Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Mirai    01/04/2011    8 recensioni
Quel giorno d’aprile, la luce che filtrava dai grandi vetri colorati della chiesa di Lima, scelta con grande cura da entrambi gli sposi –in particolar modo da uno dei due-, sembrava perfetta. Uno spiraglio aperto dal portone d’ingresso lasciava entrare una leggera brezza primaverile, facendo sorridere tutti gli invitati con trepidazione. {Future!fic sul matrimonio Finchel e la proposta di matrimonio Klaine :3}
[Blaine Anderson/Kurt Hummel, Finn Hudson/Rachel Berry][Fluff/Future!Fic][Tutti i personaggi sono maggiorenni e non miei comunque]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
qeg

 

Titolo: Love today
Fandom: Glee
Pair//Chara: Klaine, Finchel
Genere: Fluff, Fluff, Fluff
Rating: Verde/PG
Avvertimenti: OneShot, Future!Fic
Conteggio Parole: 3390
Note: Seconda fic scritta per la penultima settimana del COW-T, su livejournal :( comincia a mancarmi e neanche è finito XD comunque, il prompt è "Matrimonio" <3 godetevela <333

 

 

 

Quel giorno d’aprile, la luce che filtrava dai grandi vetri colorati della chiesa di Lima, scelta con grande cura da entrambi gli sposi –in particolar modo da uno dei due-, sembrava perfetta. Uno spiraglio aperto dal portone d’ingresso lasciava entrare una leggera brezza primaverile, facendo sorridere tutti gli invitati con trepidazione.

Finn Hudson, il futuro marito, aspettava all’altare, spostando il proprio peso da un piede all’altro, mentre era colto da una serie infinita di emozioni che non credeva di poter provare, fino a quel momento.

Kurt Hummel, in piedi accanto a lui, giusto uno scalino più giù –sul posto riservato al testimone dello sposo-, gli diede una pacca sul braccio, intimandogli bonariamente di fermarsi, o avrebbe costretto qualcuno dei presenti a dargli un tranquillante.

Eppure Finn proprio non ci riusciva; rivolse al fratellastro un sorriso nervoso, cercando di fermare il moto incessante che il proprio corpo aveva cominciato ad avere da un paio d’ore a questa parte. Poco prima di entrare in chiesa era anche stato sul punto di mollare tutto e andarsene, e non perché non amasse abbastanza la sposa.

No, dopo innumerevoli conflitti interni avuti durante gli ultimi anni del liceo, Finn era giunto alla ferrea conclusione che amava Rachel Berry sopra ogni altra cosa o persona al mondo, e aveva cominciato a dimostrarglielo giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, in maniera tanto dolce quanto imbarazzante. ‘Da Finn’, insomma. E Rachel non si era mai più lamentata riguardo i suoi sentimenti, non una volta, accettandoli con amore reciproco.

 

-E’ il tuo momento- gli sussurrò Kurt, riscuotendolo dai propri pensieri mentre una versione un po’ più allegra della tradizionale marcia nuziale si spandeva per la chiesa –è il tuo momento, Finn- ripeté, guardandolo dolcemente.

-Sto…letteralmente morendo di paura- confessò platealmente, fissando con occhi spalancati un punto indefinito di fronte a sé.

 

Kurt si trattenne dal ridacchiare, perfettamente consapevole del subbuglio che stava accadendo nella mente di Finn, anche perché, infondo, la trovava una cosa adorabile. Si ripassò velocemente in testa la scaletta della giornata –organizzata fin nei minimi dettagli da se stesso e Rachel-, constatando che, dall’inizio della marcia nuziale, aveva poco più di un minuto prima di veder comparire la sposa.

Quindi aveva circa una quarantina di secondi per incoraggiare Finn, e cercare di lasciare che la sua emozione non rovinasse quel momento che doveva –doveva- essere bello e perfetto nei ricordi di tutti; soprattutto in quelli di Finn e Rachel. Sorrise ancora e allungò una mano, tirandosi un po’ di più verso di lui per poter nascondere la stretta forte e incoraggiante con la quale afferrò le sue dita. Cercò di ignorare volontariamente quanto fossero sudate e si affrettò a parlare.

