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Autore: Mayo Samurai    05/04/2011    6 recensioni
e se Arthur, per via di un suo stesso incantesimo tornasse piccolo? e se Alfred, costretto forze maggiori (il mio volere) dovesse prendersene cura?
un'altra long fic tutta made in Moniko-chan! :D
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qui con un’altra long fic tutta made in Moniko-chan e tutta (naturalmente) UsUk!
Muhahahah *ha un attacco sclerotico*
Scusate, vi mollo subito così andate a leggere!
Buona lettura!
Ciaossu!
 
 
 
 
Alfred attraversò quasi di corsa il vialetto, era impaziente di rivedere Arthur.
Finalmente dopo mesi di preparativi, richieste ai capi e suppliche, era riuscito a liberarsi dal lavoro di nazione per una settimana, e a organizzare una bella vacanza a casa di Arthur.
Non che si potesse considerare vacanza sette giorni in compagnia di un Inghilterra che si sarebbe lamentato delle terra inesistente che avrebbe portato in casa e del disordine che l’americano scatenava solo trovandosi nella stanza.
Atterrò con un balzo entusiasta sul pianerottolo e con la stessa allegria suonò il campanello.
Aspettò
Doveva ammettere che gli mancava l’inglese anche la sua terribile cucina.
Suonò ancora.
“magari non andrà male” pensò a grattarsi il mento, e poi se avrebbe sopportato sicuramente avrebbe avuto il suo premio, magari vestito da cameriere.
Suonò di nuovo.
Rimase in silenzio a contemplare la porta, poi iniziò a battere colpi sul legno.
“ARTHUR! APRI QUESTA CAVOLO DI PORTA!” urlò.
Ma niente.
Nessuno venne ad aprire.
Poggiò un orecchio alla porta e gli sembrò di sentire dei passi, piccoli e frettolosi, del tutto diversi da quelli di Arthur.
Si staccò turbato, lasciò la valigia all’ingresso e fece il giro della casa, provando ad entrare dalla cucina.
Mancò anche lì, la porta era chiusa a chiave.
Provò ad aprirla scuotendola, ma pensando che Inghilterra non sarebbe stato contento di avere una porta scardinata, ci rinunciò, e tentò dalla cantina.
Questa volta ebbe fortuna, aprì le ante della botola che portava alla cantina e uno sbuffo d’aria marcia e fredda gli arrivò in faccia, facendolo rabbrividire.
Non gli era mai piaciuta la cantina di Inghilterra, era più buia delle altre e sentiva sempre strani rumori provenire del pavimento.
Per un attimo, con la coda dell’occhio, gli sembrò di intravedere le tende della stanza al secondo piano muoversi, ma quando voltò tutta la testa non vide più nulla.
Facendosi coraggio varcò la stanza scura, cercando di ignorare le figure nere che si stagliavano lugubri attorno a lui.
Aprì la porta della cantina e si ritrovò nel corridoio, accolse con gioia la luce del sole che entrava dalle finestre e si poggiò alla porta, sospirando, era dentro.
Si guardò attorno e vide che era tutto in ordine, fece un giro veloce del primo piano, ma Arthur non era lì.
Controllò bene ogni stanza: cucina, bagno, salotto e sgabuzzino, ma niente.
Non provò a chiamarlo, quel silenzio tombale lo turbava, e gli sembrava un sacrilegio provare a interromperlo.
Si mise di fronte alle scale e si voltò verso il salotto, sbuffando: che fine aveva fatto Inghilterra? Che fosse stato vittima di ladri? O di un suo stesso incantesimo?
Posizione molto stupida, quella scelta da Alfred, perché non si accorse della piccola figura che appiattita nell’ombra, lo scrutava.
Senza capire da dove fosse arrivata, si ritrovò una piccola freccia nella spalla.
Urlò di dolore e sorpresa, si portò la mano alla spalla ferita, ritraendola subito, aveva mosso la freccia, che al minimo tocco si mosse nella carne, facendogli vedere le stelle dal dolore.
Ancora confuso e dolorante si sentì arrivare addosso qualcosa di piccolo, che lo agguantò al collo e riuscì a scaraventarlo a terra grazie all’effetto sorpresa.
