Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: orual    05/04/2011    15 recensioni
Per chi ha amato "La Strada Per Ritornare"...l'arrivo del Trio, con gli altri prigionieri di Villa Malfoy al seguito, a Villa Conchiglia, visto da occhi diversi da quelli di Harry. Impressioni e azioni di una guerra che è stata combattuta e vissuta da tanti... a cominciare da Ron, Hermione, Bill, Fleur... che abbiamo già visto all'opera in "La strada"!
"Tutti e tre restarono vicini, in silenzio, in quello che pareva l’ultimo momento di normale tranquillità loro concesso, a godere senza parlare dell’affetto reciproco. Vide, nello specchio sopra il cassettone, Harry e Ron scambiarsi, sopra la sua testa, uno sguardo dei loro, uno sguardo da maschi, come diceva lei, che chissà cosa significava, con occhi un po’ malinconici.
-Vi voglio bene- mormorò Hermione, e loro annuirono, in una sincronia quasi perfetta e un po’ ridicola.
Non occorsero altre parole, quella sera.
"
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Thomas, Harry Potter, Luna Lovegood | Coppie: Bill/Fleur, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache della Seconda Guerra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Eccomi, finalmente! Che fatica, scrivere questo capitolo, destreggiandomi  tra i tempi reali (cioè rowlinghiani;) dell’azione, molto scanditi e problematici, e la volontà di offrire ad ognuno dei personaggi un degno congedo! Congedo, sì, perchè con questo capitolo... la storia è conclusa. E volevo salutare, loro e voi, degnamente.
Se ci sia riuscita o meno, spetta a voi dirlo. Vi lascio alla lettura: ci vediamo in fondo per i saluti.

 
6. Partenze
 
-Siete sicuri, allora? Domani?
I tre annuirono in silenzio intorno al tavolo del pranzo. Unci-Unci, invece, non parlò né si mosse: sembrava che il discorso non lo riguardasse affatto. Fleur continuò a mangiare composta, le labbra strette. Dean cercò lo sguardo di Luna, che però fissava Harry.
-Sì... ehm, noi ne abbiamo parlato e...- rispose Harry, voltandosi verso Ron come per implorarlo di parlare al suo posto, visto che Bill era suo fratello. Ron sospirò:
-Ci sembra che le cose che dovevamo preparare siano... ehm, a posto.
Ci fu qualche altro momento di silenzio, pesante e angoscioso.
-Bene, ehm...- disse Bill, con il tono di voce controllato di sempre, -Quando... quando dobbiamo aspettarci il vostro... ritorno?
Ron guardò gli altri due con gli occhi sbarrati, ma loro gli fecero capire fin troppo eloquentemente con movimenti frenetici di sopracciglia, che avrebbe dovuto essere lui a dirlo.
-Oh, beh, noi... pensiamo di... veramente, non pensiamo di ritornare qui dopo che avremo... beh, insomma, dopo aver fatto quello che... dobbiamo... fare.
-Che cosa significa?- chiese Fleur dopo un attimo. Bill allungò una mano, per posargliela su un braccio e mantenerla calma.
Era tremendamente difficile spiegarsi, Ron l’aveva imparato, ormai. Vivere in un posto sicuro e comodo era stata una parentesi per certi aspetti indispensabile, ma lo scotto da pagare per quella sicurezza era la continua pressione psicologica, a cui dover mantenere la segretezza li sottoponeva, anche in compagnia di persone discrete e comprensive. La sensazione di dar prova di sfiducia e ingratitudine li tormentava, con tremendi sensi di colpa (come se ci fosse stato bisogno di ulteriori motivi di tensione).
-Significa che noi... non sappiamo bene cosa ci potrebbe succedere e come potrebbe evolvere la situazione e... preferiamo prepararci ad un... un altro periodo di... ehm... spostamenti di sicurezza- rispose faticosamente Hermione, venendogli in aiuto.