 

-In passato hai avuto paura molto spesso, ti sei tirato indietro in certi momenti nei quali ti saresti dovuto semplicemente esporre, ma non l’hai fatto. Ora sei cresciuto, sei un uomo, ancora un po’ bambino per certi versi, ma sicuramente un uomo in grado di non avere più paura e, soprattutto, di rendere felice Rachel- riprese fiato, portandosi una mano sul petto –ho ragione?- chiese prima di accorgersi che il momento era arrivato.

 

Rachel stava cominciando ad avanzare lentamente nella navata principale della chiesa, con grazia, una tale grazia che aveva acquisito nel corso degli anni e che avrebbe provocato una certa invidia nella se stessa di dieci anni prima.

I suoi due padri la tenevano sotto braccio, sussurrandole ancora le ultime parole d’affetto, che la fecero sorridere dolcemente, lo sguardo basso, socchiuso nel trattenere di già le lacrime di commozione, il velo a coprirle il viso.

Il cuore di Finn tremò, colto da una gioia crescente, che ebbe l’effetto di spazzare via tutti i suoi dubbi ma di accrescere maggiormente la sua paura, perché non aveva mai visto Rachel così bella, e lui sarebbe stato alla sua altezza? Per il resto della vita?

 

-Ho ragione?- chiese nuovamente Kurt, attirando la sua attenzione con un’ultima stretta alla mano; voleva essere certo che Finn avesse tutte le idee al posto giusto, voleva vederlo felice, e basta.

 

Finn deglutì, passando un ultima volta lo sguardo da Kurt a Rachel, che ora lo stava guardando attraverso il velo leggero, il sorriso che non se ne era andato dalla sue labbra, anzi, era cresciuto di intensità. Poi Finn annuì, sorridendo a propria volta e riponendo nella donna che stava per sposare tutte le proprie speranze, sapendo che lei avrebbe fatto lo stesso.

 

-Hai ragione- sussurrò a Kurt, ricambiando la stretta prima di lasciarlo del tutto.

 

Kurt si concesse un piccolo sospiro soddisfatto, giusto in tempo per vedere Rachel salire i gradini dell’altare, fargli un piccolo cenno col viso e affiancare Finn davanti al prete.

In quel momento, decise di scollegare momentaneamente il cervello, osservando ciò che lo circondava, compiaciuto del proprio lavoro. Il vestito di Rachel –come quello di Mercedes, sua testimone- erano bellissimi, invidiabili pezzi della collezione Kurt Hummel, esclusiva solo per le sue due migliori amiche.

La chiesa era addobbata con stile, i fiori di stagione la facevano da padrone, contribuendo a rendere il tutto più leggero e dolce. Ogni cosa era perfetta, o quasi; per esserlo completamente Kurt aveva bisogno di fare un’ultima cosa prima di riconnettere il cervello, almeno per esserci quando gli sarebbe stato richiesto l’anello da dare a Finn e per quando entrambi avrebbero detto ‘sì, lo voglio’.

Assottigliò le labbra in un piccolo sorriso, girando lo sguardo verso la prima fila degli invitati: suo padre e Carole erano pienamente concentrati nella cerimonia, entrambi con gli occhi terribilmente lucidi; ma non erano loro l’oggetto della ricerca di Kurt. Infatti spostò subito lo sguardo sull’uomo accanto a Burt, che altri non era se non Blaine Anderson, suo compagno da quasi dieci anni.

E Kurt non si stupì nel vedere che Blaine non stava propriamente seguendo in modo impeccabile la funzione, ma aveva lo sguardo posato sulla sua figura longilinea, stretta nello smoking che aveva comprato apposta per l’occasione. I loro occhi si incontrarono, e sembrò quasi uscirne fuori una nuova scintilla, come tanto tempo prima, sulla scalinata a chiocciola della Dalton.

Blaine mosse le labbra per fare sussurrare un “Ti amo” che Kurt colse al volo e che ricambiò con un sorriso emozionato, prima di tornare a guardare i suoi due sposi preferiti.

Sì, ora era tutto perfetto.

 

*

 

Contrariamente a quanto stesse pensando Kurt in quel frangente, il momento per Blaine Anderson era tutto fuorché perfetto, e si sentiva in colpa per questo.

