Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Lea__91    29/03/2011    2 recensioni
What if che nasce da New Moon e che porterà ad un risvolto totalmente inaspettato. Dalla storia:Quell’affermazione suscitò in me un milione di domande, ma sapevo che il tempo scorreva veloce. Perciò, esasperata da tutti quei misteri, mi accinsi a scendere le scale il più silenziosamente possibile, sperando che Charlie non si accorgesse di nulla, fino al mio ritorno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dall’alto della cascata

 

“Non esiste un modo per liberarti?”, sussurrai, sfiorando la superficie ruvida dei suoi capelli cortissimi sulla nuca.

Gli tremavano le mani, non riaprì gli occhi. “No. Sono condannato all’ergastolo. Resterò dentro a vita”. Una risata cinica. “Forse anche oltre”.

“No, Jake”, protestai. “Che ne dici se fuggiamo? Solo io e te. Se ce ne andassimo per sfuggire a Sam?”

“Da tutto questo non mi è concesso fuggire, Bella”, sussurrò.

“Se ci fosse, scapperei con te anche adesso”. A quel punto gli tremavano anche le spalle.

 

 New Moon, pagina 233

 

 

Quel suo strano comportamento mi sgomentava, qualcosa nel suo sguardo diceva a chiare lettere che non ero più il ragazzo felice e spensierato che era stato fino a poche settimane prima. E questo non riuscivo a sopportarlo. Posai la mano sulla sua spalla tremante, con l’intenzione di calmarlo e rassicurarlo. Io per lui ci sarei sempre stata, proprio come lui aveva fatto con me fino ad ora.

“Jake… Ti prego, andiamocene”. Lo implorai, con tono supplichevole.

Il suo sguardo smise di concentrarsi sul pavimento per alzarsi verso il mio, probabilmente stanco e disperato. I nostri occhi si ritrovarono, si cercavano, dopo eterne settimane di lontananza.
Mi era mancato, più di quanto avrei mai immaginato.

“Andiamo via. Lontano da qui, da tutto questo”. Gli dissi, in appena un sussurrò.

Nelle sue iridi intravidi un lampo di incertezza, di indecisione. Di approvazione.
Sollevò la sua mano fino a coprire la mia, ancora a contatto con la sua pelle calda, quasi bollente. Le nostre dita si incrociarono, gli era bastato quel semplice tocco per ricongiungersi in maniera autentica.

“Forse... Forse è possibile. Ma solo per questa notte, non possiamo fuggire per tutta la vita. Non posso farlo”. Mi rispose con un lieve tono di voce, non ancora del tutto certo delle sue stesse parole.

Il mio volto si aprii in un sorriso spontaneo, le lacrime che mi avevano accompagnato in quella giornata sembravano essere solo un lontano ricordo.

“Muoviamoci allora!”. Lo incitai, quasi euforica.

“Bella, sei sicura?”.

“Mai stata più sicura!”.

Jacob balzò in piedi ad una velocità impressionante, la sua agilità era quasi stravolgente. Mi abbracciò di slancio, stringendomi a sé con forza, quasi non respiravo!

“Jake! Jake! Le mie costole!”.

Lui emise un risolino sommesso staccandosi con più dolcezza da me.

“Ops. Scusa!”.

Gli diedi un piccolo pugno sull’addome scolpito e bronzeo, scoprendolo incredibilmente ferreo e resistente.

Sembrava indistruttibile!
Il mio amico si avvicinò alla finestra, si voltò, guardandomi con un’espressione interrogativa.

“Muoviti, non stare li in palata! Mica abbiamo tutta la notte!”.

Questa volta, fu il mio turno di guardarlo con curiosità e domanda.

“Se non te ne fossi dimenticato… La porta… E’ da quella parte!”.

Mi diressi verso la soglia che dava sul corridoio, aspettando che lui mi raggiungesse. Con mia sorpresa Jacob si mise a ridere, brevemente, ma con incredibile divertimento.

“Vero. Tu usi la porta”. Rise di nuovo.

Quell’affermazione suscitò in me un milione di domande, ma sapevo che il tempo scorreva veloce, perciò, esasperata da tutti quei misteri, mi accinsi a scendere le scale il più silenziosamente possibile, sperando che Charlie non si accorgesse di nulla, fino al mio ritorno.
L’aria fresca e frizzante della sera mi fece rabbrividire, sfiorandomi la pelle in un soffio leggero. Il cielo coperto da nuvole impediva come sempre di vedere il luccichio delle stelle.
A sorpresa mi ritrovai tra le braccia calde e sicure di Jacob che mi aveva sollevato da terra, accogliendomi contro il suo petto forte.

