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Autore: Mari24    28/03/2011    25 recensioni
"Il suo plucky sideckik non c’era più ed era stata lei a non volerlo più lì.
Kate ricordava fin troppo bene la discussione avuta con lui per quella notte."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kate si svegliò.

Era ormai mattina e i raggi del sole entravano prepotenti dalle finestre, arrivando fino al letto, riscaldando le sue gambe e illuminandole il viso. 
Aveva dimenticato quanto è piacevole essere cullati dal calore dei raggi solari, che infondono quella sensazione di benessere e calma.

Respirò a fondo. 
Si sentiva un po’ meglio. 
Si tastò la fronte e non aveva febbre. O almeno era scesa in confronto al giorno prima.

Si mise a sedere nel letto e affianco a lei Castle dormiva profondamente. “E’ rimasto qui tutta la notte?” si chiese Kate. Un sorriso spuntò sul suo volto.

Dopo la visita del dottore aveva dei ricordi vaghi, confusi. Nella sua testa c’erano solo alcuni flash, momenti della notte precedente, ma non riusciva a metterli a fuoco.

Aveva come la sensazione di aver combinato un casino, di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto. Aveva la strana sensazione che quella notte aveva involontariamente ferito qualcuno.

Osservò Castle, e istintivamente gli accarezzò il viso. 
Affondò dolcemente le dita fra i suoi capelli. Era davvero un uomo affascinante. 
Kate non capiva se era attratta da lui per il suo fisico o per il suo essere, ma non ebbe bisogno di pensarci troppo. In fondo sapeva bene perché le piaceva quell’uomo:
lui la faceva ridere.

Da quando aveva iniziato a seguirla per i suoi libri, la sua vita era cambiata, e non soltanto perché ormai il suo alter ego era in tutte le librerie, ma perché Castle aveva rallegrato sempre le sue giornate. In un modo o nell’altro riusciva sempre a strapparle un sorriso, a farla ridere. 
In pochi c’erano riusciti dopo la morte di sua madre. Ma lui era sempre stato presente. Le era stato vicino durante il caso della madre, e Beckett l’aveva definito “uno di cui mi fido”. 
Anche il solo fatto di portarle il caffè la mattina, era un gesto davvero molto dolce.

Beckett pensò al caffè, e subito si sentì male. Di nuovo quella nausea che l’accompagnava ogni mattina e gran parte della giornata, si fece risentire.

Corse verso il bagno. Ormai avere conati di vomito era una consuetudine per lei.

E poi sentì una mano calda tenerle i capelli e la fronte.

-“Castle non sei obbligato a vedere questo spettacolo!”- disse Beckett.

-“Si invece. Tu stai male, e io voglio prendermi cura di te.”- rispose Castle con un sorriso dolce.

Beckett lo fissò. Era questo che gli piaceva di lui. Il fatto che a prescindere dalla situazione lui c’era sempre. 
Lei aveva bisogno di una persona che fosse presente della sua vita, che ci fosse per lei e lei per lui, in modo da immergersi insieme in una storia.

Era stanca di vedere andare e venire Josh. Sapeva che era il suo lavoro, ma aveva anche lei bisogno di più da una relazione.

-“Potresti uscire? Ho bisogno di stare un attimo da sola.”-

Castle annuì e l’aspettò vicino al letto.

Quando Beckett uscì dal bagno, si avvicinò a lei. 
Con una mano le sfiorò la guancia. 
Aveva il viso fresco, e il fatto che riuscisse a reggersi in piedi da sola era un chiaro segno che era in via di guarigione. 

Ma Castle aveva bisogno di sapere. Doveva a tutti i costi sapere la verità sul quel test. Ma non voleva andare dritto al punto. Voleva farla confessare senza farle capire che lui in realtà già sapeva. 
E voleva anche capire se i sentimenti che gli aveva confessato durante la notte erano reali o semplicemente dettati dallo stato di incoscienza. Josh ne era sicuro, ma Castle conosceva Beckett. Sapeva che si sarebbe tirata indietro come l’ultima volta.