Non che la cerimonia non fosse spettacolare, non che il suo Kurt non avesse organizzato tutto in modo da far essere quel matrimonio quasi indimenticabile, no. Il grande problema di Blaine era che, vedere Rachel e Finn avvolti dalla luce colorata che filtrava dalle vetrate, uniti da una nuova felicità, gli fece realizzare una cosa, tanto bella quanto terrorizzante.

 

Voleva la stessa, identica felicità per lui e Kurt.

Voleva chiedergli di sposarlo.

 

Il suo stomaco si strinse al sol pensiero –Blaine non sapeva se di profonda felicità o di puro panico- e l’unica cosa di cui fu certo era che non si sarebbe liberato dell’idea tanto facilmente.

 

*

 

Quasi un mese dopo, era seduto a un bar di Westerville con Wes e David che lo guardavano con durezza.

 

-Dite che…-

-Sì-

-Dovrei?-

-Decisamente-

 

Blaine si imbronciò, passando lentamente un dito sul bordo del boccale di birra che aveva davanti.

 

-Infondo è passato un più di un mese dal matrimonio di Finn e Rachel, sono già tornati dalla luna di miele e tra poco tutti scopriranno che la signora Hudson è in dolce attesa. Vogliamo aspettare fino alla nascita del bambino?-

-O della bambina- lo corresse argutamente Wes.

 

Ovviamente era ancora troppo presto per determinare il sesso del piccolo, anche se Rachel, avendo avuto una specie di premonizione grazie al proprio sesto senso, aveva presagito che avrebbero dovuto comprare vestitini rosa invece che blu.

 

-Lo so, smettetela di darmi il tormento voi due!-

David ghignò –Sei tu che hai chiesto il nostro consiglio, assumitene la responsabilità-

 

Blaine lasciò scivolare sconfortato la testa contro le braccia incrociate sul tavolo, lamentandosi a voce bassa, ma udibile per entrambi i suoi amici.

 

-Vorrei solo che fosse tutto perfetto quando gli chiederò di sposarmi…-

 

David e Wes si lanciarono un’occhiata eloquente, seguita da un cenno veloce del capo; dovevano passare alle maniere forti, drastiche, persino scomode.

 

-Blaine- cominciò Wes, picchiettandogli l’indice sulla testa com’è stata la prima volta tua e di Kurt?-

Blaine alzò il viso lentamente, cercando di interpretare il più rapidamente possibile quello che intendeva l’amico. Aggrottando la fronte, giunse a conclusione e allargò la bocca con fare indignato, mentre un puerile rossore –in parte dovuto alla birra- gli scuriva il volto, a poco a poco.

 

-Oh no Wes, ma che ti salta in mente?- borbottò, scuotendo la testa, cercando di mettere un punto fermo alla cosa.

 

Non avrebbe mai e poi mai raccontato la prima volta che aveva fatto l’amore con Kurt, anche se quelli che aveva davanti erano i suoi migliori amici e stavano solo cercando di aiutarlo. Anche se in un modo del tutto particolare.

 

David roteò gli occhi con fare esasperato –Dieci anni fa saresti morto dalla voglia di raccontarcelo, te lo stiamo chiedendo con un po’ di ritardo, avanti-

Blaine arrossì ancora di più –Dieci anni fa ero un ragazzino in piena crisi ormonale! Ora sono-

Wes girò il viso verso quello di David –Tu lo stai ascoltando?- disse, ignorando l’imbarazzo di Blaine.

-No, decisamente, e tu?- rispose David, sorseggiando la propria birra come se fosse il più delizioso e raffinato dei tè.

-Neanche un po’- disse Wes, imitandolo.

-Ragazzi! Quasi vi preferivo quando eravate a capo del concilio dei Warblers, con quel fastidioso martelletto che batteva ogni cinque minuti-

 

David e Wes, continuando la loro opera di disturbo, sussultarono, sorridendo gioiosamente nel tornare a guardarsi.

 

-Il concilio! Thad! Chissà come sta ora, l’hai più sentito David?-

-Oh si, certo, lavora giù a-

-Ragazzi!- li richiamò all’ordine Blaine, con sguardo severo –Qual è il vostro punto?-

 

Wes appoggiò il mento sul palmo della mano e sorrise; il loro piano stava lentamente funzionando.

