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Autore: its_the_start_of_the_end    01/04/2011    2 recensioni
Aveva ancora il naso all’insù, quando un’idea prese forma nella sua mente.
Rientrò nella stanza, chiudendo la gran porta-finestra alle sue spalle.
Recuperò le chiavi della camera da sopra il comodino e si diresse verso la porta, uscendo nel corridoio.
Si avvicinò lentamente alla porta della stanza affianco alla sua, e bussò cercando di fare meno rumore possibile.
“Ryan? Hey Ryan svegliati”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie , Ryan Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Without you it’s a waste of time

 
Quella sera l’atmosfera che avvolgeva Londra era opprimente.
Le strade deserte, un silenzio rotto soltanto da qualche auto che passava in lontananza.
Dal balcone della sua stanza al dodicesimo piano di un hotel in pieno centro, Brendon osservava un puntino luminoso che lampeggiava in cielo.
La luce proveniente dalla città era troppo forte, per far si che si riuscissero a scorgere delle stelle. Soltanto gli aerei spezzavano il cielo scuro.
Quel cielo gli ricordò casa, Las Vegas, dove era giorno anche di notte. Forse era per quello che amava così tanto Londra.
Nonostante tutti i posti che aveva visitato grazie al suo lavoro, anche bellissimi, e con panorami mozzafiato, la nostalgia di casa faceva capolino, alcune volte.
Aveva ancora il naso all’insù, quando un’idea prese forma nella sua mente.
Rientrò nella stanza, chiudendo la gran porta-finestra alle sue spalle.
Recuperò le chiavi della camera da sopra il comodino e si diresse verso la porta, uscendo nel corridoio.
Si avvicinò lentamente alla porta della stanza affianco alla sua, e bussò cercando di fare meno rumore possibile.
“Ryan? Hey Ryan svegliati” disse appiccicandosi alla porta.
Per la prima volta da quando si conoscevano, sperò con tutto se stesso che l’insonnia ricorrente dell’altro gli fosse d’aiuto nel suo intento.
Rimase per più di due minuti là, a bussare lievemente, finché non sentì un rumore di passi avvicinarsi da dietro la porta, poi quello della chiave girata nel chiavistello.
“Ryro! Ti sei svegliato, finalmente!” esclamò Brendon, non curandosi più di far silenzio.
“Cretino, sono le tre di notte, non puoi metterti ad urlare!” lo riproverò Ryan, cercando di trattenersi dall’urlargli contro.
“Oh, giusto… Calmati, comunque. Sei troppo suscettibile”
“Forse perché è notte. E di notte si dovrebbe dormire, in teoria” ribatté
“Invece, questa notte ti vestirai velocemente e mi seguirai fuori” sussurrò Brendon
“Bren, sei completamente impazzito, per caso?!”
“Lo dici talmente spesso, che ormai non mi offendo più, Ryry” sogghignò
“Non chiamarmi Ryry! Sai benissimo che lo odio” esclamò offeso.
“Va bene. Però ora vatti a vestire. Ti aspetto nella hall tra 5 minuti” concluse sbrigativo, prima di stampargli un bacio sulla guancia e correre verso l’ascensore.
Spinse il pulsante di chiamata, poi si voltò per assicurarsi che l’altro fosse rientrato in camera. Non si stupì di trovarlo ancora immobile dove era prima.
“Muoviti!” lo ammonì prima di entrare nell’ascensore e premere il pulsante per il piano terra.
Esattamente 6 minuti dopo, Brendon si trovava all’ingresso dell’hotel, giocherellando con le chiavi del tourbus che aveva in mano.
Batteva continuamente il piede a terra, spazientito. Cominciò anche a sospettare che Ryan si fosse messo di nuovo a dormire.
Poco dopo, invece, le porte argentate dell’ascensore si aprirono e fece la sua comparsa un Ryan mezzo addormentato con addosso un paio di pantaloni da ginnastica, una t-shirt bianca ed un immancabile gilet nero, anche se indossato al contrario.
