What the hell •
[Kotone ~ Partecipante alla
“Pokémon Challenge, perché Ash fa schifo (L)” di Nihil no Kami.]
Kotone
aveva capito da tempo, ormai, come girava il mondo.
Una
banda di cattivi arrivava nella città in cui lei avrebbe dovuto disputare la
sua ennesima lotta in palestra, creando scompiglio tra le strade e rubando
pokémon ai corteggiatori di ragazzine indifese o di fanciulle (?) che si
lasciavano irretire da un bel sorriso accattivante – proprio vero, pensava
l’allenatrice, che bastava l’aria da cattivo per far cadere ai propri piedi
metà della popolazione femminile di una cittadella.
Qualcuno
– solitamente un anziano signore – correva da lei, strepitando aiuto e
dicendole che un losco individuo
aveva rubato il suo unico pokémon. In quei momenti, Kotone si chiedeva perché
solamente a lei nessuno riusciva a portare via nulla, e che i capipalestra
avessero ragione a stupirsi delle sue vittorie: a quanto pareva, a Johto
nessuno sapeva allenare pokémon all’infuori di lei, figuriamoci vincere
addirittura una medaglia!
Sospirava
sempre, Kotone, stringendo con forza la cinghia della borsa. Una vocina dentro
di lei le ripeteva in continuazione che, alla fine di quel piccolo aiuto,
avrebbe ricevuto la sua ricompensa – metà delle volte totalmente inutile – e
poi avrebbe disputato in tutta tranquillità la sua lotta in palestra.
Quindi,
la ragazza deglutiva forzatamente il boccone amaro («Perché non si allena il
suo pokémon invece che passare il tempo a scorrazzare libero tra le città?!») e
sorrideva. Un sorriso luminoso e falso, che le conferiva l’aria di una ragazza
carina ed affidabile.
«Sì,
sono un’allenatrice. Sa dirmi dove era diretto l’individuo che le ha rubato il
pokémon?»
La
vittima in questione, in quegli istanti, arricciava le labbra, aggrottava la fronte,
per poi distenderla, perplesso.
Kotone
contava mentalmente i secondi, per poi sapere bene la risposta che le sarebbe
giunta.
«Credo
che fosse diretto all’Impianto Turbine. Sai, quel capannone non lontano da qui,
in mezzo al bosco, circondato da pokémon selvatici,» e dove ci sarebbe voluta l’ennesima chiave, dispersa chissà dove,
aggiunse acidamente Kotone dentro di sé, prima di annuire all’interlocutore.
«Farò
del mio meglio per aiutarla.»
Sorriso
di circostanza ricambiato, maledizione interna. Avrebbe dovuto vedere
nuovamente quelle maledettissime casacche nere e rosse, lottare contro quei
dannatissimi zubat e magari perdersi in qualche congegno stupidissimo che il
Team Rocket riteneva all’avanguardia.
Sospirò,
sperando che Lance accorresse ancora
una volta in suo aiuto: almeno avrebbe avuto una piacevolissima compagnia ad
alleviarle le pene dell’inferno.
End?
N/a
(L)
Mi divertono queste storie che riprendono il videogioco. Non so voi, ma io ogni
qual volta un povero vecchio corre da me e mi chiede di aiutarlo, sclero: cosa
hanno inventato a fare i pokémon se tu decidi di tenerli a livello 5? Allenati
come faccio io e vedi che nessuno ti porta via nulla. Sic, per non parlare di
quando incontro un rivale uscire dalla palestra, deciso a sfidarmi. Da suicidio.
In
ogni caso, sul finale c’è un piccolo accenno Kotone/Lance. Che volete che vi
dica, io sono una romantica.
Ragazzi,
se amate i personaggi del videogioco e del manga, aiutate Nihil no Kami con la
sua challenge. ;) Nessuno si lamenterà se scriverete più su Red che su Ash Ketchum! XD
Spero
che questo piccolo sclero possa divertirvi. :D Grazie a chi ha recensito “Her
hair reminds me of a warm safe place”. Vi adoro. ♥
M.