-Credevo che la tenda vi servisse solo per qualche notte, prima che tornaste da noi- disse Bill, riferendosi alla tenda che il giorno precedente era riuscito a procurare loro: quella del collega del signor Weasley era andata perduta nella cattura.
-No, noi... sentite, non è quello che vorremmo. Ma abbiamo visto che è meglio così- tagliò corto Ron in un tono che sperava suonasse come definitivo.
Il pranzo terminò in silenzio.
 
Quella sera Hermione, già in pigiama e vestaglia, era in camera sua, intenta a ripiegare gli ultimi abiti per poi strizzarli nella borsetta di perline. Sulla casa aveva gravato tutto il giorno una cappa di nervosismo, e Luna e Dean avevano cercato di sfuggirvi godendosi il tepore del primo di maggio in giardino ed esercitandosi con la nuova bacchetta di Luna, speditale da Olivander. Lei avrebbe voluto poterli imitare, ma anche quell’ultimo pomeriggio era scivolato nell’ansia, per la messa a punto dei dettagli finali. Si preparava ad andare a letto (anche Luna sarebbe salita di lì a poco), e cercava di richiamare alla mente il piano, per verificare eventuali dimenticanze, in un modo ossessivo ancora peggiore di quello della sera precedente la loro sortita al Ministero: non riusciva a controllare il tremito nervoso alle mani. Sul piano del cassettone, l’unico altro mobile che la stanza poteva contenere oltre alle due brandine che vi erano state fatte entrare a viva forza, stavano, in fila, i sontuosi e cupi abiti che avrebbe messo il giorno successivo, la bacchetta di noce di Bellatrix ed il suo capello in un vasetto, accanto alla fiala con ciò che restava della loro scorta di Polisucco. La sola vista la faceva rabbrividire. Avevano già deciso che l’indomani mattina sarebbe andata a trasformarsi nella camera di Unci-Unci, che da una settimana, dopo la partenza di Olivander, dormiva solo. Era meglio tenere all’oscuro tutti del maggior numero di dettagli possibile del loro piano, incluso il fatto che avrebbe preso le sembianze di Bellatrix Lestrange. Il pensiero la innervosì di nuovo, e sussultò quando, proprio in quel momento, la porta si aprì.
-Posso?- chiese Ron, titubante, entrando con due tazze fumanti in mano. Gliene porse una, ed al suo sguardo interrogativo rispose:
-Infuso Calmante. Ho chiesto a Fleur di prepararne un po’.
-E’... davvero gentile- mormorò Hermione, ripensando a quanto si era mostrata scontenta a pranzo: e nonostante tutto si era presa ancora cura di loro, esaudendo un’ennesima richiesta, anche se probabilmente era l’ultima volta.
Sorseggiò la tisana calda, mentre Ron le si metteva a sedere accanto sulla brandina cigolante.
-Allora...- sospirò, come incerto su cosa dire. Come a lei stessa, Hermione lo capiva bene, gli era difficile far vagare la mente su qualcosa di diverso dall’indomani cruciale che incombeva su di loro.
-Ho ricontrollato tutto- osservò lei inutilmente, tanto per dire qualcosa. La frase era diventata il suo ritornello, quel giorno: la ripeteva per calmarsi. Ron abbozzò un sorriso ed annuì, il viso sprofondato nel vapore della tazza.
-Sono stata bene, qui... sarei rimasta ancora- mormorò Hermione.
-E’ un posto adatto per tirare le fila di quello che ti succede, vero? L’avevo notato anche...- arrossì un poco –a Natale.
Si era quasi dimenticata che Ron aveva già vissuto un mese lì... senza di loro.
-Non abbiamo mai avuto occasione... voglio dire, non mi hai mai parlato di quel periodo.
Ron si voltò un po’ bruscamente.
-Hermione, tu hai minacciato di affatturarmi tutte le volte che ci ho prov...
-Oh, beh... non conta. Ero offesa, allora.
-E non lo sei più?
Lei sollevò gli occhi a guardarlo, con un’espressione vaga, appena un po’ arrossata sulle guance.
