Kate si svegliò.
Era ormai
mattina e i raggi del sole entravano prepotenti dalle finestre,
arrivando fino
al letto, riscaldando le sue gambe e illuminandole il viso.
Aveva dimenticato
quanto è piacevole essere cullati dal calore dei raggi
solari, che infondono
quella sensazione di benessere e calma.
Respirò a
fondo.
Si sentiva un po’ meglio.
Si tastò la fronte e non aveva febbre. O
almeno era scesa in confronto al giorno prima.
Si mise a
sedere nel letto e affianco a lei Castle dormiva profondamente.
“E’ rimasto qui
tutta la notte?” si chiese Kate. Un sorriso spuntò
sul suo volto.
Dopo la
visita del dottore aveva dei ricordi vaghi, confusi. Nella sua testa
c’erano
solo alcuni flash, momenti della notte precedente, ma non riusciva a
metterli a
fuoco.
Aveva come
la sensazione di aver combinato un casino, di aver detto qualcosa che
non
avrebbe dovuto. Aveva la strana sensazione che quella notte aveva
involontariamente ferito qualcuno.
Osservò
Castle, e istintivamente gli accarezzò il viso.
Affondò dolcemente le dita fra
i suoi capelli. Era davvero un uomo affascinante.
Kate non capiva se era
attratta da lui per il suo fisico o per il suo essere, ma non ebbe
bisogno di
pensarci troppo. In fondo sapeva bene perché le piaceva
quell’uomo:
lui la
faceva ridere.
Da quando
aveva iniziato a seguirla per i suoi libri, la sua vita era cambiata, e
non
soltanto perché ormai il suo alter ego era in tutte le
librerie, ma perché
Castle aveva rallegrato sempre le sue giornate. In un modo o
nell’altro
riusciva sempre a strapparle un sorriso, a farla ridere.
In pochi c’erano
riusciti dopo la morte di sua madre. Ma lui era sempre stato presente.
Le era
stato vicino durante il caso della madre, e Beckett l’aveva
definito “uno di cui
mi fido”.
Anche il solo fatto di portarle il caffè la mattina, era un
gesto davvero
molto dolce.
Beckett
pensò al caffè, e subito si sentì
male. Di nuovo quella nausea che
l’accompagnava ogni mattina e gran parte della giornata, si
fece risentire.
Corse verso
il bagno. Ormai avere conati di vomito era una consuetudine per lei.
E poi sentì una mano
calda tenerle i capelli e la fronte.
-“Castle
non sei obbligato a vedere questo spettacolo!”- disse Beckett.
-“Si
invece. Tu stai male, e io voglio prendermi cura di te.”-
rispose Castle con un
sorriso dolce.
Beckett lo
fissò. Era questo che gli piaceva di lui. Il fatto che a
prescindere dalla
situazione lui c’era sempre.
Lei aveva bisogno di una persona che fosse
presente della sua vita, che ci fosse per lei e lei per lui, in modo da
immergersi insieme in una storia.
Era stanca
di vedere andare e venire Josh. Sapeva che era il suo lavoro, ma aveva
anche
lei bisogno di più da una relazione.
-“Potresti
uscire? Ho bisogno di stare un attimo da sola.”-
Castle
annuì e l’aspettò vicino al letto.
Quando
Beckett uscì dal bagno, si avvicinò a
lei.
Con una mano le sfiorò la guancia.
Aveva il viso fresco, e il fatto che riuscisse a reggersi in piedi da
sola era
un chiaro segno che era in via di guarigione.
Ma Castle aveva bisogno di
sapere. Doveva a tutti i costi sapere la verità sul quel
test. Ma non voleva
andare dritto al punto. Voleva farla confessare senza farle capire che
lui in
realtà già sapeva.
E voleva anche capire se i sentimenti che gli aveva confessato
durante la notte erano reali o semplicemente dettati dallo stato di
incoscienza. Josh ne era sicuro, ma Castle conosceva Beckett. Sapeva
che si
sarebbe tirata indietro come l’ultima volta.
Castle
percepiva che Beckett aveva paura, come se non riuscisse a fidarsi
completamente di lui. Non aveva ancora capito che l’estate
precedente Beckett
era pronta ad aprirsi a confessare finalmente i suoi sentimenti, e lui
l’aveva
rimpiazzata in meno di due giorni con Gina.
