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Autore: Lawliet    03/04/2011    5 recensioni
[ Crows Zero ]
[ Post-Crows Zero 2 ] [ Soft Serizawa x Tokio ]
Quando non si sa cosa fare del proprio futuro, si pensa al Suzuran.
Perché non importa chi e cosa sei, il Suzuran c'è sempre. Rimarrà sempre in piedi.
E allora anche tu devi rimanere in piedi per lui.
Nero, libero, tremendo Suzuran.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Old crows ride in the mouth of the beast
Sleep beneath its tongue, cradled by its teeth
We roam from shore to shore
From the open sky to the ocean floor
The more we move, the less we are ourselves
And when we finally stop, we change to something else.
[Alexisonfire – Old Crows]






E tu, Serizawa, cosa farai dopo?
Non te lo dico.
Intendo dopo il diploma, eh.

Serizawa?

Serizawa?



Who's Afraid of the Scarecrow?



Ha continuato a giocare a bowling con i perdenti, Serizawa. I perdenti fanno ancora i birilli, lui fa ancora la palla che li butta giù. E fa strike. Sempre.
Non si aspettava niente dal futuro, e del resto chi di loro se lo sarebbe mai aspettato? Non Chuta, non Makise,

Un dentista, diventerà. Ce lo vedo. E Tokio aveva riso.

non Izaki, né tantomeno i due Mikami.

Dovranno inventare altra supercolla. Nel caso me ne serva ancora. Ma Serizawa non aveva riso.

Ma lui, Serizawa, che sapeva fare? Giocava. Giocava e volava. Era un corvo che giocava a bowling. Mentre si fumava una sigaretta guardando il tramonto, l’aveva colpito questo pensiero, e una risata amara gli aveva scosso le spalle.
Insieme a Tokio, tornava spesso al Suzuran. Non sapeva dove altro andare. E d’altra parte, qualsiasi posto dove si trovasse Tokio andava bene.
Erano lì

come sempre

loro due

come sempre

sul tetto

come sempre

in mezzo a tutti quei graffiti che non se ne sarebbero mai andati

ma i corvi di solito non volano via, non scappano dalla ripetitività?

E Tokio aveva alzato la testa dalle sue gambe, si era alzato, era rimasto per un po’ a guardare la palla di fuoco all’orizzonte e alla fine l’aveva sparata grossa.

-Perché non apri un dojo?

Serizawa si era voltato a fissarlo. Poi si era girato di nuovo, inspirando dalla sigaretta un’ennesima volta, come se niente fosse. Poi aveva espirato il fumo.

-Un dojo.
-Sì.
-E che ci faccio?
-Come che ci fai? Ci insegni.
-Non dire stronzate.
-Perché?
-Chi diventerebbe allievo di uno come me?

Tokio era rimasto zitto, e Serizawa si era sentito invadere dall’amaro trionfo di avere ragione: chi abbandona il Suzuran abbandona se stesso. Non sa più cosa fare, e ritorna sempre lì.
Ci era tornato Katagiri.
Ci era tornato Kawanishi.
Cazzo, lui c’era tornato.
Fuori dal Suzuran non c’è futuro. Li abbattono, i corvi, fuori dal Suzuran.
Un dojo.
Sèh.
Chiudi quella cazzo di bocca, Tokio, fa’ un po’ il piacere.
Anzi, vieni qui che te la chiudo io.

Il sole aveva mai visto altre coppie così, sul tetto del Suzuran? Serizawa non voleva pensarci, in quel momento. Chi se ne frega. Chi se ne frega di tutto. Chi se ne frega del tuo stracazzo di dojo, Tokio, ma che cazzate ti vengono in mente certe volte, oh, guarda, la tua camicia è caduta a terra, che peccato.
Chi aveva bisogno di un posto dove stare quando poteva ancora avere Tokio, il sole e il Suzuran?
Di certo non Serizawa Tamao.

-Una pista da bowling.

