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Autore: Doralice    31/03/2011    4 recensioni
Lisburn. Ovvero, del come una poliziotta e un miliardario possano fare scintille.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note

La visione della 3x07 ha cambiato le mie prospettive su ogni possibile coppia... questa fanfic, che ha dovuto stagionare per mesi nel pc prima di essere pubblicata, ne ่ l'esempio lampante.

Non temete: continuer๒ a scrivere TAT e OMG, entrambe con lo spirito rigorosamente Jisbon e Chisbon che le rappresenta, ma sappiate che mi basta vedere anche solo una foto di Mashburn (che nonostante tutto io continuer๒ a scrivere sempre con la U, sapevatelo) mi fa diventare immediatamente una Lisburn convinta... tutto il resto ่ fuffa!

Buona lettura!







Part One: Can't Buy Me Love


Bzzz-bzzz fa il cellulare, insistente. Lo guardo mordicchiandomi un labbro. Mi siedo sul davanzale della finestra, una gamba piegata sotto l'altra. Alla fine la apro quella chiamata.

– Ciao Teresa. –

ศ tornato. E mi ha chiamata. Due mesi esatti. Praticamente ha fatto il mio numero appena ha messo piede gi๙ dal suo jet privato. Sento il rombo assordante dei motori in sottofondo: somiglia molto al casino che ho nel petto.

– C'่ un tavolo per noi al Coraline. –

– Paghi tu? –

Non mi chiedo nemmeno come ha fatto a trovare il mio numero privato. Mi piace immaginarlo che scende la scaletta dell'aereo, si mette gli occhiali da sole e chiama uno dei suoi assistenti perch้ glielo rintracci.

– Sarebbe strano, visto che ่ mio. –

– Lo so. –

– Oh, ti sei data da fare in mia assenza. –

– Tu fai ricerche su di me. –

– Touche. –

Solito umorismo ehi-non-te-la-prendere-se-io-posso-fare-quello-che-voglio. Lo adoro – e lui lo sa. Per la precisione, adoro il fatto che lui in realtเ non fa tutto quello che vuole, a meno che non lo voglia davvero. C'่ una sottile ma sacrosanta differenza.

– Devo mettermi elegante? –

– Lo chiedi seriamente? –

– No. Dovrai accontentarti dei soliti jeans. –

– Mi piacciono i tuoi jeans. Passo a prenderti alle otto. –

Chiudo la chiamata e guardo il cellulare dondolando la gamba. Quello che sento non ่ quantificabile n้ qualificabile. Salto gi๙, metto su un cd dei Beatles e vado a farmi la doccia.

~~~

Sogghigno vedendolo arrivare con una Lamborghini nuova di pacca.

– Il solito esibizionista. –

Che non pensi di potermi impressionare. Salgo in auto e lo guardo con una smorfietta di sufficienza... che mi muore sulla faccia. E quel sorriso? E quel pizzetto?

Sgrano gli occhi: – Sembri Tony Stark. –

Ride ed esclama un sincero, allegro “Grazie”. Non mi stacca gli occhi di dosso.

– Prego. – dico allacciandomi la cintura.

Lui ingrana la marcia e io lo guardo di sottecchi.

– Era il mio fumetto preferito. – racconta allegro – Qualche tempo fa mi sono aggiudicato tutta la prima edizione firmata da Stan Lee. –

– S์, be', non esaltarti. – faccio con aria sostenuta – Non sei figo quanto lui. –

Trattiene una risata. ศ carino quando lo fa – molto carino.

– Mi piace quando flirti con me. – confessa, inclinando appena la testa e abbassando un po' il tono.

– Muoviti. – gli ingiungo divertita – Ho fame. –

Mi sorride apertamente. Quest'uomo ่ di una spontaneitเ disarmante. Spia i suoi concorrenti, li frega, distrugge intere aziende, spezza il cuore a top-model... eppure basta una sciocchezza per farlo felice. Ho sempre pensato che le persone come lui perdano del tutto la loro innocenza, la capacitเ di apprezzare le piccole cose: non ่ cos์, a quanto pare, e stargli accanto me lo fa capire in ogni momento.

~~~

Questa non ่ una cena. A meno che per “cena” non s'intenda un lungo e lento corteggiamento. S์, lento: Walter ama fare le cose lentamente. Perch้ cos์ vengono meglio, dice. Questa ่ la sua filosofia. Non so se si ่ capito il genere di uomo.

E com'era prevedibile la serata si ่ spostata dal Coraline a casa sua. Sto cercando di ignorare la tensione tra noi, ma non ่ facile. Ok, diciamoci la veritเ: ci stiamo sguazzando dentro beati, pregustando il dopo. Ritardare il momento clou ่ sempre stato un perverso quando efficacie sport.

– Trovato qualcosa di interessante in Europa? –

Passa le dita sul bordo del suo bicchiere e mi osserva. Nessun uomo mi ha mai guardata in quel modo. Nessuno.

“Piantala” lampeggiano i miei occhi. “Continua” gli dicono le mie labbra schiudendosi. Non ho pi๙ il controllo del mio corpo: grandioso.

– Niente per cui valesse la pena di restare. –

Poi sono io che flirto con lui.

Oh, be'... avete fatto sesso, te lo ricordi?

Sorseggio il vino e svio il discorso: – Non dirmi che non sei tornato con qualche acquisto incauto. –

Lui sorride tra s้, con quell'aria accondiscendente che assume quando qualcosa gli sfugge (momentaneamente) dalle mani. Quelle mani da cui non potr๒ stare lontana ancora per molto – glielo leggo in faccia che lo sa.

