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Autore: Cinzia N Spurce    29/03/2011    1 recensioni
Dal proprio passato non si può mai sfuggire.
Lei lo comprende dopo una telefonata imprevista, impensabile, devastante, con la quale vengono riportati a galla rimorsi e ricordi.
I versi presenti in blu fanno parte della canzone 66 (Diabolus in musica) di SubsOnica ft Linea 77.
Tratto dal testo:
Solo che l’amore non basta.
Non basta la reciproca attrazione.
Non servono dolci parole, non quando gli sguardi distruggevano più di ogni altra cosa.
ONE SHOT REVISIONATA E CORRETTA.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tears

 Mi nascondo dietro parole inutili.

Avrei tanto voluto stringerti.
Dirti che ti volevo bene.
Avrei tanto voluto vederti correre. Vederti sognare.
Avrei voluto che le nostre vite potessero intersecarsi come i fili di una maglia infinita.
Invece quella maglia si è spezzata.
I nodi si sono sciolti, logorati dal tempo che ha fatto sì che le nostre esistenze si districassero per non rincontrarsi più.
Due rette parallele che continuano il loro cammino distintamente, senza più interferire con l’altro.
Differenti come il giorno e la notte, ma complementari per la giusta prosecuzione delle nostre vite.
Due anime gemelle separate alla nascita.
Due menti in sintonia come poche al mondo.
Avrei voluto tanto mantenere le promesse che da bambina avevo fatto.
Pronunciavo parole come fossero niente, non capendone la vera importanza.
Ho pensato.
Ho riflettuto e, come al solito, mi sono resa conto di quanto fosse tardi per rimediare.
Guardando adesso gli eventi che hanno segnato le nostre vite, posso dire che solo il nostro stramaledettissimo orgoglio ci ha portato a questo.
Diversi in tutto, ma non in questo.
Tu il giorno, io la notte, ma con la stessa caparbietà che ci caratterizzava, con la stessa voglia di raggiungere gli obiettivi che ci eravamo fissati.
Infischiandocene se andavamo contro l’altro… e questo ci ha ferito, inesorabilmente.
Ha fatto sanguinare i nostri cuori come se fossero stati pugnalati da un’affilatissima lama.
Ci siamo fatti del male, pur di non abbassare lo sguardo e rimangiare le nostre parole, fingendo che così andava bene, convincendoci che questa fosse la cosa giusta.
Abbiamo distrutto ogni speranza, facendo finta di essere due estranei.
Ci siamo divertiti a giocare con i nostri sentimenti, come dentro una gara, e il vincitore sarebbe stato chi colpiva più duro.
Alla fine il vincitore non c’è stato!
Nessuno è rimasto in piedi dopo quest’assurda guerra, abbiamo soltanto lasciato che la distanza crescesse a dismisura e ci siamo ritrovati alla fine soli.
Allontanandoci l’un l’altro abbiamo finto che il nostro legame non esistesse più, vivendo una vita non nostra.
Sorridevamo di fronte agli altri, ridevamo per qualcosa che non lasciava neanche la minima traccia dentro di noi.
Abbiamo parzialmente raggiunto ciò che desideravamo, richiudendo in un angolo del nostro cuore la mancanza di quel qualcuno che abbiamo voluto estirpare a forza dalla nostra mente e come due sciocchi cercavamo di non fare caso a quel continuo senso di solitudine che ci attanagliava.
Il vuoto che aveva pervaso i nostri pensieri era diventato la sensazione più comune per noi… o almeno per me.
Mancava sempre qualcosa e anche conoscendo la risposta, mi ostinavo a reprimere i pensieri dicendomi che quel qualcuno che mancava non fossi tu.

  Destini pronti a perdersi nell’infinito.