Batté dolorosamente la testa a terra e percepì una lama fredda posarsi sulla giugulare.
Si sforzò di non deglutire.
“chi sei!? Cosa vuoi!?” strillò la cosa che si era posizionata sul suo petto.
Aprì gli occhi con fatica, la botta lo aveva stordito per bene, e si ritrovò a fissare un paio di occhi verdi che ricambiavano lo sguardo ostili.
Rimase a bocca aperta, seduto sul suo petto, che gli puntava un coltello alla gola, ci stava un piccolo Inghilterra, con un’espressione tutt’altro che gentile.
Il bambino strillò di nuovo, movendo appena la lama, che segnò un piccolo taglio sul collo di America.
“chi sei!? Che ci fai qui!?”
Capì che era terrorizzato, tremava da capo a piedi, ma gli occhi erano fermi e freddi.
Parlò con calma e dolcezza, sperando di tranquillizzarlo:” hi! Mi chiamo Alfred F. Jones, e rappresento l’America!”
Decise di stare al gioco, qualunque esso fosse, magari alla fine questo piccolo Arthur gli avrebbe spiegato tutto.
L’altro lo guardò stranito:” l’America…?” chiese, sembrava sorpreso di sentire quel nome.
“si! Il continente a ovest dell’Europa!”
Fu questo che spaventò più di ogni altra cosa il piccolo Inghilterra.
Sgranò gli occhi e lo guardò come se fosse verde e con le antenne.
“impossibile…” sussurrò:” n-non ci sono… continenti di là!” urlò confuso.
Alfred era spaesato tanto quanto lui:” n–non sai chi sono? Non ti ricordi di me?” mormorò, temendo la risposta.
“no”
Alfred sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé.
Si aspettava quella risposta fin dal primo momento che Arthur l’aveva guardato stupito, quando gli aveva detto di essere l’America.
“ah… capisco…” strinse i denti e studiò meglio questo nuovo Arthur.
Non aveva abbandonato né il coltello né l’espressione dura, i capelli erano più spettinati che mai e leggermente più lunghi.
Il corpo era quello di un bambino, ma aveva tutta l’aria dei averne passate di tutti i colori.
“hey… che ne dici di spostarti? Così possiamo parlare tranquillamente… non ti farò del male…”
Ancora una volta disse la cosa sbagliata, Arthur visibilmente terrorizzato, sobbalzò, e fece pressione sul collo, piccoli rivoli di sangue scivolarono sul pavimento.
“BUGIARDO! Dicono tutti così! Ma mentono! E mi fanno del male!” strillò esasperato, rimase ansante sul petto delle americano, gli occhi ora erano anche lucidi.
“lo giuro…” sussurrò Alfred:” non voglio farti del male… tranquillo”
Parlò con calma, nonostante il taglio sul collo gli bruciava.
Questa volta sembrò funzionare, perché Arthur scostò il coltello ma non si mosse di più.
“lo giuri sul tuo orgoglio?” chiese serio.
Alfred annuì.
Il bambino scese e fece un passo indietro, tenendosi a debita distanza dall’altro che si metteva seduto e si strofinava il collo.
Sentì un rumore metallico e capì che aveva mollato il coltello, ma ora gli puntava addosso l’arco, carico
Si tolse la freccia ancora incastrata e mugolò di dolore, non era in profondità, ma bruciava come l’inferno.
Si sangue si era già fermato, così dedicò la sua attenzione al piccolo Arthur, che non lo perdeva d’occhio neanche per un attimo.
“allora” cominciò, ignorando le ferita alla spalla, che aveva cominciato a prudere:” ti ho già detto il mio nome, qual è il tuo?” pensò che rivolgersi a lui come se fosse la prima volta che lo vedeva fosse la cosa migliore.
“Arthur Kirkland… rappresento la Britannia”
Britannia? Alfred aggrottò le sopracciglia, ne aveva sentito parlare, ma lui Arthur l’aveva sempre conosciuto come Inghilterra.
“dove siamo ora?” chiese il piccolino, tendendo l’arco.
“… come!? Non sai nemmeno dove ci troviamo!?” esclamò Alfred.
“STAI INDIETRO!” urlò l’altro, mirando l’arco verso la testa di America, che si era mosso troppo in fretta.
A quanto pare il fatto di non sapere dove fosse, era molto imbarazzante per Arthur, lo vide arrossire sotto i graffi e le terra sulle guancie.