– Un Degas lo definiresti un acquisto incauto? –

– Non saprei, non so molto di arte. –

– Bugiarda. – trattiene un risata, beve un sorso di vino – Vuoi vederlo? –

Arriccio il naso: – Piantala con le domande retoriche. –

ศ una delle tante ballerine. Uno sfarfallio di rosa e azzurro e bianco, con quelle luci soffuse e direzionate in maniera teatrale che lo caratterizzano. ศ bellissima.

– Lui le odiava. – mormoro osservando rapita la tela.

– Chi? –

Mi guarda come io guardo il quadro. Come se non credesse che fossi veramente l์.

– Le donne. – scuoto la testa, sforzandomi di concentrarmi sul quadro per non cedere alla muta richiesta dei suoi occhi – Degas le odiava. Riesci a crederci? –

Finalmente mi libera del suo sguardo e osserva a sua volta l'opera.

– Forse era invidia. – suggerisce con una scrollata di spalle.

– Non eravamo in una situazione propriamente invidiabile centocinquant'anni fa. – commento alzando le sopracciglia – Gli uomini avevano tutto, noi non avevamo niente. –

– Avere tutto non significa essere felici. – obbietta infilando una mano in tasca e poggiandosi al muro.

– Parli per esperienza? – lo stuzzico.

– Piantala con le domande retoriche. – mi fa il verso.

Lo guardo di sottecchi e ci sorridiamo. S์, lo ammetto, sto facendo la stronza. Ma lui si sta divertendo pi๙ di me.

– La gente parla di quello che non ha. – poso il bicchiere e mi avvicino un po', ma solo un po' – Di cosa parla l'uomo che pu๒ comprare tutto? –

– The money can't buy me love... – canticchia divertito – Chi erano? –

Il Degas ่ scomparso. L'aria anche.

– I Beatles. – rispondo automaticamente.

Devo bloccare all'istante qualsiasi collegamento sinaptico, o sono fregata.

– La butti sul filosofico? – aggiungo cercando di apparire sarcastica, di mascherare lo scombussolamento interiore che ่ riuscito a causarmi semplicemente citando una canzone vecchia di quarant'anni che per caso ho ascoltato proprio poche ore fa.

Ma, ditemi voi, come si pu๒ a fregare un uomo cos์?

– Ma hai capito quello che ti ho detto? – mi sussurra divertito, chinandosi appena su di me, senza toccarmi. Non ancora.

Colpita e affondata. S์, Walter, puoi ritenerti soddisfatto.

Sorrido nervosa: – Faccio finta di non aver sentito. –

– Non ่ molto carino da parte tua. – aggiunge piano, accarezzandomi lentamente una guancia.

Chiudo gli occhi e mi strofino contro il suo palmo. Lo sento trattenere il respiro e subito riapro gli occhi, sentendomi come un topo in trappola.

– Senti chi parla... – annaspo – ่ un colpo basso. –

Come se non me lo fossi aspettato: lui ่ il maestro dei colpi bassi. Li da con una tale eleganza che non puoi fare a meno di restare estasiata, come se assistessi all'aggraziato volo di un falco che si prepara ad attaccare la sua preda.

Ma adesso ่ troppo vicino e troppo allusivo. Troppo invitante, nel complesso, se devo dirla tutta. Con quell'odore che mi sembra di avere ancora sulla pelle e il calore delle sue mani.

Lui sogghigna compiaciuto: – Ehi, quello vulnerabile in questo momento... –

– Oh, sta zitto! –

~~~

Non posso credere di essere finita nel suo letto. Di nuovo.

– Non posso credere di averti di nuovo qui. –

Arriccio le labbra e lo guardo di traverso. Adesso che fa, legge anche nel pensiero? Ne ho giเ uno di mentalista nella mia vita. E mi basta e avanza, grazie.

Rotolo su me stessa e abbraccio il cuscino, in una sciocca posa difensiva da adolescente.

– Walter Mashburn ottiene sempre ci๒ che vuole. – commento, ironica e un po' leziosa, adocchiandolo da sopra il braccio.

Sorride. In quel modo infantile con cui sorride lui. Sorride e si china su di me, scostandomi piano i capelli. Non so da dove gli arrivi tutta questa confidenza, questi modi da coppia collaudata, ma io – proprio io – mio malgrado mi ci ritrovo in pieno.

– Se ti piace pensarla cos์... – mormora divertito.

I nostri nasi si sfiorano, il suo respiro mi solletica la pelle. Mi inarco verso di lui, attirata dall'odore, dal calore.

– Mi piace pensare... – soffio sulle sue labbra, bloccandomi.

– Cosa? –

– Niente. –

In punta di dita mi disegna il contorno del mento, delle labbra.

– Cosa, Teresa? – insiste, paziente.

ศ sempre paziente, lui. Strano, vero? Per un miliardario abituato ad avere tutto quello che vuole quando vuole, intendo.

Mhm... no, non tutto. Non come pensi tu.

– Che... mi vuoi davvero. –

L'ho detto? Dio, quanto sono patetica...

Walter batte le palpebre e mi guarda curioso.

– Pensi di essere uno sfizio? –

Oh, be'... non poteva essere pi๙ diretto.

– Lo pensiamo tutte. – borbotto, assurdamente imbarazzata – Per questo vi asfissiamo con richieste di conferme. –

Non lo sto guardando – non ne ho il coraggio – ma lo sento trattenere una risata. Be', buttarla sul generico ่ stato banale, ma avevo bisogno di una via d'uscita.

– Sei tu che mi hai scaricato. – mi fa notare semplicemente.

Deglutisco a vuoto e confesso: – Ho giocato d'anticipo. –

– Sei contorta. – mormora roco – Mi piace. –

Non c'่ pi๙ spazio per le parole. E men che meno per i pensieri. C'่ spazio solo per noi due, e la voglia insana di sentirlo ancora sopra di me.

   
 
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