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Autore: _Renesmee Cullen_    06/04/2011    17 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Salve a tutte, ragazze. Innanzi tutto spero che questa ff vi piacerà, e spero che recensirete in molte. Accetterò anche delle critiche, dato che questa è la prima volta che scrivo una ff. Dedico questo primo capitolo a _Miss Cullen_ perché senza di lei che mi incita a scrivere e che mi da dei consigli, questa storia non esisterebbe.
Ringrazio in anticipo tutte le ragazze che recensiranno  e soprattutto leggeranno la mia storia. Detto questo, vi lascio al primo capitolo, sperando che vi piaccia.

 


 
Prologo
Mi avvicinai a lui inferocita:
-Perché diavolo vai dicendo in giro che stiamo insieme?- la mia faccia era a dir poco paonazza. Fece una faccia stravolta; faceva finta di non capire cosa stessi dicendo, il bastardo, pesava che essendo più piccola fossi deficiente? Mi avvicinai a lui a grandi passi e quasi urlai:
-Bhe sai che ti dico? Mettiti bene in testa queste parole, perché non ho voglia di ripetertele: per il tuo carattere, per la tua arroganza, per i tuoi modi e per quello che ti credi di essere, tu saresti l'ultimo ragazzo sulla faccia della Terra con cui mi metterei, anzi, non mi ci metterei proprio!- e mi voltai, lasciandolo senza parole, con uno sguardo che sembrava quasi sofferente; ma non me l’avrebbe data a bere, non una seconda volta.  E dopo averlo umiliato davanti a più di metà della scuola, sparii nei corridoi.


Capitolo 1- Come tutto ebbe inizio
 
Avevo paura, tanta. Paura di sbagliare, di far fare brutta figura alla mia professoressa di pianoforte, avevo paura del giudizio delle ottocento persone davanti alle quali avrei dovuto esibirmi a breve, con un pezzo strumentale che faceva rabbrividire per quanto fosse difficile. Di solito “paura” non era una parola che rientrasse nel mio vocabolario personale ma… c’è sempre un’eccezione. Era un anno e mezzo ormai che stavo lavorando su quel brano, e a Ottobre avevo avuto la malsana nonché stupida idea di partecipare alle selezioni per questo concerto… ma non l’avrei più fatto, ne ero certa! Era ora di dare una frenata alle mie manie di protagonismo. Non che io non mi fossi mai esibita davanti a del pubblico, ma questa era la prima volta che lo facevo davanti a coetanei e professori. Preferivo esibirmi davanti agli adulti. Soprattutto avevo paura di quello che avrebbero detto quelli della mia classe, tanto più che il gruppo di “cantanti”(se così si potevano chiamare) che avevano proposto era passato alle selezioni solo per non creare inimicizie tra me e loro. Il 1 D, una classe di gente che si credeva superiore agli altri, che pensava di sapere tutto; solo le mie migliori amiche e pochi altri si salvavano. Solitamente non mi interessava del giudizio degli altri, ma quel giorno, solamente guardando il pubblico, mi veniva da rabbrividire.
Mancavano solamente otto esibizioni, poi sarebbe toccato a me… il cuore mi batteva fortissimo, solamente il giorno dell’esame di terza media era stato peggio, o almeno così credevo…
Iniziai a camminare per cercare di smaltire il nervosismo, quando ero agitata gli unici due rimedi che avevo per rimanere un po’ più calma erano parlare a raffica di cose insensate con qualcuno, o camminare. Ma non potevo parlare con nessuno, tantomeno con le mie compagne di classe, e le altre erano tutte sedute in platea a spettegolare. Anche la mia migliore amica Athena. Sudavo freddo, ma ci mancava solo che mi si fossero bagnate le mani, così addio bella figura! Fantastico, i miei capelli si stavano sfasciando. Quei ricci che mi ero fatta con tanto sudore… a farsi friggere! Stupida umidità. Due ore buttate nel gabinetto. Avevo i capelli lunghi, castano-rossicci e lisci come degli spaghetti, e mi ci era voluta un’eternità per riuscire a fare una pettinatura decente e che mi stesse bene.
Mi rendeva ancora più nervosa il fatto che in mezzo alla platea ci sarebbe stato il ragazzo per cui avevo perso la testa. Lo avevo conosciuto a Novembre, e me ne ero innamorata perdutamente; fatto sta che a Gennaio, tornata dalle vacanze di Natale e dopo quindici giorni di incessanti riflessioni, gli avevo confessato i miei sentimenti. Io ero convita al quasi 60% di piacergli, dato che mi abbracciava, mi aspettava fuori dalla scuola, e mi faceva tutte queste gentilezze varie. Ma purtroppo la mente di una bambina non avrebbe mai pensato a quello che sarebbe potuto succedere. Pensavo che fosse troppo timido per dirmi quello che provava… se timido un corno! Così ci avevo pensato io. E lui cosa aveva fatto? Era sparito per cinque giorni lasciandomi di merda! Dopo era ricomparso stile Harry Potter e mi aveva detto che mi voleva bene, ma che per me non provava nient’altro. Aveva anche aggiunto  che se per me non fosse stato troppo difficile, gli sarebbe piaciuto rimanere amici come prima. Da quel giorno maturai di colpo, forse troppo velocemente, tanto che il mio rendimento scolastico e il mio umore ne risentirono. All’inizio avevamo mantenuto più o meno gli stessi rapporti, ma ora era da un mese che non ci sentivamo, da quando ero andata al suo compleanno (azione della quale mi ero pentita profondamente, poiché lì avevo visto quella che gli piaceva). E anche in quel momento continuava a piacermi. Non potevo farci niente… Ogni volta avevo cercato di tirarmi su di non deprimermi, poiché detestavo le ragazze che diventavano tristi per amore… lo consideravo inutile! Grazie anche all’aiuto delle mie sorelline adottive ce l’avevo sempre fatta, e non avevo mai versato una lacrima.
Io: troppo orgogliosa per dire che qualcosa mi dispiaceva, troppo orgogliosa per piangere, ma con una memoria lunghissima, tanto che rimuginavo sempre sulle cose che facevo. La mia testa era più dura di quella di un mulo ed ero capace anche di negare l’evidenza ma non di mentire a me stessa.
Ma ora eccomi qua, che stavo gironzolando come una matta dietro le quinte del palcoscenico, con tutti i ragazzi che mi guardavano, ma di questo me ne importava bene poco. Cercai di non pensare a cosa sarebbe successo poco dopo…
Ero assorta nei miei pensieri quando urtai contro qualcuno e, con lo scarso equilibrio che avevo ripreso per altro da mia madre, caddi rovinosamente a terra. Fantastico, adesso mi si sarebbe sporcato anche il vestito! Era tanto bello, nero ed aderente, che mi arrivava a metà coscia, non aveva la spalline. Portavo delle calse cento denari e delle ballerine nere lucide.

