Nda: se volete, cliccate qui per ascoltare la canzone che ascoltavo mentre scrivevo!


Sei in piedi, le mani ti tengono le tempie, per evitare che scoppino.

 

E dire che basterebbe una sola parola.

Scusa…

Tutto si sistemerebbe, tutto tornerebbe come prima. Più o meno.

Migliorerebbe.

Scusa…

Non ci sarebbe più bisogno di gridare, di alzare la voce, di dire quello che, in fondo, nessuno dei due pensa veramente.

Scusa…

Questa parola smetterebbe di rimbalzarti in testa, distruggendoti i pensieri e l'ultimo briciolo di logica che ti rimane.

 

E invece siete qui, lui è in piedi davanti a te, ti lasci cadere nella poltrona.

Avete smesso di urlarvi contro, ma dentro di voi qualcosa ancora strepita, c’è una persona, o meglio, un’anima, che vi ordina di scusarvi.

E invece no. Andate avanti a litigare con gli sguardi, che non incrociate mai per tanto tempo, potreste crollare, in caso contrario.

Cederesti sotto quegli occhi grigi che ti scavano a fondo nell'anima, fino a lasciarti senza difese.

 

E dire che basterebbe una sola parola.

   Scusa…

Una sola, stupida, parola, e riavresti il respiro.

Scusa...

Ma è così difficile arricciare le labbra, per poi socchiuderle, e formulare quella parola?

 Scusa…

Holmes è ancora davanti a te, immobile, muto. 

Ha perso la parola, ma ne basterebbe solo una per aggiustare tutto. O quasi.

 

Aiuterebbe.

 

Watson, devi andare via. Non puoi più stare qui, ti stai lentamente consumando: ti consuma lo stress, ti consuma il lavoro, ti consuma il rischio, e ti consuma l’amore.

Quello è micidiale, per un militare, e per un dottore. A loro l’amore fa male, non è professionale.

Ma se tu sei entrambi, come la mettiamo?

 

E non puoi restare, lo sai.

Ma Holmes non doveva reagire così drasticamente.

Lui avrebbe dovuto capire. La ragione suggeriva questo.

E invece non aveva capito. E aveva posato il violino, stonando una nota, aveva rovesciato la poltrona, ti aveva preso per il colletto, aveva riso sadicamente, pensando ad uno scherzo.

Ma questo non era niente, in confronto a quello che aveva fatto dopo. A quello che stava succedendo un quell’istante.

Scusa…

Avevate urlato.
Tutti e due, l’uno contro l’altro, ognuno con le sue teorie, ognuno con i suoi ricordi, ognuno coprendosi le orecchie.
Per non ascoltare e non credere a quello che stavano sentendo. 

Non era mai successo, non avevate mai alzato così tanto la voce, mai così seriamente.

Ma alla fine lui aveva capito il concetto.

Ormai lo doveva solo digerire: Watson se ne doveva andare. Sarebbe stato meglio per tutti e due.
Anche per te.

Scusa…

Una sola, stupida, parola, e si placherebbe il dolore.
Almeno un po'.

Scusa…

 

Non riesci ad accettare quella scena, ad uscire da quella casa, a lasciarlo così.

Ma sai che è quello il suo scopo, e cerchi di resistere, non devi cedere.

 

L'unico rumore assordante, adesso, in questa stanza, sono le lacrime. 

Scorrono fra le pieghe delle labbra, si arricciano sul mento, si accartocciano sul pavimento, spariscono tra le pieghe del tappeto.

E non accennano a fermarsi.

In attesa di sentire una ben definita parola uscire dalle labbra dell’altro.

Una sola, stupida, parola, e cesserebbero di scendere.

 

E ora, Watson, non sopporti le lacrime. 

Le sue lacrime.

Stai esplodendo, ormai. C'è solo una soluzione.

«Scusami.»

 

 

 

 

E Baker Street è ormai lontana.

 

 

Nda: Ero tentata di dedicare questa FF a ginnyx e minnow, ma mi sembra faccia così pena, che mi sa che me lo risparmio! xD

Ad ogni modo, le ringrazio comunque per tutto l'appoggio datomi e per tutte le risate che mi fanno fare quotidianamene :D

 

La storia non è ambientata in un momento particolare, l'ho lasciata abbastanza avvolta nel mistero, forse è meglio! u.u

Grazie dell'attenzione :D Alex!