Che stronzata aveva detto, stavolta?

-A-ah. Figo.
-No, sul serio.
-All’inaugurazione invitiamo anche le matricole del Suzuran, come ai vecchi tempi?
-Tamao, sono serio.
-Pensi che io stia scherzando?
Allora Tokio aveva alzato di nuovo la testa dalle gambe di Serizawa. -Davvero non hai pensato a niente da fare? Come pensi di sopravvivere?

Serizawa l’aveva fissato, la mano con la sigaretta ancora a mezz’aria. Forse non se lo aspettava. O almeno, non in quel momento. Poi gli aveva messo la mano sulla testa e con una lieve pressione l’aveva fatto tornare giù.

-Cos’è, giochi alla brava mogliettina?
-Vaffanculo.

Serizawa aveva abbozzato un mezzo sorriso, ed era rimasto in silenzio, lì, a fumare e a guardare il tramonto sul tetto del suo Suzuran.
Non aveva la minima idea di cos’avrebbe fatto. Gli sarebbe piaciuto fare un casino di cose, certo. Come viaggiare, magari lavorare al porto, o in un’officina, o… ma sì, Tokio, anche nel tuo cazzo di dojo, sì, sarebbe andato bene anche quello.

-Guarda che dovrai pur guadagnarti da vivere, prima o poi.
-Sta’ zitto.
-Anche Makise lo fa.
-E chi diavolo è il pazzo che l’ha assunto?
-Tamao.

L’aveva freddato con un tono stranamente duro.
E poi nessuno dei due aveva più parlato, per quel pomeriggio.

-E tu che progetti hai?
-Come?
-Vuoi fare la casalinga? E’ per questo che mi dici di trovarmi un lavoro?
Tokio fece un mezzo sorriso. –Voglio provare a entrare in un’università, mi andrebbe bene anche una di terz’ordine.
-Per fare cosa?
-Medicina.

Tokio guardava il cielo con aria innocente, come se non avesse detto nulla. Serizawa continuava a fumare e intanto non gli toglieva gli occhi di dosso. Alla fine Tokio si voltò verso di lui, i capelli leggermente scompigliati dal vento.

-Mi prendi per il culo.- decretò impassibile Serizawa.
-Di solito non è il contrario?
Tamao ignorò la battuta. -E perché vorresti andare a fare medicina?
-Vorrei sapere com’è fare qualcosa di costruttivo, dopo anni passati a distruggere tutto quello che ci passava sotto mano. E anche perché la supercolla dei gemelli magari non funzionerà sempre.
-Insomma, vuoi fare la crocerossina.
-Ci voglio provare.- Sembrava più ostinato che mai.
Serizawa stette a pensare per un po’. Parlò solo quando ebbe finito la sigaretta e l’ebbe schiacciata sotto il piede. –Non so se sarei capace di cambiare così radicalmente.
-Radicalmente?
-Non abbiamo fatto altro che menare le mani cercando di mandare più gente possibile all’ospedale, proprio il posto da cui tu vuoi tirarli fuori.- Serizawa rise piano, come tra sé e sé.
-Non ci trovo niente di così strano.- Di fronte al silenzio di Tamao, Tokio continuò. –Forse è proprio perché ho vissuto tutto questo che voglio salvare gente, e perché chi viene dal Suzuran ha sempre avuto a che fare con sangue e morte. Non c’è nessuno più facile da sconfiggere di chi una volta era un alleato che conoscevi bene.

Serizawa si limitò a sorridere vedendo il volto serio e determinato di Tokio. Era sempre stato convinto che se la sarebbe cavata, in qualche modo. Se la cavava sempre. Ma tra cavarsela e vivere pienamente c’è una differenza abissale. Non voleva finire in un fiume o nel mare con un blocco di cemento attaccato ai piedi, ma non riusciva nemmeno a immaginare per sé una vita rispettabile, e diventare un colletto bianco era semplicemente fuori da ogni umana prospettiva.
Un corvo.
Che cosa fa un corvo?
Al massimo il becchino.
Ecco, magari il becchino, che tanto sempre in un ghetto sarebbe rimasto. Ma Tokio avrebbe sopportato di farsi toccare da mani che sapevano di morto? Proprio lui che voleva salvare vite? Che ironia.

