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Autore: krisoulbella    28/03/2011    1 recensioni
La storia parla di una ragazza che vuole inseguire il suo sogno più grande: diventare un'attrice.
La vedremo combattere con tutta se stessa pur di raggiungere il suo obiettivo.
Il tutto mentre la sua vita privata incontra svariate vie.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci al secondo capitolo della storia.
E' un capitolo di "passaggio", come saranno molti dei capitoli che scriverò, perciò potrebbe risultare noioso o in parvenza inutile. Spero comunque sia di vostro gradimento.
Grazie a tutti coloro che leggeranno la mia storia e un mega grazie a chi scrive le recensioni o chi attraverso la mia pagina su Facebook mi riempie di complimenti.
Baci Jennifer.


Erano passate tre ore dalla partenza. Avevo ascoltato gran parte delle mie canzoni preferite e non volevo arrivare alla parte noiosa della playlist, allora decisi di spegnere l'iPod.

«Hey, vacanza studio a New York?», mi girai per vedere se questa voce maschile stesse rivolgendosi a me e, con un po' di amarezza, ebbi la conferma. Volevo solo un po' di tranquillità, diavolo, non mi andava di chiacchierare.

« Ehm... No, a dire il vero mi ci sto proprio trasferendo.» risposi educatamente.

Era un bel ragazzo, avrà avuto qualche anno più di me, capelli castano chiaro, occhi marroni, magro, abbastanza muscoloso e, pur essendo seduto, sembrava essere anche parecchio più alto di me.

« Trasferimento? Una ragazza che si trasferisce nella grande mela da sola?», ma gli affari suoi sto qui?! Iniziavo ad essere irritata.

« Ascolta, io... ho degli amici lì. Sono partita da sola, non significa che io sia sola.», “razza di impiccione” avrei voluto aggiungere.

« Uhm, capisco. Sembri non aver molta voglia di parlare, se disturbo chiedo scusa. Sai, nove ore di viaggio sembrano infinite quando hai a disposizione solo un iPod.», sorrise.

Mi fece sentire in colpa per essermi scaldata. Cercai allora di rimediare, ci tengo alla mia educazione.

« No, scusa hai ragione. Ehm... tu invece come mai diretto a New York?» non me ne fregava un cavolo, dannazione che palle dover essere sempre gentili.

« Beh, se hai voglia di stare ad ascoltare per un po' ti racconto perché stai subendo la mia sgradevole compagnia durante questo tuo importantissimo viaggio.» sorriso da classica faccia da schiaffi.

No, ma proprio io dovevo beccare il passeggero rompi cazzo con molta voglia di parlare e lanciare frecciatine?

« Si, parla pure. Tanto ho ancora sei ore disponibili.», la prossima volta compro due biglietti, di cui uno vicino al finestrino, così sono certa di non avere nessuno al mio fianco.

« Ahahahah, stavo scherzando! Però sei stata brava, non mi hai risposto acidamente.» non ci potevo credere, ero allucinata. Ma questo è scemo o ha deciso di rendermi la partenza un incubo?

« Guarda io sto semplicemente andando a New York da un amico perché volevo staccare dalla solita routine, tutto qui. Tu piuttosto, ok gli amici, ma come mai hai deciso di trasferirti?».

Feci un lungo respiro per controllare la mia reazione.

« Tu non hai la minima idea di quanto mi stia trattenendo nel non essere scortese con te. Scusami ma non riesco a non essere schietta e il tuo atteggiamento risulta parecchio irritante.», dovevo dirglielo, era un peso troppo grosso.

Sapevo benissimo che il mio carattere è esagerato, in fin dei conti era un ragazzo che avevo voglia di scambiare due parole viste le ore di viaggio rimaste, ma non potevo farci nulla. Quando voglio stare tranquilla si deve pensare che io non esista. Ma lui, ovviamente, non poteva saperlo.

« Ok, io sto andando a New York per studiare recitazione. Voglio diventare un'ottima attrice. Si, ottima. Odio chi si accontenta, chi fa quel che deve tanto per. Io voglio farlo bene, benissimo. Voglio dare tutta me stessa e raggiungere un livello ottimo. Darò l'anima pur di riuscirci.», non fece smorfie, incredibile.

Desidero diventare un'attrice da quando ero bambina. Fin da piccola dopo aver visto un film andavo davanti lo specchio del bagno e ripetevo le battute delle scene che più mi avevano colpito. Sicuramente le battute non erano quelle dette nel film, ma io piccola, e forse più spavalda di ora, ero convinta di ciò che stavo dicendo e facendo. Ero felicissima in quei momenti, erano i miei piccoli momenti di gloria.

Crescendo però mi resi conto che in famiglia non era considerato un lavoro concreto, era visto come qualcosa di astratto, al di sopra delle aspettative di una semplice ragazzina qualunque di Milano.