Bren ridacchiò, avvicinandosi con passo svelto all’altro.
“Finalmente! Pensavo volessi darmi buca!” disse, fingendo un’espressione desolata.
“Ero molto tentato di darti buca” ammise il più grande sbadigliando.
“Ma mi ami troppo, quindi sei venuto!” affermò allegro.
Anche sul volto di Ryan comparve un sorriso, sentendo il tono con cui si era espresso l’altro.
Aveva parlato come se stesse commentando qualcosa di assolutamente vero, scontato. Come “il sole è giallo”, oppure “Ryan Ross è uno dei migliori compositori in circolazione”, pensò modestamente.
Non poteva fargli altro che piacere, in ogni modo.
“Dove stiamo andando?” chiese Ryan una volta usciti.
“Sorpresa” rispose Brendon vago.
Percorsero tutto il marciapiede che costeggiava l’hotel fino ad arrivare al parcheggio.
Si fermarono davanti al loro tourbus, che Bren aprì.
“Come hai fatto a prendere le chiavi a Jack?” chiese stupito l’altro.
“Le aveva dimenticate in camera mia ieri sera, fortunatamente”
“Dai, dammi almeno un indizio! Sai che odio essere all’oscuro delle cose” tentò di nuovo Ryan
“No, no se ne parla” ribadì, sedendosi nel posto di guida ed accendendo io motore.
Brendon guidò fino fuori della città e prese un’autostrada diretta verso l’interno del paese. Percorsero all’incirca mezz’ora di strada in completo silenzio, interrotto soltanto da qualche sbadiglio di Ryan.
Quando uscirono dall’autostrada, il più grande si risveglio dallo stato di catalessi nella quale era apparentemente caduto. “Siamo arrivati?” chiese.
“Appena troviamo un posto dove parcheggiare, si” rispose quindi Bren.
“Bren, ma siamo nel bel mezzo del nulla…non c’è nemmeno una luce!” gli fece notare quando presero una strada sterrata, priva di lampioni, e che il bus riusciva a malapena a percorrere.
Brendon ignorò il commento dell’altro, si fermò ai lati di un prato, spense il motore e scese, precedendo Ryan.
Era tutto completamente immerso dal buio, proprio come desiderava.
Quando l’altro lo raggiunse fuori, fermandosi al suo fianco, gli prese la mano, stringendola forte, e camminò verso il centro del prato.
Ryan aveva ormai rinunciato a chiedere spiegazioni, quindi si limitò a seguire Brendon in silenzio.
Quest’ultimo si fermò di colpo, spaventando l’altro. “Eccoci. Qui è perfetto” disse sedendosi a terra.
“Okay…ed ora cosa dovremmo fare?” chiese Ryan, imitandolo.
“Guarda” si limitò a rispondere, stendendosi sull’erba fresca, la mano ancora stretta in quella dell’altro.
Ryan si sdraiò vicino a lui, e si ritrovò inevitabilmente a fissare il cielo stellato più bello che avesse mai visto.
Centinai e centinai di stelle, puntini luminosi, non ne aveva mai viste così tante.
“Brendon…è…stupendo” sussurrò meravigliato, voltandosi verso di lui. “Sei completamente pazzo, guidare fino a qui alle tre di notte per farmi vedere questo” disse indicando con una mano la volta sopra di loro.
Brendon sorrise. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di vedere quell’espressione felice sul volto del ragazzo.
“Grazie” disse Ryan
“No, sono io che devo ringraziare te” rispose Brendon. “Per tutto quello che fai per me, anche senza rendertene conto”
Ryan gli si avvicinò ancora di più, poggiando la testa sulla spalla dell’altro.
Quello fu per entrambi il momento che più sfiorò la perfezione. Dove qualunque cosa, dal leggero vento freddo all’erba bagnata del prato, era perfetta, in quegli attimi preziosi, di cui non avrebbero cambiato nemmeno un dettaglio.
“Senza di te, sarebbe tutto una gran perdita di tempo”

  
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