-Lo sarei se... beh, lo sai. Se non ci aspettasse tutto quello che ci aspetta domani.
Si rese conto, mentre lo diceva, che stava parlando, in qualche modo, della possibilità di morire a breve, mai apparsa così reale come quella sera, l’istante prima del salto nel vuoto. O se non nel vuoto, per lo meno in una nebbia fitta, con alte probabilità di errore. Tutto quello che era secondario perdeva rapidamente importanza. Ron annuì lentamente. La mano libera dalla tazza si allungò a sfiorare e poi prendere la sua.
-Sono... beh, sono stato... vi pensavo in continuazione. All’inizio non riuscivo a fare altro che... pensarvi. Ero paralizzato. Poi Fleur mi ha... dato una bella ripassata, diciamo. E allora sono cominciati giorni migliori. Ho ripreso a riflettere. A fare... non sai quante faccende domestiche! Ho sgobbato come un elfo... cioè, insomma...- si corresse precipitosamente vedendo che lei alzava lo sguardo -...hai capito. Ma mi ha fatto bene.
Hermione annuì. Aveva notato una diversa disposizione d’animo di Ron nei confronti di quel tipo di cose, nella vita in tenda dei mesi dopo Natale. Ma aveva pensato che fosse più che altro un modo per compiacerla.
Qualche istante di silenzio calò mentre entrambi finivano le loro tazze, che poi poggiarono con identico movimento sul cassettone, tanto vicino al letto che lo sfioravano con le ginocchia. Ron le passò, senza quasi traccia del suo goffo impaccio abituale, un braccio intorno alla vita, e lei appoggiò la testa sulla sua spalla con un lieve sospiro. Mentre lo faceva, i movimenti le rammentarono i gesti identici compiuti da lei ed Harry la sera della Vigilia, nel desolato cimitero di Godric’s Hollow. Ma Ron... non era Harry, ed il braccio attorno alla sua vita sembrava scottarla attraverso la maglia fine del pigiama: normalmente sarebbe stata troppo tesa ed imbarazzata per tollerarlo senza essere spinta a parlare freneticamente per darsi un tono. Invece rimase in silenzio, immersa nei suoi pensieri... e nella stretta di Ron.
Erano così diversi, Ron e Harry, e così differenti erano i sentimenti che suscitavano in lei... eppure le erano tanto ugualmente cari che, quando la porta si aprì ed entrò proprio Harry, con la sua tazza fumante, le scivolò una lacrima sul viso. Tese la mano che non era intrecciata a quella di Ron verso di lui, ed Harry docilmente si sedette accanto a loro, senza che nessuno dicesse una parola. Tutti e tre restarono vicini, in silenzio, in quello che pareva l’ultimo momento di normale tranquillità loro concesso, a godere senza parlare dell’affetto reciproco. Vide, nello specchio sopra il cassettone, Harry e Ron scambiarsi, sopra la sua testa, uno sguardo dei loro, uno sguardo da maschi, come diceva lei, che chissà cosa significava, con occhi un po’ malinconici.
-Vi voglio bene- mormorò Hermione, e loro annuirono, in una sincronia quasi perfetta e un po’ ridicola.
Non occorsero altre parole, quella sera.
 
Verso le dieci della mattina seguente, mentre tutti, svegliatisi, come previsto, in assenza del trio, cercavano di abituarsi alla nuova routine; e Fleur rifletteva che casa sua non le era mai sembrata così grande, ora che gli occupanti erano rapidamente scesi da nove a quattro, si accese una fiamma verde nel camino del piccolo soggiorno. E gli eventi precipitarono.
Nella stanza in quel momento c’era solo Dean, che sobbalzò quando udì una voce provenire da lì.
-Bill! Bill!
Un uomo di pelle scura, dalla profonda voce rassicurante, era apparso fino al busto nel camino. Dean ricordava vagamente di averlo visto a scuola qualche anno prima, ed era quasi certo che fosse un Auror. Comunque doveva essere uno dei loro se riusciva a comunicare con Villa Conchiglia tramite il camino: non era possibile farlo con un posto protetto dal Fidelius, se il Custode non ne aveva rivelato la posizione.