 

-Non possiamo arrivarci se non rispondi alla domanda di prima, è come un cane che si morde la coda. Rispondici e capirai-

 

Blaine sospirò, chiudendo gli occhi per raccogliere tutte le proprie forze.

Infondo non era costretto a scendere nei dettagli, avrebbe potuto usare un paio di aggettivi per accontentarli e la cosa sarebbe finita lì. Quindi si concentrò, cominciando a riportare alla memoria le sensazioni di quella volta, pensando attentamente ad ogni minimo dettaglio, ad ogni più piccola cosa e quasi si stupì di avere così fresca nella mente una scena che, in una sola parola, poteva descrivere come imbarazzante. Erano loro due, giovani, inesperti, innamorati ed estremamente impacciati, quasi ridicoli. Con quali altri termini si sarebbe potuto esprimere?

Sorrise automaticamente, preso da una profonda dolcezza, fissando il fondo del proprio boccale.

 

-Dolce, molto dolce e…imbarazzate- disse, aggiungendo un risolino nel non essere stato capace di cambiare termine.

-Perfetta?- lo incalzò David.

-No!- Blaine scoppiò quasi a ridere –Dio, no, eravamo così imbarazzati e…no, tutt’altro che perfetta-

Wes stirò un sorriso, c’erano quasi –Ma è stata bella?-

 

Blaine sbatté un paio di volte le palpebre, passando lo sguardo da una venatura particolarmente interessante del tavolo ai volti curiosi dei suoi amici.

 

-Bellissima…- confessò, cominciando a capire dove volessero andare a parare.

-Esattamente!- disse David, battendo insieme le mani –Non deve essere per forza perfetta per essere bella-

 

Blaine riabbassò lo sguardo, passandosi una mano sul viso, cercando di riprendersi a quel modo, come se quel semplice gesto avesse lo stesso effetto di uno schiaffo in pieno viso. Si sentiva uno stupido, era uno stupida, e Wes e David avevano perfettamente ragione.

 

-Io…devo andare a casa- mormorò, aggrottando le sopracciglia con fare contrario, come per dire “perché non conosco il teletrasporto?” –i soldi per la birra-

-Ce li ridai un’altra volta- finì per lui Wes, incrociando le mani sul tavolo; un’espressione di pura soddisfazione sul viso.

 

Blaine non si persa in altri convenevoli, non si curò neanche di salutarli, tanto sapeva che non se la sarebbero presa, e, afferrato il cappotto, corse fuori dal bar.

 

-Guida piano!- la voce di David tentò di raggiungerlo ma la figura di Blaine era già sparita oltre la porta d’entrata.

-Com’è cresciuto il nostro ragazzo- disse Wes, con voce falsamente commossa –era anche ora, direi- aggiunse poi, con tono molto più duro, ma innegabilmente affettuoso –ora aspettiamo l’annuncio ufficiale-

-Hai già pensato al vestito da mettere?- chiese David mentre finiva la propria birra.

-David, stiamo parlando del matrimonio di Kurt. Sarà un miracolo se non ci dirà che mutande indossare-

 

*

 

A Blaine il tragitto da Westerville a Lima sembrò più lungo dei solito, ed era strana come cosa, solo per il fatto che ora era abituato alla grandezza di New York, dove tutto era in misura extra large, dalle strade al cibo.

La loro vita lì, la sua e quella di Kurt, era così piena; eppure tornare a casa ogni tanto era piacevole, come avevano fatto in occasione del matrimonio di Finn e Rachel, e come stavano facendo adesso, per staccare dalla routine quotidiana, per quanto emozionante potesse essere averne una a New York.

Però, col tempo, entrambi avevano capito quanto fosse stato importante andare via dall’Ohio, e cominciare una nuova vita al di fuori dal loro passato, e avevano imparato a conoscersi quasi in un modo nuovo, immagazzinando il senso del pensiero secondo il quale ‘si impara ad amare non quando si trova la persona perfetta, ma quando si impara a credere nella perfezione della persona imperfetta’.

I giorni, i mesi, gli anni era trascorsi, con dolcezza e nella condivisione delle più piccole cose che rendevano entrambi felici, fino alla commozione.

