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Autore: Zsadist    03/04/2011    5 recensioni
-…sta… basta! Non ne posso più!- gridò Teito con tutto il fiato che aveva in gola alzando di scatto la testa.
-Patetico- commentò una voce atona.
Teito spalancò gli occhi, mentre una lacrima iniziò a scendergli lungo la guancia. Lui era lì. Proprio a pochi passi. Il suo nemico. Il suo incubo.
-Ayanami…- sussurrò il ragazzo incredulo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Legame col destino'
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Titolo: Dentro l’anima
Serie: 07-Ghost
Genere: Yaoi
Raiting: Arancione
Stato: Oneshot

 
07-Ghost – Dentro l’anima

 
-…to? Teito!- chiamò nuovamente il ragazzo iniziando a scuotere l’amico con un’espressione esasperata stampata in volto.
 
L’ex slave mugugnando lentamente si svegliò. Davanti a lui c’era Mikage che lo guardava con due occhi da cerbiatto.
 
-Forza Teito! È una splendida giornata, andiamo a fare un giro!- lo incitò il biondo saltando sul letto.
 
Una lacrima solitaria bagnò la guancia del ragazzo. Mikage era… vivo! Era stato solo un incubo. Il suo migliore amico non era morto durante il tentativo di placare delle sommosse nel secondo distretto. E lui si trovava nel settimo distretto, e non nella fortezza di Hohburg a fare da begleiter al Generale Ayanami. Respirò lentamente. Si era sognato tutto. Chiuse gli occhi.
 
Poteva vedere ancora lo sguardo irritato del Generale.
Poteva sentire ancora il profumo della divisa del Generale.
Poteva bramare ancora quel bacio dal sapore di sangue del Generale.
 
Le guance di Teito andarono a fuoco e si gettò le coperte sul volto per non farsi vedere dall’amico. Come aveva potuto fare un sogno del genere? Stava forse impazzendo?
 
-Teitoooo!- chiamò ancora il biondo strappando le coperte dalle mani dell’amico –Adesso basta poltrire-.
 
Non trovando di che obiettare, e non avendo nemmeno troppa voglia di rimuginare sulla notte appena passata si alzò di scatto e con un –Va bene- si vestì in fretta e trascinando l’altro fuori dalla stanza, corse nel cortile. Il sole splendeva sul settimo distretto. E gli abitanti si recavano in chiesa per le preghiere quotidiane. Le suore erano affaccendate come sempre. Camminarono per un po’ di tempo e Mikage tentò in tutti il modo a far parlare l’amico senza ottenere alcun risultato, così si fermò bruscamente.
 
-Si può sapere che accidenti ti prende?- domandò spazientito.
 
Teito alzò lo sguardo verso il biondo, sbattendo le ciglia con espressione innocente, ma vedendo che l’altro non accennava a perdonare la sua apaticità sospirò.
 
-Scusami Mikage- iniziò lui chinando il capo –Ma… ho bisogno di stare da solo-.
 
L’ex slave si allontanò lasciando l’altro in mezzo al vialetto che gli gridava di fermarsi. Perdonami si scusò nuovamente mentre aumentava l’andatura. Era assurdo ciò che gli stava succedendo! Quel dannato sogno lo stava tormentando. Si guardò le mani ed arrossì. Gli sembrava di poter avvertire ancora il tocco di quella schiena grande e forte. NO! Lui è il nemico! si rimproverò da solo.
 
-Hey marmocchio!- lo chiamò Frau –E’ una giornata troppo bella per oscurarla con quel muso…-.
 
Ma Teito gli passò accanto senza controbattere in alcun modo, limitandosi ad un -Uh- che probabilmente non era nemmeno diretto all’altro. Il vescovo si voltò verso Labrador e Castor in cerca di una spiegazione.
 
-Cosa gli hai fatto stavolta Frau?- lo incalzò immediatamente Castor incrociando le braccia.
-Nulla- rispose pensieroso il biondo –Davvero… non ho fatto nulla…-.
-In questo momento Teito ha bisogno di raggiungere un posto in cui possa pensare e mettere chiarezza nella sua mente- spiegò pacatamente Labrador mentre si accingeva ad innaffiare un cespuglio di rose.
 