-Ehm... vado a chiamarlo, è qui fuori- balbettò Dean, e corse via, dicendo a gran voce:
-C’è qualcuno nel camino!
Luna e Fleur si affacciarono all’istante dalla cucina, entrambe con le braccia insaponate, e Bill rientrò in casa, ancora reggendo l’annaffiatoio di zinco.
-Chi è?
-Non mi ricordo con precisione il suo nome...- cominciò Dean incerto.
Tutti si mossero verso il salotto con decisione.
-Kingsley!- esclamò Fleur.
-Kingsley... che succede?- chiese subito Bill.
-Volevo avvisarvi delle novità. Harry, Ron, ed Hermione, secondo una notizia che mi è arrivata adesso, sono appena sfuggiti per un soffio dopo... un’effrazione alla Gringott.
-Che cosa?- esclamò Bill, lasciando cadere l’annaffiatoio, che tintinnò sonoro sul parquet.
-Era questo che stavan progetondo di fare con quel foletto!- tuonò Fleur, gli occhi spalancati. Kingsley sembrò colpito.
-Voi... ne sapevate qualcosa?
-Erano qui. Da un mese, fino a stamani all’alba- spiegò rapidamente Bill –Kingsley, e adesso?
-Non so... al momento non ho idea di cosa potrebbe succedere. Stanno già mettendo tutto a tacere, ma Sturgis, che si trovava a Diagon Alley fino a mezz’ora fa, mi ha mandato un gufo per dirmi che sono fuggiti con un drago.
-Wow!- mormorò Dean alle spalle di Bill. Lui, però, non lo trovò altrettanto divertente.
-Spero tu stia scherzando- disse serio a Kingsley, che scosse gravemente la testa.
-Cosa dobiamo fare?- intervenne Fleur.
-Finché non capisco come potrebbe evolvere la situazione, non possiamo fare nulla. Ma sto allertando tutto l’Ordine, tenetevi pronti.
I due annuirono gravemente. Luna e Dean, alle loro spalle, si scambiarono uno sguardo silenzioso ed attonito, e Kingsley sparì.
La giornata passò intollerabilmente lenta. Nessuno di loro riusciva a staccarsi dai pressi del camino: ogni schiocco del fuoco, alimentato ossessivamente da Bill, li faceva sobbalzare e fissare le fiamme, sperando che ne emergesse la testa di qualcuno pronto a dare notizie. Fleur sferruzzava seduta di sghimbescio sul divano, le lunghe gambe affusolate  appoggiate al bracciolo e la schiena contro il fianco del marito. Lui leggeva il giornale distrattamente.  Mangiarono alle due passate, una strana zuppa che Luna si era offerta soavemente di preparare quando era diventato chiaro che i due padroni di casa non riuscivano a scollarsi dal caminetto. La cosa veramente insolita era stata che Fleur aveva acconsentito a che trafficassero nella sua preziosa cucina senza alcuna supervisione, annuendo distrattamente mentre riprendeva l’ennesima maglia caduta dal traforo. Dean aveva dato una mano a Luna, perchè l’attesa lo stava snervando.
Il pomeriggio si trascinò, sfilacciandosi in un glorioso tramonto dorato che non fu degnato di alcuna attenzione, se si eccettuava Luna, all’apparenza quasi ipnotizzata dalle striature delle nuvole che si potevano ammirare attraverso la finestra, e poi in una notte limpida e tersa.
Stavano sgranocchiando biscotti e bevendo il tè che Bill aveva appellato dalla cucina (Luna non si era riproposta per cucinare, e gli altri, dopo aver assaggiato la zuppa, non avevano insistito), quando Luna, che era nuovamente in piedi accanto alla finestra, intenta a fissare il cielo ormai scuro ed a disegnare strani circoli nell’aria con la sua bacchetta nuova (cedro e crine di unicorno, undici pollici e un quarto, molto flessibile), sussultò all’improvviso. Gli altri alzarono tutti la testa, trattenendo il respiro per i nervi a fior di pelle.