Blaine parcheggiò nel vialetto di fronte casa Hummel-Hudson, girando la chiave per spegnere il motore con un sospiro forte e chiaro. Ormai si era fatta quasi notte, e lui era tornato in anticipo rispetto a quando Kurt lo aspettava.

Non che ci fosse qualcosa di male nella cosa, sapeva che sarebbe stato felice di vederlo arrivare prima visto lo sguardo triste con il quale l’aveva lasciato andare via, qualche ora prima; ma, guardando la porta d’ingresso della villetta, sentì una familiare stretta allo stomaco, la stessa che aveva provato al matrimonio di Rachel e Finn, la stessa che aveva provato quando aveva chiesto a Kurt se volevano provare a vivere insieme, a New York, la stessa che aveva provato la prima volta che aveva fatto l’amore, e mille, mille altre volte.

 

Blaine era semplicemente emozionato.

 

Cercando di vincere quella stupida paura che stava condizionando un gesto così semplice come scendere dalla sua macchina, rendendolo incredibilmente difficile, Blaine si fece coraggio ed uscì, rovistando prima nello scompartimento del cruscotto alla ricerca di un qualcosa che gli sarebbe stato fondamentale nel parlare con Kurt.

Entrò in casa, avendo ricevuto la chiave di scorta da Burt –che ormai si fidava fin troppo bene di lui-, raggiungendo la camera da letto di Kurt in punta di piedi, per non disturbare nessuno.

Aprì la porta, scorgendo il suo compagno –il suo adorabile Kurt che aveva giurato che sarebbe rimasto sveglio ad aspettarlo- sonnecchiare sul letto, un vecchio film che passava al tv, indisturbato. Blaine sorrise dolcemente, lasciandosi andare ad un sorriso innamorato, come se quella fosse la prima volta che vedeva Kurt in atteggiamenti così rilassati e spontanei.

Si avvicinò un po’ di più, sedendosi sul bordo del letto, con delicatezza, ma facendo ugualmente scattare Kurt a sedere, con la schiena ritta e lo sguardo confuso.

 

-Sono sveglio!- disse, facendo ridere sommessamente Blaine.

-Lo vedo…- sussurrò, accarezzandogli il viso –non ce l’hai fatta ad aspettarmi, eh? Oggi le ragazze ti hanno stremato?-

 

Kurt mugugnò assonnato, sorridendo prima di lasciarsi andare contro il petto dell’altro, strofinando la guancia contro la sua maglia a maniche corte, che profumava così tanto di lui.

 

-Mi vedono raramente e- sbadigliò, portandosi la mano davanti alla bocca –mi hanno portato in giro per Lima, raccontandomi di tutto- disse Kurt, costringendosi poi ad aprire del tutto gli occhi per poter guardare Blaine –il tuo pomeriggio invece com’è andato?-

-Mh- Blaine si mostrò riluttante a rispondere, sentendo la stessa ansia di prima salirgli fino alla gola –bene, bene, i ragazzi oggi erano molto…esuberanti. Mi mancavano- confessò, abbozzando un sorriso.

-Sono contento- Kurt si lasciò andare all’indietro, finendo con la testa sulle gambe di Blaine mentre allungava una mano per accarezzargli il viso –di cosa avete parlato?-

 

E Blaine non poté che sussultare a quella domanda, che, comunque, si aspettava; infondo Kurt aveva condiviso tante cose con Wes e David, fin dai tempi della Dalton, non era affatto strano che chiedesse informazioni su come la loro vita si era evoluta nel tempo nel quale non si erano sentiti. Peccato che Kurt non sapesse che non avevano parlato esattamente di quello.

Blaine deglutì a vuoto, sentendosi stupidamente emozionato come lo era stato i minuti antecedenti al loro primo bacio, e decise di ripercorre i propri passi, cominciando, come dieci anni prima, con una semplice sovrapposizione delle mani. Kurt lo osservò, ora sveglio e curioso dell’atteggiamento serio che stava assumendo l’altro, decidendo di intrecciare le dita con quelle di Blaine nel sentire la sua debole stretta.

E quel gesto bastò a Blaine come carica per cominciare a parlare, perché loro, adesso, erano molto di più di due ragazzini di diciassette anni insicuri e innamorati; erano ancora innamorati, lo erano più di allora, ma erano maturi e forti, insieme.