“Jake ma che stai facendo!?”.

“Ti porto via, lontano da qui, almeno per questa notte. Solo per questa notte saremo ancora Jacob e Bella, niente di più. Niente rompicapi da risolvere. Solo tu ed io, come ai vecchi tempi. Poi da domani, quando avrai capito… Se… Se non mi vorrai più vedere accetterò la tua decisione”.

Altre domande, altra confusione. Il suo volto si affievolì nella tristezza.

“Jacob, non sarebbe meglio prendere il pick-up? Capisco che tu voglia mostrare la tua forza, ma a piedi non andremo molto lontano!”. Gli feci notare, con l’intento di far scomparire quella strana malinconia dal suo viso.

Rise di nuovo, a quanto pareva quella sera dovevo essere particolarmente buffa e divertente!

“Non ti preoccupare, il pick-up per questa sera può benissimo continuare a dormire!”.

Detto questo, aumentò la presa sul mio corpo, avvicinandoci ulteriormente. Iniziò a correre, veloce e sicuro. in direzione della foresta minacciosa.

“Jake, Jake! Ti vuoi fermare! Sono pesante! Che cosa vuoi dimostrare!”.

“Tranquilla, Bells. Sei leggera come una piuma, non mi costa nessuna fatica!”. Mi rispose, le sue labbra curvate in un ghigno rilassato.

Tutto ciò mi sembrava assurdo e surreale!
Com’era possibile che riuscisse a correre a quell’andatura con il mio peso gravante di cinquanta chili? E per di più senza mostrare il ben che minimo sforzo?
Il suo passo era veloce e regolare. Se poi si teneva in considerazione che il terreno era arduo e scosceso e non viaggiava assolutamente “leggero”  la sua corsa risultava del tutto anomala e straordinaria!
Tra le sue braccia mi sentivo un piccolo ed insignificante fagotto.
Nonostante la  bassa temperatura non avvertivo freddo, Jake era così caldo che avrebbe riscaldato perfino il ghiaccio vivo. Riuscivo a percepire le singole contrazioni dei suoi muscoli. Il battito del cuore era come una melodia delicata e ritmata. Mi lasciai presto avvolgere da quella piacevole sensazione di benessere che era solito trasmettermi il mio migliore amico. Avrei fatto come voleva: per quella sera, ancora per quella sera, avrei lasciato che i dubbi mi abbandonassero. Domani, una volta tornata alla realtà, avrei cercato di risolvere il segreto di Jake.
Non avevo idea di dove stessimo andando, il buio mi impediva di scorgere qualsiasi riferimento a me famigliare, proprio non riuscivo a capacitarmi di ciò che Jacob stava facendo, non solo correre con me in braccio, ma anche orientarsi senza la benché minima esitazione!
La stanchezza iniziava a diventare pesante, a gravare sulle mia palpebre pronte a chiudersi. Forse stavo sognando, forse tutta la mia vita era solo un sogno.
I ricordi si mescolarono fino a fondersi del tutto. Le immagini si accavallavano come onde nell’oceano, fino ad infrangersi sulla riva, lasciando il segno del loro passaggio…

“Secondo un’altra leggenda, la nostra gente discende dai lupi, e i lupi sono nostri fratelli da sempre. Le leggi tribali vietano ancora oggi di ucciderli. E poi ci sono le storie che parlano dei freddi”.

“I freddi?”.

“Si. Alcune storie che parlano dei freddi sono antiche come quelle dei lupi, ma ce ne sono anche di recenti. Secondo la leggenda, il mio bisnonno aveva conosciuto dei freddi. Fu lui a stipulare il patto che vietò loro di entrare nella nostra terra”.

“Il tuo bisnonno?”.

“Era uno degli anziani della tribù, come mio padre. Vedi, i freddi sono nemici naturali dei lupi… Bè, non proprio dei lupi in sé, solo di quelli che si trasformano in uomini, come i nostri antenati. Quelli che chiamate licantropi”.

“I licantropi hanno nemici?”.

“Solo uno”.

