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Autore: Mankind17_13    08/04/2011    1 recensioni
[ZoroXPerona] La strada per Raftel è ancora lunga. Solo una breve sosta su un' imprecisata isola, per rivedere qualcuno e far nascere da quell' incontro il seme di un nuovo sogno.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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A volte la gente sente il bisogno inconcepibile di costruire strade

A volte la gente sente il bisogno inconcepibile di costruire strade. Nulla in contrario a questo strano istinto umano, però mi sono sempre chiesto se ci sia veramente bisogno delle curve.

Pensateci, un vero uomo non deve forse procedere sempre dritto? È il destino di ognuno, si è mai sentito di un destino che curva ad U? Non credo.

Spesso mi ritrovo a pensare cose del tipo: “Sono io che mi perdo nel mondo o è il mondo che non riesce a starmi dietro?”.

Attualmente è perfettamente inutile pensarci. L’ unica certezza che ho, quanto è vero che un giorno diventerò il più grande spadaccino del mondo è la frase che mi verrà indirizzata appena svoltato l’ angolo.. sempre che sia l’ angolo giusto.

 

“Sei in ritardo”

 

Come volevasi dimostrare.

 

“…” rispondo. Non è esattamente l’ argomentazione più azzeccata per giustificarsi, lo ammetto. Se fosse un duello saprei benissimo cosa fare, altro che. Tuttavia, nelle circostanze in cui verso al momento, un bel fendente di spada nel petto sarebbe più gestibile dell’ irritazione della persona di fronte a me. Soprattutto sarebbe meno imbarazzante.

Incrocia le braccia sul petto e sbuffa, mentre un leggero rossore inizia a manifestarsi sulle guance pallide.

Un sospiro.

 

“Ti sei perso eh?”

 

Si avvicina lentamente, i passi eleganti e calcolati di una nobildonna. Non ho mai compreso sino in fondo le casualità che hanno unito le nostre strade, la diversità apparente che ci separa, fatta di idee, stili di vita, sogni sembra, ad occhi esterni, una misura incolmabile.

Eppure una volta vicina, invece di tirarmi il giusto schiaffo che mi sarebbe spettato, la sua mano guantata mi accarezza la guancia, la cicatrice sull’ occhio, fino a discendere alla vecchia ferita sul petto, quella causata dalla spada di Mihawk. Su quest’ ultima si sofferma molto, scorrendo l’ indice sinistro per tutta la sua lunghezza.

 

“Mi sei mancato sai?” sussurra appoggiando la testa sul mio petto. I suoi lunghi capelli rosa mi sfiorano la pelle, facendomi sussultare.

 

Perona..

 

La mia vita è sempre stata una lunga scalata verso la vetta di spadaccino più forte del mondo. Per quante bellezze mi stessero attorno, nulla era più importante del mio obiettivo. E poi di punto in bianco, in un istante…

Eravamo ancora  sull’ isola dove Kuma mi aveva spedito per migliorarmi. Quel giorno pioveva a dirotto e l’ aria del posto, già abbastanza tetra, stava assumendo toni a dir poco inquietanti.

Perona trovava in quella cupa atmosfera l’ ispirazione necessaria per comporre poesie e canzoncine maledette, un particolare del suo carattere che ho sempre cercato di non approfondire per evitare di essere scaraventato in abissi troppo oscuri e profondi.

Comunque quel giorno stava piovendo, io ero appena tornato da una sessione di allenamento e lei era in piedi, a fissare il cielo attraverso la finestra. Non cantava, né scriveva con espressione spiritata uno dei suoi componimenti. Era semplicemente immobile, l’ espressione vuota e fissa di chi rimugina senza sosta. Ricordo di averla chiamata, lei si era voltata e.. in quel momento, in quella frazione di secondo ho pensato che fosse la ragazza più bella che avessi mai visto.

Ricordo di essere rimasto molto turbato da quella visione perché, nonostante in battaglia venissi chiamato demone o bestia, ero impotente di fronte a questioni che andassero oltre il clangore dell’ acciaio. Il giorno successivo a quell’ episodio ero talmente nervoso da non riuscire a concentrarmi adeguatamente, errore che mi fece perdere l’ occhio sinistro.

Mi viene quasi da sorridere a ripensarci: Perona era uscita dal castello come una furia e mi si era avvicinata disperata. In ginocchio al mio fianco versava calde lacrime sul mio corpo disteso e sanguinante. Se ci fosse stato quel cuoco da strapazzo, probabilmente mi avrebbe preso a calci nel culo per aver fatto piangere una donna.

Da quel giorno mi era rimasta vicino, come già aveva fatto nel periodo in cui ero atterrato sull’ isola. Nei giorni seguenti nulla sembrava essere cambiato: dalla sua isteria, fino ai suoi cinici commenti sulla mia avventatezza, Perona non aveva spostato una virgola nel suo carattere. Però stava cambiando qualcosa, solo che in quel momento non me ne ero accorto.

 

“Senti..” mi dice, ridestandomi dai miei ricordi.

 

..si?”

 

“Dovrai partire presto?”

 

“La meta è ancora lontana, inoltre siamo ricercati dalla marina. Non penso rimarremo attraccati ancora a lungo

 

Mi abbraccia forte, ma non dice nulla, sa già tutto riguardo alla mia determinazione, sa bene che sarebbe inutile tentare di fermarmi.

La bacio ancor prima di pensarci, troppo a lungo siamo rimasti divisi. Nonostante il poco tempo a disposizione il bacio è calmo, senza fretta. Passano secoli e la mia testa è libera da ogni pensiero: Mi era mancata questa sensazione.

 

“La prossima volta…” sussurra, con tono malinconico “la prossima volta credo che invierò i miei fantasmi a farti da guida, dovessi infestare tutta un’ isola”.

 

Sorrido al pensiero e la bacio nuovamente. Il tempo scorre inesorabile ed il destino non aspetta, ma questo momento, quest’ infima particella temporale è solo per noi.

 

“Torna, ti prego. Torna da me una volta realizzato il tuo sogno

 

“Tornerò” le rispondo sorridendo “tornerò da te con un nuovo sogno, il nostro sogno

 

 

 

 

  
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