-Che succede, Luna?- chiese Dean, scrutandola accigliato.
Lei aveva portato la mano alla tasca dello scamiciatino di lana grigia, l’unico vestito di sua proprietà che le era rimasto da Villa Malfoy, e che Fleur aveva praticamente sottoposto a disinfezione chimica prima di permetterle di riutilizzare. Ne estrasse un galeone, e Dean, comprendendo immediatamente quello che stava accadendo, balzò in piedi.
-E’ caldo- osservò lei, mentre lui la raggiungeva con due lunghi passi.
-Cosa c’è scritto? E’ Neville?- chiese il ragazzo, concitato.
-Sì...“Sono tornati. Si combatte”- lesse lei, guardandolo poi con occhi spalancati.
-Che sta succedendo?- intervenne Bill.
Dean si girò freneticamente e sbottò:
-E’ Neville, Neville Paciock. Aveva promesso a Luna di farle sapere se Harry, Ron ed Hermione fossero tornati ad Hogwarts e...
-Mais... in che modo? Cos’è quell’afare?- chiese Fleur.
-Un galeone falso. Li usavamo due anni fa per l’ES... Hermione ci ha fatto su un incanto Proteus, sono ancora utili per comunicare... peccato aver perso il mio!- proruppe Dean con rammarico.
-Dobbiamo andare ad Hogwarts- dichiarò Luna tranquillamente.
-Cosa? No, aspettate...- Bill si alzò in piedi –Che storia è questa?
-Neville ci ha avvertiti, Harry Ron ed Hermione sono arrivati a scuola- ripeté lei, pazientemente.
-Ma... è impossibile! Come avrebbero fatto? La scuola è piantonata!
Dean guardò Luna perplesso, e gli sovvenne anche un’altra cosa.
-Io non ho la bacchetta- disse con voce piatta.
-Qui c’è scritto “Passate dalla Testa di Porco”- osservò Luna, un po’ accigliata, leggendo la seconda scritta che era apparsa lungo l’orlo del galeone.
-Caro... deve averli mandoti su Aberfòrth... sai, il pasagio che sci disceva...- intervenne improvvisamente Fleur, come comprendendo qualcosa.
-Quale passaggio?- domandò Dean.
-Pare che il vostro amico, il giovane Paciock, nelle ultime settimane si sia dovuto nascondere, perchè ad Hogwarts dava troppo fastidio... nella Stanza delle Necessità, la stessa che usavate per l’ES- spiegò Bill stancamente, attingendo a tutte le informazioni che, essendo parte dell’Ordine, accumulava ogni giorno dagli altri membri. –La Stanza è entrata in comunicazione con la Testa di Porco. Non so se lo sapevate, ma il gestore è il fratello di Silente.
-Cosa?- esclamò Dean stranito. Luna invece si limitò ad annuire:
-Oh, sì, io lo conosco bene... quando ero a scuola andavo sempre a trovarlo. Adoro le sue capre, le nutre con...
-Beh, insomma, l’Ordine ha tenuto segreta la cosa, ma sembra che abbiamo un modo per arrivare ad Hogwarts in caso di necessità. Naturalmente non avrei mai pensato che quei tre fossero così pazzi da voler tornare a scuola, altrimenti gli avrei detto del passaggio... non so come abbiano fatto a scoprire da soli dove dovevano andare- meditò accigliato Bill.
Il fuoco nel camino divampò in quell’istante, e tutti, trasalendo, si voltarono: vi era comparso un mago stempiato, con l’aria di essere in affanno.
-...Bill?
-Papà!
-Bill, c’è qui Ginny che strepita perchè...- il viso del signor Weasley fu spinto da parte da quello di una Ginny fuori di sé.
-Bill, dov’è Luna? Luna!
-Sono qui- Luna si fece più vicina al camino.
