Dall’alto
della cascata
“Non
esiste un modo
per liberarti?”, sussurrai, sfiorando la superficie ruvida
dei suoi capelli
cortissimi sulla nuca.
Gli
tremavano le mani,
non riaprì gli occhi. “No. Sono condannato
all’ergastolo. Resterò dentro a
vita”. Una risata cinica. “Forse anche
oltre”.
“No,
Jake”, protestai.
“Che ne dici se fuggiamo? Solo io e te. Se ce ne andassimo
per sfuggire a Sam?”
“Da
tutto questo non
mi è concesso fuggire, Bella”, sussurrò.
“Se
ci fosse,
scapperei con te anche adesso”. A quel punto gli tremavano
anche le spalle.
New Moon, pagina 233
Quel suo strano comportamento mi sgomentava, qualcosa nel suo sguardo diceva a chiare lettere che non ero più il ragazzo felice e spensierato che era stato fino a poche settimane prima. E questo non riuscivo a sopportarlo. Posai la mano sulla sua spalla tremante, con l’intenzione di calmarlo e rassicurarlo. Io per lui ci sarei sempre stata, proprio come lui aveva fatto con me fino ad ora.
“Jake… Ti prego, andiamocene”. Lo implorai, con tono supplichevole.
Il suo sguardo smise di
concentrarsi sul pavimento per
alzarsi verso il mio, probabilmente stanco e disperato. I nostri occhi
si
ritrovarono, si cercavano, dopo eterne settimane di lontananza.
Mi era mancato, più di quanto avrei mai immaginato.
“Andiamo via. Lontano da qui, da tutto questo”. Gli dissi, in appena un sussurrò.
Nelle sue iridi intravidi
un lampo di incertezza, di
indecisione. Di approvazione.
Sollevò la sua mano fino a coprire la mia, ancora a contatto
con la sua pelle calda, quasi bollente. Le nostre dita si incrociarono,
gli era
bastato quel semplice tocco per ricongiungersi in maniera autentica.
“Forse... Forse è possibile. Ma solo per questa notte, non possiamo fuggire per tutta la vita. Non posso farlo”. Mi rispose con un lieve tono di voce, non ancora del tutto certo delle sue stesse parole.
Il mio volto si aprii in un sorriso spontaneo, le lacrime che mi avevano accompagnato in quella giornata sembravano essere solo un lontano ricordo.
“Muoviamoci allora!”. Lo incitai, quasi euforica.
“Bella, sei sicura?”.
“Mai stata più sicura!”.
Jacob balzò in piedi ad una velocità impressionante, la sua agilità era quasi stravolgente. Mi abbracciò di slancio, stringendomi a sé con forza, quasi non respiravo!
“Jake! Jake! Le mie costole!”.
Lui emise un risolino sommesso staccandosi con più dolcezza da me.
“Ops. Scusa!”.
Gli diedi un piccolo pugno sull’addome scolpito e bronzeo, scoprendolo incredibilmente ferreo e resistente.
Sembrava indistruttibile!
Il mio amico si avvicinò alla finestra, si voltò,
guardandomi con un’espressione interrogativa.
“Muoviti, non stare li in palata! Mica abbiamo tutta la notte!”.
Questa volta, fu il mio turno di guardarlo con curiosità e domanda.
“Se non te ne fossi dimenticato… La porta… E’ da quella parte!”.
Mi diressi verso la soglia che dava sul corridoio, aspettando che lui mi raggiungesse. Con mia sorpresa Jacob si mise a ridere, brevemente, ma con incredibile divertimento.
“Vero. Tu usi la porta”. Rise di nuovo.
Quell’affermazione
suscitò in me un milione di domande, ma
sapevo che il tempo scorreva veloce, perciò, esasperata da
tutti quei misteri,
mi accinsi a scendere le scale il più silenziosamente
possibile, sperando che
Charlie non si accorgesse di nulla, fino al mio ritorno.
L’aria fresca e frizzante della sera mi fece rabbrividire,
sfiorandomi la pelle in un soffio leggero. Il cielo coperto da nuvole
impediva
come sempre di vedere il luccichio delle stelle.
A sorpresa mi ritrovai tra le braccia calde e sicure di
Jacob che mi aveva sollevato da terra, accogliendomi contro il suo
petto forte.
“Jake ma che stai facendo!?”.