Ho sotterrato così il mio piccolo mondo felice fino ai 21 anni quando, grazie a delle persone che sono entrate nella mia vita e mi hanno fatto aprire gli occhi e il cuore, ho riesumato quel mio sogno e deciso di lottare finché non sarei riuscita a realizzarlo.

I miei genitori non sono mai stati entusiasti, anche perché prima dicevo loro di voler fare la fisioterapista. Non era una bugia era la mia alternativa. Ma purtroppo non sono abbastanza intelligente e motivata per quel genere di lavoro, e il test di ingresso non fui mai in grado di passarlo.

E così eccomi qui sull'aereo che mi avrebbe portata dritta verso il mio, ormai non più piccolo, mondo.

« Oh, beh ragazza tu non punti in basso! Complimenti. Comunque, il mio nome è Giorgio!», è tipico di me parlare mezzora, un'ora, ore o giorni con una persona e non presentarmi.

« Ah, è vero! Jennifer.», questa volta sorrisi spontaneamente.

« Jennifer, è bello che tu abbia deciso di inseguire il tuo sogno, Sai, credo che nessuno dovrebbe rinunciare ai propri sogni perché dagli altri considerati qualcosa di irraggiungibile o di poco concreto. Non saremo mai nessuno se agiamo con i pensieri degli altri.».

Giorgio aveva ragione e non era il primo ad esprimere questo concetto.

La maggior parte delle persone alle quali ho confessato questa mia passione hanno reagito in diversi ma fastidiosissimi modi, come una risata che sottintende un “tu l'attrice? Ma non farmi ridere”, oppure un semplicissimo “non ce la farai mai”.

Tutto questo mi ha portata ad uno sconforto iniziale ma per fortuna ho anche delle persone fantastiche al mio fianco che mi hanno presa e metaforicamente schiaffeggiata fino a farmi reagire.

 

Parlai con Giorgio per tutto il resto del viaggio finché, finalmente, non arrivammo a New York.

Avevo le gambe prive di sensibilità dall'emozione. Io a New York.

Il cuore sembrava voler uscire dal mio petto e io non sapevo più come calmarmi.

New York. Wow.

« Hey Jen, in bocca al lupo!»,era Giorgio. Mi fece l'occhiolino e se ne andò chissà dove, per la sua strada.

Aspettando la mia valigia ebbi il tempo di riprendermi per fortuna, non avrei mai permesso di farmi vedere sotto shock, mi avrebbero presa in giro per mesi.

Uscita dall'aeroporto cercai gli unici due visi familiari che avrei potuto trovare in questa città... « Francyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy!!!!!!!! Robyyyyyyyyyyyyyyy!!!!!», urlai appena li vidi. Corsi come una pazza facendo cadere i bagagli e andai ad abbracciarli.

« Allora?! Come state? Com'è New York? Com'è la vita qui? Avete fatto conoscenze? Le case come sono?», non finivo più di far domande.

« Je, ti prego non iniziare a farmi scoppiare la testa. È l'una e mezza e vorrei andare a dormire.».

« Anche io sono contenta di vederti», risposi scazzata.

« Dai scema! Com'è andato il viaggio?»

« Oh guarda, avevo un tipo con una voglia di parlare. Che palle, io volevo rilassarmi e invece ho parlato sei ore su nove. Infatti condivido la tua voglia di andare a dormire.», le diedi un bacio sulla guancia e ripresi in mano i miei infiniti bagagli.

« Ciao Roby, come stai? Sei ancora indeciso se restare o tornare in Italia?», mi girai a parlare con Roby.

« Ciao Jen. Tutto bene, devo dire che qui si sta davvero bene. Ancora non ho deciso ma per ora sono più dell'idea di restare.».

Roberto non ha mai dato una risposta definitiva, sono anni che ci pensa. Ovvio io spero rimanga qui con noi ma non mi sarei mai permessa di pressare e manipolare la sua decisione. Ognuno deve fare le proprie scelte.

« Ah, ragazzi non ve l'ho detto perché volevo vedere le vostre facce.», dissi gongolante, « Nadia parte settimana prossima per raggiungerci!».

« Cosa?!», dissero contemporaneamente.

« Si, le ho parlato settimana scorsa e mi ha detto che ha deciso di venire qui con noi. Mi sembra così strano, dai non è da telefilm americano? Quattro giovani ragazzi milanesi alle prese con una nuova vita nella Grande Mela.», spesso tendo ad essere molto teatrale.

« Beh ragazzi siamo a New York! New city, new life, new entry.», e dopo questa mi presi un bel “vaffanculo” corale.

Era troppo bello sentirsi a casa in una città a nove ore di aereo dalla propria.

Mandai un sms ai miei genitori per avvertirli che ero arrivata e che il viaggio era andato bene, presi dalla borsa la mia agenda e scrissi:

Domenica 15 Settembre 2013, 01.30 a.m. ( ora locale), 07.30 a.m. ( ora italiana).

Ora non si sogna più, ora si agisce.

  
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