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Autore: Lacie    03/04/2011    12 recensioni
[ Ferriswheelshipping, ovvero N x White + spoiler del videogioco ]
Quando il principe non è azzurro. N ritorna dopo tanto tempo, ma White non ha dimenticato, nè è disposta a perdonare realmente i guai che ha dovuto passare a causa sua. Ha bisogno di alcune paroline magiche...
«Dunque, signorina White… posso avere l’onore di offrirle un gelato al luna park di Sciroccopoli, dopo aver avuto il piacere di ammirare il panorama con lei sulla ruota panoramica?»
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Videogioco
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White si osservò con particolare attenzione l’unghia dell’indice destro, notando che era leggermente scheggiata. All’ennesimo, sonoro sbuffo rivolse un’occhiata truce al ragazzo di fronte a lei, che la guardava con un’espressione strana: a metà tra il supplice e l’esasperato. Più o meno come un condannato alla forca che osserva il proprio boia armeggiare con un cappio particolarmente difficile da annodare al collo.

“Ne hai ancora per molto?” – sbottò infatti N.
“Non so, sto pensando…” – rispose White in tono vago, tornando a studiarsi la mano.
“Quanto tempo ti ci vuole per pensare?”
White gli lanciò un’occhiata furba. “Dipende, tu mi hai fatto aspettare sei mesi prima di ripresentarti…”
N si battè il palmo della mano sul viso, stizzito, e realizzò che farsi perdonare da White avrebbe richiesto maggior impegno che far resuscitare un Pokèmon leggendario da un fossile.


White non era mai stata una ragazza particolarmente romantica, né aveva mai prestato molta attenzione alle favole. Anzi, era molto pragmatica, e di conseguenza non aveva sprecato i suoi sedici anni ad aspettare l’arrivo di un principe azzurro su un cavallo bianco. Sarebbe stato così prevedibile. Ma in quel momento, si ritrovava a pregare che le accadesse qualcosa di anche solo immaginabile, perché le si era appena ri-presentato un ex-principe a cavallo di un Pokèmon nero, e lei non sapeva come gestire la situazione. Tutto ciò andava al di là della sua più fervida immaginazione. E lei odiava non sapere mai cosa l’aspettasse. Tanto più che veder ricomparire N le aveva solo confermato quanto in realtà le fosse mancato in quei sei mesi, e aveva prepotentemente risvegliato tutti quegli infantili cori di “se” e “ma” che adesso parevano intonare l’alleluia.
E, si sa, il primo passo per guarire da una malattia è ammettere di averla. Ma White era fermamente convinta di non essere malata. O comunque, di non voler guarire.

“Bene, sei perdonato, tutto a posto tra noi – qualsiasi cosa ci sia - vai in pace. Sei più contento, ora?” – disse infine White, in tono acido.
N incrociò le braccia al petto. “Sarei più contento se tu mi ripetessi queste parole in modo sentito. Sai, più pathos.”
“Oh, e Sua Maestà gradisce altro? Un vassoio di pasticcini, magari?” – White prese un bel respiro – “Mi insegui per tutta la regione. Mi porti a fare un giro sulla ruota panoramica (si era morsa la lingua per impedirsi di pronunciare la parola “fantastico”) e subito dopo, anziché offrirmi un gelato, mi sfidi, dicendomi a bruciapelo di essere il Re del Team degli Imbranati. Allora ti inseguo io per tutta la regione, e mi ritrovo prigioniera di un castello a dir poco inquietante dove sono costretta mio malgrado a sfidare sia te che il tuo simpatico paparino – perchè io valgo! – con la scusa che sono l’eroe di turno, e dopo tutto ciò… tu fuggi. Scappi. Voli via sul tuo taxi ambulante. E io rimango qui, l’eroe. La pirla.” – concluse, col fiato corto e la gola in fiamme. Guardò gelida N, che aveva nel frattempo lasciato cadere le braccia lungo i fianchi. La stava fissando con un’espressione indecifrabile. E infine parlò:
“Quindi, il tuo problema è che non ti ho offerto il gelato dopo la ruota?”
Fu il turno di White, di picchiarsi in fronte con la mano. “Non hai capito un cazzo.”