“Ti porto via, lontano da qui, almeno per questa notte. Solo per questa notte saremo ancora Jacob e Bella, niente di più. Niente rompicapi da risolvere. Solo tu ed io, come ai vecchi tempi. Poi da domani, quando avrai capito… Se… Se non mi vorrai più vedere accetterò la tua decisione”.
Altre domande, altra confusione. Il suo volto si affievolì nella tristezza.
“Jacob, non sarebbe meglio prendere il pick-up? Capisco che tu voglia mostrare la tua forza, ma a piedi non andremo molto lontano!”. Gli feci notare, con l’intento di far scomparire quella strana malinconia dal suo viso.
Rise di nuovo, a quanto pareva quella sera dovevo essere particolarmente buffa e divertente!
“Non ti preoccupare, il pick-up per questa sera può benissimo continuare a dormire!”.
Detto questo, aumentò la presa sul mio corpo, avvicinandoci ulteriormente. Iniziò a correre, veloce e sicuro. in direzione della foresta minacciosa.
“Jake, Jake! Ti vuoi fermare! Sono pesante! Che cosa vuoi dimostrare!”.
“Tranquilla, Bells. Sei leggera come una piuma, non mi costa nessuna fatica!”. Mi rispose, le sue labbra curvate in un ghigno rilassato.
Tutto ciò mi
sembrava assurdo e surreale!
Com’era possibile che riuscisse a correre a
quell’andatura
con il mio peso gravante di cinquanta chili? E per di più
senza mostrare il ben
che minimo sforzo?
Il suo passo era veloce e regolare. Se poi si teneva in
considerazione che il terreno era arduo e scosceso e non viaggiava
assolutamente “leggero” la
sua corsa
risultava del tutto anomala e straordinaria!
Tra le sue braccia mi sentivo un piccolo ed insignificante
fagotto.
Nonostante la bassa
temperatura non avvertivo freddo, Jake era così caldo che
avrebbe riscaldato perfino il ghiaccio vivo. Riuscivo a percepire le
singole contrazioni dei suoi
muscoli. Il battito del cuore era come una melodia delicata e ritmata.
Mi
lasciai presto avvolgere da quella piacevole sensazione di benessere
che era
solito trasmettermi il mio migliore amico. Avrei fatto come voleva: per
quella
sera, ancora per quella sera, avrei lasciato che i dubbi mi
abbandonassero.
Domani, una volta tornata alla realtà, avrei cercato di
risolvere il segreto di
Jake.
Non avevo idea di dove stessimo andando, il buio mi impediva
di scorgere qualsiasi riferimento a me famigliare, proprio non riuscivo
a
capacitarmi di ciò che Jacob stava facendo, non solo correre
con me in braccio,
ma anche orientarsi senza la benché minima esitazione!
La stanchezza iniziava a diventare pesante, a gravare sulle
mia palpebre pronte a chiudersi. Forse stavo sognando, forse tutta la
mia vita
era solo un sogno.
I ricordi si mescolarono fino a fondersi del tutto. Le
immagini si accavallavano come onde nell’oceano, fino ad
infrangersi sulla
riva, lasciando il segno del loro passaggio…
“Secondo
un’altra
leggenda, la nostra gente discende dai lupi, e i lupi sono nostri
fratelli da
sempre. Le leggi tribali vietano ancora oggi di ucciderli. E poi ci
sono le
storie che parlano dei freddi”.
“I
freddi?”.
“Si.
Alcune storie che
parlano dei freddi sono antiche come quelle dei lupi, ma ce ne sono
anche di
recenti. Secondo la leggenda, il mio bisnonno aveva conosciuto dei
freddi. Fu
lui a stipulare il patto che vietò loro di entrare nella
nostra terra”.
“Il
tuo bisnonno?”.
“Era
uno degli anziani
della tribù, come mio padre. Vedi, i freddi sono nemici
naturali dei lupi… Bè,
non proprio dei lupi in sé, solo di quelli che si
trasformano in uomini, come i
nostri antenati. Quelli che chiamate licantropi”.
“I
licantropi hanno
nemici?”.
“Solo
uno”.
C’era Edward e
c’era Jacob, entrambi in posizione d’attacco,
dalle loro gole riecheggiava l’eco di un ringhio animalesco.
Io mi trovavo nel mezzo, nel mezzo del nulla e del tutto.
Jacob tremava, avrei voluto rassicurarlo, ma Edward mi
ordinava di non avvicinarmi, che era pericoloso.