Castle percepiva che Beckett aveva paura, come se non riuscisse a fidarsi completamente di lui. Non aveva ancora capito che l’estate precedente Beckett era pronta ad aprirsi a confessare finalmente i suoi sentimenti, e lui l’aveva rimpiazzata in meno di due giorni con Gina.

Erano ancora l’uno di fronte all’altro, con gli sguardi incatenati, non riuscendo e non volendo staccarsi. 
Gli occhi di Kate l’avevano sempre incantato, come se lei, con il suo modo di guardarlo e di fissarlo intensamente, avesse il potere di lanciargli ogni volta un incantesimo.

-“Come ti senti?”- le chiese dolcemente Castle.

-“Meglio.”- mentì Kate. Aveva ancora lo stomaco sottosopra, ma capendo che Castle stava per contraddirla cambiò velocemente discorso: 
-“Grazie per essere rimasto.”- le sorrise Kate.

-“Sempre!”- sorrise in rimando Castle.

A quell’affermazione Beckett aveva la sensazione di aver già sentito quelle parole, come un dejà-vu. 
Sbattè velocemente le palpebre e con un po’ di fatica riuscì a ricordare qualcosa. Ricordava di aver detto a Castle che lo amava.

Troppo sconvolta dal pensiero di essersi confidata e aver finalmente ammesso ciò che nascondeva da tanto, forse troppo tempo, lasciò la presa di Castle e si sedette sul letto.

Lui continuava a fissarla, si torturava le dita, e Beckett sentiva il suo sguardo su lei. Alzò la testa e gli chiese:

-“Dov’è Josh?”-

-“Kate, cosa ricordi di questa notte?”- rispose Castle sedendosi vicino a lei sul letto.

-“Niente! Non c’è niente da ricordare! Io dormivo e tu sei rimasto. Fine della storia! Josh è ancora a lavoro?”- rispose gelida.

Si stava chiudendo e Castle, com’era successo pochi minuti prima, si accorse della sua bugia. Ormai la conosceva molto bene e capiva ogni suo singolo comportamento, anche quando gli mentiva. Ma fece finta di nulla.

Decise che voleva sapere prima se i suoi sentimenti erano ricambiati e se lei avesse detto la verità. Per ora il test doveva aspettare.

-“Ieri notte, Josh è venuto qui. Io stavo andando via ma poi tu hai detto delle cose…”-

-“Delle cose?”-

-“Andiamo Kate!! So che ti ricordi cos’è successo. Anche se avevi la febbre alta ti ricorderai cosa mi hai detto!!”- Castle era piuttosto seccato e Kate si irrigidì ancora di più.

-“Beh, anche se ricordassi, non è detto che ciò che è involontariamente uscito dalla mia bocca sia vero.”-

Beckett mentiva, forse più a sé stessa che a lui. 
Non aveva il coraggio di ammettere che amava veramente e profondamente Castle. Quello scrittore da strapazzo che la faceva sentire viva, più di quanto avesse mai fatto Josh, o qualsiasi altro ragazzo.

Si alzò velocemente dal letto mettendo una certa distanza fra loro.

-“So che non era così. Anche Josh ha capito ed è andato via.”- rispose Castle.

-“Josh ha sentito?”- chiese Kate e le sue guance si colorarono di rosso.

-“Tutto. Ha capito ed è andato via.”-

-“Che cos’hai all’occhio?”- chiese Kate notando in quel momento il livido e sperando di cambiare argomento. Ma l’occhio nero era una profonda ferita all’orgoglio maschile di Castle, e anche se pur con qualche riluttanza, rispose:

-“Una ferita di guerra.”- sorrise.

Il sorriso di Castle aveva sempre il potere di calmarla. O forse era semplicemente lui.

-“Una ferita di guerra?!”- rispose scettica Kate alzando un sopracciglio.

-“Si… Josh, mi ha colpito… dopo che tu hai-hai detto di… amarmi.”-. Questa volta era serio, come poche volte lo era stato.

Beckett si guardò intorno, non riusciva a mantenere lo sguardo su di lui, perché sapeva bene che i suoi occhi l’avrebbero tradita.

-“Castle… io avevo la febbre. Come hai potuto pensare che fossi seria?!”- rispose Beckett sorridendo come se stesse scherzando, ma dentro di lei, si sentì morire.