Erano
ancora l’uno di fronte all’altro, con gli sguardi
incatenati, non riuscendo e
non volendo staccarsi.
Gli occhi di Kate l’avevano sempre incantato, come se
lei, con il suo modo di guardarlo e di fissarlo intensamente, avesse il
potere
di lanciargli ogni volta un incantesimo.
-“Come ti
senti?”- le chiese dolcemente Castle.
-“Meglio.”-
mentì Kate. Aveva ancora lo stomaco sottosopra, ma capendo
che Castle stava per
contraddirla cambiò velocemente discorso:
-“Grazie per essere rimasto.”- le
sorrise Kate.
-“Sempre!”-
sorrise in rimando Castle.
A
quell’affermazione Beckett aveva la sensazione di aver
già sentito quelle
parole, come un dejà-vu.
Sbattè velocemente le palpebre e con un po’ di
fatica
riuscì a ricordare qualcosa. Ricordava di aver detto a
Castle che lo amava.
Troppo
sconvolta dal pensiero di essersi confidata e aver finalmente ammesso
ciò che
nascondeva da tanto, forse troppo tempo, lasciò la presa di
Castle e si sedette
sul letto.
Lui
continuava a fissarla, si torturava le dita, e Beckett sentiva il suo
sguardo su
lei. Alzò la testa e gli chiese:
-“Dov’è
Josh?”-
-“Kate, cosa
ricordi di questa notte?”- rispose Castle sedendosi vicino a
lei sul letto.
-“Niente!
Non c’è niente da ricordare! Io dormivo e tu sei
rimasto. Fine della storia!
Josh è ancora a lavoro?”- rispose gelida.
Si stava
chiudendo e Castle, com’era successo pochi minuti prima, si
accorse della sua
bugia. Ormai la conosceva molto bene e capiva ogni suo singolo
comportamento,
anche quando gli mentiva. Ma fece finta di nulla.
Decise che
voleva sapere prima se i suoi sentimenti erano ricambiati e se lei
avesse detto
la verità. Per ora il test doveva aspettare.
-“Ieri
notte, Josh è venuto qui. Io stavo andando via ma poi tu hai
detto delle
cose…”-
-“Delle
cose?”-
-“Andiamo
Kate!! So che ti ricordi cos’è successo. Anche se
avevi la febbre alta ti
ricorderai cosa mi hai detto!!”- Castle era piuttosto seccato
e Kate si
irrigidì ancora di più.
-“Beh,
anche se ricordassi, non è detto che ciò che
è involontariamente uscito dalla
mia bocca sia vero.”-
Beckett
mentiva, forse più a sé stessa che a
lui.
Non aveva il coraggio di ammettere
che amava veramente e profondamente Castle. Quello scrittore da
strapazzo che
la faceva sentire viva, più di quanto avesse mai fatto Josh,
o qualsiasi altro
ragazzo.
Si alzò
velocemente dal letto mettendo una certa distanza fra loro.
-“So che
non era così. Anche Josh ha capito ed è andato
via.”- rispose Castle.
-“Josh ha
sentito?”- chiese Kate e le sue guance si colorarono di rosso.
-“Tutto. Ha
capito ed è andato via.”-
-“Che
cos’hai all’occhio?”- chiese Kate notando
in quel momento il livido e sperando
di cambiare argomento. Ma l’occhio nero era una profonda
ferita all’orgoglio
maschile di Castle, e anche se pur con qualche riluttanza, rispose:
-“Una
ferita di guerra.”- sorrise.
Il sorriso
di Castle aveva sempre il potere di calmarla. O forse era semplicemente
lui.
-“Una
ferita di guerra?!”- rispose scettica Kate alzando un
sopracciglio.
-“Si… Josh,
mi ha colpito… dopo che tu hai-hai detto di…
amarmi.”-. Questa volta era serio,
come poche volte lo era stato.
Beckett si
guardò intorno, non riusciva a mantenere lo sguardo su di
lui, perché sapeva
bene che i suoi occhi l’avrebbero tradita.
-“Castle…
io avevo la febbre. Come hai potuto pensare che fossi
seria?!”- rispose Beckett
sorridendo come se stesse scherzando, ma dentro di lei, si
sentì morire.
