Katrina Petrova.
 

            All’apparenza Damon Salvatore poteva sembrare solo uno schietto e freddo assassino, e diciamocelo, un po’ lo era, ma scavando a fondo nel suo io si riusciva a riscontrare ancora quel poco di umano che gli era rimasto. Lui era cattivo, distaccato, malfidato, ma era anche l’uomo migliore del mondo, quello che avrebbe combattuto fino alla morte per proteggere ciò in cui credeva, ciò che amava. Non avrebbe esitato un secondo a distruggere ciò che odiava e allo stesso modo non avrebbe esitato a distruggere chi avesse ostacolato i suoi sogni, sebbene non ne erano rimasti molti, o chi avesse anche solo cercato di torcere un capello alle persone che amava: erano poche, si potevano contare sulle dita di una mano, però c’erano. Probabilmente loro non se ne rendevano nemmeno conto poiché l’affetto che il vampiro provava era un piccolo rebus da risolvere di giorno in giorno. Di certo non veniva a dirtelo esplicitamente, lo dovevi capire da una parola, un’espressione, un gesto.

            E in quel momento Katherine Pierce lo stava capendo, che ci teneva a lei. Lo aveva capito quando le aveva sfiorato il viso con la punta delle dita, quasi facendole il solletico. Quando l’aveva penetrata con quegli oceani che erano i suoi occhi, le aveva baciato dolcemente una guancia e senza fretta era passato a lasciarle dei piccoli e casti baci sulle labbra.

Quando aveva percorso il profilo del suo collo con il naso facendola rabbrividire, cosa che non le succedeva da centinaia di anni. Perché lei era un vampiro, o più semplicemente perché lei era lei, e si era ripromessa che mai più nessuno le avrebbe fatto provare emozioni. Belle o brutte che sarebbero state, nessuno avrebbe più dovuto scavare in lei per poi lasciare il vuoto. La sua vita da umana era stata frastagliata e piena di sofferenze e lei si era ripromessa che della sua maledizione di essere vampiro avrebbe preso la parte migliore: l’atarassia.

All’inizio sembrava facile. All’inizio aveva cancellato le emozioni e basta, ma dopo aver vissuto per centinaia di anni aveva, a suo malgrado, imparato ad essere di nuovo fragile e sebbene cercasse di nasconderlo in tutti i modi in quel momento Damon Salvatore la stava mettendo a nudo più di chiunque altro. In quel momento quel vampiro le stava dimostrando che costruire un castello di cemento su un terreno fragile era l’equivalente di costruirne uno di carte in un luogo ventoso. L’unica differenza? Il primo ti consumava lentamente da dentro fino a farti crollare, ti logorava finché alla fine non ti arrendevi che quella che portavi non era altro che la maschera della tua anima, il secondo ti coglieva preparata. Sapevi che era fragile e non ci ricamavi intorno più di tanto. Sapevi che da un giorno all’altro sarebbe crollato senza lasciare nulla, ma almeno eri consapevole di ciò che sarebbe successo prima che accadesse, mentre costruendo il tuo castello di cemento pensavi che niente e nessuno avrebbe potuto abbatterlo, e soprattutto non pensavi che a farlo crollare sarebbe stata proprio quella fragilità che tu avevi pensato di eliminare barricandola in una minima parte di te.

            Damon Salvatore la stava uccidendo lentamente, perché ad ogni bacio sul suo petto, ad ogni carezza sulla sua pelle nuda la spogliava sempre di più del suo manto protettivo.

Perché quel giorno la penetrò in ogni modo possibile. Lo fece con mente e corpo, con amore e odio, con dolcezza e passione. 
            Quel giorno Damon Salvatore uccise Katherine Pierce e fece rinascere Katrina Petrova.




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Eccomi qui con questa "minicicciola" fanfic XD L'ispirazione mi è venuta una mezz'ora fa e l'ho scritta tutto d'un fiato. Spero davvero che vi sia piaciuta :D
P.S. perdonatemi eventuali errori nel formulare i pensieri ma non sono abituata a scrivere in terza persona, io prediliggo la prima persona, però volevo cimentarmi anche in qualcos altro XD

Baci.
Francesca.