-Hai visto il galeone?
-Sì. Ci stiamo preparando ad andare- rispose Luna, nonostante il grugnito di Bill.
-VISTO?- Ginny si voltò, gridando verso i genitori, evidentemente alle sue spalle -Loro stanno andando, dobbiamo andare anche noi...
-Cos’è questa storia, Bill?- tuonò la signora Weasley, poi tutto fu per qualche momento confuso nella ridda di voci che si levavano l’una sull’altra: dall’altra parte, erano sopraggiunti anche Fred e George, che davano manforte a Ginny nella discussione, e zia Muriel, che con strida d’aquila si lamentava per la confusione.
Dean scosse la testa, al culmine del nervosismo. Mentre Bill parlava con la sua famiglia, si avvicinò e prese Luna per mano, bisbigliandole:
-Sei capace di Smaterializzarti?
-Oh... no, purtroppo. Mi hanno portata via da Hogwarts prima che iniziassero i corsi per...
-Beh, io so farlo. Dobbiamo muoverci, prendi la bacchetta e...
Alzò lo sguardo sui padroni di casa, come sperando che non si sarebbero accorti se loro due sgattaiolavano via. Fleur, però, era vicinissima.
-Sì, andate- disse inaspettatamente, a voce abbastanza forte da essere udita da Bill, che abbandonò i suoi tentativi di mediazione della lite dall’altra parte del camino e si voltò bruscamente.
-Cosa?
-Andate- ribadì seria Fleur, voltandosi poi verso il marito: -Noi dobbiamo avvertire l’Ordine, immediatamente, poi dovremo aspettare direttive e ci vorrà del tempo... lo sai anche tu.
Bill la fissò, a bocca spalancata. Era la stessa Fleur che la sera prima aveva espresso disapprovazione per il fatto che Harry, Ron ed Hermione ripartivano? Certo, era diverso...
-Ma...- riuscì a dire, prima che lei riprendesse, perentoria.
-E’ anche più rasgionevole che arriviomo scalionati. Loro possono andar jà da ora- e poi, guardando negli occhi il marito: -Sono entrombi magiorenni.
Avevano festeggiato il compleanno di Luna proprio in quella stanza, un paio di settimane prima.
-Tesoro...
-Bill...
-Oh, insomma...- Bill si girò verso i due ragazzi, che nell’ansia della fretta erano stranamente simili, con in viso dipinta la stessa espressione di attesa, e parevano l’uno il negativo dell’altra: -Non ho nessun diritto di dirvi cosa fare. Ma vi avverto... non è un gioco. E ora, se volete... beh, andate.
-MAMMA!- ululò furente Ginny, che aveva assistito alla scena, e dall’altra parte del fuoco la discussione tra i Weasley riprese.
-Bene!- esclamò Dean. Rimase un momento immobile, poi fece un passo avanti e strinse la mano a Bill.
-Grazie per tutto quello che avete fatto per noi. Anche... la telefonata, davvero, era più di quanto speravo.
-Figurati- rispose Bill imbarazzato.
Fleur abbracciava Luna, che disse:
-Sono stata come a casa, qui.
Per un attimo si fissarono, come rendendosi conto di quante cose avevano condiviso in un mese di stretto contatto, a fiancheggiare Harry, Ron ed Hermione. Fu Fleur a concludere quell’ultimo momento, sollecitandoli:
-Su andate. Non importa fare tuti quosti saluti, sci rivedremo tra una mezz’oretta, se va tuto bene.
-Ricordatevi: Materializzatevi alla Testa di Porco!- si raccomandò Bill. I due ragazzi annuirono.
Poi Dean prese Luna per mano. Lei gli porse la sua bacchetta, ed insieme uscirono di corsa dalla stanza, facendo sbattere la porta d’ingresso. Bill e Fleur sentirono i loro passi nel giardino buio, sentirono il cancelletto scricchiolare mentre veniva aperto. Poi il silenzio, e seppero che erano partiti.