L’ex slave camminava. Non aveva una meta, ma non aveva intenzione di fermarsi. Si sentiva soffocare. La vicinanza di Mikage. Quella chiesa. Il settimo distretto. Sembrava tutto così maledettamente sbagliato. Come se il suo posto non fosse quello. O forse lo era, ma una vocina nella sua testa urlava. Cosa dicesse non riusciva proprio a capirlo, e forse, allontanandosi da tutto e tutti sarebbe stato in grado di distinguere le sue parole.
Superate le mura che circondavano tutto il terreno della chiesa, Teito si ritrovò a camminare tra la terra polverosa del canyon. Lo stesso luogo in cui era precipitato con l’hawkzile rubato direttamente dall’accademia militare del primo distretto. Era passato del tempo da allora, molte cose erano accadute e di certo tante altre stavano per arrivare. Il ragazzo sospirò continuando a camminare finché le gambe non gli cedettero. In ginocchio, appoggiando le mani sulla testa, si chinò fino a toccare la terra. Dannazione! imprecò. Ayanami. Cosa gli aveva fatto in realtà? Cosa sapeva del suo passato? Una cosa era certa: erano uniti dal destino. Lo sapeva. L’aveva sentito dal primo momento in cui aveva origliato la conversazione riguardante l’”occhio di Michael” e la “collana di Raphael”.
 
-…sta… basta! Non ne posso più!- gridò Teito con tutto il fiato che aveva in gola alzando di scatto la testa.
-Patetico- commentò una voce atona.
 
Teito spalancò gli occhi, mentre una lacrima iniziò a scendergli lungo la guancia. Luiera lì. Proprio a pochi passi. Il suo nemico. Il suo incubo.
 
-Ayanami…- sussurrò il ragazzo incredulo.
 
Il Generale guardò gelidamente quel marmocchio che aveva causato incredibili fastidi all’Impero, ma soprattutto a lui. Lì, inginocchiato a quel modo, non sembrava altro che un animale ferito, che supplicava il colpo di grazia. Sorrise. Un sorriso gelido di quelli che era solito fare mentre studiava un modo per arrivare alla propria meta.
L’ex slave chiuse gli occhi. Era un’allucinazione. Era solo un’allucinazione. Esatto. Non era reale. Li riaprì. Ma l’uomo in alta uniforme stava sempre nello stesso posto. Non… sto sognando… constatò ingenuamente. A quel punto fece l’unica cosa possibile. Concentrò la propria energia e lanciò la sua Zaiphon contro quello che una volta era il suo superiore. Ayanami non si spostò, si limitò a porre la mano davanti di sé e deviare senza alcuna fatica l’attacco del marmocchio. Un nuovo sorriso apparve sul volto del Generale, ma questa volta esprimeva compiacenza per quel gesto tanto disperato quanto inutile.
 
-Non puoi scappare per sempre, Teito Klein- dichiarò il militare avanzando verso il ragazzo.
 
No. Non poteva farlo. Lo sapeva bene anche lui. Soprattutto non ora che il sogno e la realtà si stavano mischiando. Mentre guardava il suo nemico avvicinarsi si morse il labbro inferiore. Come sarebbe stato toccare per davvero quella schiena? Come sarebbe stato inspirare il suo profumo da vicino? Quasi fosse stato un burattino manovrato dai fili, Teito, si alzò da terra ed attese che il Generale gli fosse vicino. Il cuore gli martellava nel petto. Non aveva voce per ribattere qualsiasi cosa. C’era solo la sua vocina che urlava dal profondo dell’anima: non allontanatevi! Come vergognandosi di quel pensiero, abbassò il capo, ma stringendo le mani in due pugni si obbligò a fronteggiare l’uomo. Quando i suoi occhi incontrarono quelli viola di Ayanami, non riuscì ad evitare di arrossire un poco. E quando scese più in basso per fissare quelle labbra sempre pronte ad esibirsi in terribili sorrisi che non avevano nulla di cordiale, si domandò come fosse averle sulle sue.
 
-Aya… nami…- balbettò Teito indietreggiando.
-Non ti lascerò scappare di nuovo- minacciò freddamente il Generale.
 
Gli occhi del ragazzo si spalancarono e quando la mano del militare lo afferrò per poi gettarlo a terra, il fiato gli si spezzò. Stava accadendo tutto troppo velocemente. Tentò di divincolarsi inutilmente, era molto più forte di lui. Mentre i vestiti gli venivano tolti, non riusciva a far altro che pensare a quel sogno. N-no… non è possibile. Sentiva il peso del corpo dell’uomo su di sé, e quando Ayanami gli alzò il mento con la mano guantata, chiuse gli occhi. Un brivido lo percorse quando sentì le labbra del Generale sul suo collo. Un movimento cadenzato. Determinato. Si lamentò inconsciamente quando l’uomo si staccò. Ed allora capì.
 
Non poteva muoversi.
Non poteva evitarlo.
Non poteva reagire.
 