C’era Edward e c’era Jacob, entrambi in posizione d’attacco, dalle loro gole riecheggiava l’eco di un ringhio animalesco.
Io mi trovavo nel mezzo, nel mezzo del nulla e del tutto.
Jacob tremava, avrei voluto rassicurarlo, ma Edward mi ordinava di non avvicinarmi, che era pericoloso.
Un ultimo e violento spasmo fece sobbalzare Jake, la sua pelle scomparve e il suo ringhio divenne un ululato rabbioso: era un lupo, un enorme lupo dal pelo rossiccio, lo stesso che avevo visto nella radura insieme a molti altri attaccare Laurent. Lo stesso lupo che credevo essere già morto…
Il buio del mio sogno scomparve, e ben presto spalancai gli occhi nel buio della realtà, tra le braccia di Jake, tra le braccia di un licantropo.
Avrei voluto gridare.
La mia vita fino ad ora era stata la scenografia di un film dell’orrore.

“Mettimi giù”. Dissi flebile.

“Tanto siamo arrivati. Dormito bene?”.

Il suo sorriso così famigliare ma allo stesso tempo così estraneo mi risultò difficile da interpretare. Come poteva essere Jacob? Il mio migliore amico e allo stesso tempo un mostro?
Non aveva senso.
Quando fui con i piedi ben saldi per terra mi resi conto che la paura che provavo non era per la mia vita, ma per la mia vita nel caso avessi perso Jake del tutto.

“Bella? Tutto bene? Hai l’aria stravolta!”. Mi chiese preoccupato.

“Tu sei un  licantropo”. E non era una domanda.

Anche nell’oscurità avvertii il cambio d’espressione del mio amico e un tremore improvviso avvolgergli la pelle.
Proprio come nel mio sogno.

“Si”.

I nostri respiri erano sommessi, quasi tirati, per paura di tradire le nostre emozioni, anche se erano facilmente intuibili.

“Bella… Non ti farei mai del male, davvero. Ma se vuoi tornare a casa, bè, ti capisco”.

Non sapevo cosa dire.

“Siete voi che uccidete quelle persone nei boschi? Jake ti prego, ho bisogno di saperlo”.

“Che cosa?”.

“Hai capito benissimo”.

“Tu pensi che… Mi mangi le persone?”.

“Io…”. Ma la mia frase non fu mai conclusa, le risate di Jacob riempirono il bosco, sovrastando qualsiasi altro rumore.

“Ti facevo più intelligente! Dai! Come puoi pensare questo! Io le persone le difendo, è il mio compito. Ti ricordi? Veniamo chiamati i protettori”.

Le sue parole aprirono in me nuove domande, ma non potevo nascondere di essere rincuorata da quella notizia. Jacob non era un mostro, non faceva del male a nessuno.

“Ma allora… Da che cosa proteggete le persone?”. Quella domanda mi spaventava, non volevo sentirne la risposta, perché tutto stava acquistando un senso.

I freddi.

“Dai vampiri, Bella. Nel bosco ti abbiamo salvata appena in tempo, presto cattureremo anche la rossa e prima che tu me lo chieda i Cullen non sono nel nostro mirino, non se loro tengono fede al patto”.

Tremai. Quel nome suscitò in me un’ondata di dolore e di ricordi affollando di mille domande la mia mente.

“Jacob, voi non sapete con chi avete a che fare, Victoria è pericolosa!”.

Improvvisamente mi resi conto del pericolo a cui avevo esposto Jake quella notte scappando insieme a lui. Eravamo nel bosco, facili prede di Victoria. Poco importava se a morire fossi stata io. Ma Jacob no, a lui non doveva capitare nulla.

“Dobbiamo tornare indietro, subito!”.

I brividi percorrevano tutto il mio corpo, mi costrinsi a tapparmi la bocca per non emettere grida di disperazione.

“Bella, ora calmati. Con me sei al sicuro, va bene. E domani mi spiegherai perché sai il nome di quella vampira rossa. Ma ora cerchiamo di mantenere fede alla nostra promessa, anche se sono felice che tu abbia capito e non sia spaventata. Perlomeno, non da me. Ma per stanotte dimentichiamoci di tutto questo. Solo tu ed io, come avevamo detto”.