Lui le si avvicinò serio in volto e improvvisamente anche lei smise di ridere.
La spinse
contro il muro, e anche questa volta com’era successo al
distretto, la ingabbiò
fra le sue braccia.
-“Perché
fai così? Perché un minuto sei dolce e il minuto
dopo torni a essere la gelida
detective che ho conosciuto tre anni fa?”-
-“Castle,
lasciami andare!”-
-“No.
Voglio prima sapere!”-
-“Non
c’è
niente da sapere.”-
-“Io credo
di si. E sai cosa ti dico? Se ieri notte non avessi detto di amarmi
probabilmente ora sarei a casa a logorarmi e a pensare a te insieme a motorcicle boy. Ma tu hai detto di
amarmi e so che è la verità. Ti prego non
allontanarmi.”- disse Castle con
enfasi.
-“Castle…”-
era più un sussurro.
Una lacrima rigò il viso di Beckett.
-“Perché
non riesci a fidarti di me?”- continuò Castle.
Ormai aveva capito qual era la
paura più profonda di Beckett.
-“Non mi
pare che sia così. Ti ho portato all’incontro con
il Detective Raglan, e gli
avevo detto che sei uno di cui mi fido!”-
-“Non
intendo per lavoro. Tu non ti fidi di me. Non ti fidi di ciò
che provo, dei
sentimenti che ho per te. Questo ti spaventa.”-
continuò Castle riuscendo a
trovare finalmente i punti in cui Kate si sentiva più
debole, più fragile.
–“Perché
sei scappata via quella notte?”-
-“E tu
perché sei andato con Gina negli Hamptons
quest’estate?”- rispose Kate
arrabbiata e con gli occhi colmi di lacrime.
-“Quindi è
per questo? È per questo che non ti fidi? Perché
ho trascorso l’estate con
Gina? Ma tu stavi con Demming... O-oppure no?”- disse Castle
continuando a
fissarla e notando il suo evidente imbarazzo.
Kate
abbassò lo sguardo.
Quello era il punto che le pesava di più: avere ammesso a
sé stessa i propri sentimenti ed averli visti infrangersi
quando lui era andato
via abbracciato a Gina.
Quella, per Kate, era ancora una
ferita aperta, che non
si era rimarginata nonostante fosse passato parecchio tempo e avesse
conosciuto
Josh. No, neppure Josh era riuscito a farle voltare pagina, non era
riuscito a
farle dimenticare Castle.
Sempre
evitando accuratamente gli occhi di Castle, Kate sussurrò:
-“No, io
avevo lasciato Tom… per venire con te negli Hamptons. Era
questo che volevo
dirti prima…”-
-“… prima
che arrivasse Gina.”- Castle finì la frase di
Beckett. Per loro era una
consuetudine finire le frasi l’uno dell’altra, come
se si completassero a
vicenda.
-“Kate,
come potevo sapere?”-
-“No, non
potevi, perché mi hai rimpiazzata in meno di due
giorni!”- gli rispose
avvelenata Beckett.
-“Mi
dispiace… ero geloso di te e Demming e ritornare con Gina mi
sembrava la cosa
più sensata in quel momento. Ma Kate, te lo prometto, ti
starò sempre accanto,
qualsiasi cosa succeda, non ti lascerò mai
più!”-
-“No
Castle, non puoi starmi accanto.”- disse Beckett tristemente
cercando di
asciugarsi le lacrime.
-“Perché?
Perché aspetti il bambino di Josh?”- rispose
Castle velocemente, e nell’
istante in cui pronunciò quelle parole, se ne
pentì amaramente.
Beckett spalancò
la bocca, e infuriata come non mai urlò contro Castle:
-“Hai frugato tra la mia roba???”-
Beckett riuscì a
liberarsi della sua stretta, soprattutto
perché Castle aveva allentato la presa. Aveva sempre avuto
un certo timore di
Beckett, e vederla arrabbiata aumentò notevolmente la sua
paura.
-“Io non
ho… non ho frugato. Sono inciampato nel cestino e ho visto
il test!”-
-“Nessuno però
ti dava il diritto di aprirlo!!”- urlò ancora
più arrabbiata Beckett.