“comunque siamo in Inghilterra”
“eh?”
“casa tua”
Il bambino si zittì e scoccò un’occhiata al corridoio:” casa mia?” bisbigliò a sé stesso, come se non potesse essere vero.
“si, questa è casa tua”
Lo vide tentennare e giochicchiare con l’arco, ma non lo abbassò.
“che ne dici di abbassare le armi?” chiese Alfred speranzoso, controllare ogni minimo movimento delle piccole dita, pregando che non mollassero la presa, era snervante.
“te lo scordi! Non mi fido di te!”
Alfred sospirò, se lo aspettava.
Sbirciò l’altro, notando che non solo le guancie erano sporche e graffiate, ma anche le mani e i piedini scalzi che spuntavano dalla tunica sgualcita.
Indossava anche un mantello verde scuro, dotato di cappuccio, che toccava terra.
Si chiese da che secolo provenisse, per esser ridotto così, da adulto era molto più elegante e pulito.
Mentre era perso nel suoi pensieri, notò che Arthur si era allontanato e si guardava attorno guardingo.
Pensò che fosse l’occasione perfetta per sottrargli l’arco e silenzioso si alzò, seguendolo.
Non appena avvertì le mani di Alfred alla vita, sobbalzò e tentò di liberarsi, agitandosi come un’anguilla.
“LASCIAMI ANDARE! BASTARDO! METTIMI GIU’ STRONZO!” Alfred si chiese da dove avesse imparato tutte quelle parolacce e tentò di prendergli l’arco.
Sfortunatamente Arthur si voltò e gli assestò un’unghiata sul naso, graffiandolo e facendogli partire gli occhiali.
Urlò di dolore ma non mollò la presa, Arthur per tutta risposta gli afferrò la mano e la morse.
Urlò una seconda e lo lasciò andare.
Credeva che sarebbe caduto a terra rovinosamente, ma con agilità atterrò in piedi a scattò verso le scale, chinandosi afferrò il coltello e scappò al piano superiore.
Imprecando lo seguì, senza curarsi di recuperare gli occhiali si precipitò al suo inseguimento.
Era sicuro che si fosse rintanato in camera sia, e senza esitare entrò.
Era tutto tranquillo, forse troppo, si guardò attorno, ma Arthur si era nascosto bene.
Si chinò e guardò sotto il letto e le poltrone, controllò anche per la cappa del camino ma niente.
Si rialzò, magari si era sbagliato, fece per uscire e si accorse dell’ombra scusa che si allungava su di lui.
Scartò appena in tempo, evitando che la libreria gli cadesse addosso:” SCHIACCIAMO GLI INVASORI!” urlò Arthur, dall’alto dello scaffale che crollava.
Con un agile balzo atterrò sul letto, illeso, e guardò con sfida Alfred, che non lo notò intento com’era a balzare indietro fuori dalla stanza.
Atterrò in corridoio e si accorse che esser stato chiuso fuori, si rialzò e tentò di sfondare la porta, con magri risultati, la libreria doveva essere atterrata proprio davanti alla porta, bloccandola.
“APRI QUESTA MALEDDETTA PORTA! SUBITO!” urlò esasperato.
“vattene via! Via! Sei un bugiardo!” strillò in risposta Arthur.
Solo ora Alfred si rese conto di esser stato troppo brusco e che molto probabilmente, dietro quella porta, Arthur era terrorizzato.
Sospirò e poggiò la fronte alla porta:” mi dispiace…” mormorò:”non volevo spaventarti…”
Silenzio.
Alfred attese una risposta, ma non sentendola tentò di aprire la porta.
Questa riuscì ad aprirla leggermente e sbirciò dentro.
Ritirò immediatamente la testa, una freccia si era incastrata proprio dove qualche secondo prima c’era la testa di Alfred.
“VATTENE!”
Con quell’urlo Alfred capì che per adesso, tentar di parlare con Arthur andava ben oltre le sue facoltà.
Sospirò e scese in salotto a recuperare gli occhiali, per poi andare in bagno, a lavarsi i graffi.
Mentre cercava del disinfettante pensò che se cominciava il quel modo non sarebbe riuscito in niente.
Sospirò di nuovo e sentì dei tonfi provenire dal piano superiore, si stava barricando.
Fissò il soffitto per qualche secondo poi uscì, aveva bisogno di rinforzi.
 