Il caminetto taceva: dall’altra parte, nel frattempo, si era interrotta la comunicazione. Bill afferrò una manciata di Polvere da un vaso di ceramica celeste sulla mensola del caminetto e la gettò tra le fiamme, chiamando forte “Papà”, con la testa dentro la cappa.
-Bill!- rispose suo padre. Aveva gli occhiali storti, e sembrava un po’ fuori di sé: -Fred, George e Ginny sono usciti con la forza... credo che...- in lontananza si udì l’urlo furente della signora Weasley –Sì, credo che siano appena riusciti a Smaterializzarsi da Aberforth... devo andare a calmare tua madre, non posso...
-Papà, io avverto Kingsley. Credo che tutto l’Ordine debba intervenire.
-Indubbiamente... io...- Bill notò quanto suo padre fosse profondamente sconvolto, sotto l’apparenza di distacco che cercava di mantenere. Probabilmente, pensò in un attimo, si rendeva conto molto meglio di lui di cosa significasse una battaglia su vasta scala come quella che sembrava prospettarsi ed alla quale, sembrava, quasi tutti i suoi figli avrebbero preso parte. –Ora, se puoi pensarci tu, figliolo... io devo... Molly, cara...
Le grida di sua madre erano diventate un pianto rabbioso. Era chiaro che non tollerava l’idea che praticamente tutta la sua famiglia si esponesse a quel modo.
-Ci vediamo dopo, papà- terminò Bill, con voce incolore, e chiuse la comunicazione.
Fleur gli aveva posto le mani sulle spalle e stringeva forte. Provò l’impulso quasi irresistibile di trarla a sé, nel sordo dolore che provava per l’angoscia dei suoi genitori, ma restava un’altra cosa da fare. Si chinò ancora sulle fiamme, alimentandone i riflessi verdastri con altra Polvere, e chiamò: “Kingsley!”.
Dopo nemmeno un istante, comparve la scura faccia autoritaria dell’Auror.
-Bill?
-Kingsley, a quanto sembra sono arrivati ad Hogwarts.
Lui non si scompose, pareva aspettarselo.
-La fonte qual è?- chiese solo, serio.
-Neville Paciock ha mandato un messaggio a Luna, usando dei vecchi galeoni stregati con un Proteus. I ragazzi, là, pensano di combattere, a quanto sembra dal messaggio di Paciock. Ma non so cos’abbiano in mente. Dobbiamo intervenire.
-Certamente- disse subito lui –Chi altri lo sa?
-Solo i miei, per ora.
-Io avverto gli altri, tutti quelli che riesco. Ci troviamo da Aberforth, d’accordo?
-D’accordo.
Kingsley chiuse la comunicazione e Bill si rialzò lentamente, sentendosi come svuotato. Fleur lo fronteggiava. Era pallida.
-Alora... andiamo?
-Sì.
Lei gli mise una mano sulla spalla.
-Forse è... il caso di andar a prondere i tuoi, tesoro?
Bill la guardò pieno di riconoscenza per il suo intuito.
-Sì, io credo... mia madre sembrava un po’ fuori di sé... vorrei... non so se papà penserà ad avvertire Charlie e sarà bene che anche lui lo sappia...
Fleur annuì.
-Possiamo contattar Sciarlie dalla casa di tua zia.
Si guardarono ancora. Non c’era altro da fare che partire.
La casa era vuota, intorno a loro: come non era stata per oltre un mese. Eppure, il silenzio non portava alcun sollievo, anzi, era reso inquietante dall’incertezza sul futuro dei loro amici.
“E’ stato così anche dopo Ron” pensò fugacemente Bill.
Ma stavolta era diverso. Il presentimento che si prospettasse qualcosa di cruciale, di definitivo, in bene o in male, era stranamente potente: e sembravano averlo avvertito anche i suoi. E lo avvertiva, Bill lo capiva bene, anche Fleur: nulla sarebbe stato come prima.
Lei si era lentamente voltata, ed aveva raccolto dal divano il suo lavoro a maglia per il piccolo Teddy.