 

-Kurt io…devo parlarti di una cosa, una proposta che volevo farti- cominciò Blaine, il cuore che correva veloce, quasi per voler raggiungere quello di Kurt, davanti a lui.

-Dimmi pure- rispose Kurt, continuando a sfiorargli il viso lentamente, strofinando il pollice con la barba un po’ cresciuta, che Blaine quella mattina non si era tolto.

-Non voglio dire farsi fatte o da scatola di cioccolatini, non voglio…fare un lungo preambolo per poi arrivare al vero tema del discorso e perdermi per strada, dimenticando le cose più importanti-

 

Kurt aggrottò le sopracciglia, e, cominciando a preoccuparsi su dove volesse andare a parare Blaine, si alzò a sedere, cambiando posizione per potergli dare ascolto in modo più consono. Gli fece un cenno quando si accorse che lo stava guardando, come in attesa di un qualsiasi tipo di assenso per poter andare avanti.

 

-Quindi…stiamo insieme da quasi dieci anni, ti amo da quasi dieci anni, e non voglio che questa cosa che sto per chiederti rovini tutto- disse Blaine, ora con voce un po’ scossa dall’emozione, mentre infilava una mano nella tasca dei pantaloni per tirarne fuori una piccola scatolina di velluto rosso.

-Oddio- sussurrò Kurt, spalancando gli occhi e arrossendo così tanto da sentirsi le orecchie bruciare all’istante –Oddio, oddio, Blaine tu- si portò una mano sul petto, stringendo la maglia con forza, come se aggrapparsi a quella potesse impedirgli di svenire.

Blaine tentò di sorridere, sentendo anche le labbra tremare in quel semplice gesto –Kurt Hummel…vuoi-

-NO!- si lasciò scappare Kurt, portandosi l’altra mano sulla bocca nel vedere l’immediata espressione distrutta di Blaine –No, non in quel senso- velocizzò il respiro -Non ho…i capelli giusti, i…i vestiti giusti. Volevo essere perfetto per quando me l’avresti chiesto! E invece sono in condizioni terribili! Con…il tuo pigiama, i capelli scompigliati e scommetto di avere anche l’impronta del cuscino sul viso!-

 

E Blaine, in quel frangente, sentì una serie di emozioni contrastanti sconvolgergli il petto: rabbia, spavento, paura, gioia, contentezza, felicità. Felicità. Stirò le labbra in un meraviglioso sorriso e allungò una mano per riprendere quella di Kurt, intrecciandole saldamente.

 

-Ce l’hai- disse Blaine, accarezzando il viso di Kurt con le dita della mano libera, proprio in corrispondenza del piccolo segno che aveva lasciato la federa del cuscino –ce l’hai e sei…perfetto così, Kurt. Sei bellissimo e perfetto- si sporse in avanti, non resistendo alla tentazione di baciarlo sulle labbra –ora posso finire?-

 

Kurt sbatté un paio di volte le palpebre e annuì, lentamente, come in trance; come riuscivano le parole di Blaine a calmarlo sempre e comunque?

 

-Kurt Hummel, tu- prese un bel respiro, aprendo il cofanetto di velluto per mostrare l’anello che c’era all’interno, una semplice fascetta di oro bianco, con tre, piccoli diamanti incastonanti sul davanti –vuoi sposarmi?-

 

Kurt chiuse gli occhi momentaneamente, cercando di immagazzinare quel ricordo dentro di sé, così da portarlo per sempre nel suo cuore, anche quando le cose sarebbero andate male tra di loro o a lavoro, anche quando avrebbe avuto una brutta giornata, lui si sarebbe ricordato di quel momento e sarebbe stato felice.

Il finale di “Casablanca” in sottofondo, alla tv; lo sguardo speranzoso di Blaine che lo osservava, in attesa; le loro mani, strette, forti, intrecciate, indissolubilmente legate da qualcosa di troppo grande da descrivere a parole.

Schiuse le labbra, sorridendo con una tale intensità che il cuore di Blaine dovette fermarsi un istante per riprendersi.

 

-Sì…- mormorò, cancellando la distanza tra di loro per riempirla con un dolce bacio –lo voglio-

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Mirai