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Autore: Rota    04/04/2011    3 recensioni
Il mostro che viene dal mare, Arthur lo sa bene, ha l'aspetto tipico delle creature suadenti che attraggono per uccidere, di quella bellezza incredibile che confonde la ragione e strappa ogni lucidità alla mente.
Il mostro che viene dal mare ha un sorriso smagliante e una voce carezzevole - forse un pò troppo acuta, ma sicuramente più piacevole di tante altre.
Il mostro che viene dal mare ha capelli morbidi e un profumo di buono che invoglia al contatto ravvicinato.
Il mostro che viene dal mare nuota con grazia e sa ballare tra le onde, incantando lo sguardo e rubando sospiri sognanti a chi, incauto, si avvicina troppo alla spuma bianca che si infrange sulla sabbia.

[DanimarcaInghilterra - DanUk]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: margherota
*Titolo: Il mostro che viene dal mare
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi: Arthur Kirkland (UK), Hans Andersen (Denmark)
*Genere: Fluff, Romantico
*Avvertimenti: Shonen ai, One shot
*Rating: Giallo
*Prompt: Fluff
*Parole: 1655
*Note: Il nome di Danimarca è mio, creato su misura su un personaggio che ruolo su FB (ovviamente, Danimarca XD) Indi, benché non sia propriamente originale, ricordatevi di questo fatto :D



Il mostro che viene dal mare, Arthur lo sa bene, ha l'aspetto tipico delle creature suadenti che attraggono per uccidere, di quella bellezza incredibile che confonde la ragione e strappa ogni lucidità alla mente.
Il mostro che viene dal mare ha un sorriso smagliante e una voce carezzevole - forse un pò troppo acuta, ma sicuramente più piacevole di tante altre.
Il mostro che viene dal mare ha capelli morbidi e un profumo di buono che invoglia al contatto ravvicinato.
Il mostro che viene dal mare nuota con grazia e sa ballare tra le onde, incantando lo sguardo e rubando sospiri sognanti a chi, incauto, si avvicina troppo alla spuma bianca che si infrange sulla sabbia.
Il mostro che viene dal mare può vivere ovunque e niente lo spaventa - come tra i ghiacci del Nord e sotto il sole bollente del Sud, senza incontrare confini o barriere alla sua conquista.
Il mostro che viene dal mare ti cattura e non ti lascia più, inglobando tutto di te per non lasciarne indietro neanche un pezzetto.
Arthur lo sa, sa benissimo tutte queste cose. Perché lui, tra le grinfie del mostro che viene dal mare, ci è caduto da ormai tanto tempo.