Mi sbagliavo.
Ho commesso l’errore più grande della mia vita a lasciarti andare.
Perché il mio destino era legato indissolubilmente al tuo, perché tu eri per me tutto, e la mia arroganza mi ha portato a testare sulla mia pelle se potevo stare senza il mio tutto.
Avevo la superba convinzione che, nel caso in cui avessi voluto, potevo riprenderti con me quando desideravo, credendo che tu mi avresti seguita, nel frattempo ho abituato i miei sentimenti a non ricordarti più, combattuta tra il mio stare bene con te e il mio voler fare tutto da sola.
Me lo dicevi spesso.
Il mio non volere aiuto mi avrebbe portato alla distruzione, all’infelicità.
Ed io, testarda, rispondevo sempre che volevo solo superare i miei limiti e che avrei fatto di tutto per mantenere al mio fianco ciò a cui tenevo.
Non l’ho fatto, neanche con te.
Tu che mi avevi portato alla follia, tu che mi avevi fatto crescere.
Continuando a non volere aiuto negavo di fronte a tutte le persone dicendo che la luce che mi brillava negli occhi non era dipesa da te e quindi non poteva essersi offuscata.
Ho mentito a tutti.
Ho mentito a te quando dicevo che per me non eri nulla.
Ho mentito a chi mi ritrovava sola a fumare una sigaretta consumata solo dal tempo e non da me.
Ho mentito a me stessa imponendomi di non pensarti, di non ricordarti, di non amarti.
Molti ci definivano due corpi con un unico destino…
Ma il destino lo scegliamo noi e noi avevamo deciso di separarci, anche se stare insieme per il resto della nostra vita non avrebbe fatto altro che bene.
Mi fa male pensare che anche tu non hai fatto nulla per far sì che le cose andassero per il verso giusto.
Orgoglioso quanto me.
Testardo quanto me.
Stronzo più di me.
Non posso non sorridere per questa tua caratteristica, ma si tratta di un sorriso pieno di tristezza.
Penso a tutte le volte in cui hai tirato fuori il lato peggiore di te.
O forse sono stata io con il mio comportamento a far fuoriuscire quella parte che sembrava tanto una corazza ricoperta da punte acuminate pronte a far male chiunque osasse avvicinarsi.
Ingenuamente amavo anche quella parte che ci portava, poi, inesorabilmente ad amarci più di prima.
Solo che l’amore non basta.
Non basta la reciproca attrazione.
Non servono dolci parole, non quando gli sguardi distruggevano più di ogni altra cosa.
Ci credevamo forti… eravamo solo troppo fragili per dare spazio ai sentimenti e alle parole.
Avevamo paura che lasciando scoperta una parte di noi avremmo inevitabilmente danneggiato la nostra anima piccola e fragile.
Abbiamo costruito quindi un muro spesso, troppo spesso per permettere anche a noi di oltrepassarlo e poi stanchi abbiamo deciso che la maschera delle persone forti era quella che più si addiceva a noi.

 Lo sguardo cade su un particolare ormai dimenticato.

Dopo anni di silenzi e illusioni ho riaperto la scatola dei ricordi che non ho mai buttato e rivedo tutto ciò che ci ha legato.
Rivedo le vecchie foto dove felici ridevamo, zuppi d’acqua dopo un semplice gioco.
Rivedo i sorrisi che sfuggenti sono stati immortalati dai vecchi amici che entrambi abbiamo abbandonato.
Sento l’eco delle promesse che giovani e ingenui ci siamo scambiati non tenendo conto del nostro carattere duro e forte agli occhi degli altri.
C’eravamo promessi di stare sempre a fianco dell’altro.
C’eravamo promessi di realizzare ognuno i sogni dell’altro.
C’eravamo promessi di non cedere alle incomprensioni, ma così non è andata.
Abbiamo ceduto, abbiamo accettato una vita che aborrivamo con tutte le nostre forze vista l’assenza dell’altro.
Ci siamo arresi alla vita e abbiamo snobbato il destino che, chiaramente, ci aveva condotti sulla stessa strada, dimenticando, o forse facendo finta, tutto il bene che provavamo per l’altro.
Guardo con gli occhi pieni di nostalgia tutti gli oggetti dentro quella scatola.
Prendo il vecchio carillon che non funzionava bene, che emanava note distorte e sconclusionate, ma che per noi suonava la musica più dolce del mondo.
Quante volte abbiamo sognato cullati da quella strana musichetta?
Quante volte abbiamo riso per le storie che inventavamo?
Degni sceneggiatori dei nostri sogni.
Quante volte ho pianto per il ricordo che quella stonata melodia mi procurava?
Non lo sai e adesso non la saprai mai!
Prendo l’anello che mi regalasti quando ancora bambini, credevamo in una vita insieme.
Lo guardo e una sfilza di dolorosi ricordi invadono la mia mente.
Il primo sguardo.
La prima litigata, io che testarda non ammettevo che tu fossi migliore di me.
La prima volta che in un momento di sconforto mi aiutasti a trovare la giusta strada.
La prima risata insieme dovuta ad una semplice battuta che soltanto noi avevamo capito, pieni di quell’umorismo ironico che non a tutti va a genio.
Il primo bacio dato ubriachi e poi… poi tutto il resto ci ha portato ad essere due poli magnetici opposti che si attraggono inesorabilmente, fino a scontrarsi, fino a rimanere incollati, fino a distruggersi l’un l’altro.
Guardo tutto dentro quell’agglomerato di cartone che contiene gli anni più belli della mia vita.

