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Autore: RedMarauder    05/04/2011    5 recensioni
“Chissà perché hanno scelto noi..”
“Perché siamo i migliori” rispondo, come se fosse ovvio, alzando le spalle.
Lei si gira a guardarmi, sgranando gli occhi sorpresa “Siamo?” chiede con un mezzo sorriso.
“Si” rispondo perplesso, senza capire dove vuole andare a parare.
“Chi?” chiede conferma.
“Io e te” chiarisco in tono ovvio, poi la fisso confuso “chi se no, i ragazzi delle consegne?” chiedo sarcastico.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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JISBON WINS AGAIN!
 
 
 
Alziamo ridendo le tazze di caffè e thè, solo la mia, per brindare al caso appena chiuso.
Dopo un coro di cin-cin sorseggiamo le nostre bevande. La chiacchierata riprende, mentre cominciamo a tagliare le fette della nostra solita “pizza del caso chiuso”. È stato un caso piuttosto ostico e lungo, che ha compromesso spesso i rapporti fra noi del CBI e la polizia locale di un piccolo paesino a 50km da Sacramento. Considerando la fatica fatta, siamo tutti piuttosto entusiasti di festeggiare la buona riuscita del caso!
“Jane, tu come la vuoi?” mi chiede Lisbon, aspettando la mia risposta con il coltello a mezz’aria.
“Con l’ananas” rispondo, avvicinandomi a lei per prendere la fetta di pizza.
Dopo averla tagliata la lascia scivolare su un piattino che mi allunga con un sorriso.
Ci sediamo tutti al tavolo del bullpen, cominciando la nostra serie di aneddoti sul caso. Tutte le figuracce e gli errori commessi, giusto per il gusto di ridere e lasciarsi fatiche e tragedie alle spalle. In quel momento, entra LaRoche nel bullpen e noi ci zittiamo, nemmeno fossimo a scuola in presenza del preside.
“Scusate se interrompo i festeggiamenti ragazzi” inizia con un sorriso incerto “volevo complimentarmi personalmente con la squadra: siete stati bravi, rapidi e professionali. Strano che anche quest’ultima parte comprenda anche te, Jane!” aggiunge ironizzando.
Sorrido tranquillo “Grazie signore” mentre tutti ridono.
“Comunque complimenti a tutti” conclude sorridendo, mentre si alza una sorta di coro di ringraziamenti.
“Lisbon, Jane, posso parlarvi un attimo?” chiede poi.
Lisbon scatta in piedi. Da quando LaRoche l’ha declassata si sente leggermente messa sotto pressione, anche se, ovviamente, non lo vuole ammettere. Ma quando mai Lisbon ammetterà una sua debolezza davanti a me?
Mi alzo anche io, sorridendo per la reazione scattante di Lisbon, e seguo lei e LaRoche fuori dal bullpen, nel suo ufficio.
Ci sediamo sulle poltroncine davanti alla scrivania, mentre LaRoche abbandona la sua mole sulla sua poltrona, dall’altra parte.
“Ancora complimenti: infondo la squadra risponde principalmente delle vostre azioni, quindi il merito va in parte a voi due” inizia quello che sarà, temo, un lungo e noioso discorso.
“Grazie signore” risponde Lisbon con un sorriso imbarazzato. Capisco che è spiazzata dall’improvvisa ammirazione di LaRoche per il nostro lavoro.
Io sorrido senza aggiungere niente. Sono curioso di scoprire dove vuole andare a parare il nostro nuovo capo.
“Vedete, volevo parlarvi proprio di questo” continua lui, incrociando le mani sulla scrivania e sporgendosi leggermente in avanti “per quanto il rendimento della vostra squadra sia dato dal fattore di collaborazione fra tutti voi, buona parte di un caso è risolta da Jane, seppur con metodi poco ortodossi” ammette sollevando le sopracciglia “ma comunque efficaci. Qui subentri tu Lisbon, che non solo fai un ottimo lavoro come capo, ma ti occupi anche di rimediare ai suoi errori e risolvere tutti i problemi che lui causa”
“Detto così suona peggio rispetto alla realtà” intervengo io, cercando di difendermi, nonostante il tono di voce di LaRoche non sia affatto accusatorio.