-L’ho finito...- mormorò, sfilando delicatamente uno dei ferri e mostrandogli il maglioncino da neonato, eseguito in un perfetto, delicato traforo: -Una settimona di ritardo, ma ponso che... sia venuto bene- disse, vaga. Il labbro le tremò, e le scese una lacrima sulla guancia.
-E’ bellissimo- fece Bill, poi si allungò di scatto verso di lei, la strinse a sé e si chinò a baciarla, a lungo ed intensamente. Neanche lui avrebbe saputo spiegare dove avesse trovato le parole che le sussurrò:
-Andrà tutto bene. Quando nasceranno i nostri, di figli...sarà tutto diverso. Forse grazie a... stanotte.
Lei annuì, contro il suo collo.
-Ho... paura per te- disse poi schiettamente, la mano levata a sfiorare delicatamente le cicatrici sul suo viso –Ed anche per... tuti loro. Ron, Arrì... Hermione, Luna, Deàn... e poi...- la voce le morì.
-Lo so... lo so- convenne Bill. Sapeva che pensava ai suoi, a Narbonne, e che si rammaricava di non poterli salutare, per evitare di spaventarli.
Lasciarono che il silenzio ricoprisse ogni altra cosa per qualche attimo ancora, poi Fleur si staccò da lui con decisione.
Lanciò uno sguardo d’attorno, come rammaricata di dover lasciare la sua casa così in disordine, posò delicatamente il golfino candido sul divano e spedì con un gesto della bacchetta le quattro tazze sporche nell’acquaio della cucina attraverso la porta aperta. Lo guardò.
-Prima tappa da zia Murièl, alora?
Bill le sorrise, e l’attirò a sé.
Sottobraccio, attraversarono lentamente il salotto, congedandosi dalle loro cose, passarono nel piccolo vestibolo ed uscirono, chiudendo delicatamente la porta di casa dietro di loro. La mano di Fleur indugiò con affetto sul pomello d’ottone, poi attraversarono il giardino, bello delle loro cure amorevoli nella notte di maggio, sui passi che poco prima erano stati di Luna e Dean, ed uscirono dal cancello, accostandolo con cura.
Un momento dopo, erano scomparsi.
 
Villa Conchiglia rimase deserta, svuotata in un solo giorno di tutti i suoi otto inquilini, invisibile per il doppio effetto dell’oscurità e dell’Incanto Fidelius, abbandonata nel silenzio della notte ormai tarda, che rimandava soltanto l’incessante ritornello del mare. La quiete sembrava riflettere l’eco dei passi, delle parole e delle scelte di chi vi aveva vissuto, quegli ultimi giorni, senza sospettare quanto fosse vicina l’alba di un mondo nuovo.
Senza sapere che, di lì a qualche ora, le prime luci dell’aurora, riflesse nelle finestre dalle cornici azzurrine, sarebbero state scintille trionfanti e dolorose come il fuoco, che avrebbero salutato, inaspettata, la libertà.
 
Ebbene... ecco qua.
Siamo di nuovo al momento dei saluti, e dei ringraziamenti.
Quindi... grazie. Grazie a voi, miei cari e preziosi recensori. Siete stati incoraggianti, lusinghieri, acuti, generosi ad usare un po’ del vostro tempo per me.
Grazie a voi che l’avete preferita, seguita, ricordata: spero di essere riuscita a non deludervi. Grazie ai semplici lettori che hanno fantasticato un po’ in mia compagnia.
Spero che tutti mi farete sapere qualcosa, mi lascerete un giudizio, un’annotazione, un complimento o una critica!
Prima di lasciarvi, vi annuncio che... è già stata pubblicata la prima parte della terza storia di questa serie, insomma, del seguito: qualcuno di voi probabilmente se ne era già accorto. Si chiama L’Horcrux di Hermione, e la trovate qui.
E con l’augurio di tanti altri incontri e tante storie... a presto, ragazzi!
Un grande bacio, la vostra
Orual

 

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: orual