Lui le si avvicinò serio in volto e improvvisamente anche lei smise di ridere. 

La spinse contro il muro, e anche questa volta com’era successo al distretto, la ingabbiò fra le sue braccia.

-“Perché fai così? Perché un minuto sei dolce e il minuto dopo torni a essere la gelida detective che ho conosciuto tre anni fa?”-

-“Castle, lasciami andare!”-

-“No. Voglio prima sapere!”-

-“Non c’è niente da sapere.”-

-“Io credo di si. E sai cosa ti dico? Se ieri notte non avessi detto di amarmi probabilmente ora sarei a casa a logorarmi e a pensare a te insieme a motorcicle boy. Ma tu hai detto di amarmi e so che è la verità. Ti prego non allontanarmi.”- disse Castle con enfasi.

-“Castle…”- era più un sussurro. 
Una lacrima rigò il viso di Beckett.

-“Perché non riesci a fidarti di me?”- continuò Castle. Ormai aveva capito qual era la paura più profonda di Beckett.

-“Non mi pare che sia così. Ti ho portato all’incontro con il Detective Raglan, e gli avevo detto che sei uno di cui mi fido!”-

-“Non intendo per lavoro. Tu non ti fidi di me. Non ti fidi di ciò che provo, dei sentimenti che ho per te. Questo ti spaventa.”- continuò Castle riuscendo a trovare finalmente i punti in cui Kate si sentiva più debole, più fragile.

–“Perché sei scappata via quella notte?”-

-“E tu perché sei andato con Gina negli Hamptons quest’estate?”- rispose Kate arrabbiata e con gli occhi colmi di lacrime.

-“Quindi è per questo? È per questo che non ti fidi? Perché ho trascorso l’estate con Gina? Ma tu stavi con Demming... O-oppure no?”- disse Castle continuando a fissarla e notando il suo evidente imbarazzo.

Kate abbassò lo sguardo. 
Quello era il punto che le pesava di più: avere ammesso a sé stessa i propri sentimenti ed averli visti infrangersi quando lui era andato via abbracciato a Gina. 

Quella, per Kate, era ancora una ferita aperta, che non si era rimarginata nonostante fosse passato parecchio tempo e avesse conosciuto Josh. No, neppure Josh era riuscito a farle voltare pagina, non era riuscito a farle dimenticare Castle.

Sempre evitando accuratamente gli occhi di Castle, Kate sussurrò:

-“No, io avevo lasciato Tom… per venire con te negli Hamptons. Era questo che volevo dirti prima…”-

-“… prima che arrivasse Gina.”- Castle finì la frase di Beckett. Per loro era una consuetudine finire le frasi l’uno dell’altra, come se si completassero a vicenda.

-“Kate, come potevo sapere?”-

-“No, non potevi, perché mi hai rimpiazzata in meno di due giorni!”- gli rispose avvelenata Beckett.

-“Mi dispiace… ero geloso di te e Demming e ritornare con Gina mi sembrava la cosa più sensata in quel momento. Ma Kate, te lo prometto, ti starò sempre accanto, qualsiasi cosa succeda, non ti lascerò mai più!”-

-“No Castle, non puoi starmi accanto.”- disse Beckett tristemente cercando di asciugarsi le lacrime.

-“Perché? Perché aspetti il bambino di Josh?”- rispose Castle velocemente, e nell’ istante in cui pronunciò quelle parole, se ne pentì amaramente.

Beckett spalancò la bocca, e infuriata come non mai urlò contro Castle:

-“Hai frugato tra la mia roba???”-

Beckett riuscì a liberarsi della sua stretta, soprattutto perché Castle aveva allentato la presa. Aveva sempre avuto un certo timore di Beckett, e vederla arrabbiata aumentò notevolmente la sua paura.

-“Io non ho… non ho frugato. Sono inciampato nel cestino e ho visto il test!”-

-“Nessuno però ti dava il diritto di aprirlo!!”- urlò ancora più arrabbiata Beckett.