“No, detto così non si avvicina nemmeno vagamente alla realtà!” mi contraddice Lisbon, alzando un sopracciglio.
Sto per ribattere, ma LaRoche mi anticipa “Il punto è” riprende per tornare sul filo del discorso “che, qualunque sia il compromesso che dovete accettare per collaborare, la vostra collaborazione porta ottimi risultati”
“E con questo?” chiedo, cercando di tirare le somme del discorso.
“Ho ricevuto una lettera firmata e scritta da sindaco in persona” spiega LaRoche “in cui si complimentava direttamente con voi e vi presentava una proposta”
“Che genere di proposta?” chiede Lisbon, interessata e preoccupata al tempo stesso.
“Negli ultimi anni è stato progettato un nuovo piano organizzativo delle forze dell’ordine. Non sto a spiegarvi la complessità burocratica e politica. In breve, abbiamo deciso di istituire una squadra speciale che operi maggiormente all’interno della California, ma con risorse più ampie e mezzi più sofisticati. Oltre che un finanziamento decisamente superiore. Una squadra a cui affidare i casi più complicati, una squadra che possa difendere il paese. Ovviamente sarà composta dalla vostra squadra e dagli altri migliori elementi, presi anche dalle altre forze dell’ordine. La proposta del sindaco è di avere voi due a capo della squadra”  conclude LaRoche.
Lisbon rimane a bocca aperta, completamente allibita. Anche io sono sorpreso, ma mi limito a un sorriso.
“Avrete comunque il caso di John il Rosso, e svolgerete il vostro lavoro all’interno del CBI, come sempre. Ma l’ufficio sarà più nuovo, più grande e anche più occupato, dai nuovi elementi che subentreranno. È un progetto ancora in corso e si parla di avviarlo fra non meno di sei o sette mesi. Il sindaco però, ha insistito per avere te, Lisbon, a capo della squadra speciale, con al tuo fianco Jane, come unico consulente della squadra” conclude il capo.
Mi giro verso Lisbon, sorridendo come un idiota e mimando un inchino “Al vostro servizio, Madame!” esclamo.
Lei alza gli occhi al cielo, tornando a concentrarsi su LaRoche “Quanto tempo abbiamo per decidere?” chiede, leggermente scossa dalla notizia.
“Io dico già si” intervengo pronto, alzando la mano, mentre lei mi fulmina con lo sguardo.
“So che può sembrare crudele, ma non avete scelta: il sindaco è stato piuttosto categorico!” si scusa LaRoche.
Lisbon annuisce, arrendendosi al potere gerarchico. Dopo qualche altra spiegazione, LaRoche ci congeda, raccomandandosi di non dire niente al resto del squadra, che dovrà attendere l’annuncio ufficiale.
Usciamo dall’ufficio e, invece di tornare nel bullpen, saliamo nella, ormai mia, soffitta, per discutere della novità.
“Non te lo aspettavi?” le chiedo, stendendomi sul mio letto improvvisato.
“No, decisamente no” risponde, ancora leggermente scossa dalla novità “Sai che significa?” chiede retorica.
“Meno ferie e più stipendio?” azzardo.
“No” risponde lei, avvicinandosi e appoggiandosi sul bordo del letto, al mio fianco “significa molte più responsabilità per me, meno libertà per te e sicuramente più possibilità di finire alla ghigliottina per me, per colpa tua ovviamente!”
“Perché deve essere sempre colpa mia?” chiedo sbuffando, fingendomi offeso.
“Perché sei tu a causare problemi, ogni volta che apri bocca!” risponde lei a tono, poi si fa pensierosa “Chissà perché hanno scelto noi..”
“Perché siamo i migliori” rispondo, come se fosse ovvio, alzando le spalle.
Lei si gira a guardarmi, sgranando gli occhi sorpresa “Siamo?” chiede con un mezzo sorriso.
“Si” rispondo perplesso, senza capire dove vuole andare a parare.
“Chi?” chiede conferma.
“Io e te” chiarisco in tono ovvio, poi la fisso confuso “chi se no, i ragazzi delle consegne?” chiedo sarcastico.
“Pensavo che ti ritenessi il solo artefice di tutta la gloria che abbiamo ricevuto in questi anni” si giustifica alzando le spalle.
Scatto a sedere, spaventandola. Scendo dal letto e mi piazzo di fronte a lei, che mi fissa come se fossi uscito di testa.
