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Autore: Quintessence    07/04/2011    27 recensioni
Io ancora non so niente. Non so perché gli alberi cambiano colore in autunno, da dove arriva la neve questo dicembre, o come facciano a crescere così tanti fiori nel nostro giardino. Non so se ti assomiglia veramente come dici, questo disegno. Non so nemmeno se un giorno imparerò a disegnare. Ma una cosa la so.
Il giorno più bello di tutti, l'ho passato con te oggi.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Uno. Ho tre anni, e le dita sporche di vernice rossa. Ho un grembiule rosa come i miei capelli e ondeggia mentre corro da una parte all'altra della cucina per portarti i pennelli impiastricciati di colore. Guardo in su e li tendo verso l'alto. Verso di te. Sei altissima. Li prendi e li sciacqui delicatamente, e poi me li restituisci. Li afferro e torno al tavolo. Intanto tu hai riempito un bicchiere di acqua pulita, e lo poggi accanto alla mia opera d'arte. Il tavolo è completamente ricoperto di carta di giornale, le notizie di qualche mese fa fanno capolino da sotto il cartoncino che racconta di me e di te insieme, che ci teniamo la mano. Non riesco a dipingere gli occhi, continuo a pasticciare e alla fine metto insieme il blu con il rosa, e la tua faccia diventa tutta viola. Una lacrima scende subito, per il disastro. Piango disperata, dicendo uffa, uffa! -vorrei essere nata grande artista. Vorrei che tu fossi uguale a quella del disegno, ma se confronto... Trovo una marea di differenze. Allora ti siedi accanto a me, in questo buffo atelier che hai costruito per me oggi, perché volevo dipingere, e mi sfili il pennello dalle dita. Ti guardo sbalordita mentre aggiusti l'occhio, facendolo tornare blu e la pelle rosa. Poi, mi spieghi, devo immergere il pennello nell'acqua così quello si lava. Guardo sbalordita mentre lo scuoti nel bicchiere, e le setole danno il colore al liquido. Il viso mi si illumina. Sei magica davvero, come fai a sapere così tante cose?

Io ancora non so niente. Non so perché gli alberi cambiano colore in autunno, da dove arriva la neve questo dicembre, o come facciano a crescere così tanti fiori nel nostro giardino. Non so se ti assomiglia veramente come dici, questo disegno. Non so nemmeno se un giorno imparerò a disegnare. Ma una cosa la so.

Il giorno più bello di tutti, l'ho passato con te oggi.

 

Due. Adesso ho cinque anni, fa freddo. Ho appena messo per la prima volta il cappotto nuovo, quello che ha il colore del verde che tu dici sempre che è il tuo preferito. Mi hai portata fuori, ci teniamo per mano come in quel disegno storto che ho archiviato definitivamente. Adesso so disegnare molto meglio, e non sbaglio più quegli stupidi occhi, e il bicchiere lo riempio da sola, e so anche che quando l'acqua è sporca che sembra nera bisogna cambiarla. Andiamo alla punta della stella che sta ad Est, quella è la mia preferita. C'è un campo di papaveri, anche se adesso è tutto bianco di neve. Tu ridi, dici ti prendo, io scappo, corro, corro, corro. Oltre il carretto che mi dici di non superare mai da sola, oltre il recinto della piccola fattoria di Makoto. Mi rincorri e alla fine arriviamo sulla collinetta sfinite. C'è neve, fa freddo, freddissimo. Mi stringo nel cappotto verde. A quel punto, anche tu senza fiato, mi guardi e mi fai l'occhiolino, torniamo giù? mi dici, e io rido e batto le mani. Tu ti sdrai e rotoli nella neve sotto i miei occhi sgranati; mi copro la faccia terrorizzata, chiamo mamma!!! mamma! Ma quando tu arrivi giù ti alzi e mi fai cenno, e allora mi asciugo un lacrimone e tiro su con il naso; stai ridendo come una pazza, e allora finalmente mi rassicuro e rotolo giù anche io. Il cappotto si bagna tutto, e anche io, ma mi sembra di non ridere così da tutta la vita. Arrivo giù a qualche metro da te, perché sono più leggera. Allora mi alzo e corro, corro. Ti abbraccio le gambe con tutta la forza che ho. Mentre torniamo a casa sono così stanca che mi addormento mentre mi porti in braccio.