Il distinto rumore di un corpo che esce da una massa ingente d'acqua arriva preciso alle sue orecchie, facendogli fermare la biro esattamente lì dov'é e facendo sì che i sensi si tendano tutti verso un'unica direzione, esattamente verso dove uno stupido Danese sta sospirando forte di piacevolezza, senza avere neanche la briga di essere vagamente discreto.
Arthur odia Hans e la sua indiscrezione feroce, sempre così tipica di lui da fargli male nel regalargli momenti di nostalgia acuti e impossibili da non sentire.
Ha anche provato a fargli notare la cosa - con quella sua pochezza di tatto che ha imparato proprio da lui, complice dell'evolversi di un carattere brutale e materialista - ma Hans lo ha quasi deriso, facendogli notare che il tutto non ha mai avuto nessun esito negativo, indi vuole dire che tanto brutto non era. Ma che, sicuramente, non lo cambierebbe per nulla al mondo, neanche nell'eventualità che le sue ipotesi si avverassero.
Arthur, ogni tanto, crede di dimenticare con quale razza di energumeno normanno sta parlando, magari coltivando l'idea di poter instaurare con lui un dialogo civile e pacato.
Stupido sognatore.
-Ehi, Arthur, che stai facendo?-
L'inglese sobbalza dalla sorpresa, accorgendosi tardi di essersi concesso troppe fantasie su un semplice rumore di sottofondo. D'altronde, non è colpa sua se Hans gli è capitato in casa all'improvviso - come sua terribile, orrenda, oscena abitudine - e si è accomodato senza aspettare il suo permesso, forse giustificato da una cosa lontana e volutamente dimenticata chiamata "dominazione forzata e brutalmente imposta".
Arthur quindi si volta verso di lui, ma ancora una volta è costretto a bloccarsi all'improvviso, facendo retromarcia e tornando a guardare il proprio lavoro con ostinazione e forza. Hans, accanto a lui, è completamente nudo, senza vergogna né pudore, senza pensieri e senza preoccupazioni.
Quasi strilla, ma riesce a trattenersi in tempo perché la sua voce non sia piegata al nervosismo più puro: in una visione distorta completamente di Arthur, sarebbe come darla vinta al Danese - in una visione distorta che conservava tracce di orgoglio ferito e fatto a pezzi più volte, sarebbe come ammettere di essere stato toccato da tutto quello.
-Mettiti subito qualcosa addosso!-
Hans guarda la sua nuca con incredibile interesse, mettendogli una mano sulla spalla e bagnando, così, la sua elegantissima camicia bianca.
-Sono venuto qui apposta per chiedertelo!-
Lui non sembra fare eccessivamente caso al tono dell'inglese, forse perché abituato a vederlo scalciare come un forsennato a ogni suo tentativo di contatto ravvicinato, anche il più tenero e disinteressato.
Però lo sente nervoso sotto le dita e nota, con incredibile acume, come lo sguardo dell'altro faccia di tutto per tenersi il più lontano possibile. Ad Hans pare di essere tornato indietro nel tempo, a quando, le prime volte, quel bambino spaurito e gracile tentava in tutti i modi di tenergli testa, in un modo nell'altro. Ora Arthur non è più spaurito, ma conserva per lui quel reverenziale timore tipico di chi resta affascinato dalla forza del dominatore.
Hans ha sempre trovato la cosa assai fuorviante, ma non per questo non meno interessante o utilizzabile.
Senza pensarci un paio di attimo in più, infatti, appoggia entrambe le mani alle sue spalle, registrando un altro sobbalzo in Arthur, appena mascherato dalla sua fermezza.
Guarda i suoi capelli chiari, cercando di ricordare la sensazione che davano al contatto. Ne sorrise, vincendo la tentazione di strapparglieli.
-Arthur, cosa ne diresti di darmi un asciugamano?-
L'altro sbuffa, pieno di risentimento. Non rinuncia al proprio essere neanche in una situazione di disagio come quella.
Non è tanto che Arthur conservi ancora paura di Hans - è stato dominatore a sua volta, forte come nessun altro, magnifico come nessun altro.
Solo, non è abituato a trattare persone che, come Francis e Hans, come Scozia e Norvegia, lo conoscono così a fondo e così bene.
Hans, più di tutti, è stato colui che per primo lo ha trovato e lo ha cresciuto, alla sua maniera barbara e incivile, ma lo ha fatto.
Peggio di un genitore, peggio di un fratello maggiore.
Sbuffa ancora, rispondendogli male.
-Sono nell'armadio grande in camera mia!-
Nel tono dell'altro, si sente quella nota di chi è abituato al potere e a farsi obbedire senza distinzione di importanza o grandezza. La regina del Nord è sempre stata una e una soltanto.
-Voglio che me lo prendi...-
Le mani di Hans si arrampicano sul suo collo, facendo scivolare sulla pelle gocciole di acqua fresca, in una scia profumata e quasi carezzevole, lenta e suadente.
Arthur fa ancora resistenza, obbligandosi a guardare l'altro in viso.
-Non sei un moccioso, dannazione! Serviti da solo!-