-“No, senti
Kate, non l’ho aperto. Ho dedotto che tu fossi incinta
perché sei svenuta
spesso e stai rimettendo in continuazione e…”-
-“E che
cosa Castle?”-
-“…e poi ho visto lo sguardo che hai lanciato al mio medico… non mi volevi nella stanza con te e-e Josh ha detto che le medicine che ti ha dato non erano abbastanza forti. Lì ho capito che c’era qualcosa di strano. E Ryan mi ha detto che sei stata uno straccio in queste settimane!”-
Castle notò lo sguardo omicida che gli aveva rivolto Beckett, e aggiunse:
-“Immagino che comunque
fossi uno straccio
adorabile…Solo dopo ho rovesciato, accidentalmente il tuo
cestino. Credimi!”-
Beckett sapeva che stava dicendo la verità.
Era molto da Castle arrivare alla
conclusione delle cose con i suoi ragionamenti logici. Come per gli
omicidi,
anche in quel caso aveva capito che Beckett era incinta seguendo il suo
infallibile istinto.
Così si
calmò, e annuì in silenzio dando a Castle la
possibilità di respirare, visto
che non aveva più intenzioni omicide nei suoi confronti.
Sentendosi
più sicurò Castle continuò:
-“Quindi è
vero? Sei incinta…”- chiese a voce bassa Castle.
Avevano già urlato abbastanza
e l’ultima cosa che voleva era far arrabbiare nuovamente
Beckett.
-“Castle,
pensavo che questo punto fosse già stato
chiarito!”- rispose Beckett sorridendo
freddamente.
-“E...”
–
Castle si schiarì la voce
–“…e Josh lo sa?”-
-“No… non c’è motivo di dirglielo.”-
Kate aveva sempre lo sguardo basso.
Non riusciva a
guardarlo, ma ormai la verità stava venendo a galla e lei
stessa pensò che non poteva fare più nulla per
nascondere sia la gravidanza sia i suoi
sentimenti.
-“Kate,
Josh è il padre, deve sapere che aspetti suo
figlio!!”-
-“Castle,
non…”-
-“No. Lui
deve sapere. E sappi che io ti starò vicino,
sempre.”-
-“Non ti
importa che sia di Josh?”-
-“No, io
voglio solo starti accanto. Voglio prendermi cura di te. Voglio poter
stare con
te. E non mi importa chi sia il padre. È tuo figlio e ti
aiuterò come posso.”-
Ormai erano
di nuovo vicini, a pochi passi di distanza l’uno
dall’altra.
Kate finalmente aveva alzato lo sguardo.
Sentire che si sarebbe preso cura
di lei e
che non gli importasse di chi fosse il bambino, la
rassicurò.
Forse Castle non
era così immaturo come lo definiva spesso. In fondo si era
appena offerto di
aiutarla, e di starle accanto, ed era proprio ciò di cui
Kate aveva bisogno,
avere qualcuno che fosse presente nella sua vita.
Finalmente
era riuscita ad aprire il suo cuore e a fidarsi di lui.
Castle era
disposto a starle accanto a costo di soffrire ogni giorno nel vedere
crescere
il figlio di un altro.
Sorrise, si
avvicinò ancora di più a lui e lo
abbracciò, come non aveva mai fatto prima. Le
sue braccia muscolose la tenevano stretta, questa volta non sarebbe
andata via.
Ma Kate
staccandosi un poco rispose:
-“Il
bambino… non è di Josh, Rick. Sono incinta di 6
settimane.”-
Castle
impallidì e balbettò:
-“S-sei
settimane? Ma è quando noi… cioè io e
te… cioè… Josh non c’era sei
settimane
fa…”- disse convinto alla fine.
-“Esatto…”- rispose Kate.
Si sentiva un po’ come
una maestra che aiuta il suo alunno ad
arrivare alla risposta, come se lo conducesse lei alla
verità.
-“Per cui,
non può essere di Josh…”-
-“No, infatti…”- questo gioco iniziava a essere divertente per Kate.
Per una volta,
Castle era in evidente difficoltà verbale.
Non
riusciva a formulare un pensiero che contenesse le principali regole
grammaticali.
Nella sua
mente si riformarono tutte quelle immagini che aveva pensato il giorno
prima
sul taxi, dallo stare con Kate all’aspettare un bambino da
lei.