 
 
Matthew arrivò nel tempo record di mezz’ora.
Seguendo le istruzioni del fratello passò dalla cantina, sbucando in salotto.
“Alfred… dove sei?”
Il fratello spuntò dalla cucina:” Matt! Grazie al cielo sei arrivato!” esclamò avvicinandosi.
“ciao Alfred… che ti sei fatto!?” chiese notando i graffi sul naso e sul collo.
“eh? Questi? Non è niente… un gatto! E un cane! Mentre venivo qui!”
Matthew aggottò le sopracciglia:” ah si? Alfred non dire le bugie, non ne sei capace…”
“ma è la verità!”
“allora quello che ti ha morso deve essere un chihuahua con problemi ai denti e così il gatto che ti ha graffiato, è da un po’ che non si faceva le unghie e ha utilizzato la tua faccia come grattino…”
Alfred ammutolì, non era capace a mentire, e così decise di raccontare tutto a Matthew, che alla fine lo guardò sorpreso.
“wow… e non sai come ha fatto?”
“no… mi serve il tuo aiuto per stanarlo!”
“stanarlo!? Non è mica un animale!”
Alfred si indicò i segni sul viso.
“… ok… e come facciamo?”
“con le scope è ovvio! Però mi serve che gli blocchi la strada per le scale! Così lo acciuffiamo!”
Canada mormorò qualcosa che sembrò molto “sembra che stiamo cacciando un animale pericoloso” ma non fece obbiezioni.
“fa attenzione, non risparmia nessuno!  E non si ricorderà neppure di te! O meglio… non ti conosce affatto!”
A questa affermazione Matthew si fermò e pensò un attimo in più del fratello:” aspetta! Ci credo che non si fida di te!” esclamò superando Alfred e sbarrandogli la strada:” è spaventato a morte! Pensa se tu fossi perso in un’era che non conosci! E ti vedi arrivare una persona perfettamente sconosciuta! Saresti anche tu spaventato a morte!”
Alfred si fermò e provò ad ascoltare il fratello:” non dobbiamo trattarlo come se fosse pericoloso, dobbiamo trattarlo con gentilezza…  Inghilterra è cresciuto rischiando la pelle ogni giorno… e lo sta facendo anche adesso, per questo dobbiamo trattarlo al meglio, come degli alleati!  E non come degli invasori!” concluse guardando il fratello negli occhi:” hai capito?”
Alfred annuì e lasciò la scopa a metà scala e silenziosamente si avviò verso la camera di Arthur:”si è barricato qui dentro, la porta è bloccata dalla libreria che mi ha tirato addosso e la finestra è troppo alta per esser scalata… non può scappare”
Matthew guardò preoccupato la porta poi delicatamente cominciò a bussare.
Sentirono chiaramente il rumore di oggetti spostati e anche qualche imprecazione, poi il silenzio.
“I-Inghilterra? Posso entrare? Sono Canada…”
“vattene! Non voglio vedere nessuno!”
America fece per intervenire ma Canada lo bloccò:” sta tranquillo… noi non vogliamo farti del mal-“
“BUGIARDO! VATTENE!”
“vattene e bugiardo sono le sue parole preferite… ha reagito così anche con me... sembra terrorizzato a morte da quella frase…”
Matthew sospirò:” ti prego… te lo giuro…”
“ha detto così anche lo schifoso che c’è con te! Si l’ho sentito! E non mi fido degli amici di chi mi attacca alle spalle!”
Canada guardò male il fratello, che si fece piccolo piccolo, mormorando delle scuse.
“devi credermi! Siamo disarmati! E vogliamo solo parlare con te!”
“…”
Rimasero in silenzio per un po’:” come sei arrivato qui? Ti ricordi?” chiese Canada con voce dolce.
Silenzio.
“c’era del fumo… proprio in questa stanza sono capitato… non lo so bene… stavo parlando con il mio unicorno…”
Alfred sgranò gli occhi a quella parola, ma Matthew lo ignorò.
“e mi sono ritrovato qui.. c’era tanto fumo viola.. non lo so…”
Altro silenzio.
“davvero non siete armati?”
Entrambi i fratelli sorrisero:” esatto…” cominciò Alfred.
“STA ZITTO TU!”
“... comunque non potete entrare! Questo è il mio fortino! Sciò!”
“piccolo bas-“
“Alfred!”
“scusa…”
Matthew sospirò: “io non posso stare qui ancora per molto, ho preso al balzo questa richiesta ma ora sono proprio alle strette, non posso assentarmi dall’ufficio per troppo tempo… ma tu che ci fai qui?”
Alfred arrossì:” e-ecco… mi ero preso una settimana per passarla con Arthur..” Canada sorrise:” ma con questo imprevisto mi sa che è andato tutto a monte!”
Sospirò:” vieni… andiamo a casa..:”
“che!? Non puoi lasciarlo qui da solo!”
Alfred lo squadrò e si indicò nuovamente i segni lasciati dal’incontro ravvicinato con Arthur.
“è solo un bambino! Anche se… selvaggio e piuttosto violento…”
“... non mi fido tanto…”
“credi che se Arthur ti avesse abbandonato al primo segno di disobbedienza tu saresti qua?”
Questa cosa lo colse alla sprovvista, guardò stralunato il fratello, che lo fissava serio:” pensaci… glielo devi…” sussurrò, sperando di convincere il fratello.
“o-ok… ma verrai ogni tanto a darmi una mano! Anche tu glielo devi!”
Matthew sorrise ancora i più:” contaci! E poi... questo è un lavoro che solo i super eroi possono fare! No?”
Vedere il volto di America illuminarsi a quelle parola gli bastava più di ogni altra risposta.
 