Ancora non so perché gli alberi cambino colore in autunno, e tutto questo bianco per me è un mistero. Come i papaveri torneranno ancora l'anno prossimo, non lo so, ma spero che buchino questa coltre luminosa. Non so se ce la faranno. Non so cosa vogliano dire tutti quei segni strani che tu trasformi in storie meravigliose, la sera, e non so se la casetta dei Sette Nani sia vicina o lontana. Ma una cosa la so.

Il giorno più bello di tutti, l'ho passato con te oggi.

 

Tre. Dieci anni e so leggere. Da sola, la sera, mi diletto con le favole di Pelle d'asino, di Cenerentola e di Riccioli d'Oro. La mia preferita è quella di Rapunzel, insieme con la Bella e la Bestia. Quelle le consumo a forza di letture, le so oramai a memoria. Mi hai comprato un set di bambole splendido, e giochiamo insieme nelle grandi stanze di palazzo. Mi racconti una storia nuova, la storia di Sailormoon. Di una ragazza coraggiosa che vince tutte le cose cattive, tutte le cose scure, tutti i mostri sotto i letti. Io sono sicura che tu non hai paura di niente, nemmeno di queste cose. Che sei molto più coraggiosa di Sailormoon. Mi mostri per la prima volta il Silver Crystal, mentre con le bambole insceniamo un salvataggio strepitoso a costo della vita. Naturalmente arriva il principe, e con un bacio sveglia la bella principessa -perché è ovvio, ogni protagonista è una principessa- e tutto finisce bene. Ancora! Dico, e ricominciamo. Un'altra storia. E tu ne sai mille, e mille ancora, mille più dei libri, sai tutto. Recitiamo davanti a un invisibile pubblico, e mentre io faccio la parte di Rapunzel tu sei il suo principe meraviglioso. E non me ne importa niente se non sei maschio, ti bacio sulle labbra e tu sorridi mentre lo faccio, e io ti amo molto di più di quanto non farei mai con qualsiasi altro principe. Esisti solo tu. Ti guardo, e nella luce calda del pomeriggio sei la più bella regina di tutto il mondo. Un giorno voglio diventare come te, con gli stessi capelli d'oro, peccato che i miei siano di questo fuxia orribile; un giorno voglio avere la luce che hanno i tuoi occhi; un giorno voglio essere coraggiosa come te, non avere paura di niente al mondo. Voglio avere la tua forza.

Non so ancora molto della vita. Non so di preciso cosa sia l'amore, come si faccia a baciare un ragazzo. Non so che cosa voglia dire proteggere qualcuno a costo della vita, anche se tu me lo racconti con quella luce negli occhi che sembra magica. Non so cosa sia il Silver Crystal, non so chi sia Sailormoon. Ma una cosa la so.

Il giorno più bello di tutti, l'ho passato con te oggi.

 