Un ultimo e violento spasmo fece sobbalzare Jake, la sua
pelle scomparve e il suo ringhio divenne un ululato rabbioso: era un
lupo, un
enorme lupo dal pelo rossiccio, lo stesso che avevo visto nella radura
insieme
a molti altri attaccare Laurent. Lo stesso lupo che credevo essere
già morto…
Il buio del mio sogno scomparve, e ben presto spalancai gli
occhi nel buio della realtà, tra le braccia di Jake, tra le
braccia di un
licantropo.
Avrei voluto gridare.
La mia vita fino ad ora era stata la scenografia di un film
dell’orrore.
“Mettimi giù”. Dissi flebile.
“Tanto siamo arrivati. Dormito bene?”.
Il suo sorriso
così famigliare ma allo stesso tempo così
estraneo mi risultò difficile da interpretare. Come poteva
essere Jacob? Il mio
migliore amico e allo stesso tempo un mostro?
Non aveva senso.
Quando fui con i piedi ben saldi per terra mi resi conto che
la paura che provavo non era per la mia vita, ma per la mia vita nel
caso
avessi perso Jake del tutto.
“Bella? Tutto bene? Hai l’aria stravolta!”. Mi chiese preoccupato.
“Tu sei un licantropo”. E non era una domanda.
Anche
nell’oscurità avvertii il cambio
d’espressione del mio
amico e un tremore improvviso avvolgergli la pelle.
Proprio come nel mio sogno.
“Si”.
I nostri respiri erano sommessi, quasi tirati, per paura di tradire le nostre emozioni, anche se erano facilmente intuibili.
“Bella… Non ti farei mai del male, davvero. Ma se vuoi tornare a casa, bè, ti capisco”.
Non sapevo cosa dire.
“Siete voi che uccidete quelle persone nei boschi? Jake ti prego, ho bisogno di saperlo”.
“Che cosa?”.
“Hai capito benissimo”.
“Tu pensi che… Mi mangi le persone?”.
“Io…”. Ma la mia frase non fu mai conclusa, le risate di Jacob riempirono il bosco, sovrastando qualsiasi altro rumore.
“Ti facevo più intelligente! Dai! Come puoi pensare questo! Io le persone le difendo, è il mio compito. Ti ricordi? Veniamo chiamati i protettori”.
Le sue parole aprirono in me nuove domande, ma non potevo nascondere di essere rincuorata da quella notizia. Jacob non era un mostro, non faceva del male a nessuno.
“Ma allora… Da che cosa proteggete le persone?”. Quella domanda mi spaventava, non volevo sentirne la risposta, perché tutto stava acquistando un senso.
I freddi.
“Dai vampiri, Bella. Nel bosco ti abbiamo salvata appena in tempo, presto cattureremo anche la rossa e prima che tu me lo chieda i Cullen non sono nel nostro mirino, non se loro tengono fede al patto”.
Tremai. Quel nome suscitò in me un’ondata di dolore e di ricordi affollando di mille domande la mia mente.
“Jacob, voi non sapete con chi avete a che fare, Victoria è pericolosa!”.
Improvvisamente mi resi conto del pericolo a cui avevo esposto Jake quella notte scappando insieme a lui. Eravamo nel bosco, facili prede di Victoria. Poco importava se a morire fossi stata io. Ma Jacob no, a lui non doveva capitare nulla.
“Dobbiamo tornare indietro, subito!”.
I brividi percorrevano tutto il mio corpo, mi costrinsi a tapparmi la bocca per non emettere grida di disperazione.
“Bella, ora calmati. Con me sei al sicuro, va bene. E domani mi spiegherai perché sai il nome di quella vampira rossa. Ma ora cerchiamo di mantenere fede alla nostra promessa, anche se sono felice che tu abbia capito e non sia spaventata. Perlomeno, non da me. Ma per stanotte dimentichiamoci di tutto questo. Solo tu ed io, come avevamo detto”.
Le sue braccia grandi e
calde mi avvolsero infondendomi
tutto il loro calore. Al suo tocco la mia pelle si rilassò,
il suo contatto
aveva un effetto curativo nei miei confronti. Era lui, Jacob,
l’unico in grado
di far cicatrizzare la mia voragine, fino a ridurla quasi del tutto.
Fino a quel momento non mi ero resa conto di dove mi
trovassi. I rumori e le immagini erano svaniti di fronte
all’incredibile
scoperta che avevo appena fatto. Ancora mi risultava assurdo il fatto
che il
mio migliore amico si potesse trasformare in un enorme lupo!
