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Autore: Kyuketsuki Assassin    28/03/2011    4 recensioni
America prende l'influenza, e Inghilterra si prende cura di lui. Cosa mai potrà accadere? (fic arrivata al terzo posto nel contest UsUk Side)
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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America prende l’influenza
 
“etchù!” si era svegliato così quella mattina, starnutendo nel modo più rumoroso possibile. Alfred tirò su col naso, ancora mezzo intontito dal sonno. Si diresse con passo funebre verso il bagno, e quando si guardò nello specchio, notò che era piuttosto pallido e che i suoi occhi, sempre vivaci e pieni di vita, erano stranamente spenti e lucidi “avrò dormito male, tutto qui …” borbottò tra sé e sé mentre apriva il rubinetto per lavarsi la faccia. Una volta lavato e vestito, sempre come uno zombi si diresse in cucina per fare colazione, ma riuscì, stranamente, a mangiare a stento un semplice toast, non osando bere il suo immancabile caffè mattutino perché il solo odore gli faceva venire la nausea “ma che mi prende oggi? Boh, sarà che ho mangiato pesante ieri … mi passerà” ma una volta alla riunione, le cose non migliorarono, anzi, peggiorarono: non aveva spiccato parola, era rimasto tutto il tempo con la faccia nascosta tra le braccia incrociate sul tavolo, con delle fitte dolorosissime allo stomaco e un’emicrania da paura, e cominciò a pensare che forse si era preso qualcosa … “America? Stai bene?” il ragazzo alzò appena la testa giusto per scoprire uno dei suoi occhi, fissando quasi scioccato chi gli aveva fatto la domanda: Inghilterra. Che fosse preoccupato veramente per lui? O forse stava fingendo, aggregandosi agli altri che gli rivolgevano lo stesso sguardo? Questo Alfred non poteva spiegarselo, ma optava, tristemente, per la seconda “ho solo dormito poco …” borbottò, ma se avesse voluto aggiungere altro non poté, perché Francia aveva avuto la brillante idea di dargli una sonora pacca sulla schiena, facendogli tornare su quel poco che aveva mangiato un’ora prima. Alfred si portò istintivamente le mani alla bocca, cercando di non vomitare “non si devo fare le ore piccole mon ami! Visto che succede poi?” stupidamente, ridendo, il francese gli diede un’altra pacca sulla schiena, e il povero americano non riuscì più a trattenersi e diede di stomaco proprio a Francis, che ne rimase scioccato, e iniziò a urlargli dietro insulti molto poco carini nella sua lingua, mentre il ragazzo borbottava scuse su scuse sotto lo sguardo divertito delle altre tre nazioni che a stento riuscivano a trattenere le risate, ma Alfred era tutt’altro che allegro: sentendo in arrivo un altro conato, uscì di corsa dalla stanza per fiondarsi nel primo bagno che gli fu a portata, rigettando l’anima per una buona mezz’ora, dopo la quale, finalmente, i conati si placarono, anche perché non aveva più niente da rigettare. America si sentiva esausto, a stento stava in piedi, sudava, ansimava pesantemente e aveva un freddo allucinante, sebbene nel bagno la temperatura non fosse bassa. Si accasciò contro la parete fredda, ansimante e con in un bocca un pessimo sapore, ma prima di svenire gli parve di sentire qualcuno chiamarlo.
 

 Quando riaprì gli occhi si accorse di non trovarsi più in bagno, ma a casa sua, nel suo letto, con qualcosa di duro sotto l’ascella. Prese lo strano oggetto, capendo che si trattava di un termometro “trentanove e mezzo … sono messo proprio bene …” “era ora che ti svegliassi” quella voce … non poteva essere lui, eppure, sebbene a fatica, Alfred vedeva Inghilterra appoggiato allo stipite della sua porta “A-Arthur? Sei tu?” “no guarda, sono Dracula. Certo che sono io scemo!” l’inglese si avvicinò, prendendogli il termometro dalla mano, sbuffando subito dopo “idiota! Potevi startene a casa invece di venire all’incontro! Ti saresti risparmiato una febbre così alta!” “mi dispiace …” Arthur sbuffò ancora, anche se non riuscì a trattenere una risata maligna “sei stato grande con Francia! Eheheheh … la faccia che non ha fatto!” “spero solo che … non ce l’abbia con me” “tanto gli passa, e se lo merita!” “per cosa?” “per il semplice fatto che esista” “Arthur?” “che c’è?” chiese, tornando ad usare quel tono leggermente irritato “perché sei qui?” Alfred pensò che la vista gli giocasse brutti scherzi, perché vide chiaramente l’inglese diventare rosso come un pomodoro e guardare da tutt’altra parte, evitando di incrociare il suo sguardo “e-e-ecco … ti abbiamo trovato svenuto nel bagno, i-io e Russia ti abbiamo portato a casa e …” “ … sei rimasto per occuparti di me?” “n-non montarti la testa! s-sono qui solo perché mi fai pena e non sapresti prenderti cura di te, ecco!” Alfred rise appena alla reazione esagerata dell’inglese, ma subito dopo venne preso da un attacco di tosse “non sforzarti baka! Sei un disastro! Perfino ammalato riesci a combinare guai!” poi, sempre sbuffando, l’inglese uscì dalla camera, tornando poco dopo con una tazza fumante “cos’è quella roba?” “non lo riconosci il tè quando lo vedi?” “lo sai che non mi piace” Arthur imprecò a denti stretti, sedendosi a bardo letto, vicino all’americano, che si era messo a sedere “tu adesso lo bevi” “no” rispose secco l’altro, guardando dalla parte opposta, come un bambino offeso “Alfred F. Jones tu adesso lo bevi! Non ammetto obbiezioni!” l’aveva chiamato per nome intero? La cosa non premetteva bene: si ricordava ancora che da piccolo, quando Inghilterra lo chiamava per intero erano in arrivo solo guai. Un po’ sbuffando e un po’ tossendo, Alfred prese in malo modo la tazza dalle mani dell’inglese, iniziando a bere, mentre Arthur rimase a fissarlo impassibile “fatto, contento? Posso dormire adesso? Sai, sono piuttos-coff coff!” Inghilterra si limitò ad alzare gli occhi al cielo, alzandosi prendendo la tazza ormai vuota per poi tornare poco dopo con un cucchiaio e una bottiglietta che ad Alfred non piacque per niente “non dirmi che è quello che penso …” “si invece” gli rispose l’altro riempiendo il cucchiaio con un liquido denso color miele “non fare quella faccia Alfred, non è amara. Apri la bocca, se me la fai versare ti faccio bere tutta la bottiglia” l’americano fece per aprire bocca e ribattere e l’inglese ne approfittò per ficcargli in bocca a tradimento la medicina “manda giù Alfred, non osare sputarla” a malincuore, America mandò giù il liquido, disgustato “puah! È aspra!” “quante storie per un antibiotico!”
 

