutta! Però non capisco cosa c’entri questo con la mia domanda!»
    Di nuovo Shikamaru non rispose. Si limitò a fissare con aria assente il posto proprio di fronte a lui, accanto a quello che ora occupava Choji. Poi si alzò, mettendosi le mani in tasca si diresse verso la porta, si appoggiò ad uno dei battenti e disse.
    «Vuoi sapere chi c’è in quella sala? Semplicemente la mia compagna dell’ultima missione. Ho fallito Choji. Di nuovo. Lei rischia di morire per mia incapacità e per la mia stupidità. Sono solo un fallito, nient’altro» parlava con la sua consueta voce calma e tranquilla, ma la sua rabbia e frustrazione trasparivano chiaramente dal suo volto e dal suo corpo. Pestò con rabbia una manata sulla porta
    «Ma non ti devi trattare in questo modo. So che fai sempre il possibile perché non muoia nessuno disse Choji. «Tieni molto a lei vero Shikamaru?» aggiunse.
    «Che dici Choji! È solo la mia compagna di missione, nient’altro.». Choji conosceva bene Shikamaru e capiva che quella era solo una bugia. Ma capiva anche che non la diceva per ingannare il lui, ma per ingannare se stesso.


Bene bene. Ed ecco la mia storia. Forse qualcuno se la ricorderà. Non so nemmeno bene perchè l'avevo tolta, ma ora la rimetto perchè ho deciso di scrivere un seguito. La storia è già completa quindi la potrò aggiornare regolarmente e spesso. Se avete qualche osservazione, fatela e, ovviamente, sono gradite recensioni.
Spero di avervi incuriosito: avete capito chi è la ragazza?
   
 
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