In fondo, N ci aveva azzeccato. E White lo sapeva, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Il problema era tutto lì, in quel gelato mancato a Sciroccopoli. Perché per White contavano di più le piccole cose, e un gelatino dopo quel fantastico giro sulla ruota panoramica sarebbe stato a dir poco divino. Anche senza cavallo bianco e livrea blu oltremare, N sarebbe potuto essere un perfetto principe, non fosse stato così infantile – e insensibile. Una vocina nella testa di White le fece notare che ad essere insensibile in quel frangente era lei, dato che conosceva la difficile vita di N e nonostante ciò gliela stava tranquillamente rinfacciando. Ed era sempre lei ad essere anche infantile, incazzandosi in quel modo, perché stava solo usando quella situazione come valvola di sfogo, come via d’uscita in cui incanalare tutta l’ansia e le preoccupazioni che l’avevano attanagliata in quei sei mesi. E tutti i biglietti per il luna park sprecati nella vana speranza di trovarlo ancora una volta lì, ad attenderla davanti alla ruota. Per lui, solo per lui.
Ma N adesso era lì, ad assorbire come una spugna le sue accuse. Era lì immobile, e qualcosa le diceva che non sarebbe fuggito di nuovo, perché in fondo lui un po’ principe lo era. Anche senza titolo, poteva essere ancora il principe perfetto. Perfetto per lei. Per lei, solo per lei. Bastavano solo le parole giuste.

N si schiarì la voce. “Dunque, signorina White… posso avere l’onore di offrirle un gelato al luna park di Sciroccopoli, dopo aver avuto il piacere di ammirare il panorama con lei sulla ruota panoramica?”
White sgranò gli occhi. “Mi stai prendendo per il culo, o cosa?”
N la fissò di rimando, confuso. “No, perché? Se il tuo problema è solo questo, si può facilmente rimediare.” Un sorriso felice comparve sul suo viso. “Si va a Sciroccopoli?”


N era ancora un bambino, e malgrado White odiasse gli adulti infantili, il carattere cristallino di lui aveva semplificato parecchio le cose. Aveva scoperto che era facile - addirittura rigenerante - gettare l’orgoglio e le remore alle ortiche, e farsi aiutare a salire in groppa a Zekrom per partire alla volta di Sciroccopoli. Un gesto da principe e principessa. Da favola, proprio. C’erano migliaia di motivi per cui White avrebbe potuto dirgli di no, e queste ragioni si personificavano nella sua testa sottoforma di Vendetta, Orgoglio ferito, Rabbia e Tradimento. Le gridavano a gran voce nelle orecchie il loro disappunto, costringendola a rivivere l’angoscia di quei sei mesi passati a pensare a lui, a chiedersi dove fosse, a cercare di andare avanti e lasciarsi tutto alle spalle. Ma N, tornando, doveva essersi portato dietro anche le sue due dee, Antea e Concordia, perché le sembrava di sentire anche i loro sussurri; e le parole che le bisbigliavano erano lo specchio dei desideri del cuore di White.