-“No, senti Kate, non l’ho aperto. Ho dedotto che tu fossi incinta perché sei svenuta spesso e stai rimettendo in continuazione e…”-

-“E che cosa Castle?”-

-“…e poi ho visto lo sguardo che hai lanciato al mio medico… non mi volevi nella stanza con te e-e Josh ha detto che le medicine che ti ha dato non erano abbastanza forti. Lì ho capito che c’era qualcosa di strano. E Ryan mi ha detto che sei stata uno straccio in queste settimane!”- 

Castle notò lo sguardo omicida che gli aveva rivolto Beckett, e aggiunse: 

-“Immagino che comunque fossi uno straccio adorabile…Solo dopo ho rovesciato, accidentalmente il tuo cestino. Credimi!”-

Beckett sapeva che stava dicendo la verità. 

Era molto da Castle arrivare alla conclusione delle cose con i suoi ragionamenti logici. Come per gli omicidi, anche in quel caso aveva capito che Beckett era incinta seguendo il suo infallibile istinto.

Così si calmò, e annuì in silenzio dando a Castle la possibilità di respirare, visto che non aveva più intenzioni omicide nei suoi confronti.

Sentendosi più sicurò Castle continuò:

-“Quindi è vero? Sei incinta…”- chiese a voce bassa Castle. Avevano già urlato abbastanza e l’ultima cosa che voleva era far arrabbiare nuovamente Beckett.

-“Castle, pensavo che questo punto fosse già stato chiarito!”- rispose Beckett sorridendo freddamente.

-“E...” – Castle si schiarì la voce –“…e Josh lo sa?”-

-“No… non c’è motivo di dirglielo.”- 

Kate aveva sempre lo sguardo basso. Non riusciva a guardarlo, ma ormai la verità stava venendo a galla e lei stessa pensò che non poteva fare più nulla per nascondere sia la gravidanza sia i suoi sentimenti.

-“Kate, Josh è il padre, deve sapere che aspetti suo figlio!!”-

-“Castle, non…”-

-“No. Lui deve sapere. E sappi che io ti starò vicino, sempre.”-

-“Non ti importa che sia di Josh?”-

-“No, io voglio solo starti accanto. Voglio prendermi cura di te. Voglio poter stare con te. E non mi importa chi sia il padre. È tuo figlio e ti aiuterò come posso.”-

Ormai erano di nuovo vicini, a pochi passi di distanza l’uno dall’altra.

Kate finalmente aveva alzato lo sguardo. 

Sentire che si sarebbe preso cura di lei e che non gli importasse di chi fosse il bambino, la rassicurò. 
Forse Castle non era così immaturo come lo definiva spesso. In fondo si era appena offerto di aiutarla, e di starle accanto, ed era proprio ciò di cui Kate aveva bisogno, avere qualcuno che fosse presente nella sua vita.

Finalmente era riuscita ad aprire il suo cuore e a fidarsi di lui.

Castle era disposto a starle accanto a costo di soffrire ogni giorno nel vedere crescere il figlio di un altro.

Sorrise, si avvicinò ancora di più a lui e lo abbracciò, come non aveva mai fatto prima. Le sue braccia muscolose la tenevano stretta, questa volta non sarebbe andata via.

Ma Kate staccandosi un poco rispose:

-“Il bambino… non è di Josh, Rick. Sono incinta di 6 settimane.”-

Castle impallidì e balbettò:

-“S-sei settimane? Ma è quando noi… cioè io e te… cioè… Josh non c’era sei settimane fa…”- disse convinto alla fine.

-“Esatto…”- rispose Kate.

Si sentiva un po’ come una maestra che aiuta il suo alunno ad arrivare alla risposta, come se lo conducesse lei alla verità.

-“Per cui, non può essere di Josh…”-

-“No, infatti…”- questo gioco iniziava a essere divertente per Kate. 

Per una volta, Castle era in evidente difficoltà verbale.

Non riusciva a formulare un pensiero che contenesse le principali regole grammaticali.

Nella sua mente si riformarono tutte quelle immagini che aveva pensato il giorno prima sul taxi, dallo stare con Kate all’aspettare un bambino da lei.