Quattro. Tredici anni e non capisco come sia possibile avere delle amiche così cattive. Mi escludono da tutte le loro conversazioni, e mi trattano come fossi una lebbrosa. Mi additano perché sono una principessa, dicono che sono troppo menosa, che sono un'arrogante e dovrei smettere di stare con la gente normale. Mi dicono che il ragazzo che mi piace non mi vorrà mai, ed è vero. Lui mi rifiuta. Torno a casa in lacrime, cerco di asciugarle una per una, per non far vedere ciò che è successo ma non so come tu me lo leggi in faccia. Molli tutti gli impegni reali, e mi ascolti. Ti racconto tutto mentre calde non riesco a impedire che scivolino sulle guance. Ti racconto di come mi ha rifiutata, ti racconto delle parole di astio, ti racconto quanto mi fanno male al cuore, quanto lo trafiggano con lame acuminate. Piango ancora. Allora tu ti alzi, dici andiamo via, e ce ne andiamo da questa stanza soffocante, da questo infernale palazzo. Ci sfiliamo le corone e gli abiti sfarzosi, mi porti in cima al palazzo e li gettiamo dalla cima; sono sconvolta, ma rido, e in jeans usciamo nell'aria di aprile. Camminiamo finché non arriviamo in un posto lontano abbastanza, e facciamo shopping: anche se per oggi non siamo reali, e abbiamo sciolto gli odango e non ci riconoscono, alla fine siamo sempre ricche o no? Compriamo e compriamo, inutili oggetti meravigliosi e cuori di cristallo con le nostre iniziali, finché non mi dimentico tutti i loro nomi. Ci fermiamo in un bar alla punta Nord, uno in cui ho sempre voluto andare, e prendiamo il primo gelato della stagione; ci regaliamo la panna, e la ciliegina, e la salsa di fragole sopra... Più dolce di così non me lo potevo immaginare, ed è la cosa più buona che abbia mai assaggiato, mi riempie la bocca sotto il primo sole di primavera -quello che farà sbocciare ancora i papaveri della punta Est- e mi riempio gli occhi di te, dell'oro dei tuoi capelli. Odio il mio fuxia, li voglio come te, voglio brillare come brilli tu, voglio che il mio sorriso brilli come il tuo. Voglio i tuoi occhi.

Non lo so, domani a scuola vicino a chi mi siederò, e non so con chi parlerò. Non lo so, come farò a guardare negli occhi quel ragazzo di nuovo, dopo che ha gettato il mio cioccolato nella spazzatura. E non so quanto tempo ci vorrà per essere di nuovo serena, per sentirmi di nuovo felice. Ma una cosa la so.

Il giorno più bello di tutti, l'ho passato con te oggi.

 

Cinque. Divento maggiorenne e mi separo per sempre dall'era della perfezione, e capisco finalmente cosa intendevi quando mi dicevi di non crescere mai. Affronto ogni giorno le mie solitudini e in silenzio sopporto la lontananza dell'uomo che amo davvero da più dieci anni. Mi trucchi con cura, rimmel e lucidalabbra scintillante dello stesso colore del mio vestito, dello stesso colore dei miei capelli, del colore che ancora oggi odio con tutto il mio essere perché è diverso dal tuo grano scintillante. Mi lavi i capelli, li pettini e li asciughi con cura, li profumi. Alla fine mi guardo allo specchio e sono un'altra persona. Mi poggi la coroncina sulla testa, e odio un po' meno questo rosa pastello. Tu lo hai fatto sembrare quasi sopportabile. Ho imparato come si tratta con quelle stupide oche, ho imparato come si festeggia, e oggi le stronzette sono mie amiche. Gli conviene, quindi eccole qui tutte alla mia festa, mitiche. Ci sei anche tu, ma è una noia. I ricevimenti come questo li odio come non mai, sono costretta a stringere la mano a tutti. La torta sarà enorme, dovrò tagliare, dovrò sorridere e voglio piangere e gridare perché Helios non c'è. Mi strizzi l'occhio mentre ti guardo e ti faccio uno sbuffo contrariato che vedi solo tu, e mi fai ridere mentre fai segno di tagliarti le vene. Soffoco la risata nel ventaglio mentre arriva la torta, ed è enorme come avevo previsto: l'ultima volta che ho visto Helios è stato quasi sei anni fa, e sulla torta spicca un unicorno che me lo ricorda e... Sto per piangere, sto per piangere. Sto per morire. Ma non posso, non davanti a tutta questa gente. Ti guardo ancora, voglio il tuo sostegno, e quello di papà. Papà sta guardando da un'altra parte, e tu mi fai cenno in quella direzione, e ridacchi come per dire sciocca, lo spettacolo è dall'altra parte; sento ooh sorpresi da ogni lato, e allora mi volto anche io. Le gambe mi cedono quasi istantaneamente quando la luce entra dalla porta principale insieme a quattro valletti. Luce dorata e occhi dello stesso colore, e anche se è cambiato leggermente in viso, e ha i capelli un po' più lunghi, e un'espressione sofferta in cui leggo la mia stessa solitudine, non ho un solo dubbio. Mi getto attraverso la gente e mi anima una forza divina, mentre scosto quelle che un tempo scostavano me, e ne faccio cadere una. I tacchi mi fanno quasi inciampare, tiro su quest'orribile vestito quasi fin sopra le ginocchia e volo, sto volando, sono sicura, mentre ogni particolare del suo volto si sfoca nel pianto nero di Rimmel. Mi aggrappo a lui con tutte le mie forze, che se devo cadere voglio cadere con lui, ma lui mi regge. Mi bacia le guance nere e la bocca che tu mi hai accuratamente dipinto stasera. Mi volto mentre gli tengo la mano, e tu sei lì e stai piangendo con me. Papà ti stringe. Se hai sofferto la metà di quello che soffro io per stare con lui, allora te la sei meritata tutta questa felicità.