Avvampò, fissando assorta il giocattolino che N portava sempre appeso alla cintura, con il quale lui le aveva gentilmente concesso di trastullarsi. La Spugna di Menger. Infinite superfici, zero spessore. Tutto meno che un giocattolo in realtà, in quanto era un ammasso di regole geometriche e formule matematiche. Tipico di N, che amava la ruota panoramica non tanto per la bellezza del panorama, ma per quella insita nella sua particolare costituzione. Alzando lo sguardo verso il ragazzo seduto di fronte a lei, White sorprese N a fissarla placidamente, come se non stesse guardando l’aspetto con cui appariva, ma la stesse osservando da dentro.
“Mi hai perdonato, allora?” – chiese all’improvviso.
White si drizzò sul sedile, improvvisamente allarmata. Guardò ancora la Spugna di Menger, e pensò che, se non avesse conosciuto realmente N, avrebbe detto che lui era proprio come quel cubo: infinite facce, e zero spessore psicologico.
Forse” – mormorò infine, sospirando.
“Conta che dopo ti offro il gelato.” – riprese lui, sorridendo trionfante.
E White rise di riflesso. “Allora sì.” – concesse infine.
N si appoggiò allo schienale, col sorriso ancora sulle labbra, e lo stesso fece White, che si sentiva decisamente più rilassata.
“Ti sono mancato molto, eh?” – chiese a bruciapelo lui, spezzando il silenzio.
White si sollevò di scatto, sbiancando dapprima e avvampando subito dopo. Oh merda. Scosse la testa con veemenza.
“No, e infatti non capisco tutta questa messinscena. Dopotutto, tu sei libero di fare quello che vuoi, e in realtà non c’era da proprio nulla da perdonare, e~ ” – si bloccò, irrigidendosi tutta, perché N si era alzato dal suo posto per sedersi accanto a lei.
Le posò un braccio attorno alle spalle.
E White cominciò a sentire gli Emolga nello stomaco.
“Sì, in effetti me lo sono chiesto anch’io, cos’avessi tanto da arrabbiarti” – le sussurrò, a pochi centimetri dalla sua guancia. White si ricordò improvvisamente che N, dopotutto, non era un bambino.
“E, chiaramente, mi sono anche dato delle risposte.” – riprese lui, senza che lei avesse spiccicato parola. White sussultò spalancando gli occhi, quando avvertì il contatto delle labbra di N contro la sua pelle. Era come essere pervasi da una scarica di corrente elettrica. Forse erano gli Emolga nello stomaco che avevano deciso di usare il Tuonoshock.
“Mmh… e sarebbero?” – riuscì a mugugnare, mentre si aggrappava istintivamente alla maglietta di N.
Lui non rispose, ma si scostò un tantino, giusto per posizionarsi meglio sul sedile e farle scorrere le dita sul collo.
“Sei la mia eroina, White.” – dichiarò infine, serio in volto.
La Spugna di Menger cadde a terra.



Non studiare fa bene alla salute. E boh, non so, avevo voglia di questi due. E' la seconda cosetta a tema Ferriswheel che scrivo, ma la prima probabilmente non vedrà mai la luce su questo sito. Ho dato un po' di cose per scontato in questa oneshot, dalla Spugna di Menger (qui e qui per ulteriori spiegazioni), ad Antea e Concordia, le due dee presenti nel Palazzo di N. Quelle coi capelli osceni, per intenderci.
Non avendo letto il manga B/W non so se i personaggi siano IC o pesantemente OOC, benchè propenda più per la seconda, però mi piace immaginarli così, perchè è questa la caratterizzazione che ho immaginato nel videogioco. White in particolare come personaggio mi dà più l'idea di "donna con le palle" (passatemi il francesismo). L'età è ipotetica, ma Bulbapedia diceva che i pg di B/W sono più grandi rispetto agli altri - che comunque per me dimostreranno sempre più di dieci anni... Anche il tempo dopo quanto N ritorna è puramente inventato, soprattutto perchè N non ritorna ç_ç
E... ehm, io alla ruota panoramica ci torno davvero, nel gioco. Guai a voi se dite qualcosa. Okay, ammettiamolo, non è White che è cotta di N: sono io.


EDIT 2/08/2011 - ri-cambiato titolo. Che vi avevo detto? xD Inoltre, ringrazio infinitamente Mimi18, perchè a lei devo quella magica scritta in grassetto lassù. Grazie.
  
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