 
 
“ARTHUUUURRR!! Mi apri? Ho qui un bel piatto gustoso!” disse bussando alla porta.
“è una mia specialità! Hamburger!” disse orgoglioso.
“… non la voglio la tua sporcizia!”
Alfred si trattenne a dirgliele dietro:” ma assaggialo almeno! Guarda, te lo lascio qui, fuori dalla porta, così tu lo prendi ok?”
Poggiò il piatto a terra e si allontanò in silenzio, non scese tutte le scale, attese che Arthur si facesse vivo.
Rimase per un bel po’ ad aspettare che uscisse, e fintamente dopo un’oretta (l’aveva calcolata con l’orologio da polso) Arthur sbucò dalla porta, dopo un gran fracasso per spostare la libreria, guardingo si portò dentro il piatto.
Sentì tintinnare le posate, segno che le aveva guardate e poi scartate come cose inutili.
Sospirò e cominciò a magiare la sua cena, per la prima volta, in silenzio.
 
 
 
Quando fu ora di andare a dormire salì al piano di sopra e si mise di fronte alla stanza di Arthur, bussò un paio di volte e come al solito sentì il solito trambusto di oggetti che si spostano e poi silenzio.
“volevo solo augurarti la buona notte” disse Alfred.
Arthur non rispose subito, rimase in silenzio.
Accettando la mancanza di parola come unica risposta, Alfred si voltò e si avviò verso la stanza degli ospiti.
“b-buonanotte!”
Si voltò verso la stanza, anche se soffocato dalla parte lo aveva sentito benissimo.
Sorrise e si avviò verso la sua stanza, non potendo sperare che come inizio potesse andare meglio.
 
 
 
 
HOOOOOLAAAAAA!!
Ciaossu e ben tornati! Questo per chi mi ha seguito nella fic Angelo custode e un bel benvenuto a chi invece legger per la prima volta le mie idee.
Bhe che posso dire? A parte che vi aspetto numerosi, non so come ringraziare tutti quelli che hanno recensito l’altra long fic.. veramente, sono immensamente felice, voi non sapete quanto.
Sono anche contenta di aver trovato un titolo tutta da sola :D è la cosa più difficile
Vi lascio, così potete recensire in santa pace.
Perché lo farete verooo? *W* *affila falce*
Kufufufufufu……….
 
 
E il mio fighissimo tormentone: commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu!
   
 
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