Le sue braccia grandi e calde mi avvolsero infondendomi tutto il loro calore. Al suo tocco la mia pelle si rilassò, il suo contatto aveva un effetto curativo nei miei confronti. Era lui, Jacob, l’unico in grado di far cicatrizzare la mia voragine, fino a ridurla quasi del tutto.
Fino a quel momento non mi ero resa conto di dove mi trovassi. I rumori e le immagini erano svaniti di fronte all’incredibile scoperta che avevo appena fatto. Ancora mi risultava assurdo il fatto che il mio migliore amico si potesse trasformare in un enorme lupo!
Mi scostai leggermente dal corpo scolpito di Jake, accorgendomi che il fitto buio della foresta ora sembrava più chiaro. Tra le nuvole filtravano bianchi e lucenti i raggi della luna che illuminava il panorama intorno a me. Il panorama più bello che avessi mai visto
Feci qualche passo in avanti per assicurarmi di essere sveglia. A pochi metri da me si districava un nero e ripido precipizio. In fondo alla discesa delle possenti rocce scorreva un limpido fiume che potente e rumoreggiante aveva corroso la montagna, creando una splendida vallata naturale. Lo scrosciare continuo dell’acqua mi fece voltare e mi accorsi da dove provenisse tutto quel frastuono: una cascata, un’enorme e bellissima cascata si infrangeva al fondo  della sua corsa, dando vita alle impetuosità del fiume. La luna, in alto, si stava facendo largo tra le nubi, facendo scintillare di arcobaleni le infinite gocce prodotte dall’acqua animata.
Rimasi senza fiato, oltre che senza parole.

“Jake… E’… E’ bellissimo…”.

“No. Tu sei bellissima”.

Il mio cuore si fermò, sapevo che i suoi sentimenti per me erano ben oltre l’amicizia ma mai prima d’ora me l’aveva fatto capire in maniera così esplicita. Sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi. Indugiavano, aspettando una mia mossa.
Mi voltai lentamente, ritrovandomi il suo viso vicinissimo, così vicino che potevo ammirarne i lineamenti perfetti, i riflessi lunari sulla sua pelle di bronzo, le sue labbra carnose avvicinarsi sempre di più alle mie…
No, non poteva essere, non poteva farlo. Lui… Lui era il mio migliore amico, avevo bisogno di lui. Io…
Mi pietrificai, il mio cervello smise di funzionare, di porsi domande. Semplicemente era come se non esistesse. Qualcosa nel mio profondo si risvegliò, forse era la magia di quel luogo o forse il battito impazzito del mio cuore, ma qualcosa dentro di me mi spinse ad avvicinarmi al mio Jake, a farlo mio per davvero.
Sporsi impercettibilmente le labbra, lasciandomi cullare dal suo tocco lieve che parve mandarmi a fuoco.
Le nostre bocche, dopo un primo momento di incredulità, si risvegliarono, modellandosi perfettamente, come due tessere di uno stesso puzzle. Sentivo il suo respiro dentro di me, inondandomi di una nuova vita, di un nuovo sentimento che non credevo neppure di possedere.
Da quanto tempo i nostri abbracci, il nostro prendersi per mano e i nostri piccoli gesti avevano superato il confine dell’amicizia? Da quando tempo avevo iniziato a  desiderare Jacob in quella maniera? Da quanto tempo aveva smesso di essere solo il mio migliore amico?
Non ne avevo idea. Non avevo risposte alle mie domande, forse perché non ce n’erano.
Jacob ed io eravamo perfetti insieme, non dovevo sforzarmi di stare al passo con lui, perché lui era come me, fatto di carne ed ossa… Più o meno.
Mi lasciai cullare da quell’inaspettata danza senza esitazione, dimenticandomi di tutto il resto.
Poi, una voce. La voce di colui che non avrei mai dimenticato, nemmeno per un breve istante, anche se era ciò che avevo appena fatto, fece capolinea tra i miei pensieri.

“Come se non fossi mai esistito. Vivi, vivi la tua vita… Sii libera”.

No, non sarò mai libera. Non posso vivere senza di te.

“Si che puoi, lo stai già facendo, proprio come doveva essere”.

Ma io… Io ti amo!
Il ricordo del suo sorriso sghembo mi travolse e le lacrime iniziarono a sgorgare. Lacrime cariche di confusione ed indecisione.
Jacob si allontanò da me ferito, fissandomi con il dispiacere in viso.

“Pensi ancora a lui, non è vero?”.

“Jake… Mi dispiace. Non so cosa fare!”.

Il suo sguardo si abbassò rassegnato senza chiedermi altro. La mascella contratta urlava rabbia e tremori improvvisi iniziarono a scuotere il suo corpo.

“Ti riporto a casa”.