Non so quando rivedrò Helios, probabilmente passerà molto tempo da oggi. Non so quando ci sfioreremo di nuovo le labbra e quando faremo ancora l'amore come stanotte. Non so di preciso dove sia, Elysion, non lo so dove lo porta la carrozza che saluto con la mano, la carrozza che lo strappa via da me con la forza del ciclone sul fiore. Ma una cosa la so.

Il giorno più bello di tutti, l'ho passato con te oggi.

 

Sei. Venticinque anni e mi sposo fra due settimane, un nuovo custode ha preso il posto di Helios quando mi ha fatto la proposta. La cerimonia è stata lunga ma meravigliosa, e ha il profumo della libertà. Litighiamo perché vorrei un figlio, e lui non si sente pronto. Corro ancora da te, che sei in riunione con il consiglio. Fermi tutti, con un gesto solo, ed esci da me. Ho paura, tanta paura, mamma. E se cambiasse idea, dopo tutti questi anni, se volesse essere diverso? Se non volesse essere un reale? Mi stringi e mi porti con te in camera, e cominci con le tue storie vecchie. Mi stufo, all'inizio, sono grande, ma poi apri un cassettone e un armadio e allora sono curiosa... qualcosa di nuovo per la nuova vita che sta per cominciare; estrai una confezione nuovissima, l'ho comprata ieri, mi dici. È una collana meravigliosa, una stella di cristallo; pensavo di dartela in questi giorni, ma meglio oggi no? Sorrido e la prendo, non riesco a dire grazie mentre ti chini sul cassettone. Qualcosa di vecchio, il passato che non dimenticherò. Mi fai provare delle scarpe che sembrano molto più che vecchie, quasi antiche. Mi spieghi con indulgenza che sono dei cimeli reali antichissimi, forgiati sulla luna, ed è tradizione che la sposa le indossi quando diventa ufficialmente principessa. Le accarezzo, sono di un vetro che mi sembra fragilissimo, e se le rompessi? Terrorizzata, le poggio vicino alla sponda del letto matrimoniale e non le tocco più; che altro serve, chiedi, ah, sì, dici, qualcosa di azzurro. Ma andrà bene il nastro azzurro che hai richiesto in sartoria, quello da mettere nei capelli del colore che odio, mi dici, perché l'azzurro lo sai è il colore della purezza, mi spieghi. Ridacchio, chissà se lo indossavi anche tu; nei boccoli d'oro sarà stato d'incanto. Non te lo chiedo, però. Qualcosa di regalato, e dal cassettino più piccolo della cassettiera estrai il Silver Crystal. Se io sarò Serenity, sarà mio compito custodirlo. Lo stringo e mi si illumina fra le mani. Sento tutto il tuo calore pervadermi. Così ci sarai tu con me all'altare. Così non mi lascerai mentre dirò sì. Tiro su col naso, non mi faccio vedere piangere. Tengo la testa alta, ma non riesco a trattenermi quando tiri fuori il tuo qualcosa di prestato. Perché ci ricordiamo delle persone care, è sempre bene indossare qualcosa di prestato. È bianco, candido come la neve che si scioglie in aprile, come si scioglie il nodo del mio cuore, e con piccoli cerchi dorati proprio sopra il seno. Non posso accettare, mamma, dico, questo è tuo, è il tuo abito da sposa. Ma tu ti pizzichi un fianco, e di nuovo ridacchio. Io sono troppo grassa oramai!