Vestiti Diletta: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=30005869&.locale=it

Non me ne andava bene una in quei giorni… alla faccia dell’oroscopo che prescriveva grandi giornate per il segno dello Scorpione. Alzai gli occhi, pronta a scusarmi, e inaspettatamente incrociai due smeraldi e quasi mi persi in essi… quegli occhi erano di un verde che non avevo mai visto, nemmeno negli attori…
-Ma dove cazzo guardi quando cammini?- mi chiese una voce brusca e perentoria che mi riportò tra i mortali. Il mio spirito combattivo venne a galla. Mi tirai su:
-Dove cazzo guardi lo dici a qualcun altro, e poi, dove guardi tu! Sei tu che mi sei venuto addosso!- replicai. Ok, sapevo che era una cavolata colossale, ma non glie l’avrei data vinta, e di certo non sarei stata io la prima a scusarmi, non con uno sgarbato del genere.  Non era da me!
-Guarda carina che sei tu quella che stava camminando con la testa tra le nuvole e che stava guardando in aria…- mi rimbeccò il tizio, che ancora non riuscivo a vedere per via dell’oscurità. Arrossii violentemente, ma non ero tipa da mollare così facilmente, quando volevo qualcosa, la ottenevo:
-Primo, sei un grandissimo maleducato, secondo, sei tu quello che non dovrebbe essere qui… questo posto è dedicato agli artisti se non ti dispiace…- azzardai così, non sapevo se lui si dovesse esibire o no, ma mi fidai del mio sesto senso.
-Cosa ti fa pensare che io non sia qui per esibirmi?- chiese strafottente. Ehm… bella domanda…
-Mh- sbuffai odiosamente, -Il mio sesto senso- ok… stavo iniziando ad attaccarmi sugli specchi. Eh no, però!
-Anche il mio sesto senso mi dice che tu non sia qui per esibirti…- constatò. Feci una faccia tra il contrariato e l’incavolata nera, anche se in realtà non so cosa mi uscì.  
-Mi dispiace, ma ti sbagli di grosso, e ora scusa, ma devo andare a fare qualcosa di più importante piuttosto che parlare con un idiota come te!- conclusi platealmente con fare da Star. Lo vidi strabuzzare gli occhi:
-Bhe, se è così, allora dovresti essere proprio mediocre…- sputò quello. Mediocre? Io? Mediocre io? Quell’aggettivo non poteva minimamente essere accostato al pronome personale “io”. Non gli saltai addosso solo perché mancavano due ragazzi e poi sarebbe toccato a me, così cercai di darmi un contegno:
-Si vedrà- dissi così e girai i tacchi. Non seppi cosa fece l’altro ma sentii i suoi occhi puntati addosso. Bene, gli avrei fatto capire molto presto chi ero.
Ok, mi stavano presentando… o no no no NO! Mammina!
-E adesso si esibirà Diletta Rossi con la Marcia Turca di Wolfgang Amadeus Mozart-
Non capii quello che i presentatori dissero dopo, troppo eccitata e troppo decisa a far vedere a quel tipo che si sbagliava di grosso su di me… ma chi si credeva di essere? Non l’avevo neanche mai visto! Però mica male i suoi occhi… Dilè ma che ti sei scemita? Gli stronzi no eh...! Nessuno mi poteva insultare senza motivo, nessuno. Ops… un motivo c’era ma non contava. Iniziai a suonare, il cuore mi batteva all’impazzata. Sentivo gli occhi di tutti puntati su di me. La mia Sorellina strillava come una pazza scatenata:
-Vai Dile!! Wooooooow!- mi fece sorridere. Era sempre la prima ad incitarmi, quanto le volevo bene!!