“Si è vero, forse sono io quello che chiude i casi, ma io non sarei niente senza di te” ammetto, sorridendole.
Lei mi fissa con un sopracciglio alzato, poco convinta della mia sincerità. “Davvero?” chiede.
“Si, certo” rispondo sincero “tienitelo bene in mente, Lisbon: il nostro successo è dovuto alla tua pazienza, alla continua fiducia in me e alle tue infinite capacità. Non funzionerei con nessun altro, se non con te” confesso, facendola arrossire. Adoro farla arrossire!
“Sono confusa” ammette, sorridendo “mi stai dicendo che, se non fosse per me, tu non avresti tutto questo successo?” chiede.
Sorrido “Esatto” rispondo “non sarei così bravo. E poi molte cose le ho imparate da te. Avanti, quante volte mi hai ripetuto di non toccare le prove senza guanti? Lo faccio ancora? No! Perché tu sei stata paziente e io ho imparato!” concludo sorridendo.
“Detto così sembra quasi che tu stia parlando di tua madre” commenta sorridendo.
“Sei stata sicuramente più brava tu di lei!” esclamo facendola ridere.
“Ok, visto che siamo in vena di confessioni” inizia lei, arrossendo leggermente “mi hai resa un poliziotto migliore. Sicuramente più aperta ad ogni possibilità, ma anche più fiduciosa nei confronti di chi collabora con me. Starti dietro, proteggerti, difenderti e riparare ai tuoi guai è un lavoro stancante, ma se non altro da molta soddisfazione arrivare alla fine di un caso con te ancora vivo e io ancora con un lavoro!” ammette.
Scoppio a ridere per la sua ultima battuta “Ok, la palla passa a me: ti prometto che, da oggi in poi, cercherò di renderti la vita più semplice, nei limiti del possibile è chiaro! Prometto di ridurre la quantità di guai in cui ti trascino ogni giorno e prometto di essere più professionale!”
Lei sorride “Segnerò sul calendario il giorno in cui vedrò realizzate le tue promesse!” esclama.
“A condizione che..” inizio, mentre lei sospira sorridendo “mi lasci guidare più spesso!” propongo.
“Solo se prometti di andare piano” aggiunge lei, in tono supplichevole.
Io sfodero la mia miglior espressione da cane bastonato, facendola cedere nel giro di due o tre secondi.
“D’accordo!” esclama sbuffando.
Sorridendo allungo la mano destra, che lei stringe con un sorriso. Non appena le nostre mani si incontrano la tiro verso di me, abbracciandola. Dopo un secondo iniziale di tensione, sento il suo corpo rilassarsi contro il mio. I suoi capelli profumano di fragole, pesca e di qualcos’altro.
“Grazie” dico sorridendo.
“Per cosa?” chiede perplessa.
“Per tutte le volte che mi hai salvato la vita e che mi hai perdonato, e per tutte le volte future in cui mi salverai la vita e mi perdonerai” rispondo, facendola ridere.
“è  stato un piacere, e lo sarà” risponde lei “Grazie” aggiunge.
“Per cosa?” chiedo, anche se lo so già.
“Per tutte le volte in cui mi hai salvato la vita o ci hai provato, e per tutto ciò che hai fatto per me in questi anni”risponde.
La stringo a me un’ultima volta “è stato un piacere!” rispondo sorridendo.
Ci stacchiamo, forse entrambi leggermente imbarazzati per quello slancio di sincerità in cui ci siamo aperti l’uno con l’altra.
“Credo che funzionerà!” esclama convinta.
“La squadra speciale?”
“Già. LaRoche  ha parlato di noi come se tutto dipendesse dalla nostra collaborazione” aggiunge.
“Come se fossimo il collante della squadra” aggiungo io.
Lei sorride “E la colla deve resistere. Noi resisteremo?” chiede, sempre sorridendo.
Sorrido anche io “Che domande! Si” rispondo “Siamo il collante!” esclamo, alzando la mano per darle il cinque.
Sorridendo colpisce la mia mano con la sua piccola e forte “Siamo il collante!” ripete sorridendo.