 La testa gira, ferma tutto!
Voglio scendere da questa paranoia.

E sola, ritrovo i miei occhi pieni di salata e calda acqua.
Sto piangendo! Dopo anni mi ritrovo a piangere per ciò che ho perso.
Scaravento tutto in aria.
No, no, no… io non posso piangere, perché è stupido piangere per il latte versato.
Non ha senso stare male adesso per qualcosa successa cinque anni fa.
Un vortice di lacerante rimpianto mi riempie l’anima, perché ho costruito sulla menzogna la mia intera esistenza.
Fingendo la felicità per una carriera a cui non aspiravo.
Fingendo la contentezza per un uomo che non desideravo.
Fingendo indifferenza per un passato mai dimenticato.
Perché la verità era questa, io ero rimasta la ragazzina che credeva nell’amore eterno ma che lo aveva calpestato come un fiore appena sbocciato, distruggendo sia la mia che la tua felicità.
Troppo simili per tornare sui nostri passi, troppo diversi per non soffrire entrambi.
Le lacrime continuano a rigare il mio volto e penso alla nostra comune, quanto strana situazione.
Due opposti simili, un controsenso vivente.
Noi eravamo questo.
La nostra caratteristica predominante era questa.
E mi pento per tutto ciò che non ho fatto!
Mi pento di tutte le parole non dette, di tutti gli abbracci mai dati, di tutti i baci negati e mi pento di non averti detto la verità.
Mi pento di aver ascoltato il mio stupido orgoglio cinque anni fa, perché, se non lo avessi fatto, tu ora saresti qui con me… o più probabilmente io sarei con te.
Ma non importa questo, l’importante è che adesso saremmo insieme e non con questo macigno sul petto che da oggi e per il resto dei miei giorni porterò con me.
Il rimorso per le occasioni perdute a causa della mia caparbietà non mi abbandonerà mai.
Perché questo tu rappresentavi per me.
La mia possibilità di riscatto, la mia occasione di felicità, la mia opportunità di libertà, tutto buttato all’aria a causa della mia esasperante boria.
E adesso non posso far altro che rassegnarmi alla tua scomparsa.
Riascolto, come una cantilena, il messaggio sulla segreteria, lasciato da Clarisse, che mi avverte di ciò che è successo.


“Mi dispiace dirti in questo modo ciò che è successo… ma non mi hai lasciato altra scelta non prendendo le mie chiamate.
John è morto… a causa di un incidente stradale, domani ci saranno i funerali”.


Ogni volta che questa notizia arriva alle mie orecchie la voragine dentro di me si allarga sempre più, inghiottendo il mio cuore, la mia anima, la mia mente.
Tutto è scomparso, solo la notizia che tu te ne sei andato resta e rimbomba dentro me.
Non potrò più vederti e non potrò recuperare il tempo perso.
Non potrò neanche piangere la tua morte come vorrei, perché altri hanno questo diritto.
Io oramai non posso più dire di far parte della tua vita.
Mi presento quindi al tuo funerale.
Vedo la bara, calata nella fossa.
Vedo i tuoi nuovi amici piangere la tua scomparsa.
Io sono sola, in fondo, con occhiali scuri a nascondere i miei occhi rossi che da ieri sera versano costantemente lacrime, come ad abbandonare piccoli frammenti del nostro passato.
Passato che so per certo tu non hai mai dimenticato.
Passato che so, avremmo voluto divenisse anche il nostro futuro.
Perché io in fondo avrei soltanto voluto guardarti negli occhi un’ultima volta.
Avrei tanto voluto stringerti.
Dirti che ti volevo bene.

  Fine

 

Buongiorno è la prima volta che mi cimento in questa sezione.
Spero che questa storia vi piaccia e riesca, almeno in parte, a trasmettervi le sensazioni di questa ragazza tormentata dai rimorsi e dai ricordi.

I versi scritti in blu, appartengono alla canzone 66 (Diabolus in musica) dei Subsonica ft Linea 77.
Vi auguro buona lettura.
Per chi volesse contattarmi: potete trovarmi al profilo facebook "Pois Nicole Spurce", alla pagina facebook "Poison around the heart", al gruppo facebook "Radio flit", che gestisco assieme all'autrice e amica Mary_Sophia_Spurce, su twitter "@NicoleSpurce" e su tumblr con due bolg "Reminiscenze" e "Racconti brevi".
Baci Cinzia.

 

 

 

   
 
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