La guardò e
pensò che fosse bella come una fata. Come una creatura
magica.
L’aveva completamente stregato.
Con un dito
le sfiorò le labbra desideroso di poterle di nuovo avere per
sé e piano piano
avvicinò la sua bocca a quella di Kate, per avvolgerla in un
lungo e lento
bacio.
Kate gli
cinse il collo con le braccia e si abbandonò a quel dolce
bacio.
Dopo quelle
che sembrarono ore, Castle si staccò e le sollevò
la maglietta all’altezza del
seno.
Si inchinò e raggiunse la sua pancia, accarezzandola
delicatamente.
Iniziò a darle dei baci lungo tutto il suo addome ancora
piatto.
Kate lo
lasciò fare, era dolce vederlo in versione papà e
quella versione comprendeva
suo figlio, il loro bambino.
-“L’ho
sentito scalciare!”- disse Castle emozionato.
Beckett
roteò gli occhi e gli rispose:
-“Castle,
il bambino non è più grande di un
cecio!”-
Castle
sbuffò e inscenò una conversazione con la pancia
di Beckett:
-“Uuh… la
mamma è nervosetta! Non facciamola arrabbiare,
Nathan!”-
-“Nathan?!
Non chiamerò mai mio figlio così! E chi ha detto
che sarà un maschio?!”-
rispose Beckett con una finta indignazione disegnata sul volto.
Si staccò
da lui fingendosi offesa, ma Castle la afferrò per un
braccio e riportandola
vicino a sé, disse:
-“Ti amo
anch’io!”-
Kate
sorrise felice.
Ora stava
bene.
In quel momento pensava alla
famiglia che presto avrebbe formato insieme
a Castle, ad Alexis che avrebbe avuto una sorellina o un fratellino, e
a tutta
la felicità che Castle le avrebbe regalato ogni giorno.
Tutte
quelle ansie e preoccupazioni che l’avevano attanagliata per
settimane
improvvisamente erano sparite.
E il merito era dello scrittore da strapazzo che le portava il caffè macchiato freddo tutti le mattine.
ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciaooooooo!!!
eccomi finalmente con l'ultimo capitolo!!
devo dire che mi
mette un pò di tristezza mettere il flag su completa! sing
sing!
ok momento di tristezza terminato!! XD
allora che mi dite di questo capitolo?! è o non è un little Castle baby?! per il nome che ho scelto per il bambino (che poi non è necessariamente detto che sia un maschio) ho pensato a Nathan, perchè ormai tutti pensiamo ad Alexander, e Edgar non mi piaceva proprio... quindi ho pensato: perchè non mettere il nome del nostro attore preferito? (anche se il mio resta Seamus/Ryan)...
ok sproloqui sul
capitolo a parte, vorrei davvero ringraziare di cuore chi ha recensito
pazientemente questa ff:
ivi87
pilgrim81
paolakate
Kate 96
titina
cutuletta
Luna Ranesmee Lilian Cullen
Angol
Spuffy93
madeitpossible
potterfanlalla17
Amy Wendys
kinki2703
ice_cream
Luli87
quaque
tatabond93
23jò
cucciola99
bress13
4everBasketball
mely83
sweetvaly
laureta1387
chi l'ha inserita
tra le preferite:
1
- 4everBasketball
2 - beside_real
3 - francy091
4 - Giset
5 - Giugiu90
6 - gy_93
7 - haruhi10
8 - ice_cream
9 - Kate 96
10 - kiare
11 - Luli87
12 - Luna Renesmee Lilian Cullen
13 - sydney bristow
14 - tatabond93
15 - titina
16 - _Always_
chi fra le seguite:
1
- 23jo
2 - cutuletta
3 - giuliaserpy
4 - Luli87
5 - martik89
6 - mely83
]
7 - potterfanlalla17
8 - Spuffy93
9 - sweetvaly
10 - underworld_max
1
- quaque
2 - sciarpa_a_righe
grazie mille a tutti voi e ovviamente anche a tutti quei lettori silenziosi....
ok mi pare di aver detto tutto!
lascio la parola a voi, visto che ormai l'angolo si è trasformato in un altro capitolo! XD
a presto!
sbaciotttiii a tutttiiii
kate24 ;>