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Autore: Windancer    27/03/2011    5 recensioni
Immaginate che tutto parta da un'ipotetica festa. Tutto si ambienta dopo che Yuuki è andata a vivere con Kaname, da lì i nostri protagonisti saranno coinvolti in diverse situazioni che li porteranno a dividersi e ad incontrarsi. Qual è il filo conduttore che lega Yuuki, Zero e Kaname? E che cosa si cela dietro alcuni fra i membri della misteriosa Associazione Hunter?  Un'amore proibito, un segreto mai svelato, forse la fine? Staremo a vederlo...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Kuran, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NdA Premetto che i personaggi di questa storia non mi appartengono assolutamente, ma sono di proprietà esclusiva dell'autrice Hino Matsuri e non è realizzata ai fini di nessun guadagno economico. ^^

Questa è la prima vera storia che scrivo e davvero non sono ancora del tutto sicura di come si evolverà, perciò spero che vi piaccia e fatemi sapere naturalmente cossa ne pensate: sono aperta a critiche se queste sono costruttive. So che molto probabilmente questo capitolo non dirà nulla di molto sensazionale, ma mi serviva qualcosa per incominciare. Saluti e buona lettura. =)  Moonlight_Girl

                                                         
                       

CAPITOLO I


Il sole sarebbe sorto di lì a poche ore, ma quella sarebbe stata un’alba decisamente tetra.
Yuki camminava a passo un po’ incerto.
Le tornò improvvisamente alla mente l’Associazione Hunter, ormai non ne era rimasto che un cumulo di pietre.
Ripensò a ciò che era accaduto solo poche ore prima in quello stesso edificio: le era parsa davvero una cattiva idea organizzare una festa in circostanze come quelle, ma non aveva obiettato e aveva risposto con gentilezza all’invito. La sua presenza, d’altronde era assolutamente indispensabile , e come non poteva esserlo?
In qualità di ultima discendente dei Kuran che ancora si poteva dire nel pieno delle sue facoltà mentali ( Suo fratello era ormai considerato un reietto della società, da quando lo scandalo della morte del padre di Aidou avvenuta in circostanze sospette aveva compromesso visibilmente la sua reputazione presso quelli che contavano) era suo dovere presiedere a cerimonie frequentate dai membri più importanti dell’alta società. Era suo dovere ascoltare senza poter ribattere alle fastidiose insinuazioni che i nobili più altolocati facevano sui suoi genitori, su di lei e su Kaname.
L’aveva capito subito, ognuno di quei vampiri imbellettati cercava di accattivarsi la sua simpatia per fini tutt’altro che nobili.  Se solo avesse lontanamente immaginato che…
Un passante la sfiorò inavvertitamente.
Trasalì, ridestandosi da quegli spiacevoli ricordi.
Scrollò più volte il capo: no, non ci doveva più pensare.
Si era ripromessa solennemente di portare a termine quello che doveva fare senza remore e tanti saluti. Non avrebbe mai più avuto a che fare con gente simile. Sarebbe stato difficile, ma non impossibile. Volere è potere. Questo andava ripetendosi nella sua testa.
Quella mattina il vento soffiava ancor più gelido che mai e il cielo plumbeo minacciava un forte acquazzone. Si strinse maggiormente nella sciarpa sgualcita ricordando che indossava solo un leggero abito da sera, per di più lacerato in diversi punti. Così conciata sarebbe stato facile per qualcuno riconoscerla, cercò allora di coprirsi come meglio poteva per non dare troppo nell’occhio.
 Nell’aria si stava diffondendo il dolce profumo del pane appena sfornato. Se chiudeva gli occhi le pareva quasi che fosse tutto tornato alla normalità.
Li riaprì di scatto. Era rimasta ferma dieci minuti buoni, non poteva più permettersi di rimandare.
Camminando aveva intravisto solamente qualche clochard che dormiva fra i cartoni negli angoli più sudici e nascosti della strada.
Ad un tratto uno di quelli le si avvicinò ghignando, e tese una mano avvolta in alcune bende verso di lei:
<< Cosa ci fa una ragazzina così carina in un posto come questo?>> e ancora << Vuoi per caso unirti all’allegra compagnia? >>