Gli apparteneva. Era suo schiavo.
 
Con gesti morbidi il militare si slacciò la cintura della divisa e la gettò di lato assieme alla sciabola, poi prese a sganciare i bottoni senza staccare la propria attenzione dal ragazzo. Aveva sfidato l’impero ed i suoi soldati, anche se tentava di atteggiarsi ad eroe, era solo un marmocchio che non aveva ancora capito nulla nella vita. Slacciata la cintura dei pantaloni, strappò gli abiti di dosso a Teito. D’altronde erano solo di impiccio! Il Generale sogghignò. Stavolta non si sarebbe svegliato. Stavolta non si sarebbe fermato. E vedere l’espressione smarrita di lui, il desiderio di vederlo supplicare, gli aumentava l’appetito. Con la lingua prese a giocare con un capezzolo, mentre faceva scivolare la mano lungo il corpo della sua vittima. La mano si fermò solo quando raggiunse il membro semiduro con gesto vissuto sfiorò l’asta. Ghignò nuovamente quando sentì un piccolo gridolino. La mano iniziò a viaggiare su e giù, prima lentamente, poi prendendo confidenza il ritmo accelerò.
 
Il fiato di Teito si spezzò ancora una volta. E di nuovo non era in grado di pensare a nulla. La mente era annebbiata da un insieme di sensazioni che stava provando. A volte anche contrastanti tra loro.
 
-Fe… fermati- sussurrò implorante.
 
Stranamente Ayanami rallentò il ritmo, fino a fermarsi, ma la mano non accennava a lasciare quel membro ormai duro e voglioso.
 
-Sicuro di quello che chiedi?- gli domandò il militare sussurrandogli nell’orecchio.
-No… si… no- rispose rauco il ragazzo.
 
Il Generale sorrise. Ciò che voleva o non voleva l’ex slave non gli importava molto. Sapeva esattamente cosa voleva lui. Staccò la mano dal membro del ragazzo e si slacciò i pantaloni liberando il proprio membro che fino a quel momento aveva protestato per il poco spazio a disposizione. Ayanami si leccò le labbra.
Teito reclamò per quel contatto interrotto. Nonostante tutto il tocco dell’uomo lo inebriava. Ma un gridolino di dolore gli uscì dalle labbra quando il Generale lo penetrò con violenza. Di primo impulso, il ragazzo si schiacciò ancora di più contro il terreno, ma non aveva via d’uscita. Le spinte erano forti e ben cadenzate. Il cuore gli batteva frettolosamente nel petto. Le lacrime gli scendevano lungo le guance. Ma lacrime di… cosa? Dolore? Brama? Ormai l’aveva capito.
 
Era così tremendamente… sbagliato.
E’ così maledettamente… giusto.
Lui era il suo… nemico.
Lui è il mio… destino.
 
Quando il Generale venne dentro al ragazzo, si fermò a contemplare la sua opera. Teito aveva gli occhi arrossati, così come le gote. Restò in silenzio ad osservarlo per memorizzare quel momento. Ma quando vide il ragazzo alzarsi leggermente per poi baciarlo sulle labbra, restò completamente spiazzato. Quello di Teito era un bacio dolce. Dal sapore di una promessa tacita. Ma Ayanami non poteva permetterlo. Il suo bacio di risposta fu possessivo. Dal sapore di sangue. Quando si staccarono, il militare si rialzò sistemandosi la divisa. Teito scombussolato tentò di rialzarsi, ma il dolore lo riportò a terra. Sentiva su di sé lo sguardo attento del Generale, e non voleva mostrarsi debole davanti a lui, perciò si obbligò ad alzarsi e restare in piedi, nonostante le gambe gli tremassero. Si sistemò come meglio poteva i vestiti ormai stracciati.
 
-La prossima volta, ti ucciderò- giurò il ragazzo rivolto verso il suo nemico, mentre la vocina nel petto negava quel pensiero.
 
Odiami, Teito Klein. Imprimi dentro l’anima la mia immagine, ed odiamigli ordinò mentalmente il Generale sistemandosi la cintura della sciabola mentre lo guardava allontanarsi.
 
Quando raggiunse le mura della chiesa, Teito sospirò. Era tornato in quel luogo che ora poteva quasi definire casa. Ma come poteva guardare in faccia i vescovi che l’avevano accolto, e soprattutto Mikage, dopo quello che aveva fatto?
 
-Ooohhh… sembra che tu ti sia azzuffato con una tigre- prese in giro una voce maschile –O hai incontrato una donna dai gusti perversi?- domandò con un ghigno Frau.
 

-Fine-

   
 
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