Era stata una giornata molto impegnativa per Arthur, che più di una volta aveva fatto delle vere e proprie battaglie contro Alfred che non ne voleva sapere di fare quello che gli diceva, anche se alla fine le aveva vinte sempre l’inglese. Finalmente sembrava che l’americano stesse per addormentarsi, ma quando Inghilterra fece per uscire dalla stanza, la voce impastata dal sonno di America lo chiamò “Arthur … puoi … dormire con me stanotte?” “cosa?!” “per favore …” e lo disse con un tono talmente penoso e supplichevole che Arthur non riuscì a dir di no. Sbuffando e imbarazzato oltre ogni dire, si infilò sotto le coperte, andando a scontrarsi contro il corpo caldo dell’altro “thanks England, good night” mormorando questo, Alfred si addormentò quasi subito, circondando con un braccio le spalle dell’inglese, che si irrigidì di colpo, ma quando si voltò per urlargli dietro, sentì la rabbia sparire di colpo, e rimase a fissare il volto sorridente e rilassato dell’altro, facendogli tornare in mente l’espressione che aveva quando, da piccolo, gli si addormentava in braccio mentre gli leggeva le favole. Arthur si lasciò scappare un sorriso, intenerito. Si girò dalla sua parte, accarezzandogli titubante i capelli, per poi avvicinarsi di più e dargli un lieve bacio sulla fronte ormai fresca “good night, my little angel …”
 

La mattina seguente Alfred si svegliò completamente in forze, senza sintomi di malattia, ma si sorprese non poco quando si accorse che Arthur era ancora nel suo letto, si sarebbe aspettato di non trovarlo, ma l’inglese era ancora lì, a dormire tranquillamente, con un lieve sorriso che non passò inosservato all’americano, che sorrise a sua volta. Si chinò su di lui, scostandogli i capelli dalla fronte per poi baciarla teneramente, proprio nel momento in cui Arthur si svegliava “eh? Cos-AMERICA!!!” l’inglese scattò a sedere, con le coperte davanti, come a dover nascondere qualcosa, blaterando cose senza senso e rosso come un pomodoro dall’imbarazzo. Alfred lo guardò sorpreso, poi si mise a ridere, facendolo tacere posandogli un casto bacio sulle labbra, staccandosi subito, lasciando l’altro spiazzato e senza parole, ancora rosso in faccia, mentre con una mano si toccava le labbra con fare incerto, facendo ridere ancora l’americano “good morning Arthur!” cinguettò sorridente, rubandogli un altro bacio “m-ma che fai?!” “come che faccio? Ti ringrazio per esserti preso cura di me!” Arthur arrossì di più, borbottando un “figurati”, e quasi gli venne un infarto quando Alfred lo abbracciò stretto, baciandolo ancora, sorridendogli dolcemente “grazie Arthur, senza di te sono perduto” Inghilterra sorrise appena, stringendo la presa, nascondendo il volto nell’incavo della spalla dell’americano “i love you, stupid american”.

 




 
Mi sono usciti schifosamente fluff......ma quanto mi piaccionooooooooo!!!!!! <3 C’ho messo una vita a finire sta maledetta one-shot per il contest USUK che mi perseguita da un mese, e finalmente ce l’ho fatta!!! spero che vi piaccia!!! Fatemi sapere cosa ne pensate! Ci conto!
 
Do svidanya! ^L^

 
  

  
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