Non so come finirà il mio matrimonio. Non lo so se finirà presto, oppure se durerà per sempre come il tuo. Non so se farò pace, stasera, anche se lo spero con tutta me stessa. Non so se mia figlia avrà il mio rosa, oppure il tuo grano nei capelli, oppure il lilla della nonna. Non so come fare a scacciare questa paura dal cuore, la paura di fallire in questo matrimonio, la paura di rompere le scarpe, di non essere in sintonia con il Ginzuishou. Ma una cosa la so.

Il giorno più bello di tutti, l'ho passato con te oggi.

 

Sette. Ho avuto un padre meraviglioso, l'hai scelto fra tutti ed è il migliore. La sua forza mi ha resa più forte ogni giorno. La sua luce è stata splendente sulla mia bambina. Hanno camminato insieme, e le ha raccontato storie, e anche tu. Dentro e fuori, è cresciuta intelligente e bella, e mi rende felice sapere che non ha né il tuo grano né il mio rosa, e neppure il lilla della nonna. Ha il bianco del papà. Sono così felice di sapere che è meglio di me in ogni sua forma, che ha imparato meglio di me ogni cosa, che ha sofferto come ho sofferto io, ma ha reagito meglio. Dentro e fuori. È generosa, non è capricciosa, è rumorosa ma non è fastidiosa. L'amano tutti. Ha molte amiche, molte più di quante ne avessi io. Sono vissuta in una casa meravigliosa, luminosa, e azzurra, dove ho potuto correre e nascondermi, e correre fra le braccia di chi amavo. E ho avuto i giorni migliori che i possano desiderare, con te.

 

Otto. Oggi so perché gli alberi in autunno cambiano, so come si leggono i misteriosi Kanji e so usare il Silver Crystal. So essere Sailormoon come lo eri tu, so che il tempo le guarisce tutte, quelle stupide ferite. So che l'amore vero non muore, anche se è separato da milioni di miglia e milioni di anni. Oggi so come fanno i papaveri a venire su, da sotto la neve, so come fa il sole a bucare le nubi. Non odio più il rosa dei miei capelli, e ti ringrazio ogni giorno per avermelo donato. Oggi so che sei stata dalla mia parte sempre, anche quando sbagliavo. Ti ho amata ogni secondo della mia vita, ti ho amata per avermi regalato il coraggio dei tuoi occhi, per avermi insegnato che il giusto sta nel mezzo, e che il cattivo non esiste, esiste solo il triste. Per essere stata dietro di me, per avermi guardata mentre brillavo. E non so se lo saprai mai o se, forse, lo hai sempre saputo, perciò colgo quest'occasione, questa fine, questo inizio, per dirtelo.

 

I giorni più belli, fra tutti, li ho passati con te.




NDA: So che ho altro in corso, ma non fa niente; quando l'ispirazione chiama, non riesco a non rispondere... XD vorrei dire grazie a tutti quelli che recensiscono sempre, grazie grazie e grazie, e grazie per aver messo anche la mia ultima storia fra le scelte, adesso ci sono tutte O_o e non me l'aspettavo per niente sono troppo felice! Oh, e grazie perché mi fate tornare sempre la voglia di scrivere, avanti e avanti. Questa storia è per la mia mamma... e anche un po' per me, e mamma, ti amo. ♥ e non so se si capisce, ma Otto è per la morte di Serenity/Usagi. Enjoy, and leave comments! 

   
 
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