“La famosa Jisbon” esclamo, prima ancora di collegare il cervello e pensare alle mie parole. Infatti, me ne pento subito. Il sorriso di Lisbon scompare, lasciando il posto a un’espressione strana, un misto fra confusione, stupore e ansia.
“Che cosa?” chiede, quasi senza voce.
“Ehm..tu non ascolti i pettegolezzi?” temporeggio, cercando un modo per dirglielo senza scatenare la sua furia omicida. È un domanda stupida: lei non ascolta i pettegolezzi. In realtà, nemmeno io lo faccio, ma certe cose si sanno e basta. O si percepiscono.. ok, forse mi sono dato ai pettegolezzi, ma senza farmi scoprire dalle fonti!
“Quali pettegolezzi?” chiede improvvisamente terrorizzata, ma ora anche leggermente isterica.
Ok, ho sbagliato tattica, lo ammetto.
“Mah, niente di che, insomma sono voci che girano. Non bisogna mai dar retta alle voci!” sentenzio, scacciando l’aria con la mano.
Ma è difficile fregare Lisbon..molto difficile!
“E tu, esattamente, come sei arrivato alle voci?” chiede, facendo subito centro.
Ops..
“Casualità” rispondo pronto, e in parte è vero.
“Ah ah” annuisce lei e capisco subito di non averla fregata “e cosa dicono queste voci?” chiede, apparentemente tranquilla.
So che sotto quell’espressione falsamente dolce  e comprensiva si nasconde una tigre pronta a sbranarmi, quindi vado avanti per gradi!
“Ecco, le voci che ho sentito parlavano tutte del fatto che siamo la coppia vincente del CBI e che il nostro successo è arrivato fino alle vette della gerarchia del dipartimento, cosa che abbiamo appena scoperto” spiego, limitando la realtà. In realtà, le voci erano molto più ampie!
“E?” mi incita lei a continuare. Ovviamente non c’è cascata!
“E ci è stato affibbiato un nomignolo, come riconoscimento di questo meritato successo” continuo, ignorando ancora parte della realtà “è una cosa anche piuttosto carina!” aggiungo, sinceramente convinto che il nostro soprannome sia perfetto “perché sono i nostri cognomi uniti insieme e suona piuttosto armonico, quasi idilliaco!” concludo sorridendo.
“Idilliaco?” ripete lei, sorridendo, ma capisco che è tutt’altro che un sorriso allegro o compiaciuto.
“Già, è proprio..” esito cercando la parola giusta “..perfetto!” concludo sorridendole e sperando con tutto me stesso di averla fregata.
“Credi veramente di potertela cavare con così poco?” chiede, cancellando il sorriso sarcastico dal viso.
“No” rispondo sincero.
Con la mano mi fa cenno di andare avanti. Rassegnato sospiro e prego di poter almeno contenere i danni.
“Voci di corridoio dicono che il nostro soprannome sia stato creato principalmente perché tutti pensano che fra noi ci sia..qualcosa” concludo, leggermente imbarazzato e senza riuscire a concretizzare ciò che ho sentito in giro. C’è chi parlava d’amore, chi di solo sesso, chi di un rapporto platonico e chi, addirittura, pensava che fossimo segretamente sposati. Evito di raccontarlo a lei, ma tanto so che un giorno lo scoprirà!
E poi arriva la sua reazione..
“Ok” risponde, sorridendo tranquilla.
La fisso come se fosse impazzita “Come ok?” chiedo sbalordito e leggermente confuso.
“Ok” ripete lei, sorridendo ancora. Cerco nel suo viso e nei suoi occhi, ma non vedo tracce di rabbia, istinto omicida o imbarazzo. È perfettamente tranquilla!
“Aspetta, non sei arrabbiata?” chiedo, ancora scosso dalla sua reazione.
“No, perché dovrei?” chiede stupita, come se fossi io a dare i numeri.
“Ma ti ho appena detto che mezzo dipartimento crede che io e te stiamo insieme!” esclamo, quasi deluso che lei non si sia arrabbiata. Forse sono solo deluso di non aver anticipato la sua reazione.
“E allora?” chiede sorridendo.
Se possibile, divento ancora più scosso e sorpreso. “Sei sicura di stare bene?” chiedo quasi preoccupato.
“Jane, qual è il problema?” chiede, sorridendo tranquilla.