http://www.youtube.com/watch?v=HMjQygwPI1c

“Ok, finora va tutto bene, tranquilla” pensai cercando di non far vedere il rossore sulle mie guancie al pubblico, cosa che si rivelò alquanto inutile suppongo, dato che sopra il palco era tutto buio ed era illuminata solo la mia faccia. Finalmente finii il pezzo, feci un inchino e solo quando tornai dietro le quinte, mi accorsi di non aver sbagliato nulla. Tipico da me, realizzare certi fatti a scoppio ritardato. Esultai fra me e me, sentendo che l’applauso continuava. Mi misi a sedere sopra un banco e cercai con gli occhi il tipo di prima. Subito incrociai i suoi smeraldi, che risaltavano nella penombra. Sorrisi sorniona e con sguardo spavaldo. Lui fece una smorfia e mi si avvicinò. Sogghignai:
-Mi pare che qualcuno abbia avuto torto…- cominciai. Non smisi di sorridere in modo odioso e provocante. Un momento sembrò spaesato, ma subito si riprese:
-Il pianoforte lo lascio alle bambine- constatò. Mi alzai in piedi: cavolo, era alto dieci centimetri buoni più di me, ed io assicuro che a quasi quindici anni ero molto alta.
-E cosa ti fa pensare che io sia più piccola di te?- eheh cicci, con me non si scherza.
-Perché quanti anni avresti? Tredici? Quattordici? Hai fatto la primina vero?- voleva sfottermi? Bhe, non ci sarebbe riuscito
–Quindici- controbattei. Ok, non era proprio vero, visto che io li compivo a Novembre, quindi quel giorno, che era il cinque di Aprile, non ne avevo neanche quattordici e mezzo…  vabbhe, questi sono dettagli… non guardiamo anche il pelo…
-Bhe io ne ho sedici- sogghignò. Bastardo di merda.
-Non sei tanto più grande di me, quindi non fare l’uomo vissuto, perché non lo sei e non ti si addice!- conclusi. Ero proprio soddisfatta di quello che avevo detto, già, peccato che l’avessi scopiazzata dal mio libro preferito…
-E tu cosa ne sai di ciò che mi si addice o non mi si addice? Tu non sei nessuno…- ringhiò. Sogghignai vincitrice:
-Bhe se è per questo neanche tu sei nessuno per fare dei giudizi su di me- conclusi. Ahahah sai come finisce carino? Vinco io! Mi dispiace, ma mai, e dico MAI mettersi contro Diletta Rossi!
-Sei proprio una bambina…-  mi insultò. Detestavo quando qualcuno mi diceva così. Lo ero stata, come tutti d’altronde e forse avevo maturato un po’ in ritardo ma ora l’avevo fatto da tempo.
-Questo è quello che pensi tu… ma sei io sono una bambina, tu di certo non sei da meno!- dissi acidamente. Mi fissava negli occhi, e rischiavo di rimanere intrappolata nel suo sguardo profondo, ma se volevo farmi valere dovevo rimanere con i piedi per terra…
-Volete fare piano?- ci riprese un professore che stava lì con noi, poi continuò
-Matteo! Tu dovresti stare in platea con gli altri!- E così si chiamava Matteo lo scorbutico… ahhhh! Beccato! E chi è che ha ragione allora?
-Mi scusi prof ma Francesco aveva bisogno di aiuto per…- cercò di riparare appunto Matteo
-Non mi interessa, adesso vai!-esclamò il professore a voce più alta e con più autorità. lo guardai compiaciuta, ma prima di andarsene mi si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio:
-Non è finita qui- Io non smisi di sorridere.
-Mh… la sconfitta brucia eh?- domandai retoricamente e dopo di questo se ne andò.
Finito lo spettacolo, in molti mi fecero i complimenti, dicendo che ero stata bravissima. Ero molto contenta. Quelle della mia classe, invece, avevano fatto un macello, nella loro esibizione… è proprio vero, Sant’Anna lo justo lo rmanna! (detto dialettale che vuol dire chi la fa l’aspetti). Non mi avevano voluto nel loro gruppo? Bhe, dovevo solo ringraziarle per questo! Io con loro non ci avrei spartito nemmeno il banco. Dei giornalisti mi fecero molte foto, dicendo che sarei apparsa sul giornale, come quelli che avevano partecipato al concerto da solisti… io sarei rimasta nella storia, mentre il nome di quelle, non se lo sarebbe ricordato nessuno.