Mi scostai leggermente dal corpo scolpito di Jake,
accorgendomi che il fitto buio della foresta ora sembrava
più chiaro. Tra le
nuvole filtravano bianchi e lucenti i raggi della luna che illuminava
il
panorama intorno a me. Il panorama più bello che avessi mai
visto
Feci qualche passo in avanti per assicurarmi di essere
sveglia. A pochi metri da me si districava un nero e ripido precipizio.
In
fondo alla discesa delle possenti rocce scorreva un limpido fiume che
potente e
rumoreggiante aveva corroso la montagna, creando una splendida vallata
naturale. Lo scrosciare continuo dell’acqua mi fece voltare e
mi accorsi da dove
provenisse tutto quel frastuono: una cascata, un’enorme e
bellissima cascata si
infrangeva al fondo della
sua corsa,
dando vita alle impetuosità del fiume. La luna, in alto, si
stava facendo largo
tra le nubi, facendo scintillare di arcobaleni le infinite gocce
prodotte dall’acqua
animata.
Rimasi senza fiato, oltre che senza parole.
“Jake… E’… E’ bellissimo…”.
“No. Tu sei bellissima”.
Il mio cuore si
fermò, sapevo che i suoi sentimenti per me
erano ben oltre l’amicizia ma mai prima d’ora me
l’aveva fatto capire in
maniera così esplicita. Sentii le sue mani posarsi sui miei
fianchi.
Indugiavano, aspettando una mia mossa.
Mi voltai lentamente, ritrovandomi il suo viso vicinissimo,
così vicino che potevo ammirarne i lineamenti perfetti, i
riflessi lunari sulla
sua pelle di bronzo, le sue labbra carnose avvicinarsi sempre di
più alle mie…
No, non poteva essere, non poteva farlo. Lui… Lui era il mio
migliore amico, avevo bisogno di lui. Io…
Mi pietrificai, il mio cervello smise di funzionare, di
porsi domande. Semplicemente era come se non esistesse. Qualcosa nel
mio
profondo si risvegliò, forse era la magia di quel luogo o
forse il battito
impazzito del mio cuore, ma qualcosa dentro di me mi spinse ad
avvicinarmi al mio Jake, a farlo
mio per davvero.
Sporsi impercettibilmente le labbra, lasciandomi cullare dal
suo tocco lieve che parve mandarmi a fuoco.
Le nostre bocche, dopo un primo momento di incredulità, si
risvegliarono, modellandosi perfettamente, come due tessere di uno
stesso
puzzle. Sentivo il suo respiro dentro di me, inondandomi di una nuova
vita, di
un nuovo sentimento che non credevo neppure di possedere.
Da quanto tempo i nostri abbracci, il nostro prendersi per
mano e i nostri piccoli gesti avevano superato il confine
dell’amicizia? Da
quando tempo avevo iniziato a desiderare
Jacob in quella maniera? Da quanto tempo aveva smesso di essere solo il
mio
migliore amico?
Non ne avevo idea. Non avevo risposte alle mie domande,
forse perché non ce n’erano.
Jacob ed io eravamo perfetti insieme, non dovevo sforzarmi
di stare al passo con lui, perché lui era come me, fatto di
carne ed ossa… Più
o meno.
Mi lasciai cullare da quell’inaspettata danza senza
esitazione, dimenticandomi di tutto il resto.
Poi, una voce. La voce di colui che non avrei mai
dimenticato, nemmeno per un breve istante, anche se era ciò
che avevo appena
fatto, fece capolinea tra i miei pensieri.
“Come
se non fossi mai
esistito. Vivi, vivi la tua vita… Sii libera”.
No, non sarò mai libera. Non posso vivere senza di te.
“Si
che puoi, lo stai
già facendo, proprio come doveva essere”.
Ma io… Io ti
amo!
Il ricordo del suo sorriso sghembo mi travolse e le lacrime
iniziarono a sgorgare. Lacrime cariche di confusione ed indecisione.
Jacob si allontanò da me ferito, fissandomi con il
dispiacere in viso.
“Pensi ancora a lui, non è vero?”.
“Jake… Mi dispiace. Non so cosa fare!”.
Il suo sguardo si abbassò rassegnato senza chiedermi altro. La mascella contratta urlava rabbia e tremori improvvisi iniziarono a scuotere il suo corpo.
“Ti riporto a casa”.