La ragazza fece un passo indietro intimidita, guardò l’uomo con un misto di terrore compassione. Senza rispondere ad alcuna delle sue domande, lo sorpassò a passo svelto mentre quello continuava a sghignazzare.
Cominciò a correre, sempre più veloce senza voltarsi indietro.
I fantasmi del suo passato ricominciarono a tormentarla: poteva distinguere chiaramente fra le altre la sua voce che pronunciava il suo nome in un sussurro.
Una lacrima minacciava prepotentemente di rigarle il volto, ma lei la scacciò via con un gesto frettoloso della mano, quasi se ne vergognasse, allo stesso modo in cui si scaccia via un insetto fastidioso. Non le erano più concesse dimostrazioni della sua vulnerabilità, neanche con se stessa.
Non poteva permettere che fossero degli sciocchi sentimentalismi a condizionarla, non più almeno.
Rivolse uno sguardo al malconcio orologio da polso: 7:30 a.m .
Era in ritardo, aveva decisamente trascorso troppo tempo a rimuginare su delle sciocchezze.
Estrasse dalla tasca della leggera giacca che aveva indosso un pezzo di carta piuttosto stropicciato tanto che l’inchiostro era appena visibile. Lesse velocemente l’indirizzo riportato per assicurarsi ancora una volta che stava andando nella direzione giusta, poi lo ripose nuovamente nella tasca.
Incrociò per caso due bambini che giocavano a palla. Il fantasma d’un sorriso le sfiorò le labbra pallide.
Non indugiò oltre e riprese a camminare.
Da quando era diventata così… fredda? Un tempo non l’avrebbe mai creduto possibile.
Sentì improvvisamente qualcosa pizzicarle sotto la stoffa dell’abito: quasi si sentì male, la ferita era tutt’altro che vicina al rimarginarsi. Strinse i denti e proseguì, non mancava molto, e appena giunta avrebbe chiesto delle bende.
Le aveva assicurato che dopo quell’incontro sarebbe stata in grado di fare ciò che si era prefissata e lei aveva creduto a quelle parole seppur con qualche incertezza.
Ma d’altronde non aveva altra scelta, quella era l’unica via d’uscita rimasta.
A volte si sentiva proprio come un animale in gabbia, costretto ad osservare la libertà oltre le sbarre della sua prigione, consapevole che non potrà mai raggiungerla.
Si ricordò che una volta, molto tempo prima, aveva espresso questi suoi pensieri a Zero.
Era una bella giornata di sole, era andata diritta verso le scuderie certa che l’avrebbe trovato lì.
Gli si era avvicinata piano per il timore di recargli disturbo. Lui era disteso sulla paglia, una brezza gentile gli accarezzava i capelli argentati.
Era una delle poche volte che le era sembrato veramente tranquillo. Aveva sorriso dolcemente.
 Gli occhi erano dischiusi, ma lei sapeva che non stava dormendo. Solamente era sua abitudine marinare le lezioni, decisamente noiose, per andare a rifugiarsi nel suo cantuccio, nel suo angolo nascosto e riflettere e sonnecchiando un po’.
Gli aveva posto il dilemma molto ingenuamente cominciando con delle allusioni al problema, ma lui le aveva scompigliato scherzosamente i capelli e risposto con fare canzonatorio:
<< Sei ancora una bambina, Yuuki. Non conosci ancora il vero significato delle parole ‘sentirsi in gabbia’ >>.
L’aveva detto con un sorriso, quasi stesse prendendola in giro.
Solo tempo dopo, Yuuki, ripensando a quei momenti avrebbe notato la punta di amarezza con cui l’amico aveva pronunciato quella frase.
Si ritrovò ben presto di fronte ad un comune e malridotto edificio.
Non ne fu estremamente sorpresa.
Guardandolo meglio aveva un non so che di sinistro: alto, leggermente pendente dal lato sinistro, le pareti esterne erano consumate dall’umido e i rovi e l’edera vi regnavano incontrastati.
Le finestre erano in pessime condizioni e pareva quasi che un soffio di vento sarebbe bastato a far crollare ogni cosa.
Yuuki  si avvicinò lentamente alla grande porta, e da quello che se ne poteva dedurre, doveva essere stata davvero una gran bella villa un tempo, poiché si notavano dei residui di decorazioni antiche e preziose oramai distrutte dal passare del tempo impietoso.
La ragazza pose una mano sulla maniglia in ottone facendola girare. Al che la porta s’aprì con uno scatto.
Yuuki prese fiato ed entrò.
 
 
  
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