E mentre copiosamente piangevo disperata, Jake mi prese tra le sue braccia improvvisamente prive di calore. Vicini ma distanti facemmo ritorno a casa, lasciando che quella notte trascorsa insieme vivesse solo nel mondo dei sogni.

 

Quando Jacob mi rimise a terra a poche decine di metri dal mio giardino tra noi regnava uno strano e profondo silenzio. Ci guardavamo quasi per finta, come se non avessimo il coraggio di vedere attraverso gli occhi dell’altro.
Un folata di aria gelida scosse le fronde verdi degli alberi attirando la nostra attenzione…
Quando tornai a fissare Jake trovai la sua espressione totalmente cambiata: era una furia.

“Jacob… Che ti prende?”.

Il suo corpo si protese in avanti, sembrava stesse per esplodere e forse era davvero ciò stava per succedergli.
Ero io la causa di tutto questo?

“Bella. Stai dietro di me, corri in casa!”. Mi urlò minaccioso. E subito dopo Jake non c’era più. Al suo posto un enorme lupo dal pelo rossiccio. Lo stesso che aveva accompagnato il mio sogno.

Nella selva risuonavano cupi ringhi selvaggi.
Una chioma rossa e ribelle si avventò sul mio protettore che fece appena in tempo a scansare l'agguato.
Victoria.
Ci aveva trovati, e noi eravamo in trappola.
I loro movimenti erano troppo veloci, troppo di tutto. Ringhi, frastuoni, rami che si spezzavano.
Indietreggiai fino ad un albero, aderendo a lui come se questo potesse proteggermi. La corteccia dura e fredda era uno scudo inutile di fronte a tanta furia.
Jacob venne scagliato via, lontano da me e dalle grinfie della vampira assetata di vendetta.
Non si muoveva. Jake era immobile e Victoria pronta a compiere il suo omicidio.

“Ora è lui che ti protegge? Quanto spreco per una come te. Una umana insulsa”.

La sua voce mi arrivò come un sibilo di serpente, ma non m’importava. I miei occhi vedevano solo una persona in quel momento: Jacob. Jacob tornato nudo disteso tra le foglie.

Avevo assistito all’abbandono della luna, ma perdere anche il sole era un prezzo troppo alto da pagare. Un prezzo che non ero disposta a vivere.
Se Jake moriva, allora sarei morta anch’io. Senza calore sapevo già che non sarei riuscita a sopravvivere.
Il ricordo del nostro bacio ora mi sembrava l’unico in mio possesso. L’unico attimo veramente importante della mia vita, l’unico che valesse la pena di ricordare in quegli ultimi brevissimi istanti di esistenza.
Gli occhi rossi di Victoria mi scrutavano carichi di sete, prima lontani poi incredibilmente vicini.
La velocità con cui si mosse non fu catturata dalla mia vista, Non ebbi nemmeno il tempo di pensare che lei mi fu addosso. La sua mano stretta intorno al mio collo mi inchiodò a quell’albero. Sentivo le schegge del legno perforarmi come aghi la pelle.
Chiusi gli occhi e non pensai più.

“Ti… Ti amo…Jake”.

Quel che successe dopo fu come una scarica elettrica di atroce dolore. Un bruciante fuoco perforò la mia spalla senza che io potessi dire o fare nulla. La vista mi si annebbiò e tutto divenne sfocato ed incolore. Stavo perdendo le forze, prosciugata dalla mia linfa vitale.
Quando mi strapparono quella sanguisuga di dosso il fuoco divampò, avrei solo desiderato morire ma anche la morte sembrava non volermi dare pace.
Crollai a terra senza più sostegni, al mio fianco la testa rossa di Victoria giaceva immobile.
Un ultimo agonizzante respiro, poi il nulla. Solo più due braccia calde che mi stringevano a se.

“Perdonami. Ti amo, Bella”.

Il calore di quella voce fu l’ultima cosa che udii, prima di precipitare in un inferno rovente senza fine.

 

 

*Angolo autrice*

Questa storia è nata come two-shot ma è diventata una one. Leggendo quel pezzo di New Moon mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo ed è saltata fuori questa ff. Ispirata anche ad un documentario sulle cascate xD. Il finale è terribilmente aperto: Bella è morta o no? O qualcosa di peggio…?
Chi lo sa… Libero spazio all’immaginazione di voi lettori!
Spero di non avervi annoiato 
.

Un abbraccio 

Lea

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Lea__91