La guardò e pensò che fosse bella come una fata. Come una creatura magica.
L’aveva completamente stregato.

Con un dito le sfiorò le labbra desideroso di poterle di nuovo avere per sé e piano piano avvicinò la sua bocca a quella di Kate, per avvolgerla in un lungo e lento bacio.

Kate gli cinse il collo con le braccia e si abbandonò a quel dolce bacio.

Dopo quelle che sembrarono ore, Castle si staccò e le sollevò la maglietta all’altezza del seno. 
Si inchinò e raggiunse la sua pancia, accarezzandola delicatamente. Iniziò a darle dei baci lungo tutto il suo addome ancora piatto.

Kate lo lasciò fare, era dolce vederlo in versione papà e quella versione comprendeva suo figlio, il loro bambino.

-“L’ho sentito scalciare!”- disse Castle emozionato.

Beckett roteò gli occhi e gli rispose:

-“Castle, il bambino non è più grande di un cecio!”-

Castle sbuffò e inscenò una conversazione con la pancia di Beckett:

-“Uuh… la mamma è nervosetta! Non facciamola arrabbiare, Nathan!”-

-“Nathan?! Non chiamerò mai mio figlio così! E chi ha detto che sarà un maschio?!”- rispose Beckett con una finta indignazione disegnata sul volto.

Si staccò da lui fingendosi offesa, ma Castle la afferrò per un braccio e riportandola vicino a sé, disse:

-“Ti amo anch’io!”-

Kate sorrise felice.

Ora stava bene. 

In quel momento pensava alla famiglia che presto avrebbe formato insieme a Castle, ad Alexis che avrebbe avuto una sorellina o un fratellino, e a tutta la felicità che Castle le avrebbe regalato ogni giorno.

Tutte quelle ansie e preoccupazioni che l’avevano attanagliata per settimane improvvisamente erano sparite.

E il merito era dello scrittore da strapazzo che le portava il caffè macchiato freddo tutti le mattine.

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciaooooooo!!!
eccomi finalmente con l'ultimo capitolo!!

devo dire che mi mette un pò di tristezza mettere il flag su completa! sing sing!
ok momento di tristezza terminato!! XD  

allora che mi dite di questo capitolo?! è o non è un little Castle baby?!  per il nome che ho scelto per il bambino (che poi non è necessariamente detto che sia un maschio) ho pensato a Nathan, perchè ormai tutti pensiamo ad Alexander, e Edgar non mi piaceva proprio... quindi ho pensato: perchè non mettere il nome del nostro attore preferito? (anche se il mio resta Seamus/Ryan)...

ok sproloqui sul capitolo a parte, vorrei davvero ringraziare di cuore chi ha recensito pazientemente questa ff:
ivi87
pilgrim81
paolakate
Kate 96
titina
cutuletta
Luna Ranesmee Lilian Cullen
Angol
Spuffy93
madeitpossible
potterfanlalla17
Amy Wendys
kinki2703
ice_cream
Luli87
quaque
tatabond93
23jò
cucciola99
bress13
4everBasketball
mely83
sweetvaly
laureta1387

chi l'ha inserita tra le preferite:
1 - 4everBasketball
2 - beside_real
3 - francy091
4 - Giset
5 - Giugiu90
6 - gy_93
7 - haruhi10
8 - ice_cream
9 - Kate 96  
10 - kiare
11 - Luli87
12 - Luna Renesmee Lilian Cullen
13 - sydney bristow
14 - tatabond93
15 - titina
16 - _Always_

chi fra le seguite:
1 - 23jo
2 - cutuletta
3 - giuliaserpy
4 - Luli87
5 - martik89
6 - mely83 ]
7 - potterfanlalla17
8 - Spuffy93
9 - sweetvaly
10 - underworld_max

 e chi fra le ricordate:
1 - quaque
2 - sciarpa_a_righe

grazie mille a tutti voi e ovviamente anche a tutti quei lettori silenziosi.... 

ok mi pare di aver detto tutto! 

lascio la parola a voi, visto che ormai l'angolo si è trasformato in un altro capitolo! XD

a presto!

sbaciotttiii a tutttiiii

kate24 ;>

 

   
 
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