-Tamao?
-Mh?
-Non pensi, però, che abbiamo già tanto?

Serizawa, sdraiato al suo fianco sul tetto del Suzuran, si girò a guardarlo.

-Guarda in alto. Guarda il sole. La scuola, il lavoro, la società… sono tutte più in basso del sole. E i corvi possono arrivarci, possono guardare tutti dall’alto in basso.- A mano a mano che parlava, a Tokio si allargava il sorriso. Poi si voltò verso Serizawa, a cui era spuntato, senza volerlo, un sorrisetto. –Non eravamo fighi, Tamao? Volavamo dove non poteva raggiungerci nessun altro.
Serizawa si mise a sedere. –Lo siamo ancora. Così come lo è il Suzuran.

E io ho appena preso una decisione.

Qual è lo scopo degli studenti del Suzuran? La gloria. Kawanishi si beccò addirittura il riformatorio, per un gesto che aveva come unico scopo la vittoria del Suzuran.
Takiya Genji si era posto come obiettivo diventare un boss più potente di suo padre per due fondamentali ragioni: superare il vecchio e dare lustro al nome del Suzuran.

Quello è Takiya.
Sì, è Takiya Genji, il capo dei Ryuseikai.
E’ il boss più potente della città.
Ho sentito dire che viene dal Suzuran.

Viene dal Suzuran.

Viene dal Suzuran.
Che impatto meraviglioso hanno, queste tre parole. Timore reverenziale, una solennità che non dev’essere mai scalfita ma continuamente rinnovata da chi l’ha a cuore.
Nero, libero, tremendo Suzuran.
Serizawa Tamao non voleva essere da meno.  Anche lui voleva continuare a scrivere il nome del Suzuran nelle stelle, sul sole, così in alto che nessuno l’avrebbe mai raggiunto ma tutti l’avrebbero visto.
Non poteva non fare niente.
Genji aveva la sua forza. Tokio aveva il suo sogno. E Serizawa Tamao, cos’aveva da dare?

-Tokio?
-Mh?
-Ti ricordi quando mi hai parlato del dojo?
-Ti sei deciso ad aprirlo veramente?
-Non dire stronzate,- disse tranquillamente Serizawa. Poi l’espressione lievemente accigliata si distese, e i suoi occhi riflessero il fuoco del cielo. –Forse ho trovato quello che voglio fare.
-Cioè?
-Arti marziali. Voglio provare la strada del professionismo, voglio vedere fin dove posso arrivare.
Tokio aveva l’aria di approvare. –Che domande. Fino al sole, Tamao.

Ehi. Come si chiama, quello?
Serizawa. E’ forte, eh?
Serizawa, e poi?
Serizawa Tamao.
E’ forte davvero.

Viene dal Suzuran.


Non è niente male essere un corvo. Quando li paragoni ai poveri uccelli in gabbia, che hanno dimenticato come fare a volare, i corvi sono decisamente meglio. Essere un corvo è abbastanza per me.
























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Et voilà la mia prima incursione nel fandom (Inesistente. Ma vabbe', me li becco tutti io :°D) di Crows Zero. LO AMO LO AMO LO AMO. E se il primo film è una gran figata, il secondo è perfetto. E' bellissimo. Così come Serizawa, lo slash Serizawa/Tokio, Izaki, i Mikami Brothers... no, li amo tutti. Sì, anche Makise. Cioè. Magari lui un po' di meno, eh?
Oguri, Yamada, Kiritani, Miura. Avete fatto una strafigata pazzesca di film, e se non si fa il 3, vi sbrano tutti. Miike Takashi compreso.

<3
  
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