E mentre copiosamente piangevo disperata, Jake mi prese tra le sue braccia improvvisamente prive di calore. Vicini ma distanti facemmo ritorno a casa, lasciando che quella notte trascorsa insieme vivesse solo nel mondo dei sogni.
Quando Jacob mi rimise a
terra a poche decine di metri dal
mio giardino tra noi regnava uno strano e profondo silenzio. Ci
guardavamo
quasi per finta, come se non avessimo il coraggio di vedere
attraverso
gli occhi dell’altro.
Un folata di aria gelida scosse le fronde verdi degli alberi
attirando la nostra attenzione…
Quando tornai a fissare Jake trovai la sua espressione
totalmente cambiata: era una furia.
“Jacob… Che ti prende?”.
Il suo corpo si protese in
avanti, sembrava stesse per
esplodere e forse era davvero ciò stava per succedergli.
Ero io la causa di tutto questo?
“Bella. Stai dietro di me, corri in casa!”. Mi urlò minaccioso. E subito dopo Jake non c’era più. Al suo posto un enorme lupo dal pelo rossiccio. Lo stesso che aveva accompagnato il mio sogno.
Nella selva risuonavano
cupi ringhi selvaggi.
Una chioma rossa e ribelle si avventò sul mio protettore che
fece appena in tempo a scansare l'agguato.
Victoria.
Ci aveva trovati, e noi eravamo in trappola.
I loro movimenti erano troppo veloci, troppo di tutto.
Ringhi, frastuoni, rami che si spezzavano.
Indietreggiai fino ad un albero, aderendo a lui come se
questo potesse proteggermi. La corteccia dura e fredda era uno scudo
inutile di
fronte a tanta furia.
Jacob venne scagliato via, lontano da me e dalle grinfie
della vampira assetata di vendetta.
Non si muoveva. Jake era immobile e Victoria pronta a
compiere il suo omicidio.
“Ora è lui che ti protegge? Quanto spreco per una come te. Una umana insulsa”.
La sua voce mi arrivò come un sibilo di serpente, ma non m’importava. I miei occhi vedevano solo una persona in quel momento: Jacob. Jacob tornato nudo disteso tra le foglie.
Avevo assistito
all’abbandono della luna, ma perdere anche
il sole era un prezzo troppo alto da pagare. Un prezzo che non ero
disposta a
vivere.
Se Jake moriva, allora sarei morta anch’io. Senza calore
sapevo già che non sarei riuscita a sopravvivere.
Il ricordo del nostro bacio ora mi sembrava l’unico in mio
possesso. L’unico attimo veramente importante della mia vita,
l’unico che
valesse la pena di ricordare in quegli ultimi brevissimi istanti di
esistenza.
Gli occhi rossi di Victoria mi scrutavano carichi di sete,
prima lontani poi incredibilmente vicini.
La velocità con cui si mosse non fu catturata dalla mia
vista, Non ebbi nemmeno il tempo di pensare che lei mi fu addosso. La
sua mano
stretta intorno al mio collo mi inchiodò a
quell’albero. Sentivo le schegge del
legno perforarmi come aghi la pelle.
Chiusi gli occhi e non pensai più.
“Ti… Ti amo…Jake”.
Quel che successe dopo fu
come una scarica elettrica di
atroce dolore. Un bruciante fuoco perforò la mia spalla
senza che io potessi
dire o fare nulla. La vista mi si annebbiò e tutto divenne
sfocato ed incolore.
Stavo perdendo le forze, prosciugata dalla mia linfa vitale.
Quando mi strapparono quella sanguisuga di dosso il fuoco
divampò, avrei solo desiderato morire ma anche la morte
sembrava non volermi
dare pace.
Crollai a terra senza più sostegni, al mio fianco la testa
rossa di Victoria giaceva immobile.
Un ultimo agonizzante respiro, poi il nulla. Solo più due
braccia calde che mi stringevano a se.
“Perdonami. Ti amo, Bella”.
Il calore di quella voce fu l’ultima cosa che udii, prima di precipitare in un inferno rovente senza fine.
*Angolo autrice*
Questa storia è nata
come
two-shot ma è diventata una one. Leggendo quel pezzo di New
Moon mi sono sempre
chiesta cosa sarebbe successo ed è saltata fuori questa ff.
Ispirata anche ad
un documentario sulle cascate xD. Il finale è terribilmente
aperto: Bella è
morta o no? O qualcosa di peggio…?
Chi lo sa… Libero spazio all’immaginazione
di voi lettori!
Spero di non avervi annoiato .
Un abbraccio
Lea