Pov Matteo

Basta, mi ero veramente scocciato. Non sopportavo più il suo carattere, non sopportavo più ciò che faceva… stava diventando una persona così irritante… superficiale lo era sempre stato, ma mai fino a questo punto. Quell’ultima litigata poi era stata la ciliegina sulla torta, non avevamo fatto a botte per miracolo. Fortuna il buon senso di Fra perchè il mio, quando parlavo con quel soggetto là, non sapevo nemmeno dove andasse a nascondersi. Ero veramente arrabbiato, anzi no, ero proprio incazzato! Non si poteva andare avanti così… E non aveva ancora imparato! Ah, ma quella sarebbe stata l’ultima volta che poteva contare su di me per fare le sue sciocchezze. Io il culo non glie l’avrei parato più perchè dopo tanto, ci andavo di mezzo io. Non ero mica lo scemo del villaggio. E Quell’idiota non ringraziava nemmeno, come se glie l’avessi dovuto. Non era affatto giusto, e questo mi faceva incavolare ancora di più! Stavo pensando questo quando qualcuno urtò contro di me, ero talmente nervoso che dissi:
-Ma dove cazzo guardi quando cammini?- chiesi spazientito. Ops… battuta sbagliata, era una ragazza che aveva sbattuto contro di me… poco male, mi stavo per scusare quando:
-Dove cazzo guardi lo dici a qualcun altro, e poi, dove guardi tu! Sei tu che mi sei venuto addosso!- esclamò con voce stridula ed alterata. E no… già ero incazzato nero, mi ci si metteva pure questa a fare la predica quando aveva torto marcio, mi faceva arrabbiare ancora di più.
-Guarda carina che sei tu quella che stava camminando con la testa tra le nuvole e che stava guardando in aria…- cominciai. E certo che dire carina era poco, la tipa era proprio uno schianto…
-Primo, sei un grandissimo maleducato, secondo, sei tu quello che non dovrebbe essere qui… questo posto è dedicato agli artisti se non ti dispiace…- mi canzonò. Però, che carattere di merda aveva… ma certo, era riccia! Tutte le ricce che avevo conosciuto erano odiose; bene, lei non faceva eccezione… peccato però…
 -Cosa ti fa pensare che io non sia qui per esibirmi?- cercai di controbattere
–Mh- sbuffò odiosamente, era davvero insopportabile -Il mio sesto senso-  se sesto senso un corno! Anche se aveva pure fortuna questa, ci aveva azzeccato… è proprio vero che la fortuna bacia i belli.
-Anche il mio sesto senso mi dice che tu non sia qui per esibirti…- controbattei e lei fece una faccia strana, quasi pensierosa 
-Mi dispiace, ma ti sbagli di grosso, e ora scusa, ma devo andare a fare qualcosa più importante piuttosto che parlare con un idiota come te!- disse. Strabuzzai  gli occhi, ma chi si credeva di essere?
-Bhe, se è così, allora dovresti essere proprio mediocre- la insultai. Sembrava che mi volesse saltare addosso da un momento all’altro, ma non lo fece…
-Si vedrà- disse così e girò i tacchi, probabilmente era a corto di battute. Ascoltai la sua presentazione… e così si chiamava Diletta. La ascoltai suonare scettico, anche se mi sbagliavo di grosso… cavolo però, era proprio brava…
Non l’avrei ammesso neanche sotto tortura.
 
  
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