“Il problema è che la Lisbon che conosco avrebbe personalmente ucciso queste persone, una ad una, o se non altro avrebbe reagito male, prendendosela con me, anche se non c’entro niente!”
“Perché dovrei prendermela con te?” chiede perplessa e confusa.
“Tu te la prendi sempre con me!” esclamo, ora davvero preoccupato che Lisbon non stia bene.
La afferro per le spalle, scrutandola, in cerca di un indizio, ma niente: è tranquilla e allegra, anche molto divertita dalla mia reazione.
“Tu chi sei? Che ne hai fatto di Teresa Lisbon?” chiedo allibito, scuotendola leggermente.
“Jane, non potresti semplicemente ammettere di esserti sbagliato?” mi propone “per una volta non hai previsto una mia reazione. Fine della storia!” conclude sorridendo.
Mollo le sue spalle, ancora deluso. Senza motivo ovviamente.
“E poi, in ogni caso, non avrei comunque un motivo per arrabbiarmi con te!” puntualizza.
“Io sono il tuo capro espiatorio, trovi sempre un modo per prendertela con me!” puntualizzo io.
Lei scoppia a ridere “Ok, ti prometto che, da oggi in poi, non ti userò più come capro espiatorio  e me la prenderò con te solo se sarà necessario!” promette, riprendendo la fase delle promesse di prima.
La fisso, decisamente perplesso “Davvero?” chiedo conferma.
“Si certo” risponde sincera, sorridendo.
“Ok” rispondo io, rilassandomi.
Lei scoppia a ridere di nuovo “Devo lasciarti più spesso senza parole: è una sensazione magnifica!” esclama.
Sorrido anche io “Non prenderci l’abitudine!”
Ride scuotendo la testa e si avvia per scendere le scale, consapevole che abbiamo lasciato tutti gli altri disotto, senza avvisarli.
“Aspetta, e le voci?” chiedo, ancora stupito che lei abbia scavalcato l’argomento senza nemmeno degnarsi di approfondire la cosa.
Si volta verso di me, con una mano sul bordo della porta aperta. Mi sorride maliziosa e divertita e io mi preparo alla batosta che sento che arriverà.
“Lasciamogli credere ciò che vogliono!” risponde, mentre il mio cuore si ferma, immobilizzato dalle sue parole e dal suo sorriso.
“E poi..” riprende e io mi costringo a trovare la forza di respirare e non svenire “adoro quel soprannome!” confessa, arrossendo quel tanto che basta a renderla ancora più perfetta di quanto già sia.
Vorrei risponderle, ma mi riesce solo un sorriso da idiota, su un’espressione altrettanto idiota. Lei si gira, continuando a sorridere ed esce dalla stanza.
Rimango lì da solo, come un imbecille, ancora scosso dalle sue parole, ma soprattutto dal suo sorriso irresistibile. Scuoto la testa, ridendo e prendendomi in giro da solo.
Di questo passo perderò la capacità di controbattere e resterò senza parole più del dovuto, concedendole troppe vittorie.
Esco dalla soffitta, pronto a scendere disotto e ad affrontare il suo sguardo divertito e il suo sorriso meraviglioso.
Mi siede assieme agli altri, che non fanno domande, ma continuano a parlare di quello di cui stavano parlando prima, qualunque cosa sia. Io non ascolto, perché mi perdo nei suoi occhi verdi e brillanti, perdendo ogni briciolo di razionalità.
Le sorrido, e lei ricambia il sorriso, chiudendosi assieme a me in un istante solo nostro, isolato dagli altri che non si accorgono di niente.
Si è perfetto! Quasi idilliaco
 
 
 
 
 
dice l’autrice:
piccola (piccolissima) pausa da Red Criminal! Questa Shot mi è venuta in mente mentre scrivevo un capitolo di Red Criminal, e ho voluto pubblicarla subito! Che dire? Piccola romanticheria Jisbon, usando come fonte proprio questo soprannome! Forse è una mezza cavolata, ma spero vi sia piaciuta!! Recensite donzelle, voglio sentire i vostri commenti!!
See u soon : )
Giada
 
Ps: citazione rubata a Bones, chi sa trovarla?
Pps: tiritera: i personaggi non sono di miei, ma di proprietà del magico Bruno Heller! Questa storia non è stata scritta  scopo di lucro!
  
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