Ma è proprio quello il primo passo verso l'abisso più profondo - così come le parole insinuanti che Hans usa a suo indirizzo.
-Infatti! Quel ruolo lo hai sempre avuto tu...-
Arthur quasi grida, nel voltarsi completamente verso l'uomo.
-Non prendermi in giro!-
Hans risponde piano, quasi in un sussurro poco molesto.
-Non ne avevo intenzione!-
Silenzio, all'improvviso - perché Hans sta sorridendo con gentilezza e Arthur non sa davvero cosa fare o cosa dire. Se abbassare lo sguardo a terra e farfugliare come il bambino molesto e maldestro che sempre é stato davanti a lui oppure picchiarlo a sangue come ha imparato lontano dalla sua presenza.
Hans sta sorridendo, cordiale e sincero, rivelando come, in realtà, lo stesse solo prendendo in giro, e niente di davvero pericoloso si é mosso dalle sue intenzioni.
Arthur, ogni volta, resta spiazzato. E nell'irritazione ostentata cerca sempre un riparo.
-Allora?-
Calmo come l'acqua, gigante e immenso - profondo e oscuro - come l'oceano. Hans e il mare hanno fin troppe cose in comune.
Il Danese risponde al sussurro con una nota di divertita incomprensione, cercando sia di andargli incontro sia di comprendere cosa mai voglia dire.
-Allora cosa, Arthur?-
Nessuna risposta, lo sguardo alla fine si fa basso e le braccia si tendono lungo i fianchi stanchi.
-Denmark...-
Hans si fa più vicino, incoraggiando l'antro a parlare.
I fluttui cristallini si fanno docili, nella melodia tranquilla che stilla contro i sassi di un letto in superficie.
Con decisione, pare che Arthur riesca a contrastare lo scorrere di quel corpo trasparente.
-Dovresti imparare cosa sia la discrezione...-
Hans lo abbraccia stretto, affondando il viso tra i capelli e respirando quel profumo che sempre lo ha inebriato, tanto da fargli desiderare l'inglese nella sua intera persona - ed la dolorosa consapevolezza di averlo avuto, una volta, colora di grigio quella tranquillità soffusa tra le mani che stringono capelli e accarezzano il corpo.
Gli bacia il collo più volte, sentendolo sospirare piano.
-Hai ragione, Arthur...-
Goccia dopo goccia, passa il tempo da una parte della clessidra all'altra - l'acqua si fa più insinuante, arrivando nelle profondità della dura roccia e sgretolando ogni barriera di lucida fermezza. Con calma e pazienza che durano nei secoli.
Poi il sorriso torna splendido sul volto di Hans che, con rinnovata energia, prende l'altro per le spalle con pochezza di grazia e lo guarda in faccia, rovinando il momento con un'energia fuori luogo.
-Arthur, vieni a fare un bagno con me?-
Arthur si irrigidisce, un pò per il cambio brusco di contatto un pò per la proposta vagamente indecente che il Danese gli ha appena rivolto.
Già solo per il fatto di mettersi nudo davanti a lui basterebbe a farlo urlare d'indignazione, ma in realtà la cosa che più spaventa Arthur é proprio la presenza dell'acqua. Questa volta palese, questa volta senza bisogno di metafore.
Arthur sa bene quanto sia profondo il legame tra il Danese e l'elemento, ed è qualcosa che lo turba nel profondo, qualcosa di sgradevole iniziata dal primo incontro e mai finita. Perché, come una bestia mitologica, Hans sembra venire dagli stessi elementi della natura e estrarne la sua inesauribile e incredibile forza vitale.
Navi, flotte, vele... In lui, ogni cosa, ha come fronte comune proprio quello.
Adocchia la porta del bagno, non tanto distante, con un briciolo di preoccupazione.
-Nell'acqua?-
Hans ride, in maniera sguaiata, rubandolo all'incertezza e pungolando il suo orgoglio con saputa maestria - dove e come colpirlo, lui lo sa sempre con incredibile precisione.
-Dove vorresti fare, il bagno? Nella cenere del caminetto?-
Gli arriva un pugno alla spalla, neanche troppo forte, giusto l'emblema di un'irritazione che vuole essere notata a tutti i costi.
-Stupido...-
Poi silenzio, con i corpi ancora troppo vicini.
Hans richiama l'attenzione, e si vede come il suo sorriso sia - lievemente, quasi in maniera impercettibile - tirato. Scatenando nell'altro un senso di colpa indefinito e represso.
D'altra parte, non ha chiesto neppure la Luna. Una cosa così semplice e banale, una cosa come la fiducia incondizionata e senza limiti. Una cosa che, a ben vedere, Hans aveva conquistato con le unghie e con i denti.
-Allora?-
Brusco, il tono diventa spiccio e la fretta di avere un distacco immediato prude le mani. Arthur si fa pratico, nell'allontanarlo in fretta.
-Prendo gli asciugamani e ti raggiungo...-

E pensa.
Alle onde azzurre che diventano nera tempesta.
Alla mano di una sirena che sbuca dall'acqua e giù ti trascina.
Alle alghe chiare che risplendono ai riflessi dorati della luce solare.
Alla vita, e a ogni cosa, che sgorghi dalla spuma bianca del mare.
   
 
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